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Viva el fútbol: i 10 giocatori spagnoli più grandi del dopoguerra

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La Spagna, a dispetto della sua grande tradizione e di una scuola che negli ultimi anni si è imposta come una delle più “belle” e prolifiche del Vecchio Continente, non ha probabilmente sfornato un giocatore che possa accomodarsi nella cerchia ristretta dei Pelé, Maradona eccetera. Anche per questo motivo, decretare chi sia il miglior giocatore spagnolo di ogni epoca è piuttosto difficile, e ogni decisione si presta a delle obiezioni. Per evitare polemiche, e anche per esaltare il reparto in cui la scuola della Spagna ha regalato i suoi giocatori più grandi, ridefinendo il concetto di centrocampo e imponendo al mondo la sua maestosa, barocca e cerebrale visione del gioco, abbiamo optato per un ex aequo tra i quelli che riteniamo siano i tre calciatori ispanici più grandi, dotati e importanti, anche per il rendimento offerto in nazionale. Vamos!

1) Luis Suárez Miramontes

Il primo posto del podio ex aequo lo assegniamo, anche per ragioni di anzianità, al giocatore galiziano, protagonista di due carriere ciascuna delle quali sarebbe sufficiente a metterlo in questa graduatoria. Il gioco di Luisito combinava come pochissimi altri prosa e poesia: corridore infaticabile, il fuoriclasse iberico sapeva anche giocare di fioretto e dipingere calcio in ogni zona del campo. La sua visione di gioco era proverbiale quanto la sua devozione alla causa – memorabili le sue crisi isteriche dopo alcune sconfitte dolorose. Negli anni trascorsi in patria, Luisito si afferma come superba mezzala offensiva, capace di segnare come una punta così come di cucire il gioco e di farsi valere nella propria metà campo; il suo straordinario rendimento gli vale l’ammirazione di un certo Don Alfredo, che gli regala il soprannome più celebre (“L’architetto”), un pallone d’oro e numerosi trofei nazionali e internazionali. Trasferitosi alla corte di Moratti, Suárez diventa il perno della Grande Inter, dati alla mano la squadra italiana più vincente di ogni epoca sui due fronti interno ed europeo, il giocatore di trama e ordito che non ha paura di mettere la gamba. Memorabile anche il suo contributo alla conquista del Campionato Europeo del 1964.

1-bis) Andrés Iniesta

Del piccolo genio della Mancia abbiamo già detto tutto, Don Andrés è stato uno dei centrocampisti più dotati e sopraffini mai apparsi sul pianeta, un numero otto capace di giocare anche come regista puro e, a inizio carriera, come ala atipica. L’uomo dei record inavvicinabili (tre titoli con la nazionale, quattro Champions tutte conquistate da protagonista assoluto, con tanto di prestazioni memorabili nella varie finali, 13 partite da migliore in campo nei tornei con la Roja etc..), Don Andrés ha peccato solo sotto porta, non avendo un grande fiuto del gol, ma ha saputo incantare il mondo con le sue doti di Illusionista e l’ha fatto per oltre un decennio. Se non ti piace Iniesta, non ti piace il calcio.

1-ter) Xavi Hernández

Abbiamo già descritto con dovizia di particolari lo stile del regista catalano in un pezzo al quale ci richiamiamo interamente. Xavi era intelligenza pura, velocità di pensiero, classe e personalità, e per alcune stagioni ha calibrato e quindi imposto al mondo un nuovo modo di intendere il calcio e la gestione dei suoi tempi. Giocatore titanico e il vero tassello fondamentale delle sue squadre, l’uomo che ha sintetizzato e implementato una filosofia e che l’ha fatto remando contro la corrente della storia.

4) Raúl González Blanco

Mancino purissimo, Raúl è stato un attaccante sui generis.
Nel Real di Florentino Pérez, che ogni anno si divertiva a comprare giocatori come fossero figurine, ci sono stati pochissimi punti di riferimento, e Raúl è stato uno di loro. Nel corso degli anni in attacco si sono alternati grandi giocatori: da Šuker a Ronaldo, da Morientes a Owen, ma l’unico punto fermo in attacco è rimasto sempre lui: Raúl.
Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo in più occasioni, è la cosa che mi ha sempre colpito di lui è stata, oltre al fiuto del goal, anche la sua grandissima intelligenza tattica, che lo portava a fare sempre la cosa giusta al momento giusto, e non è un caso se, dopo l’alieno CR7, è lui il giocatore con più gol nella storia del club madrileno. La sua continuità ad alti livelli e il suo fantastico rendimento in Champions League (quinto giocatore con più gol segnati nella storia) lo rendono uno dei giocatori spagnoli più forti e conosciuti di sempre, nonostante con le Furie Rosse non abbia probabilmente raccolto quanto meritava.

5) Francisco Gento

Ala mancina velocissima, Francisco Paco Gento è considerato all’unanimità uno dei più grandi simboli del Real Madrid.
Punta di diamante del Grande Real di Puskàs e Di Stefano, Gento è innanzitutto un vincente come nessun altro: detiene il record di vittorie in Liga (12) e in coppa campioni (6), avendo disputato anche ben 8 finali di coppa dei campioni vincendone sei, un record ancora imbattuto a distanza di quasi 60 anni.
Gento non era un goleador puro come altri suoi compagni di squadra, ma la sua qualità migliore – la velocità e la visione di gioco – gli consentivano di dare il meglio di sé nell’aprire spazi ai compagni e nel fornire assist preziosi.

6) Sergio Ramos

Sergio Ramos ha sempre fatto parlare molto di sé: c’è chi lo considera un difensore normalissimo, riconoscendogli tuttavia la capacità di essere decisivo quando il gioco si fa duro, e chi lo ama visceralmente riconoscendogli quasi capacità soprannaturali.
La verità probabilmente sta nel mezzo: Ramos è stato un buon difensore, forte fisicamente, imbattibile nel gioco aereo e carismatico, e forse è vero, pochi difensori nella storia del calcio sono stati decisivi in zona goal quanto lo è stato lui.
D’altronde parliamo del terzo giocatore più vincente della storia del club, del primatista di presenze con la nazionale e di un difensore con oltre 100 goal all’attivo. Ramos inizia la sua carriera al Siviglia come terzino destro; passa al Real nel 2005, e a neanche 20 anni viene spostato al centro della difesa, ruolo in cui si consacra e in cui dà il meglio di sé. Spesso criticato per la troppa foga dei suoi interventi, lo spagnolo è un difensore che compensa qualche lacuna tattica con una grinta e una tenacia fuori dal comune: atleticamente è un portento, non ha paura di nulla e nessuno ed è lui in numerose occasioni a togliere le castagne dal fuoco in match delicatissimi (chiedere a Simeone, in credito con Sergio di due Champions League).

7) Emilio Butragueño


El Buitre – l’avvoltoio, nomignolo che lo accompagnerà negli anni in camiseta blanca – è stato uno dei più forti attaccanti europei degli anni ’80. Centravanti di razza dotato di grande tecnica, rapido, imprevedibile e incredibilmente reattivo, Butragueño è stato l’incubo delle difese di mezza Europa insieme al compagno di reparto Hugo Sánchez per quasi un decennio.
Il suo palmarès non sarà ricco come quello di altri giocatori qui presenti, ma credo che El Buitre meriti senz’altro di stare in una classifica simile per le sue grandissime qualità e anche perché secondo me, in area di rigore, pochi giocatori nella storia del calcio spagnolo sono stati forti e decisivi come lui.

8) Carles Puyol

Carles è stato e rimane il massimo esponente della scuola difensiva iberica, un normolineo dotato del coraggio di un leone e del carisma dei grandi, straordinario nel gioco aereo e soprattutto nel recupero, dote quest’ultima fondamentale in squadre molte offensive come Spagna e Barcellona. La sua lunga militanza blaugrana e con la nazionale spagnola, condita da una serie infinita di trionfi, lo incorona come miglior difensore puro spagnolo. Da brividi e pesante tonnellate il gol che decide la semifinale del mondiale sudafricano, realizzato con uno stacco poderoso.

9) David Villa

Ha speso larga parte della sua carriera in un club non di primissimo piano, ma questo non ha impedito al Guaje di diventare il miglior cannoniere della storia del calcio spagnolo in nazionale, uno degli uomini chiave di un titolo mondiale e di un titolo europeo, nonché uno degli attaccanti più forti del pianeta per almeno sette anni. Villa era un giocatore rapidissimo, specie in fase esecutiva, nonché completo e continuo anche sotto porta. Negli anni di Valencia si è affermato come uno dei bomber più prolifici della Liga, facendosi sempre valere anche in Europa e issandosi in cime alle graduatorie planetarie del ruolo. A Barcellona non ha sofferto il salto di categoria ma ha disputato una delle stagioni della vita, mettendo a referto anche due gol da raccontare ai nipoti nella celebre Manita e la rete che chiude la partita a Wembley nel maggio 2011. L’infortunio di fine 2011 lo penalizzerà negli ultimi anni di carriera, non impedendogli di raccogliere comunque qualche soddisfazione, specie a Madrid sponda Colchoneros. Fuoriclasse che non può essere escluso da questa lista, una sorta di Batistuta ispanico quanto a parabola e bravura.

Casillas e Puyol con la Coppa del mondo

10) Iker Casillas

Sebbene non altezza della scuola italiana e tedesca, la scuola spagnola ha comunque prodotti validissimi portieri nel corso dei decenni: Zubizarreta, Iribar, Arconada e diversi altri, ma probabilmente il più forte e rappresentativo degli ultimi decenni è Iker Casillas.
Portiere reattivo, atletico, abbastanza completo, Casillas era soprattutto un leader e un trascinatore che dal 2002 – anno della sua definitiva consacrazione – si è imposto come portiere di classe assoluta, specie con la nazionale spagnola dove – da capitano – vince il titolo Europeo nel 2008 e, soprattutto, il titolo del Mondiale del 2010, il primo in assoluto per gli spagnolo. In questa stessa occasione viene eletto miglior portiere del mondiale in virtù di due interventi pazzeschi su Arjen Robben nella finalissima contro l’Olanda.
Probabilmente ci sono stati portieri spagnoli con un talento puro superiore a quello di Casillas, ma nessuno di loro ha raggiunto il suo apice né è stato decisivo quanto lui, ed è per questo che lui è l’unico portiere che merita di stare in una top 10 del genere.

Pezzo di FRANCESCO BUFFOLI e di TIZIANO CANALE

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