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I 20 più grandi difensori centrali europei dell’epoca televisiva

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Analisi e classifica a cura di FRANCESCO BUFFOLI e TIZIANO CANALE

La figura del difensore centrale appartiene alla nostra mitologia e per un certo periodo è stata quasi la traduzione calcistica del concetto di Italia – giusto la Germania pareva in grado di tenere botta: ecco perché questa graduatoria è satura di azzurri. Se infatti i sudamericani hanno regalato al mondo un numero superiore di talenti offensivi, noi rimontiamo fino quasi ad azzerare ogni divario grazie alla straordinaria quantità e qualità dei grandi difensori nati nel nostro paese, molti dei quali non possono figurare in graduatoria solo per ragioni di spazio.

Ciò premesso, sarebbe in ogni caso ingeneroso sottovalutare il contributo di altre scuole europee capaci di sfornare centrali di valore mondiale, e infatti in questa top 20 non mancano olandesi, spagnoli e inglesi.

Per ragioni di comodità, poiché la distinzione tra libero e stopper appartiene alla nostra tradizione ma non fa parte del bagaglio tecnico di altri paesi, e poiché con la modernità spesso la differenza tra le due funzioni si è assottigliata fino quasi ad annullarsi, abbiamo preferito preparare una lista unica.

Ai nomi citati si aggiungono numerosi esclusi di lusso, che verranno menzionati in calce al pezzo.

20) Giorgio Chiellini

Uno degli ultimi grandi stopper moderni, insieme a Godin.
Chiellini nasce come terzino sinistro, ma è nel ruolo di difensore centrale che raggiunge una dimensione internazionale nel corso degli anni. La sua efficacia è inversamente proporzionale alla sua eleganza: Giorgio infatti non ha certamente pulizia negli interventi…ma quanto conta davvero? Lo stopper deve essere prima di tutto efficace, insuperabile: il resto è qualcosa di poco utile o che cattura lo sguardo.
Chiellini è il punto fermo della Juventus e della nazionale Italiana per oltre un decennio, in cui vince (quasi) tutto da protagonista: scudetti, coppe nazionali, europei. In grado di disimpegnarsi con eguale bravura si in una difesa a tre che a quattro, Giorgio si è distinto per la sua grande forza fisica, senso della posizione e tenacia ed ha formato, insieme a Bonucci, una delle coppie difensive meglio assortite degli ultimi anni.

19) Velibor Vasović

Ricorre proprio in questi giorni il ventesimo anniversario della scomparsa di quello che riteniamo il miglior regista difensivo di origini jugoslave, una colonna del Partizan Belgrado (con il quale sfiora la Coppa dei Campioni nel 1966, segnando pure in finale), della nazionale jugoslava e poi del grande Ajax in ascesa, con il quale nel 1971 vince la Coppa da capitano, prima di appendere – prematuramente – le scarpette al chiodo, a causa di problemi di asma. Velibor era un difensore completo, grintoso al punto giusto ma soprattutto dotato di due piedi degni dei grandi talenti jugoslavi, con i quali sapeva raffinare la manovra, muovendosi come un vero e proprio regista; il jugoslavo era il giocatore di trama e ordito, almeno nella metà campo difensiva, e questo gli ha consentito di calzare l’avveniristico spartito degli ajacidi come un guanto.

18) Sergio Ramos

(Photo by GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images)

Quello del centrale spagnolo – attualmente al PSG – è un caso strano, di difficile collocazione.
Secondo me Ramos non ha le qualità di stopper puro per rientrare in una classifica simile (bravo in marcatura ma ha cali di concentrazione, non è perfetto nel posizionamento) ma se guardiamo il giocatore nel complesso… beh, allora ci sta. Pochi difensori nella storia sono stati così decisivi.
Autore di oltre 100 goal, di cui molti decisivi, Ramos è stato spesso e volentieri il giocatore in più della nazionale spagnola e del Real Madrid. A doti atletiche di prim’ordine, aggiunge una straordinaria bravura nel gioco aereo, sua arma preferita sui calci piazzati. Ramos viene premiato quindi perché il mio focus va su uno dei criteri più importanti per valutare un giocatore, ovvero la capacità di essere decisivo quando il gioco si fa duro; in questo Ramos ha pochi rivali. Avesse avuto migliori qualità difensive sarebbe stato sicuramente molto più in alto in questa classifica.

17) Laurent Blanc

Crediamo che in graduatoria meriti di accomodarsi il gigante francese, colonna e cervello del reparto arretrato di Montpellier, Olympique Marsiglia, Inter e soprattutto della sua nazionale, della quale è stato simbolo, leader e capitano durante la Belle Époque a cavallo tra i due millenni. Abilissimo nel gioco aereo, grazie al fiuto e al vantaggio assicuratogli dalla statura, Blanc possedeva anche la classe del regista e l’intuito/ la capacità di lettura del libero italiano classico, doti con cui compensava una certa lentezza. Se l’inizio di carriera, pur confortante, non sembra poterlo avvicinare a certi mostri sacri del passato, la poderosa crescita della seconda metà degli anni ’90, culminata nella doppietta mondiale-europeo e in un due stagioni impeccabili nella Milano nerazzurra, lo annoverano di diritto tra i migliori registi difensivi europei di sempre.

16) Jaap Stam

Se domani dovessi andare al fronte e chiedessero di portarmi dietro qualcuno sceglierei senz’altro lui.
Fisico da corazziere, sguardo truce, Stam è cattiveria pura (chiedere al povero Colonnese, che ha ancora gli incubi), non ha paura di nessuno, in campo è una Roccia. Ha una straripante forza fisica che lo rende un ostacolo quasi insormontabile per qualunque avversario, è bravo nell’anticipo e dominante nel gioco aereo. I detrattori ne contestano le scarse capacità tecniche e il fatto che il sinistro lo usasse solo per salire sul tram (vediamo chi indovina la citazione), ma nel corso della sua carriera Stam viene reputato come uno stopper formidabile, specie negli anni tra Lazio e United. Verso la fine della carriera approda in rossonero dove – seppur in fase calante – fa ancora vedere di che pasta è fatto. Nel corso degli anni si è anche disimpegnato come terzino destro con discreti risultati.

15) Pietro Vierchowod

Lo Zar – soprannome dovuto alle sue origini sovietiche, il papà, nato a Kiev, era un soldato dell’Armata Rossa – rappresenta, secondo me, il prototipo dello stopper perfetto.
Grande potenza fisica, velocità, continuità di rendimento fuori dal comune, la giusta dose di cattiveria, Vierchowod è il punto fermo della Sampdoria per oltre un decennio, e riesce ad imporsi da subito nella Roma scudettata ’83, pur disputando una sola stagione in maglia giallorosso. Al top è veramente insuperabile, è l’incubo per qualunque centravanti perché non ha punti deboli. Non ha grande tecnica – è vero – e ogni tanto sbaglia qualche passaggio, ma lo stopper è prima di tutto un baluardo difensivo, un muro, e in questo non ha rivali. Ha un rapporto difficile con la nazionale. Prese parte per intero al solo mondiale ’86, nel ’90 giocò solo tre partite e all’epoca di Sacchi rifiutò di fare da riserva al milanista Costacurta ai mondiali del ’94 autoescludendosi di fatto dalla spedizione azzurra negli Stati Uniti. Di Vierchowod – oltre alle grandi doti difensive – voglio premiare anche la sua costanza di rendimento: da giocatore attraversa ben tre decenni di cui 2 da grande protagonista.

14) Miodrag Belodedici

Il “Baresi danubiano”, statuario “libero” rumeno di chiare origini jugoslave, è a nostro parere uno dei giocatori più sottovalutati di ogni epoca, e non solo nel suo ruolo. Elegantissimo, dotato di due piedi magici, concentrato, carismatico, il centrale ha guidato con la precisione di un telecomando il reparto difensivo della grande Steaua Bucarest della seconda metà degli anni ’80, con cui ha fatto incetta – da assoluto uomo chiave – di titoli nazionali e di imprese internazionali, tra le quali spicca la prima Coppa dei Campioni portata oltre la Cortina di ferro, nel 1986. Le stagioni seguenti, Miodrag Belodedici si conferma come uno dei centrali difensivi più talentuosi e affidabili, sia in patria che sui più prestigiosi palcoscenici europei, prima di trasferirsi nella sua seconda casa (Belgrado) e imporsi come colonna portante anche della Stella Rossa, temperando l’estro anarchico degli altri fuoriclasse e stabilizzando il reparto difensivo. Dopo aver vinto per la seconda volta il più prestigioso titolo europeo per club, Belodedici delizia prima i tifosi spagnoli e poi quelli di tutto il mondo durante il trionfale mondiale americano, laddove la sua Romania si impone come la squadra più spettacolare del torneo e sfiora le semifinali.

13) Carles Puyol

Nel Barcellona tecnico e iperfluido di Guardiola (e, ancora prima, di Rijkaard) Puyol è sempre stato il punto di riferimento difensivo. Carles è un leader nato, un giocatore carismatico, che ha – secondo me – qualcosa in comune con il nostro Cannavaro, pur non arrivando alle sue vette. Entrambi relativamente piccoli, esplosivi, bravi nel gioco aereo, dotati di grande carisma e – soprattutto – in grado di dare il meglio di sé quando il gioco si fa duro.  Questo è Puyol, uno che secondo Franco Baresi “mette la faccia dove qualcuno avrebbe paura a mettere il piede“. Difensore grintoso e senza paura, Puyol è – secondo me – il più grande stopper puro della storia del calcio spagnolo e uno tra i migliori esponenti del ruolo in senso assoluto.

12) Fernando Hierro

Hierro è con ogni probabilità il miglior “libero” spagnolo di ogni epoca – ci perdoni il poderoso Piqué. Giocatore piuttosto simile, per mole e movenze, a Laurent Blanc, alle pure abilità difensive del francese aggiungeva un passo diverso, maggiore mobilità e soprattutto la capacità di bucare la rete avversaria con la costanza appannaggio dei trequartisti, se non degli attaccanti di professione. Rigorista letale ma soprattutto straordinario finalizzatore sui calci di punizione, Hierro, specie in giovane età, aveva anche il passo del centrocampista, e questo gli consentiva di trasportare nella modernità la figura del libero a tutto campo – chi scrive ha ancora negli occhi un gol segnato a Usa ’94, quando semina avversari e si invola verso la porta avversaria alla maniera di una fantasista. El Mariscal ha vissuto le stagioni migliori a Madrid, dove ha incamerato da protagonista chiave diversi titoli nazionali e internazionali, ergendosi spesso una spanna sopra compagni e avversari, come nel corso della spigolosa e combattuta finale di Amsterdam del 1998, quando non ha lasciato passare uno spiffero d’aria e ha impostato il gioco come un regista puro. Con oltre 170 reti, Hierro è inoltre uno dei difensori più prolifici della storia.

11) Karlheinz Förster

Il centrale tedesco gode di grandissima considerazione in patria, dove è reputato insieme a Jürgen Kohler, uno dei migliori centrali della storia del calcio tedesco. Superbo in marcatura, grandioso nel gioco aereo, il suo punto di forza era però costituito dalla sua fantastica capacità di leggere l’azione difensiva e dalle doti da leader. Giocatore simbolo dello Stoccarda, nel 1982 vinse il premio di giocatore tedesco dell’anno. Con la nazionale si guadagnò due argenti mondiali (’82 e ’86), mentre nel 1980 prese parte al vittorioso Europeo disputato in Italia, dove – nonostante la giovane età (22 anni) – disputò tutte le partite, neutralizzando in finale il temibile belga Jan Ceulemans. La sua carriera è abbastanza breve – neanche 14 anni – ma il suo rendimento è sempre altissimo: ha tutte le qualità per far parte di un top 10 del ruolo.

10) Ronald Koeman

Altro giocatore possente e all’apparenza pesante, ma eccezionale per fiuto e letture difensive, nonché, soprattutto, dotato di un cannone al posto del piede destro, Rambo Koeman è a parere di chi scrive uno dei più grandi registi difensivi non solo della sua epoca, ma di tutto il ‘900. Nelle stagioni migliori, il centrale olandese segnava come gli attaccanti di professione (21 reti nella memorabile stagione ’87-’88, culminata nella conquista della Coppa delle grandi orecchie e del campionato olandese) ed era la cerniera del reparto arretrato, che comandava con l’autorità e la lucidità del grande libero classico. Se il 1988 è il suo anno d’oro, anche per il successo da coprotagonista nel torneo europeo per nazionali, il suo letale piede destro e il suo carisma sono la colonna portante anche del Dream Team di Johan Cruijff, al quale regala la prima, agognata Coppa dei Campioni. A fine carriera Rambo consuma il grande tradimento del suo PSV, arruolandosi tra le fila del Feyenoord dopo la lunga militanza catalana e chiudendo in modo brillante una carriera straordinaria.

9) Jürgen Kohler

Insieme a Förster, Kohler è considerato uno dei più grandi difensori centrali della storia del calcio tedesco.
Parliamo di un centrale dominante che ha avuto la capacità e la forza mentale di affinare la propria tecnica nel corso degli anni: dall’essere uno stopper rude e sgraziato (in patria lo chiamavano Eisenfuss, piede di ferro) diventa un centrale di sicuro affidamento anche dal punto di vista tecnico. I suoi punti di forza sono la grande forza fisica, la buona velocità nonostante la stazza, la sua determinazione, sue fantastiche doti in marcatura e la sua abilità nell’anticipo. Fu uno dei pochi difensori della sua epoca a fermare in più di un’occasione un certo Marco van Basten.
Kohler è stato anche il leader difensivo della nazionale tedesco a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

8) Alessandro Nesta

Tra i migliori difensori italiani di sempre, Nesta è un centrale difensivo elegante ed efficace allo stesso tempo. Ha un inusuale eleganza palla al piede ma non ha mai avuto la capacità o la visione di gioco per comandare la linea difensiva da un punto di vista tecnico. Parliamo di un giocatore forte fisicamente, pulito negli interventi, intelligente, dotato – nonostante i numerosi infortuni – di un’ottima continuità di rendimento a livello di club e – purtroppo – di altrettanta sfortuna in nazionale, dove non è quasi mai riuscito a rendersi protagonista come avrebbe meritato. Già in giovane età, alla Lazio, gode di ampia considerazione: è un predestinato ed un idolo della tifoseria. Il suo passaggio al Milan – a seguito di non poche polemiche – lo consacra a livello internazionale come un fuoriclasse assoluto del ruolo. Perde un po’ di esplosività ma ne guadagna in esperienza e capacità di letture difensive. Sicuramente, l’ex milanista rientra nel novero dei migliori 5 difensori italiani di sempre.

7) Ruud Krol

I tifosi napoletani ancora strabuzzano gli occhi quando sentono nominare il Califfo Ruud Krol, che rimane tuttora uno dei migliori stranieri della storia del nostro calcio, e questo nonostante fosse apparentemente venuto in Italia a svernare, dopo la dorata parentesi canadese. Krol è stato un giocatore dotato della classe purissima necessaria per imporsi come attore di primo piano nel rivoluzionario calcio olandese a cavallo tra anni ’60 e ’70, quando percorre la fascia sinistra come la più dotata delle ali e al contempo si dimostra capace di mettere la museruola agli attaccanti avversari. Nella seconda parte della carriera, alla maniera di Paolo Maldini ma con esisti ancora più spettacolari, Ruud Krol si reinventa libero/regista difensivo e di impone come il migliore al mondo nel ruolo a fine anni ’70: il fuoriclasse olandese è il demiurgo del gioco, possiede le doti fisiche che ci si aspetta da un centrale e un intuito fuori dal comune, qualità che lo rendono uno dei migliori giocatori d’Europa a fine anni ’70 e che gli assicurano poi la gratitudine eterna dei tifosi napoletani nella prima metà degli anni ’80.

6) Fabio Cannavaro

Arriva il pallone, lo mette fuori Cannavaro! Poi ancora insiste PodolskiCannavaro! Cannavaro! Parole che non scorderemo mai, vero? Il rendimento in maglia azzurra di Cannavaro teme pochi rivali. Anzi, non ricordo onestamente un difensore centrale (Beckenbauer lo considero ben altro) che ha inciso così tanto in una Coppa del Mondo. Di bassa statura, Cannavaro compensa con una grandissima esplosività sulle corte distanze, è straordinario nel giuoco aereo grazie ad uno stacco impressionante, eccellente in marcatura per via di ottimo senso della posizione e ad una grande aggressività.
A differenza di Nesta il suo rendimento con i club ha conosciuto qualche (breve) appannamento, ampiamente compensato da prestazioni eccezionali con la maglia azzurra. Meno elegante, tecnico e pulito rispetto a Nesta, Fabio è il mastino difensivo che tutte le squadre vorrebbero avere, un leader e un trascinatore in campo e fuori.

5) Lilian Thuram

Lilian Thuram è il più grande difensore francese della storia.
Difensore potente, moderno, eclettico, sa disimpegnarsi con egual efficacia come centrale di una difesa a 3 (ai tempi del Parma), a 4 (alla Juventus) ed addirittura come terzino destro – ruolo dichiaratamente da lui non amato – ma in cui ha disputato partite straordinarie con i blues, risultando uno dei migliori a Francia ’98 in cui trascina letteralmente la Francia in finale grazie ad un’incredibile doppietta alla Croazia.
Lilian ha enorme forza fisica, grande temperamento, al top è un difensore molto veloce con tecnica di base più che buona. Rispetto a Nesta o all’ex compagno di squadra Cannavaro, Thuram ha probabilmente meno efficacia come stopper puro ma compensa – tuttavia – con una maggior versatilità e bravura tecnica.

4) Robert Moore

L’Inghilterra ha avuto la fortuna di ammirare numerosi centali di statura internazionale, ma nessuno sinora ha eguagliato la classe e l’efficacia di Robert Moore, figura che è difficile classificare come libero e che si trova a suo agio più nelle vesti di difensore totale. Moore ha assorbito e trasformato in arte tutte le doti puramente difensive, alla maniera dei migliori Nesta e Cannavaro, eccellendo in fondamentali quali tackle, contrasto, tempismo, gioco areo, e aggiungendo il fiuto e le doti di impostazione del grande regista difensivo, che hanno compensato un passo non particolarmente rapido sul breve. Nel corso degli anni ’60 i suoi dirimpettai non possono che ammirarlo e inchinarsi davanti alle sue classe ed efficacia superiore, che lo vedono imporsi come il miglior difensore del pianeta soprattutto tra 1965 e 1970, con l’apogeo del mondiale di casa conquistato da assoluto protagonista e da miglior giocatore.

3) Gaetano Scirea e Franco Baresi

I tre migliori liberi/registi difensivi della storia meriterebbero tutti il primo gradino del podio ex aequo, secondo noi, e pertanto metterli in ordine è solo un esercizio di retorica.
Costretti a scegliere, abbiamo optato per un pareggio tra i due difensori italiani, concedendo un piccolo vantaggio al sommo Kaiser per ragioni storiche e di interpretazione del ruolo, più che per motivi strettamente tecnici.


Vediamo di entrare un po’ nel dettaglio, iniziando da Gaetano Scirea.
Ha scritto di lui Luigi Garlando: “E invece nessuno è stato grande come Gaetano, perché gli altri, compresi i sommi Beckenbauer e Baresi, erano difensori che avanzavano, lui era difensore in difesa, centrocampista vero a centrocampo, attaccante vero in attacco. Era unico
E dietro quell’apparenza schiva, c’era un trascinatore raro. Era uno che rincuorava i compagni dopo l’errore, che spronava alla rimonta, era uno su cui tutti potevano contare. Ma soprattutto era uno che faceva la differenza nei momenti cruciali
“.
Difficile descriverlo meglio: il milanese Gaetano Scirea, mezzala di classe superiore negli anni giovanli, si impone come uno dei massimi liberi e registi a tutto campo di ogni epoca, senza il bisogno di eccellere nel gioco aereo né nelle chiusure difensive da stopper, ma facendo leva su un’intelligenza fuori dal comune e sulla pulizia. Nel 1974-1975, dopo un inizio balbettante – lo si accusa di non essere abbastanza cattivo, di non possedere la grinta che pure deve far parte del bagaglio del difensore, di avventurarsi troppo spesso nella metà campo avversaria, ispirato dalla rivoluzione del Kaiser – Gaetano decolla a fa il vuoto, non solo nel ruolo e non solo in Italia. Dal 1976-1977 la sua affidabilità diventa proverbiale e Scirea per diverse stagioni declama calcio, specie nelle grandi occasioni, come agli europei di casa del 1980 e ai mondiali di Spagna, quando è commovente in varie occasioni. Trapattoni lo soprannomina il “leader col saio”, celebrandone il carisma silenzioso e l’umilità, e l’amico del cuore Zoff ancora ricorda e rimpiange la pulizia dell’uomo, il suo riserbo, la sua serenità (la stanza di Scirea e Zoff era la Svizzera, e tutti vi si rifugiavano quando cercavano la tranquillità di Gaetano) e le qualità superiori del giocatore.


Franco Baresi, El Piscinin, bresciano con un’infanzia difficile alle spalle (perde entrambi i genitori quando è molto giovane), eredita lo scettro di Gaetano e lo fa nel migliore dei modi. Baresi debutta quando è un bambino, lanciato da un lungimirante Liedholm alla guida della difesa che porta a Milano il decimo scudetto, e zittisce gli scettici dopo un paio di partite, allorché nessuno si azzarda più a metterlo in discussione. Superbo interprete moderno del ruolo, Baresi ha combinato come nessun altro la cattiveria agonistica e la ferocia del centrale difensivo italiano classico (degne di Fabio Cannavaro, simile anche per struttura fisica) e le doti del regista. Chi scrive l’ha ammirato più volte dal vivo, negli anni ’90, e non conta le aperture di quaranta metri alla Andrea Pirlo, le progressioni palla al piede (a dispetto dell’età non più verdissima); chi scrive ha tastato con mano la venerazione di San Siro per quello che rimane tuttora il Suo Capitano. Straordinario sin dai primi anni ’80, a dispetto di un Milan che arranca nei bassifondi se non addirittura in serie B, Baresi matura definitivamente nella seconda metà del decennio e disputa, soprattutto tra 1987 e 1990, le sue stagioni migliori, tanto che nel 1989 non sono in pochi a candidarlo al pallone d’oro, premio che gli sfuggirà solo perché al primo posto c’è tale Marcello van Basten; ai mondiali di casa disputa un torneo da applausi e l’Olimpico di Roma, incantato dalla sua classe, gli tributa numerose ovazioni, elevandolo a simbolo di tutta l’Italia del calcio.

1) Franz Beckenbauer

Difficile immaginare sovrano diverso, la corona riservata al miglior libero della storia spetta di diritto a Franz Beckenbauer, nato sul finire della seconda guerra mondiale, fuoriclasse che forse sarebbe più corretto definire come il miglior giocatore difensivo di ogni epoca, o, ancora meglio, come il miglior giocatore all time della metà campo difensiva.
Non mi dilungo nella ricostruzione di una carriera che è arcinota a tutti gli appassionati, evidenzio però come Kaiser Franz sia al contempo uno dei primi tre liberi mai vissuti, uno dei primissimi mediani e centromediani e un regista sublime, e come tale straordinaria versatilità lo collochi un gradino sopra anche ai sommi Franco e Gaetano. Quando ho avuto per la prima volta la fortuna di ammirarlo, ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ora a un antesignano di Gaetano Scirea, ora a una sorta di Andrea Pirlo, ora a un Andrés Iniesta un po’ più compassato. Non mi sbagliavo: il Kaiser ha compattato più fuoriclasse in un corpo solo e, cosa ancora più importante, ha rivoluzionato per sempre l’interpretazione di un ruolo, toccando e anzi sboccando nuove vette di eccellenza, eclettismo e intelligenza.
Un piccolo aneddoto finale: Beckenbauer, così fiero, intrinsecamente teutonico e razionale, dotato di un’eleganza mitteleuropea che possedeva qualcosa di asburgico, era il giocatore preferito di tale Martin Heidegger, che forse rivedeva l’essenza della sua concezione del mondo in quel giovane compatriota dal portamento nobile.

Menzioni d’onore: Giuseppe Bergomi, John Terry, Marcel Desailly, Billy Wright, Pepe, Alessandro Costacurta, Roberto Rosato, Nemanja Vidić, Matthias Sammer, Gerard Piqué, Leonardo Bonucci, Cesare Maldini, Armando Picchi, Robert Jonquet, Marius Trésor, Karl-Heinz Schnellinger, Hans-Jürgen Dörner, Murtaz Khurtsilava, Władysław Żmuda, Klaus Augenthaler, Germano Luís de Figueiredo.

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