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I 10 capolavori europei del “Genio” Dejan Savićević

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Dejan Savićević ha sequestrato le mie fantasie di ragazzino quasi trent’anni or sono, e sin da allora vivo nel suo mito, nel ricordo delle sue gesta, del suo calcio idiosincratico e bizzarro; con il passare del tempo, sulle sue prodezze si è steso un velo di nostalgia che le ha rese ancora più magiche e indecifrabili. Il calcio degli ultimi trent’anni ha reso quasi impossibile l’esplosione di un nuovo Dejan Savićević, e non perché sia diventato “brutto” o “troppo difficile”: da un po’ di tempo ogni giocatore in campo deve infatti essere funzionale alle necessità della squadra, perché oggi si gioca davvero in undici e nessuno può permettersi corpi estranei, gente completamente esonerata da compiti di natura tattica.

Il Genio, soprannominato così per le sue doti di gitano avvezzo all’improvvisazione, o più semplicemente perché quando ti aspettavi una giocata lui ne inventava una seconda, e a volte anche una terza o una quarta, era invece un giocatore letteralmente fuori dagli schemi, tanto da sembrare anacronistico già a fine anni ’80; rivedere oggi in campo la sua Stella Rossa, con quella maglia sobria e bellissima che incornicia fisici da normodotati, possiede un’allure romantica cui il sottoscritto non riesce a resistere. Il fascino di schierare due e anzi forse sarebbe corretto scrivere tre numeri dieci – Dejan Savićević, Dragan Stojković e Robert Prosinečki – completa poi l’operazione nostalgia e alimenta ulteriormente lo charme di quella formazione, che poteva permettersi il lusso di schierare in campo in simultanea tre fantasisti anarchici senza risentirne e anzi diventato un enigma per quasi tutte le avversarie.

Rispetto al gemello Piksi, che amava cucirsi addosso la partita, farne cosa propria, disporre dei suoi tempi e delle sue coreografie come amano fare i grandi registi, il Genio preferiva partire da posizione defilata e illuminarsi a strappi, a seconda della luna e della vena, trasformandosi in un’arma micidiale grazie al suo dribbling, alla capacità di spostare rapidamente la palla in molteplici direzioni. Ho assistito a prestazioni del Genio talmente anonime da essere quasi caricaturali, e ad altre in cui San Siro gli tributava lunghi applausi, invocando la sua carezza (il suo magico piede sinistro). La sua discontinuità era proverbiale, tanto che è la prima cosa cui pensiamo ancora oggi quando nominiamo il Genio. In realtà, non mancano nella sua carriera stagioni in cui il cerchio continuità si chiude, come un paio di quelle disputate a Belgrado, la stagione 94/95 (in cui figura stabilmente tra i migliori giocatori del campionato) e in buona misura anche quella successiva, coronata dall’ultimo titolo dell’era Capello. Ciò non toglie che il Genio meriti di accomodarsi tra i grandissimi della sua epoca e più in generale tra i massimi giocatori della storia del calcio jugoslavo soprattutto per via delle notti magiche vissute sui palcoscenici europei, notti in cui ha saputo spesso aumentare la propria cilindrata e ergersi a protagonista chiave della squadra. Abbiamo selezionato per voi i dieci capolavori europei del Genio.

Savićević ai tempi della Stella Rossa

Stella Rossa – Milan 1-1 (3-5 d.c.r.)
10 novembre 1988

Nel 1988 Dejan Savićević è qualcosa di più di una promessa del calcio balcanico: dopo tre stagioni di crescita costante nel Budućnost, Dejo ha appena traslocato a Belgrado e si è subito inteso a meraviglia con Piski Dragan Stojković. Il Milan nell’autunno del 1988 di Sacchi è ancora in fase di rodaggio e, come noto, le due partite abbondanti con la Stella Rossa sono due battaglie (e mezzo), al termine delle quali i rossoneri hanno la meglio a fatica e solo ai calci di rigore, ma con merito. Non posso inserire in questa graduatoria la fantasmatica partita della nebbia, nonostante il Genio l’abbia di fatto decisa poco prima che scendesse su Belgrado un nebbione omerico, e allora rimedio citando la sfida del giorno seguente, il 10 novembre. Savićević incanta il nostro Bruno Pizzul in varie occasioni: Bruno celebra più volte la classe cristallina dei due dieci jugoslavi, e il Genio, non sempre a dire il vero nel vivo della partita, si guadagna un voto alto grazie al bellissimo assist con cui consente al gemello di pareggiare il gol di Marco Van Basten. Stop con la coscia e apertura di prima del suo sinistro fatato, un’apertura che coglie di sorpresa la difesa del Milan e riporta la partita in parità. La prima perla della collana sta tutta in quella giocata, appunto, da Genio.

Stella Rossa – Colonia 2-0
22 novembre 1989

Secondo Sinisa Mihajlovic, i giocatori jugoslavi sarebbero in grado di prendere a pallonate Italia e Germania e poi di farsi eliminare dalla formazione dei camerieri del loro albergo, e la lunga epopea europea della Stella Rossa sembra voler confermare la sua tesi in più occasioni: non si contano infatti i turni a eliminazione diretta in cui la squadra di Belgrado domina una partita e scompare dal campo in quella successiva, vedendosi eliminata. Nel 1989 i biancorossi sono tra i favoritissimi della coppa UEFA, anche perché hanno una rosa e ambizioni da Coppa dei Campioni e da diversi anni. Nel novembre del 1989, la Stella Rossa affronta il Colonia nel meraviglioso Maracanã di Belgrado e vince 2-0; il successo sarà vanificato dalla scialba prestazione del ritorno, ma regala anche la seconda magia di Dejo sul palco internazionale: dopo un lungo assedio, Dejo sblocca la partita con uno dei suoi rari gol di testa, propiziato da un corner del gemello, e quindi la chiude con un’iniziativa individuale che ricorda quelle di Robben e di Salah.

Dinamo Dresda – Stella Rossa 1-2
20 marzo 1991

La notte calda di Dresda passerà alla storia per i disordini provocati dai tifosi tedeschi, che costeranno alla loro squadra uno 0-3 a tavolino. Ciononostante, ritengo sia giusto guardare al campo e tributare i giusti meriti a una delle prestazioni più brillanti di Dejo in quella che rimarrà la sua stagione migliore, che ben avrebbe potuto culminare con la consegna del pallone d’oro. Parso sin da subito in serata di grazia, il Genio a un certo punto ingrana la quinta e supera tutta la difesa tedesca con un assolo quasi maradoniano, superando il portiere avversario con un’inedita bomba di destro.

Bayern Monaco – Stella Rossa 1-2
10 aprile 1991

Le semifinali con il Bayern Monaco, come noto, furono due autentiche battaglie, estremamente dure anche sul piano fisico, e a timbrare il gol decisivo è ancora una volta Savićević: dopo un primo tempo fatto più di ombre che di luci, il fuoriclasse montenegrino entra in partita e la illumina con diverse giocate da grandissimo, tra cui spiccano un paio di serpentine e due verticalizzazioni. Il momento cruciale arriva però quando le squadre sembrano accontentarsi del pareggio: Savićević vede un buco nella difesa bavarese, supera in velocità tale Kohler e segna il gol decisivo ai fini della qualificazione.

Stella Rossa – Manchester United 0-1
19 novembre 1991

La finale di Supercoppa Europea del 1991 è un’anomalia nella carriera del montenegrino: se il Genio ci ha abituati a vivacchiare nella penombra delle partite per poi accendersi come una torcia e ribaltarne gli esiti con una giocata, all’Old Trafford nel 1991 Dejo sembra ispirato dalle muse del calcio e per novanta minuti fa tremare i tifosi inglesi e un incredulo Ferguson, che spenderà parole al miele per il montenegrino. Contrariamente a quanto accaduto in molte altre occasioni, tuttavia, in questo caso Savićević dà spettacolo ma non riesce a confezionare la giocata decisiva e anzi macchia la prestazione agevolando il gol avversario. Se ci si concentra sui novanta minuti, in ogni caso, questa è probabilmente la miglior prestazioni del giocatore slavo, almeno sui palcoscenici maggiori.

Milan – Porto 3-0
1° dicembre 1993

A dicembre del 1993, Dejo sembra il paradigma del grande talento sprecato, o quantomeno declinato prematuramente: dopo una stagione di apprendistato, in cui ha sofferto anche una concorrenza proibitiva, il fantasista slavo dovrebbe diventare l’epicentro del progetto di Capello. E invece il girone d’andata della stagione del double lo vede spesso imbronciato in panchina; la sua discontinuità diventa un malessere cronico che gli impedisce di decollare e le sporadiche veroniche non possono compensare il numero risicatissimo di giocate chiave, con uno zero alla voce dei gol che pesa una tonnellata. In una cornice simile, e con i rapporti con Don Fabio ai minimi termini, la prestazione maiuscola regalata ai tifosi di San Siro nel dicembre del 1993 luccica come un diamante: Dejo si sveglia come da un lungo letargo, disegna calcio per novanta minuti e impacchetta tre cioccolatini che propiziano i gol dei suoi. Bellissimo in particolare il terzo assist, una pennellata che sembra vagare nella terra di nessuno e che invece si appoggia sulla testa di Massaro.

Werder Brema – Milan 1-1
16 marzo 1994

Il giorno dopo la partita, la stampa sportiva italiana celebrerà la prestazione di due giocatori in maglia rossonera, due giocatori grazie ai quali il Milan era uscito indenne dal catino di Brema: un Sebastiano Rossi in formato saracinesca e un Savićević che dimentica i bronci e i grigiori del campionato per illuminare il cielo tedesco con alcune giocate da capogiro, tra le quali spicca un insolito gol da opportunista e segnato con il destro. Quando i meccanismi di squadra si inceppavano, il Genio era quasi sempre in grado di inventare la giocata fuori dagli schemi, anche dai suoi schemi.

Milan – Barcellona 4-0
18 maggio 1994

Citazione scontatissima e sulla quale non mi dilungo troppo, Dejan Savićević ad Atene è in stato di grazia e quando prende palla i difensori del Barcellona avvertono un formicolio di vulnerabilità; un pallonetto che imbecca Massaro in mezzo a una selva di maglie blaugrana e il famoso pallonetto che chiude definitivamente la partita sono le due grosse ciliegie su una torta che non ha quasi eguali nella storia delle finali di Champions.

Paris Saint-Germain – Milan 0-1
5 aprile 1995

Il Dejan Savićević del 1994/1995 ha archiviato le lune delle stagioni precedenti e veleggia al fianco dei giocatori più brillanti del campionato; in Europa, poi, dimostra sempre di trovarsi a suo agio come nessun altro: la semifinale con i brillanti parigini di George Weah sulla carta dovrebbe essere una partita equilibrata, ma la maggior esperienza dei rossoneri sposta gli equilibri, e con lei lo fa anche un Dejo ispirato come nelle sue serate migliori. Per la verità, i rossoneri concedono l’iniziativa ai francesi e Dejo è spesso isolato davanti, ma quando si accede fa fuoco e fiamme, e l’assist per Boban è un cioccolatino degno del suo repertorio migliore.

Milan – Paris Saint-Germain 2-0
19 aprile 1995

Due settimane dopo aver espugnato il Parco dei Principi, il Milan controlla la partita a San Siro, e ancora una volta può farlo grazie alle ispirate invenzioni del suo Genio, che disputa un’ottima partita, con alcuni spunti palla al piede degni di nota, e poi realizza le due reti che chiudono ogni discorso qualificazione. Eccezionale il primo gol, favorito da un controllo di ginocchio che sbilancia il diretto marcatore e spalanca davanti a Dejo la porta dei parigini. Anche San Siro, dopo il numero da rabdomante, si alza a tributare il doveroso omaggio alla carezza del suo lunatico fuoriclasse.

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