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Gaetano Scirea: libero, campione e gentiluomo

Nell'anniversario della sua scomparsa rendiamo omaggio all'uomo e al campione Gaetano Scirea con una testimonianza diretta del nostro Luca Ceste

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Un intenso primo piano di Gaetano Scirea in maglia azzurra (foto athletamag.com)

Il 3 settembre 1989 ci lasciava, portato via da un tragico incidente automobilistico sulle strade polacche, Gaetano Scirea, uno dei più grandi calciatori non solo italiani di tutti i tempi, tra i massimi interpreti del ruolo di libero moderno, erede di Beckembauer (con cui condivideva le stesse origini da centrocampista) e precursore di Franco Baresi. Icona di stile e correttezza, l’eleganza applicata al gioco del calcio. Tecnica, senso del piazzamento e visione tattica innati lo collocano nell’Olimpo del football. Sempre al posto giusto nel momento giusto, tempista tanto nelle chiusure difensive quanto nell’impostazione del gioco e negli sganciamenti offensivi (grazie anche ai suoi inizi da mezz’ala), ha sempre saputo farsi valere ed apprezzare in campo e fuori più con l’esempio che con l’agonismo eccessivo (mai stato espulso) o le parole. La sua straordinaria galleria di successi (tutto quello che c’era da vincere a livello di club con la Juventus e il Mondiale con la Nazionale) sono stati quasi la naturale conseguenza della grandezza del calciatore e dell’uomo.

Gaetano Scirea in azione con la maglia della Juventus (foto Pinterest)

Un vero e proprio idolo ed esempio da seguire per noi ragazzini che cominciavamo a cimentarci col calcio a cavallo degli Anni ’80. Oltre ad averlo ammirato in svariate occasioni dalle gradinate del “Comunale” torinese, ho avuto la fortuna di vederlo in azione da vicino in una circostanza e di conoscerlo qualche anno dopo. Per rendergli omaggio, più che il riassunto di una carriera straordinaria sbocciata nell’Atalanta e consacratasi in maglia bianconera e azzurra, o il ricordo delle sue gesta sul campo, vorrei condividere con i lettori di “Game of Goals”, scusandomi per la citazione personale, quei due episodi, significativi di un’epoca e di un calcio distanti anni luce da quelli attuali, che mi rimarranno sempre nell’animo.

L’allenamento al “Combi”

Primavera del 1980. Con agli altri vincitori della fase cittadina delle gare di atletica dei Giochi delle Gioventù partecipiamo alla competizione provinciale in programma allo Stadio Comunale torinese. Già calcare la pista e poter calpestare il prato dove tutte le domeniche si esibivano i nostri “eroi” calcistici era stata un’esperienza indimenticabile, ma la sorpresa più grande arrivò quando uscendo dall’impianto per andare a riprendere il pullman che ci avrebbe riportato a casa vedemmo Tardelli attraversare in tutta tranquillità via Filadelfia per entrare al campo “Combi”, sede degli allenamenti della Juventus. Istintivo corrergli dietro e intrufolarsi sulle vetuste gradinate della “tana” juventina, dove assieme alla schiera dei “soliti” pensionati dediti ai commenti più svariati, assistemmo a bocca aperta ad una partita di calcio-tennis in cui Scirea era protagonista assieme a Bettega, Zoff ed agli altri compagni bianconeri orchestrati dall’indemoniato mister Trapattoni, dispensando tocchi di classe da far strabuzzare gli occhi a noi grezzi quanto imberbi difensori di una squadra giovanile di provincia.

La nuotata in compagnia nel mare di Ceriale

Passano due anni ed arriviamo alla “mitica” estate del 1982. Gli azzurri di Bearzot si erano appena laureati campioni del mondo nella fantastica serata di Madrid dell’11 luglio (ricorso storico piacevolmente ripropostosi nel 2021 con la conquista del titolo europeo a Wembley), impartendo alla Germania Ovest una lezione di calcio con il libero di Cernusco sul Naviglio ad orchestrare le uscite offensive dalle retrovie sublimate nell’azione che porterà al gol dell’urlo di Tardelli. Come ogni anno trascorrevo le vacanze a Ceriale, in Liguria, passando le giornate tra spiaggia e carrugi assieme ad una scanzonata compagnia di amici tutti residenti nello stesso condominio. Una mattina Dario arriva trafelato mostrando una manciata di cartoline: era il bottino di autografi richiesti per sé e per gli amici a Gaetano Scirea, incontrato casualmente la sera prima in un ristorante dove si era recato a cena assieme ai suoi genitori.

Scirea dà indicazioni ai compagni di squadra durante la vittoriosa finale del Mundial ’82 (foto rpfashionglamournews.com)

Il colpo al cuore arrivò però qualche ora dopo. Dalla spiaggia libera che frequentavamo notammo uno strano via vai negli attigui Bagni Martini: il nostro campione era lì e Ceriale era il luogo scelto per le sue vacanze! Troppo forte la tentazione di seguirne gli spostamenti, fino a chiedergli, con estrema sfacciataggine, se avessimo potuto fare due bracciate assieme lui una volta vistolo entrare in acqua per fare il bagno. Con nostra grande sorpresa acconsentì volentieri e quella nuotata in compagnia del campione del mondo rimase indimenticabile.

Purtroppo la permanenza di Scirea a Ceriale durò pochi giorni. Assediato quotidianamente da tifosi festanti che, seppur con una discrezione che oggi sarebbe sconosciuta, gli chiedevano autografi e aneddoti sulla trionfale esperienza spagnola (era anche arrivato a rintanarsi in cabina per poter leggere leggere i giornali senza essere continuamente interrotto), decise assieme alla moglie Mariella ed al piccolo Riccardo di proseguire le vacanze a Morsasco, paese sui colli del Monferrato Ovadese di cui è originaria la consorte e dove oggi riposa, per ritrovare un po’ di tranquillità ma anche, e soprattutto, per non arrecare scompiglio con la sua presenza agli altri villeggianti presenti nella località turistica ligure.

L’autografo di Gaetano Scirea ottenuto durante il suo soggiorno a Ceriale dopo la vittoria mondiale dell’82

Basterebbe questo episodio, ricordato col sorriso assieme alla signora Mariella qualche anno fa a Chieri, nel Torinese, durante la presentazione del primo “Memorial Rosato”, per definire la statura morale di un personaggio grande come uomo prima ancora che come atleta, e un’epoca ormai svanita in cui i calciatori erano persone “normali” avvicinabili da tutti che avevano la fortuna di praticare lo sport più popolare come lavoro e non “extraterrestri” quasi slegati dalla realtà quotidiana come appaiono oggi.

Il video dedicato a Scirea da Juventus.com

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