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Le 10 finali più belle di Coppa Campioni/Champions League dal 1960 a oggi

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Immagine di copertina: l’esultanza di Eusébio dopo la vittoria nella finale 1961/1962

È tutto pronto per la 67ª finale di Champions League tra il Real Madrid di Carlo Ancelotti e il Liverpool di Jurgen Klopp. Dal 1960 tutte le finali sono visionabili in rete (e in questo sito potete ripercorrerle, una ad una, fino al 1996 cliccando qui). Avendole viste tutte ho provato a fare una classifica delle 10 più belle e spettacolari. Come tutte le graduatorie ovviamente la scelta è personale e opinabile: sono molte di più di dieci quelle che avrebbero meritato di entrare, ma non c’è dubbio sul fatto che quelle scelte siano per tanti motivi indimenticabili.

10) Real Madrid-Juventus 4-1 2016/2017

La Juventus arriva all’atto conclusivo forte di un cammino europeo eccellente (con una difesa super) e consapevole dei propri mezzi dopo la finale persa contro il Barcellona due anni prima. La squadra bianconera è convinta sia la volta giusta per mettere le mani sul massimo trofeo per club, che manca in bacheca dal 1996. Ma di fronte si trova i campioni d’Europa in carica del Real Madrid, in quella stagione capaci di conquistare anche la Liga spagnola. Il Real è al prime del suo ciclo recente e vince con pieno merito, soprattutto nella ripresa, dopo un primo tempo tutto sommato equilibrato e concluso sull’1-1. È la partita di Cristiano Ronaldo: l’asso portoghese disputa la sua miglior finale in carriera, con un voto che oscilla tranquillamente tra il 7.5 e l’8, in quello che è il miglior anno della sua carriera: un gol in diagonale in corsa e uno con una carezza da vero rapace d’area suggellano una prestazione maiuscola. In grande spolvero anche il croato Modric, signore del centrocampo e autore dell’assist per il 3-1 di Cristiano, e il brasiliano Marcelo, inesauribile stantuffo sulla fascia. La Juve paga la serata no di molti suoi assi, ma la qualità di gioco espressa dai Blancos nei secondi 45 minuti spazza via ogni dubbio su quale fosse la squadra migliore.

9) Milan-Ajax Amsterdam 4-1 1968/1969

Il Milan, tornato a primeggiare ai massimi livelli italiani e internazionale sotto la mano del guru Nereo Rocco, sbriciola la resistenza dell’emergente Ajax di Rinus Michels. La squadra olandese sta ancora gettando le basi della corazzata che dominerà il panorama europeo da lì a una manciata di anni e viene sorpresa dal gioco intelligente dei rossoneri, completi in ogni fase, impostati con un catenaccio sui generis e molto flessibile come quello del geniale stratega triestino, bravissimo nel saper adattare lo schema e la tattica agli uomini a disposizione e non viceversa. A regalare spettacolo è soprattutto il favoloso tridente d’attacco milanista: Rivera inventa perle sopraffine (a fine anno sarà premiato non a caso con il Pallone d’Oro), tra cui l’assist di tacco per il 2-0 e il cross al bacio del poker; Prati realizza una tripletta favolosa; Sormani segna (un gol), fa segnare (un assist e la compartecipazione in un’altra rete) e con i suoi movimenti manda in tilt la difesa olandese. Il 22enne Cruijff non può far altro che ammirare e prendere nota…

8) Milan-Barcellona 4-0 1993/1994

Ancora Milan e forse non è un caso visto il particolare legame tra la formazione rossonera e la Champions League. E ancora Cruijff, ma stavolta nelle vesti di allenatore del Barcellona. Il tecnico olandese alla vigilia è sicuro della vittoria, forte di una squadra che due anni prima ha sconfitto la Sampdoria laureandosi per la prima volta nella sua storia campione d’Europa, e che fino a quel momento ha sprigionato un calcio stellare, con un Romário maiuscolo. Il Milan arriva alla finale acciaccato ed è privo dei centrali difensivi titolari Baresi e Costacurta. Molti addetti ai lavori si sbilanciano a favore dei catalani, invece Atene assiste a una finale dominata in lungo e in largo dal Milan. Massaro segna una doppietta d’autore, Desailly è un uomo ovunque, Maldini da centrale non sbaglia un intervento e cancella i temibili attaccanti blaugrana… Ma è soprattutto la notte di Savicevic, autore di una rete da urlo e di una serie di giocate da rimanere a bocca aperta: una delle finali più dominanti nella storia della competizione.

7) Manchester United-Benfica 4-1 dts 1967/1968

Dieci anni dopo il disastro aereo di Monaco di Baviera che spezzò la giovane epopea dei Busby Babes, squadra che pareva destinata a dominare la scena calcistica europea, il Manchester United sale sul gradino più alto d’Europa. Lo fa al termine di una finale tesa, emozionante, che si accende soprattutto nei tempi supplementari, contro un avversario di alto livello: il Benfica già campione europeo nel 1961 e 1962 e finalista nel 1965. Gli inglesi ne hanno di più e giocano meglio già nei 90 minuti, malgrado un Eusébio sempre temibile (clamorosa una sassata da fuori con cui colpisce la traversa). Vantaggio di Charlton, pareggio a pochi minuti dalla fine di Graça, Stepney ipnotizza Eusébio al tramonto dei tempi regolamentari e nella proroga la formazione di Matt Busby dimostra la propria superiorità: meraviglioso il gol in slalom di Best per il 2-1, Kidd realizza il tris e ancora Charlton chiude i conti al termine di un’azione corale da restare a bocca aperta.

6) Liverpool-Milan 6-5 dcr (3-3) 2004/2005

C’era stata Manchester United-Bayern Monaco 2-1 del 1998/1999, con gli inglesi capaci di recuperare dallo 0-1 al 91′ e 92′. Ma la finale del 2005/2006 è andata – se possibile – persino oltre. Una finale che nessun tifoso, da una parte e dall’altra, potrà mai dimenticare per il carico di emozioni, suspence e colpi di scena che ha saputo regalare. Il primo tempo è un dominio totale del Milan, un 3-0 forse persino stretto con Maldini in rete dopo nemmeno 1′, una doppietta di Crespo, un Kakà meraviglioso. Sembra finita. Ma succede l’imponderabile: in 6 minuti, tra il 9′ e il 15′ della ripresa, i rossoneri vivono un autentico black-out e il Liverpool segna tre volte riportando la contesa in equilibrio. Il Milan ricomincia a dominare e produrre occasioni, ma un po’ per sfortuna e un po’ per gli interventi del portiere avversario Dudek non riesce a sfondare. Si arriva ai rigori e qui si completa la beffa delle beffe, con ancora Dudek protagonista e il Milan che fallisce tre rigori su cinque, consegnando la più incredibile delle coppe ai Reds. La dimostrazione che il calcio è molto spesso una questione di episodi e che si può perdere una finale dominando 114 minuti su 120…

5) Real Madrid-Eintracht Francoforte 7-3 1959/1960

La quinta del Real e la prima visibile a livello televisivo: il Real Madrid è la grande favorita dopo aver dominato le prime quattro edizioni e non si smentisce, travolgendo i campioni tedeschi occidentali con un roboante 7-3. È una partita ricca di occasioni, in pieno stile anni ’60 con continui capovolgimenti di fronte e duelli individuali a profusione. È la partita che segna uno dei punti più alti della meravigliosa coppia offensiva del Real, formata dall’argentino Alfredo Di Stéfano e dall’ungherese Ferenc Puskás, autentici immortali del gioco. Il primo ne mette dentro 3, il secondo addirittura 4, record di marcature ancora oggi ineguagliato in una finale di Coppa Campioni. Ma in modo inspiegabile e assolutamente immeritato Puskás quell’anno non vincerà il Pallone d’Oro. I Blancos confermano la propria filosofia: non la ricerca di un gioco corale e innovativo come è nell’indole dei rivali del Barcellona per esempio, ma una parata di stelle ben amalgamate tra loro. Due strade diverse con in comune l’idea di trasformare il calcio in un grande spettacolo.

4) Milan-Steaua Bucarest 4-0 1988/1989

Il trionfo del sacchismo. Al termine di una campagna europea che vede il Milan toccare le vette del gioco (su tutti la favolosa doppia semifinale contro il Real Madrid), la formazione allenata dal Profeta di Fusignano Arrigo Sacchi pietrifica lo Steaua campione europeo tre anni prima grazie a una prestazione corale superba. Gullit e van Basten (doppietta a testa) fanno letteralmente ciò che vogliono e regalano numeri di altissima scuola. Ma è tutto il Milan a girare come un orologio e non dare scampo ai malcapitati avversari, con Donadoni, Rijkaard, Maldini e Baresi che disputano una prestazione uno più convincente dell’altro. Per l’idea di calcio di Sacchi è un autentico trionfo, per gli appassionati è uno spettacolo che resterà a lungo impresso negli occhi. Il Milan si confermerà ancora sul tetto d’Europa la stagione seguente, regalando ulteriori perle di gioco collettivo e spettacolare.

3) Barcellona-Manchester United 2-0 2008/2009

Poche volte nella storia della massima competizione per club sono giunte in finale le due squadre davvero più forti. Questo capita nel 2008/2009. Da una parte il nuovo Barcellona di Guardiola, che ha dominato in patria proponendo un calcio fatto di passaggi nello stretto sistematici e asfissiante possesso palla (il tiki taka); dall’altro il Manchester United di Ferguson campione in carica, che ha stravinto la Premier e punta a riconfermarsi in Europa. La finale di Roma è una passerella di stelle, a partire dai due nuovi mostri del calcio mondiale: il 22enne argentino Lionel Messi del Barcellona contro il 24enne portoghese Cristiano Ronaldo dello United. Intorno a lui ci sono da una parte Puyol, Piqué, Busquets, Xavi, Iniesta, Eto’o e Henry; dall’altra Ferdinand, Vidic, Evra, Scholes, Giggs, Rooney, Tévez. Raramente una finale di Coppa Campioni (mai?) ha radunato così tanto talento. Lo United parte meglio e nei primi 20 minuti ha tre occasioni. Poi sull’asse IniestaEto’o il Barcellona costruisce il vantaggio e da quel momento con il suo calcio ragionato e impostato sul costante controllo di spazi e pallone domina e mette in mostra uno spettacolo magistrale. Nella ripresa il raddoppio: palla teleguidata di Xavi e colpo di testa dolcissimo e letale di Messi. È l’inizio di un ciclo con pochi epigoni nella storia.

2) Barcellona-Manchester United 3-1 2010/2011

Due anni dopo Barcellona e United si ritrovano ancora di fronte. Il Barcellona ha ulteriormente innalzato il proprio livello in termini di qualità d’insieme, il Manchester ha perso qualcosa nonostante resti un top team che in patria non teme confronti. Soprattutto ha perso Cristiano Ronaldo, passato al Real Madrid, anche se Rooney sta attraversando uno stato di grazia mai più sfiorato. Sulla carta la finale ha meno qualità individuale del 2009, ma in pratica quella partita è forse l’apogeo del calcio di Guardiola. Mai nella storia della Coppa Campioni (e ho visionato tutte le edizioni dal 1960 a oggi) ho visto una squadra dominare così nettamente sull’altra come quel Barcellona nel secondo tempo della partita di Londra. E dire che lo United ha ancora i veterani Giggs e Scholes, ha Ferdinand e Vidic, ha – come detto – il miglior Rooney della carriera… Eppure finisce demolito e fatica a passare la metà campo. Messi gioca una partita irreale, di gran lunga la sua miglior finale in carriera (voto che oscilla tra l’8.5 e il 9), ma è assistito da tutta la squadra, in particolare dai due cervelli Xavi e Iniesta, chef pluristellati del calcio.

1) Benfica-Real Madrid 5-3 1961/1962

Il giornalista Marino Bartoletti scrisse su Calcio 2000 che la finale di Coppa Campioni 1962 è quella che ha dato il via al calcio moderno. Non credo che una partita da sola possa arrivare a tal punto da aprire simili spartiacque (altrimenti ci sarebbe anche Inghilterra-Ungheria 3-6 del 1953, per esempio), ma di certo lo spettacolo messo in mostra nella finale del 1962 è qualcosa di non umano. Azioni di qualità a getto continuo, ribaltamenti di fronte e di risultato, gol meravigliosi, una girandola infinita di emozioni. Tre in particolare i giocatori che lasciano spettatori e addetti ai lavori a bocca aperta: i veterani Di Stéfano e Puskás, che a 36 e 35 anni regalano magie indescrivibili, con il primo che gioca a tutto campo marcando Eusébio e rifinendo in prima linea e il secondo autore di 3 reti e altri tocchi sudamericani; e il 20enne attaccante portoghese Eusébio, che segna la doppietta risolutiva, entra in 4 gol su 5 dei suoi, e apre squarci nella difesa madridista con percussioni e accelerazioni fulminanti. Pochi mesi dopo Eusébio, oramai consacrato come assoluta star del calcio internazionale, proverà a estendere il proprio dominio dall’Europa al mondo, ma si scontrerà con un Pelé all’apice della sua carriera che non gli darà scampo.

Menzioni d’onore

Come detto, sarebbero state tante le finali candidabili in questa lista. E allora le ricordiamo: Benfica-Barcellona 3-2 1961/1962, con i portoghesi trascinati da un superbo Mario Coluna capaci di rimontare e battere il favorito Barcellona che sprecò l’inverosimile; Inter-Real Madrid 3-1 1964/1965, la prima di HH, la grande notte di Sandrino Mazzola al cospetto dei due totem Di Stéfano e Puskás quasi al tramonto di una ventennale carriera; Ajax-Panathinaikos 2-0 1970/1971 e Ajax-Inter 2-0 1971/1972, il trionfo del calcio totale olandese versione club con un gioco dinamico, corale, spettacolare e incessante al tempo stesso; Bayern Monaco-Atletico Madrid 4-0 1973/1974, il largo successo tedesco nella ripetizione con un Gerd Müller torrenziale; Liverpool-Borussia Moenchengladbach 3-1 1976/1977, la prima volta dei Reds e sicuramente la miglior finale qualitativamente parlando del lungo ciclo inglese; Manchester United-Bayern Monaco 2-1 1998/1999, dominio tedesco e clamorosa rimonta finale inglese tra due squadre in quella stagione davvero di un’altra caratura rispetto a tutte le altre; Real Madrid-Bayer Leverkusen 2-1 2001/2002, la perla di Zidane incastonata nella memoria di ogni appassionato.
Real Madrid-Liverpool 2022 entrerà in questa lista? Poche ore e lo sapremo…

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