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Le migliori squadre di club europee degli anni ’10

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L’ultimo decennio, chiusosi all’alba della stagione pandemica, ha assistito all’accelerazione e alla maturazione definitiva di alcune tra le novità più significative intraviste sin dai tempi della sentenza Bosman: la Champions è diventata il centro del mondo del calcio, anche più del Campionato mondiale, almeno sul piano dei valori tecnici, trasformandosi in una sorta di NBA del calcio (non me ne vogliano i nostalgici degli anni ’80 e ’90, ma l’NBA può essere avvicinata solo dalla Champions); diversi squadroni hanno incrociato le armi nella massima competizione europea, nel corso di un decennio segnato da rivalità destinate a essere tramandate ai posteri (Real e Barcellona, Real e Bayern, Real e Atletico Madrid).

I fari puntati sul principale torneo continentale hanno un po’ impoverito l’interesse dei tifosi per i campionati nazionali, in maniera probabilmente ingenerosa e a volte anche miope, in una sorta di cortocircuito che ha costretto tutti i giocatori moderni e contemporanei agli straordinari per guadagnarsi la medesima considerazione che, sino a poco tempo fa, poteva essere ottenuta molto più agevolmente.

Volgendo lo sguardo all’Italia, devo purtroppo prendere atto del progressivo inabissamento del calcio del Belpaese dentro un’aurea mediocritas, certificata dalla completa assenza di successi internazionali (il paradosso, nella patria del resultadismo) e dallo sparuto numero di formazioni che sono riuscite a giocarsela nel modo migliore contro le grandi d’Europa.

In ogni caso, ecco quelle che mio a avviso sono le squadre del decennio.

10) Manchester City 2017-2018

A proposito di campionati sottovalutati, mi sento in dovere di ricordare la trionfale cavalcata dei Citiziens nel corso della stagione 2017/2018, culminata nella conquista di 100 punti tondi nel campionato storicamente più equilibrato – l’equilibrio è però spesso figlio della mancanza di squadroni in grado di staccare la concorrenza. In Europa Guardiola viene superato con merito da Klopp e dal suo calcio heavy metal, che mette a nudo alcune lacune difensive degli azzurri, ma in patria lascia la concorrenza a distanza siderale e promuove i suoi giocatori migliori a fuoriclasse di statura internazionale – su tutti Kevin De Bruyne, l’uomo chiave, ma anche Rasheed Sterling, i due Silva (David e Bernando) e un Sergio Aguero in versione serial killer per i portieri avversari. Sarebbe riduttivo evocare gli spettri del tiki-taka, davanti al Manchester City, perché dopo un anno di apprendistato Guardiola introduce numerosi accorgimenti e – senza rinunciare ai valori essenziali del suo calcio – imprime una netta accelerazione ai suoi ritmi, adeguandosi all’andazzo classico d’oltremanica. Il risultato è una lunga serie di esibizioni che demoliscono la concorrenza e gli fanno guadagnare una top dieci a mio avviso più che meritata.

9) Juventus 2014-2015

Carlos Tévez, una delle stelle più luminose della Juventus 2014-2015

L’unica squadra italiana che possa reclamare un posto in graduatoria è la prima Juventus di Allegri, quella che – more solito – ammazza il campionato e si guadagna anche una finale di Champions che solo a posteriori possiamo ritenere non sorprendente. La Juventus ha una delle rose più ricche e complete in circolazione, la difesa migliore e forse il centrocampo più completo, accanto a quello di Barça e Real Madrid. Fedele al suo calcio, Allegri sa quando aspettare e quando deve invece premere sull’acceleratore. Gli ottavi contro il Borussia Dortmund sono un capolavoro di gestione e di iniziative individuali, su tutte quelle di un Apache Tévez in stato di grazia. I quarti sono un supplizio – il Monaco si chiude in area e Allegri non può fare il suo gioco – che la Juve supera fortunosamente, ma l’apogeo della stagione è la semifinale contro il Real Madrid delle stelle, che riporta in auge un calcio all’italiana da tempo sofferente, regalando alla Juventus la finale di Berlino, persa contro un avversario superiore e senza sfigurare. Vista la qualità degli interpreti e visti gli importanti traguardi raggiunti, la Juventus del 2014/2015 merita di accomodarsi tra gli squadroni del decennio.

8) Atletico Madrid 2013-2014

Chi scrive ha assistito con ammirazione alla stagione-capolavoro del Cholo Simeone e della sua banda di guerriglieri, che sovvertono le gerarchie del calcio spagnolo e anche europeo, portando dalla parte povera di Madrid un titolo che segna un’epoca e sfiorando addirittura la clamorosa doppietta, sfuggita per pochi secondi e al cospetto di un avversario superiore e molto più fresco. Il Cholo disegna la sua opera migliore ricalibrando la cilindrata di vari giocatori, da Diego Godìn (che diventa forse il centrale migliore in circolazione) a Diego Costa, scopertosi improvvisamente un centravanti di statura mondiale; nelle mani del tecnico argentino, anche i fantasmi risorgono (Diego Ribas da Cunha?). Forte di un’intensità senza pari, straordinaria sul piano difensivo ma capace anche di travolgere gli avversari in forcing, l’Atletico vince la Liga all’esito di una combattuta “finale” al Camp Nou e perde per dettagli la finale di Champions. Il tutto, con una rosa molto meno ampia delle concorrenti. Tanto di cappello.

7) Liverpool 2018-2019

Van Dijk e Klopp: leader e allenatore del grande Liverpool degli ultimi anni

A proposito di heavy metal, il Liverpool del 2018-2019 è forse l’apogeo della concezione di Mr. Klopp: i Reds, dopo un anno in cui hanno agguantato la finale di Champions ma anche faticato più del dovuto in Premier, aggiustano alla perfezione tutti i meccanismi, compensano il minor contributo (si fa per dire) di un Mohamed Salah meno brillante della stagione precedente con un collettivo i cui meccanismi girano alla perfezione, e riportano in Inghilterra il trofeo più prestigioso, dopo aver dominato il Bayern Monaco e rimontato un Barcellona che forse sale a Liverpool in ciabatte, ma che per larghi tratti nulla può contro il forcing ossessivo degli inglesi e il loro straordinario agonismo, che esalta le giocate supersoniche dei suoi campioni. In Premier, solo in City stratosferico impedisce ai Reds la doppietta, ma la verità è che le due squadre sono perfettamente alla pari, tanto che le divide solo un punto e che di regola 97 punti bastano e avanzano anche per vincere il campionato inglese.

6) Manchester United 2010-2011

Metabolizzato l’addio di Cristiano Ronaldo, il Manchester United del 2010-2011 è forse l’ultima squadra davvero eccezionale del ciclo di Alex Ferguson. Meno dotata di qualità individuale rispetto a quella di due anni prima, la formazione dei Red Devils è in ogni caso ricca di talento in ogni reparto, aggiorna i canoni del classico pass and move del tecnico scozzese, valorizza al meglio una coppia dei centrali che ha pochi eguali (Rio Ferdinand-Nemanja Vidić), gli ultimi scampoli di classe di due giocatori immortali come Paul Scholes e Ryan Giggs (che gioca una delle Champions migliori della vita, a 38 anni), il contributo di tanti gregari di extralusso (Carrick, Nani) e una coppia d’attacco che combina classe, forza fisica, senso del gol (Rooney-Berbatov). La lezione di calcio subita a Wembley il 28 maggio 2011 non deve trarre in inganno: lo United del 2010-2011 è uno squadrone capace di dominare la Premier, di vincere la Community Shield e di sfiorare il titolo anche in FA Cup.

5) Real Madrid 2013-2014

La decima arriva a Madrid, sponda blanca, dopo un derby molto più sudato di quanto non dica il risultato, riacciuffato come noto per i capelli grazie a un’incornata di Sergio Ramos. Il Real di Ancelotti, in ogni caso, per tutto il 2014 è una macchina da guerra in cui coesistono e anzi si valorizzano tra loro individualità di primissimo piano: il costosissimo Gareth Bale, dopo gli iniziali balbettii, spicca il volo e grazie alla sua accelerazione semina scompiglio in tutta la Spagna e poi anche in Europa; Cristiano Ronaldo avvia la metamorfosi da giocatore totale a uomo gol implacabile e lo fa a suon di record; Benzema è il secondo violino che ogni bomber di professione sogna di avere accanto, Xabi Alonso, Luka Modrić e Di Maria si dimostrano in grado di far girare la testa a ogni dirimpettaio e una difesa di brutti, sporchi e cattivi fa il resto. Il Real nella Liga arriva terzo, anche se a un passo dalle prime due, ma vince la Coppa del Re e in Champions demolisce buona parte della concorrenza. Da tramandare ai posteri, in particolare, la trionfale trasferta di Monaco di Baviera, un trionfo di attendismo ma anche di pura qualità, un saggio di cinismo e di efficacia.

Cristiano Ronaldo e Luka Modric: fari del Real Madrid

4) Real Madrid 2016-2017

Se possibile, quella specie di All Star Team che conquista il double nel 2017 è ancora più efficace della squadra di tre anni prima, anche perché riesce a strappare la Liga a un Barcellona un po’ meno brillante del solito, ma sempre forte della MSN al suo meglio, e in Europa disinnesca squadroni del calibro del Bayern Monaco (al netto di qualche episodio discutibile, se i bavaresi non schierano Neuer le due partite sono destinate a finire “tanto a poco”) e di una Juventus che, quando l’arbitro fischia l’inizio della finale di Cardiff, parte se non da favorita, quantomeno alla pari. Il centrocampo del Real, supportato da Ramos e da un Marcelo funambolico come non mai e vero grimaldello in grado di scardinare le difese avversarie, domina la concorrenza: Modrić, Kroos e Casemiro sono il miglior terzetto in circolazione, Benzema è sempre capace di estrarre il coniglio dal cilindro (vedasi il numero che rimette sui binari la semifinale contro il Cholo) e Cristiano Ronaldo gioca quella che rimane la Champions più incredibile di ogni epoca, in termini di peso realizzativo: dieci gol nelle ultime cinque gare, tutti pesanti come macigni, non hanno bisogno di spiegazioni. Il Real 2016-2017 vanta a mio parere la rosa più ricca e completa mai allestita, o quasi, e non può che figurare molto in alto in questa graduatoria.

3) Barcellona 2014-2015

Ho anteposto di poco i catalani al Real Madrid del 2017 perché, a dispetto di un avvio di stagione balbettante, la squadra ammirata da gennaio a giugno del 2015 possiede molti di quei superpoteri che connotano i team “ingiocabili”, per rubare un aggettivo agli americani. La resurrezione di Piqué, un centrocampo che torna a dettare legge (merito anche di un Rakitić degno dei nomi più altisonanti in circolazione) e soprattutto un tridente che sprizza Sudamerica, classe purissima e fantasia da ogni poro, fanno semplicemente il vuoto. Il Barcellona, forte per l’appunto di quello che potrebbe essere in termini di qualità tecnica e coesione il miglior tridente dell’era moderna, dispone di ogni avversario: il Real viene superato in maniera piuttosto netta nella Liga, e tutte le squadre che si frappongono tra i catalani e la riconquista della Coppa dalle grandi orecchie (e si parla di City, PSG, Bayern Monaco e Juventus) vengono spazzate vita così come un’onda cancella un castello di sabbia, grazie a un calcio che è al tempo stesso arioso e concreto, forte degli assoli tutti istinto dei suoi solisti e organizzato in maniera rigorosa. La trionfale campagna in Coppa del Re, la cui ciliegina sulla torta è un gol di Messi che sfida le leggi della fisica, completa un quadro che rasenta la perfezione assoluta.

2) Bayern Monaco 2012-2013

Ribery e Robben: una coppia da sogno

Reputo i tedeschi della stagione del treble leggermente più efficaci anche del dream team catalano di due anni dopo, perché meno dipendenti dall’armonia e dalla condizione di pochi fenomeni, e più squadra nel vero senso del termine, una squadra in grado di asfalatare ogni avversario grazie a un mix quasi irripetibile di qualità tecniche, prepotenza fisica, completezza, personalità, coesione di gruppo. Le lezioni di calcio rifilate alla Juventus e al Barcellona, umiliato con un 7-0 senza repliche, incorniciano una stagione indimenticabile, il cui fiore all’occhiello sono i preziosmi di Ribéry e gli scarti direzionali alla velocità della luce di Robben, ma le cui fondamenta sono un Neuer degno epigono di Jascin e spesso decisivo, l’intelligenza tattica e la leadership di Lahm, un Bastian Schweinsteiger in versione centrocampista totale e la solita sagacia tattica/cattiveria agonistica di Thomas Müller. Poche squadre, prima e dopo i bavaresi, hanno dato la stessa sensazione di poter perdere più per demerito proprio che per i meriti altrui.

1) Barcellona 2010-2011

Dopo la finale di Wembley del 2011 qualcuno scrive che quella partita, in cui la squadra di Guardiola ha ridotto il Manchester United a team di rango inferiore, superandolo sotto ogni aspetto tecnico, tattico, organizzativo e mentale, ha spostato “qualcosa nel cuore delle cose“, come i geniali passanti di Federer o i record di Usain Bolt.
C’è un fondo di verità: il Barcellona del 2010-2011 possiede qualcosa di metafisico, lambisce una perfezione che orbita intorno all’astrazione e valorizza come mai in precedenza le idee mutuate da Cruijff e dal calcio posizionale latino, lasciando le briciole a ogni avversario. Il Barcellona di quella stagione regala alcuni dei momenti di calcio più alti di ogni epoca, dalla celebre Manita del novembre 2010 alla trionfale trasferta del Bernabeu (davanti a un Real individualmente straordinario), e trasforma quasi ogni gara in un assedio, grazie alla simultanea maturazione di diversi fattori determinanti, dal miglior Messi della carriera a un trio di centrocampo senza pari, passando per un David Villa che non soffre il salto di categoria ma anzi lo sfrutta come trampolino per la gloria. La stagione si chiude idealmente a dicembre dello stesso 2011, quando il Barça cancella dal campo un Santos molto più competitivo di quanto non dica il netto risultato, al termine di una partita che Guardiola reputa tuttora il capolavoro della sua carriera.

La finale di Champions League 2011: un Manchester United fortissimo… ma il Barcellona veniva da un altro pianeta

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