Immagine di copertina: il primo Psg, stagione 1970-1971
Al giorno d’oggi, di romantico nel calcio è rimasto ben poco. Sembra un concetto banale, ma è la verità.
Se andiamo indietro nel tempo, invece, cosa c’è di più romantico, poetico e sportivamente emozionante delle storie riguardanti le fondazioni dei club di calcio? Ad esempio il Genoa, la più antica società di calcio italiana fondata nel capoluogo ligure nel settembre 1893 ma che già tre anni prima, in realtà, era presente sui documenti riguardanti un campo ceduto in comodato d’uso, proprio ai genovesi da due industriali scozzesi.
Oppure l’idea di un gruppo di inglesi e italiani che a Milano fondano il Milan nel 1899 e dalla cui costola nasce, in seguito a una scissione interna nel 1908, l’Internazionale. Questo solo per citare le squadre italiane, ma di esempi ce ne sono a molteplici anche in Europa. Proprio in Europa, se c’è una cosa che accomuna quasi tutti i top club è sicuramente il periodo storico di fondazione. In particolare la Francia è patria di diversi club che sono nati tra il la fine del 1800 e l’inizio del 1900 e hanno scritto il proprio nome nella storia del calcio (con buona pace nostra).
La squadra più antica nel campionato transalpino è il Le Havre che, fondato nel 1872 come polisportiva, non è di certo entrata nella storia come invece hanno fatto formazioni del calibro di Olympique Marsiglia, Monaco, Lione e Paris Saint Germain (clicca qui per conoscere la top 11 all time stilata da Francesco Buffoli). Proprio quest’ultima è a mio avviso la squadra meno romantica del panorama europeo, e non solo a causa dei “petrodollari” che richiamano a Parigi campioni e fuoriclasse. Tra i club che non hanno problemi economici, il Psg ha un’altra peculiarità: la sua storia… O, per meglio dire, la sua NON storia.
Nascita e… rinascita
Dal 1800 dobbiamo fare un salto al 1970, quando la federazione calcio transalpina decide che la capitale francese debba avere una sua squadra nella massima serie, considerando anche che Paris Fc, Racing club e Saint Germain erano in divisioni dilettantistiche o quasi. Nel frattempo, Il Paris Fc viene promosso in Seconda categoria e si pensa, inizialmente, di fonderla con il Racing ma il tutto salta per problemi finanziari. Va invece a buon fine lo sposalizio con il secondo club, sancendo così, ufficialmente, la nascita del Paris Saint Germain.
I colori scelti sono quelli della bandiera francese: calzettoni blu, pantaloncini bianchi e maglia rossa. Nella stagione 1970/71 il neonato club vince la Seconda divisione, e viene promossa nella Prima. Già all’epoca la società subiva il fascino dei grandi campioni, uno su tutti Pelé: si parla a lungo di un suo ipotetico approdo a Parigi, ma poi sfuma. Viene invece messo sotto contratto Joel Camargo, fresco campione del mondo con lo stesso Brasile di O Rei.
Ma le fasi travagliate di questa società iniziano subito alla fine della stagione successiva (1971/72) quando, a causa del consiglio comunale di Parigi e di problemi finanziari, viene deciso un nuovo scisma che vede la rinascita del Paris Fc (che rimane in Prima divisione con tutta la rosa completa), e del neonato Psg che retrocede in Terza divisione, ovvero nella lega dilettanti, senza giocatori. Il futuro è incerto e a rischio, ma grazie a Henry Patrelle, già ex giocatore del Saint Germain, la squadra venne ricreata e rimase a galla.
Nel primo anno i parigini arrivano secondi mentre nel 1973, pur ripetendo lo stesso posizionamento, riescono a tornare in Prima divisione perché i legittimi vincitori, non potendosi permettere il mantenimento della squadra, rinunciano alla promozione e rimangono nei dilettanti.
Per evitare nuove controversie, la sede della squadra viene spostata a Saint Germain en Laye, città a 15 km da Parigi, celebre per vari trattati stipulati tra Francia e Inghilterra e per l’editto firmato da Caterina de’ Medici, che garantiva agli ugonotti la libertà di culto.
Alla società serve una struttura interna solida per tornare tra i professionisti e la presidenza viene affidata a Daniel Hechter, stilista e imprenditore francese (è lui che cambia la divisa sociale, che è quella che tutt’oggi conosciamo). In società, tra gli altri nomi, spicca senza dubbio quello di Jean Paul Belmondo.
I primi anni in Ligue 1
Se l’obiettivo iniziale era quello di avere una squadra di Parigi in massima serie per dominarla, i primi anni sono tutt’altro che entusiasmanti dato che il Psg li passa principalmente in zona retrocessione. A fine anni ‘70 si paventa l’idea di una ulteriore fusione, sempre con Paris Fc o con il Racing Club ma non se ne fa nulla.
Nei primi anni ’80 però arrivano i primi trofei: nel 1981 il PSG si scontra con il Saint Etienne di Michel Platini che, nonostante una doppietta, perde ai rigori, consegnando di fatto la coppa ai parigini. Per festeggiare il trofeo la dirigenza, mette sotto contratto Ardiles, campione del mondo con l’Argentina nel 1978. Secondo i piani, Ardiles servirebbe per l’imminente Coppa delle Coppe, obiettivo che però non viene centrato in quanto i parigini vengono eliminati dall’allora Thor Genk. L’anno successivo i parigini rivincono la Coppa di Francia contro il Nantes, ma vengono eliminati in Coppa delle Coppe dalla Juventus.
La stagione 1984/85 non sorride per niente al Psg che perde in finale di coppa di Francia contro i rivali del Monaco e addirittura rischia di retrocedere in Seconda divisione. Dopo questa debacle però, con l’arrivo di Houllier in panchina, nel 1986 i parigini trionfano per la prima volta in campionato. Negli anni successivi la squadra non si conferma e Houllier viene esonerato. Viene sostituito da Tomislav Ivic, che sarà però allontanato dopo solo due stagioni, culminate con l’eliminazione ai sedicesimi di finale di coppa Uefa, ancora una volta contro la Juventus.
L’arrivo di Canal +
Dopo la deludente parentesi in Coppa Uefa, nel 1991 la società viene acquistata dall’emittente televisiva francese Canal + che porta nuova linfa e nuovi finanziamenti. Il cambio di proprietà fa decisamente bene alla squadra che viene potenziata con l’innesto di George Weah, strappato al Monaco. E se in campionato il Psg fa bene, lo stesso non si può proprio dire per l’Europa: per i francesi la Coppa Uefa è una maledizione e vengono fermati dai rivali di sempre della Juventus.
Nella stagione 1993/94 il Psg vince il secondo campionato grazie ai gol di Weah, ma perde in semifinale di Coppa delle Coppe contro l’Arsenal che poi vince la competizione.
In panchina arriva il portoghese Fernandez. La squadra raggiunge solo il terzo posto in campionato, arriva in semifinale di Champions League ma ancora una volta è una squadra italiana a strappare dalle mani il sogno della Coppa dalle grandi orecchie: il Milan di Fabio Capello.
Nel 1995 arriva il primo grande addio della storia del Psg. Weah, trascinatore, leader e icona della squadra, saluta Parigi e vola a Milano, sponda rossonera del Naviglio. La società per sostituirlo punta su due giovani promettenti come Loko e Djorkaeff e con loro arriva al secondo posto in campionato ma soprattutto la conquista finalmente il primo trionfo europeo: la Coppa delle Coppe vinta battendo in finale gli austriaci del Rapid Vienna. L’anno dopo Djorkaeff segue l’esempio di Weah e vola anche lui a Milano, all’Inter.
I parigini non riescono a bissare il successo in Coppa delle Coppe perdendo la finale contro il Barcellona di Ronaldo e Guardiola, quest’ultimo ancora in cabina di regia a centrocampo. E anche in Ligue 1 devono accontentarsi del secondo posto, alle spalle dei monegaschi del Monaco. La sconfitta più bruciante è ancora una volta contro i rivali della Juventus in Supercoppa Uefa: il millennio del Paris Saint Germain si conclude con il bottino di un Coppa di Francia e di una Coppa di Lega, ma senza vittorie in Europa.
Il nuovo millennio
Il nuovo millennio si apre con un grande arrivo all’ombra della Tour Eiffel: dal Real Madrid, torna in patria il figliol prodigo Nicolas Anelka e nel 2001 il Psg vince la coppa Intertoto battendo il Brescia dei miracoli plasmato da Mazzone e con il Divin Codino Roberto Baggio in gran spolvero. L’anno successivo nonostante l’arrivo a Parigi di un ragazzino brasiliano che presto verrà conosciuto in tutto il mondo, Ronaldinho, il Psg non riesce ad aggiungere nulla alla sua bacheca.
L’avventura del brasiliano dura comunque poco, dati i problemi di adattamento al club e in generale il tipo di calcio molto differente rispetto al Brasile e quindi, nonostante fossero palesi le capacità di Dinho, la società preferisce comunque monetizzare capitalizzare cedendo il fuoriclasse brasiliano al Barcellona e sostituendolo con Pauleta. Quest’ultimo diventerà in breve tempo indispensabile per la squadra. Dal 2000 al 2010, il bottino del Psg è davvero misero e conta solo due coppe di Francia, una Coppa di Lega e una sfiorata retrocessione che avrebbe potuto essere letale al club.
In seguito al cambio societario, alla guida del club arriva lo sceicco Al-Khelaifi con una quantità di fondi che si potrebbe valutare come “indefinita” o se volete “infinita”.
Nel primo calciomercato dei petrodollari arrivano a Parigi nomi del calibro di Thiago Motta, Gameiro, Matuidi, Menez, Sissoko e per 42 milioni Javier Pastore. Quest’ultimo, nonostante fosse considerato un top player, in realtà non riesce a incidere come sperato e non aiuta alla conquista della tanto anelata Champions League. Non solo: il Psg mana anche la vittoria del campionato.
Così lo sceicco alza ulteriormente l’asticella: l’anno successivo il mercato dei parigini sembra uscito da un’asta di fantacalcio e conta 151 milioni spesi per Thiago Silva e Ibrahimovic dal Milan, Verratti dal Pescara, Lavezzi dal Napoli, e Van der Wiel dall Ajax. Non contenti, nel mercato invernale parigini si assicurano a parametro zero David Beckham e quella che sembrava una stella pronta ad esplodere: Lucas Moura dal Sao Paulo.
Con queste aggiunte, ma soprattutto con Carlo Ancelotti in panchina, il Psg torna a vincere il campionato francese. In Europa il piatto piange ancora e Ancelotti lascia Parigi per iniziare a scrivere un nuovo e incredibile capitolo a Madrid, nei Blancos di Cristiano Ronaldo.
Al posto del tecnico italiano, nel 2013 arriva Laurent Blanc che in tre anni vince tre campionati di fila. Neanche a dirlo i mercati sono sempre da prima pagina peri top player acquistati, con buona pace di chi ormai si interroga sull’etica dello sceicco multimilionario. In breve qualche acquisto: Cavani per 64 milioni, Marquinos per 31 milioni, David Luiz per 49 milioni, Di Maria per 63 milioni, Draxler per 36 milioni, Guedes per 30 milioni.
Poi merita un capitolo a parte il biennio 2017/2019 durante il quale, Al-Khelaifi decide di far saltare il banco per arrivare una volta per tutte alla coppa dalle grandi orecchie. Per circa 500 milioni porta a Parigi Neymar Jr e l’astro nascente del Monaco Kylian Mbappé, a cui aggiunge anche nell’estate 2021 Lionel Messi. Innumerevoli o quasi gli allenatori che insieme ai sopracitati fenomeni, tentano la sorte fallendo. E ad oggi, nonostante 11 campionati vinti (e alcuni persi contro squadre meno stellari ma più solide), 14 Coppe di Francia, 12 Supercoppe francesi e 9 Coppe di Lega, l’unica coppa alzata in Europa rimane quella delle Coppe: una manifestazione che non esiste nemmeno più.
Ma di certo una lezione, questa squadra l’ha data a tutta Europa: senza una società seria e stabile, senza un progetto vero, gli investimenti – pur galattici – non permetteranno di mettersi alla pari di società che hanno affondato le radici da decenni nella storia di questo magnifico sport.
Articolo di GIORDANO DI MINEO