Alto e magro come uno spaghetto (Fideo), capace di alternare lunghi sonnecchi a sprazzi di magia pura, agile e slanciato nella corsa come una gazzella e con un mancino che sapeva essere carezza e schiaffo, Ángel Di María è stato senza dubbio uno dei più importanti giocatori argentini del nuovo millennio. Lo hanno amato e apprezzato in primis i tifosi della Casa Blanca, ma anche i tifosi parigini che ne hanno ammirato la genialità, l’estro e il gusto tutto sudamericano della giocata imprevedibile, e non solo. Non spiccava per continuità di rendimento nel corso di una singola stagione: c’erano partite in cui regalava calcio agli astanti, altre invece in cui semplicemente “non aveva voglia” e sembrava giocare in ciabatte, indolente, in una natura duale che lo rende molto simile ad un altro genio che abbiamo ammirato in passato, Dejan Savicevic, e che tuttavia rendeva certi che quando la temperatura si alzava e la palla scottava, i due avrebbero risposto presente.
Penso che non ci siano dubbi di sorta ad affermare che una buona fetta dei momenti migliori della carriera Di María li abbia vissuti con la maglia della propria nazionale, che ha onorato con 31 reti in 145 presenze. Abbiamo perciò selezionato dieci partite della Seleccion, allargando il campo anche alla selezione olimpica e ai mondiali di categoria, che hanno visto brillare Di María, le più iconiche.
Procediamo rigorosamente in ordine cronologico.
Argentina-Cile 3-0
Semifinale Mondiali Under 20 2007
La baby-Selección di quegli anni si tolse più di una soddisfazione: dopo il successo in Olanda nel 2005, i biancocelesti fecero il bis in Canada due anni dopo, alzando per la sesta volta il titolo. Nel 2007 il protagonista assoluto fu il diciannovenne Sergio Kun Aguero, nonché capocannoniere del torneo con 6 reti, ma il derby nobile contro il Cile in semifinale, fu risolto proprio da una perla del giovane Fideo – violento sinistro in corsa sul palo più vicino su assist di Banega – che rese ai suoi la strada in discesa. I suoi tagli palla al piede si fecero indecifrabili nei confronti della squadra cilena – che schierava tre future conoscenze del nostro calcio: Vidal, Medel e Isla – che andò in crisi di nervi e accese la già calda rivalità sudamericana. Un infortunio fece saltare la finale al nostro Angel, che come vedremo avrà tempo e modo di rifarsi, anche in contesti più importanti.
Argentina-Nigeria 1-0
Finale Olimpiadi 2008
A differenza nostra, che un po’ snobbiamo il calcio olimpico, i sudamericani vivono i trionfi olimpici calcistici come titoli da celebrare a tutti gli effetti. È successo anche a Neymar nel 2016 a Rio, trascinatore ad un oro olimpico festeggiato a gran voce dai verde-oro. Ovviamente è successo anche nel 2008 in Cina all’Argentina opulenta di talento e qualità con tantissime stelle che si apprestavano ad ergersi protagoniste del calcio europeo negli anni a venire (Messi, Aguero, Mascherano, Di María, Banega, Lavezzi, Gago, Zabaleta, più Riquelme come fuori-quota). Sotto il sole cocente della capitale cinese, una carezza mancina del Fideo dal limite dell’area scavalcò il portiere nigeriano e si depositò docile oltre la linea di porta. L’oro olimpico andò a Buenos Aires per la seconda volta nella sua storia, gli argentini si leccavano i baffi pensando ai trofei che la nuova generazione potrà raccogliere negli anni a venire.
Argentina-Svizzera 1-0 dts
Ottavi di finale Mondiale 2014
La sfida contro la Svizzera agli ottavi di finale del Mondiale brasiliano arrivò dopo un girone concluso sì a punteggio pieno, ma con molta più fatica del previsto: le prime due gare, contro Bosnia ed Iran, furono vinte solamente grazie alle pesanti giocate di Messi, che ruppero la monotonia arida e sterile del gioco albiceleste, più agevole fu invece il successo contro la Nigeria alla terza partita. La Svizzera di Hitzfeld è stata un fortino, che concesse poco o nulla agli argentini, grazie alla loro aggressività e alla lucida organizzazione. Sembrava una partita destinata a concludersi ai calci di rigore, quando al 118’ Messi riuscì finalmente a schivare un tackle a centrocampo e ad involarsi verso la porta. Alla sua destra fu servito il Fideo, che con il piattone sinistro glaciale bucò il portiere e segnò il gol che valse la qualificazione ai quarti contro il Belgio, dove proprio Angel si infortunò durante il primo tempo. Come andò a finire lo sappiamo: il gioco offensivo argentino si inaridì, Messi si spense. La Selección arrivò ugualmente in finale, ma la coppa andò alla Germania.
Argentina-Germania 4-2
Amichevole 2014
D’accordo, si trattava pur sempre di un’amichevole, seppur di lusso contro i neo-campioni del mondo. Eppure scelgo di inserirla in questa lista, perché rappresenta a pieno titolo tutti i rimpianti dei tifosi e dei simpatizzanti della Selección, che non hanno potuto godere di un Di María sano (non giocò proprio) nella finale di Rio contro i teutonici. Sì, perché in questa leggera amichevole di fine estate, Angel si divertì a dipingere meraviglie: un assist delizioso d’esterno, un altro su cross dal fondo ed un terzo su calcio piazzato, oltre ad un morbido tocco sotto vincente. Nonostante non ci fosse nulla in palio, la prestazione non passò inosservata e tutte le testate sportive ne parlarono: “Di María mostruoso”, titolò la versione online della rosea. E pensare che si sarebbe apprestato a vivere il peggior anno della carriera al Manchester United di Van Gaal, noto per non essere di certo un ammiratore degli argentini…
Argentina-Paraguay 6-1
Semifinale Coppa América 2015
Un altro infortunio tolse di mezzo Di María in un momento cruciale, ossia la finale contro il Cile, che l’Argentina perse ai rigori. Tuttavia, se ci fu una partita dove potemmo vedere il Fideo nella sua versione migliore, quella fu la semifinale contro il Paraguay. Il risultato fu tennistico, frutto della straordinaria vena degli interpreti argentini: Messi e Pastore erano ispirati e regalarono duetti e fraseggi d’alta scuola, Higuain e Aguero si iscrissero al tabellino dei marcatori, ma il giocatore che brillò di più in assoluto fu il Fideo: due gol ed un assist delizioso al Kun. Negli spazi correva come un centometrista, con la palla tra i piedi fluttuava e danzava come un prestigiatore.
Argentina-Francia 3-4
Ottavi di finale Mondiale 2018
In quella che fu la più balorda spedizione argentina al Mondiale, con un allenatore completamente delegittimato da squadra e federazione, convocazioni discutibili e assenza di coesione e garra – che sono sempre state le armi nobili dell’Argentina, vedi 1986, 1990, 2014 – e un pessimismo cosmico che avvolgeva l’ambiente in una coltre di fumo nero – la qualificazione al torneo fu acciuffata in extremis da una tripletta di Messi all’Ecuador, ma era proprio il recente passato a bruciare: tre finali perse di fila ed un digiuno che durava dal 1993 rendevano l’ambiente demoralizzato e depresso.
Dopo un deludente pareggio con l’Islanda e la catastrofica sconfitta per 3-0 contro la Croazia, Messi fu provvidenziale a risolvere la delicata partita con la Nigeria e a portare i suoi agli ottavi contro la Francia, che si sarebbe consacrata campione del mondo. La gara fu molto difficile e già in partenza il divario era ampio, l’uragano Mbappé accentuò questo distacco con un uno-due mortifero. La luce della speranza fu però accesa dal Fideo, che trovò il temporaneo 1-1 con una magia da fuori area: sinistro terra-aria da fermo che non lasciò scampo a Lloris. In un torneo dove non ci fu quasi nulla da salvare dell’Argentina, solo macerie, distruzione e confusione, Di María fu tra i pochi a uscire in smoking bianco dal disastro.
Brasile-Argentina 0-1
Finale Coppa América 2021
Lionel Scaloni ebbe il merito di rifondare l’Argentina dalla base, di darle una quadratura, di renderla il gruppo che prima non era, di compattarla attorno al proprio leader (Messi). Nella semifinale persa contro il Brasile nel 2019 ci fu un clic, scattò qualcosa, e non solo per la grinta mostrata dagli argentini dinanzi agli errori arbitrali. Nelle atmosfere surreali degli stadi vuoti a causa della pandemia, Lionel Messi disputò la migliore Coppa América della sua vita e piazzò le giocate determinanti, partita dopo partita, per portare i suoi a Rio contro gli acerrimi rivali brasiliani. Abbiamo raccontato la partita qui, ma il pallonetto (un altro) di Di María che scavalca il portiere, come un lampo violento che squarcia la notte, ve lo ricorderete tutti. Il Fideo non giocò un grande torneo, a dirla tutta: fu quasi sempre una riserva, da far giocare l’ultima mezzora, senza incidere, fino alla finalissima, in una partita dominata dalla tensione della posta in palio, dai falli violenti e reciproci. L’Argentina tornò a banchettare al tavolo della vittoria, dopo un digiuno che pareva eterno.
Argentina-Italia 3-0
Finalissima 2022
Le vincitrici delle coppe continentali per nazionali europee e sudamericane si affrontarono all’Artemio Franchi. Fu una partita senza storia: i sudamericani giocarono meglio, come qualità tecnica ed anche come grinta, mentre gli azzurri apparvero scarichi. Finì 3-0 senza troppe sorprese, Di María dipinse un ennesimo pallonetto a scavalcare il portiere avversario, un’altra coppa finì nelle mani albicelesti.
Argentina-Francia
Finale Mondiale 2022
Abbiamo ampiamente raccontato questa finale qui su Game of Goals, il nostro Niccolò Mello ha anche minuziosamente analizzato qui la superba prestazione di Messi che finalmente si era riconciliato con il destino, come era giusto che fosse per uno dei giocatori più grandi di sempre, ma non va dimenticato l’impatto del Fideo in questa finalissima tra le dune del deserto. Giocò senza infamia e senza lode la partita di debutto contro l’Arabia Saudita, fu la spalla di Messi nel provvidenziale gol al Messico che tirò fuori l’Argentina dalle sabbie mobili dell’eliminazione, ma poi guardò tutto il Mondiale dalla panchina, a causa delle imperfette condizioni fisiche.
Scaloni, tuttavia, lo tirò a lucido per la finale, seppur a mezzo servizio. Aveva nelle gambe un’ora, non di più, ma in quei sessanta minuti fu musica e magia: si guadagnò il rigore del vantaggio, siglò il 2-0 con un sinistro chirurgico dopo un’azione corale. Se Messi fu la mente, Di María fu il braccio: i suoi tagli affondavano nella difesa francese come il coltello nel burro. Quando la benzina finì, Scaloni lo sostituì, e la Francia tirò un sospiro di sollievo. L’esito però lo conosciamo tutti.
Argentina-Colombia
Finale Coppa America 2024
Questa è storia recente, di un paio di giorni fa. A Miami si è giocata la finale di Coppa America tra l’Argentina campione in carica e la Colombia, trascinata da un James Rodriguez in forma smagliante, simile a quello che incantava il mondo durante i mondiali brasiliani. La Colombia era partita meglio, più tonica e vibrante, almeno per un’ora. Messi si è fatto male dopo mezzora e ha giocato un’altra mezzora abbondante a mobilità ridotta, senza brillare. E Di María?
Anche per lui è stato un calvario, non solo per la durata infinita della partita e per i disordini prima del match che hanno fatto slittare l’inizio di ben un’ora e un quarto. Angel ha lottato, si è sbattuto, come un marinaio in balia della tempesta. Eppure, è dal suo sinistro che sono partite le cose migliori dell’Argentina, qualche pallone telecomandato, lungo di pochi millimetri. Qualche sgroppata delle sue, tra cui una che l’ha portato a consumarsi davanti al portiere, chiuso dagli arcigni colombiani. Come un fiammifero che lentamente si spegne, è stato richiamato in panchina al crepuscolo della gara, completamente svuotato. I compagni lo hanno abbracciato e hanno accolto le sue lacrime, all’ultimo giro di tango, coronato da un’altra coppa.