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La magia di Ronaldinho: i 10 momenti che più mi hanno emozionato del “Re del calcio-samba”

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C’è qualcuno che nella storia del calcio abbia incarnato il concetto di “calcio bailado”, di dribbling a ritmo di samba, caipirinha e piedi scalzi nelle spiagge brasiliane meglio di quanto lo abbia fatto Ronaldinho? Io credo di no.

Carnagione olivastra, sorriso fanciullesco che non nasconde due dentoni sporgenti, fisico da corazziere ben lontano dall’asimmetria di altri due malandri come Garrincha e Neymar, piedi fatati movenze funamboliche, Ronaldinho è stato l’ultimo alieno dal punto di vista della tecnica pura, prima che il duopolio MessiCristiano Ronaldo cannibalizzasse ogni discussione su chi fosse il migliore al mondo, discussioni nelle quali sono state letteralmente vivisezionate le partite, se non addirittura le singole azioni di entrambi, con una precisione certosina, senza sconti e indulgenze.

Non c’è il minimo dubbio che la carriera – e anche la grandezza storica – di Ronaldinho non regge il confronto con due mostri sacri che si sono dati battaglia partita dopo partita per un decennio e mezzo, e che se applicassimo a lui gli stessi criteri di giudizio che abbiamo usato per l’argentino e per il portoghese, Dinho ne uscirebbe fortemente ridimensionato, in primis alla luce del fatto che il momento in cui aspettavamo la sua ascesa definitiva tra gli immortali (Mondiale 2006) è coinciso con l’inizio del crepuscolo, seppur ancora ricco di bagliori di magia pura, ma non più da primo della classe. 

Oggi però non vorrei fare un’analisi della grandezza storica di Ronaldinho, analisi che partirebbe ovviamente da fatti, dati e numeri contestualizzati, ma che non sarebbe comunque scevra da percezioni e sensazioni personali. Vorrei piuttosto ricordare quelli che sono i momenti in cui Ronaldinho ha soddisfatto maggiormente il mio appetito di appassionato, i suoi momenti di magia che mi sono rimasti più impressi. Ripeto e sottolineo che si tratta di un discorso assolutamente personale, dunque in questo pezzo non troverete la pretesa di delineare quelle che sono state le migliori prestazioni della carriera, o i migliori gol – e anche qui un minimo di soggettività sarebbe peraltro inevitabile – ma troverete giocate e momenti che il sottoscritto associa istintivamente a Dinho e al suo modo di giocare a calcio.

Brasile-Venezuela, Coppa America 1999

Il Brasile viaggia in carrozza, trascinato da due certezze della Seleçao, Rivaldo e Ronaldo, ai quali si aggiunge il giovane fenomeno alle prime presenze in maglia verde-oro. Ronaldinho riceve palla al limite dell’area da Cafu: il controllo con il primo tocco è seguito da un sombrero sul primo avversario, il terzo tocco toglie il tempo ad un altro difensore avversario e il quarto tocco è la conclusione a rete da distanza ravvicinata. La Seleçao vincerà la coppa trascinato dalle giocate di Rivaldo, Amoroso e Ronaldo, ma Ronaldinho ha dato un messaggio al mondo del suo talento purissimo.

Ronaldinho contro il Venezuela, Coppa America 1999: nasce una stella

Brasile-Inghilterra, Mondiali 2002

Magia di Ronaldinho o papera clamorosa di Seaman? Entrambe le cose. Fatto sta che la parabola beffarda che si infila alle spalle dello spaesato portiere inglese è l’episodio decisivo che permette ai futuri campioni del mondo di sbrogliare la pratica più ostica del torneo, quella contro l’Inghilterra di David Beckham. Il vantaggio di Michael Owen viene pareggiato da un piattone mancino di Rivaldo, servito splendidamente da Ronaldinho che va via in doppio passo e serve con l’esterno destro un cioccolatino al Pallone d’oro 1999. E poi c’è il lob del genio estroso e imprevidibile, che si inventa una giocata che in quel momento nessuno stava immaginando, e la buona sorte gli dà una mano. Nel quinto titolo mondiale del Brasile c’è anche la firma di Ronaldinho.

Il sigillo sulla Coppa del Mondo 2002

Barcellona-Siviglia, Liga Spagnola 2003/2004

Sono certo che ve la ricorderete tutti. È la partita del debutto a Barcellona di Ronaldinho, giocata incredibilmente nell’insolito orario di mezzanotte, ma non per questo disertata dalla tifoseria blaugrana, che anzi ha riempito il Camp Nou nonostante l’orario proibitivo, proprio per gustarsi il debutto del nuovo acquisto dal Paris Saint Germain. Mai scelta fu migliore, perché il fenomeno di Porto Alegre delizia la platea con giocate d’alta scuola, ma soprattutto con quel celeberrimo missile da distanza siderale che fa esplodere lo stadio. È subito amore tra Dinho e il Barcellona, che comincerà la sua rinascita, trascinata proprio da lui.

Barcellona-Milan, Champions 2004/2005

Complice la posizione di quest’incontro nel torneo – ai gironi, e non nella fase finale – le due squadre si sono divertite, e si è divertito soprattutto Ronaldinho, che sfodera una prestazione deluxe al cospetto di un mostro sacro della difesa come Alessandro Nesta, incenerito dalla velocità funambolica dell’asso di Porto Alegre, che si dimostra abile a calciare di potenza anche con il “piede debole”.

5. Chelsea-Barcellona, Champions League 2004/2005

Anche questa non ha bisogno di presentazioni. L’esito lo conosciamo tutti: il Chelsea di José Mourinho riesce a ribaltare il 2-1 dell’andata e a qualificarsi per i quarti di Champions League, ma l’immagine che è rimasta nella memoria è quella danza di Ronaldinho, a tu per tu con Carvalho. Gamba sinistra ben impiantata a terra, gamba destra che simula un tiro, poi un altro e un altro ancora, prima di vibrare una stoccata con la punta del piede, che deposita il pallone alle spalle di Cech, lasciando di sasso Stamford Bridge, che poi festeggerà il passaggio del turno. Un colpo leggero e fantasioso, più facile da vedere nel relax una partita in una spiaggia assolata, che non in una gara ad eliminazione diretta. Lo strapotere tecnico di Ronaldinho va al di là del risultato, e per una volta gli appassionati sono tutti d’accordo: nonostante il Barcellona non vinca la Champions e non ci vada nemmeno vicino, il migliore giocatore del mondo è lui.

6. Real Madrid-Barcellona, Liga Spagnola 2005/2006

Banale forse, ma è sicuramente “il” momento per eccellenza dell’apogeo di Ronaldinho. La doppietta con cui strappa gli applausi del Bernabeu – mai tenero con i giocatori del Barcellona – fa il giro del mondo e trasvola le trasmissioni sportive per atterrare nella tv generalista: notiziari e telegiornali ritagliano uno spazio per le gesta di Ronaldinho, che senza discussioni si aggiudica il Pallone d’Oro del 2005, portato in trionfo da tutto il mondo. Lo sguardo incredulo di Casillas, immortalato dalle telecamere, come a dire “non lo fermiamo più!”, rappresenta la resa e l’impotenza degli avversari di fronte a un prodigio che per elasticità ed imprevedibilità dei movimenti sembrava richiamare quello di Diego Armando Maradona.

7. Barcellona-Athletic Bilbao, Liga Spagnola 2006/2007

Paradossalmente una delle giocate di Ronaldinho alla quale sono maggiormente affezionato non è un gol, è un cerchio non-chiuso, una beffa del destino dal sapore quasi “da Prometeo”, l’eroe che secondo la mitologia greca nella volontà di riscattare la sua condizione di mortale rubò il fuoco (la tecnica) agli dei e che per questo fu duramente punito. Anche l’azione di Ronaldinho, in quell’infinito gioco di prestigio di finte, dribbling e specchi, non ha nulla di umano, nella sua pulizia e velocità d’esecuzione sembra più vicina al divino. La traversa sulla quale si infrange il pallonetto dalla linea di fondo è l’invidia degli dei, che tolgono a Dinho una giocata che avrebbe meritato una sorte migliore.

8. Barcellona-Villareal, Liga Spagnola 2006/2007

La bellezza di questo gol non sta solo nel gesto tecnico della rovesciata, ma sta anche nell’avvitamento e nella contorsione quasi innaturale con cui Ronaldinho si coordina. Sembra quasi un’illusione ottica di uno spazio che si cambia forma, che si comprime e si dilata, che perde le sue geometrie e le ridisegna in un altro piano geometrico. Peccato che questo Dinho fu praticamente cacciato da Barcellona l’anno successivo, a seguito di un brusco calo di rendimento, che lo porta a perdere i galloni da titolare.

Milan-Siena, Serie A 2009/2010

È una partita qualunque, come ne vediamo ogni domenica da sempre, ma chi ha avuto la fortuna di guardarla sono certo che se la ricorderà ancora, nonostante siano passati parecchi anni. il Milan batte il Siena 4-0, Ronaldinho sigla una tripletta, ma la bellezza sta tutta nella sua prestazione: doppi passi, elastici, scavetti, traccianti. Il capolavoro del 4-0, con quel dribbling e quella rasoiata di destro sotto l’incrocio, è solo il coronamento di una prestazione di un giocatore che faceva uno sport diverso. Avrei potuto mettere la doppietta alla Juventus, il gol nel derby, gli innumerevoli assist a Pato e a Borriello, ma a distanza di tredici anni ricordo chiaramente lo stupore che ebbi davanti alla tv, speravo che quella partita non terminasse mai. Ronaldinho nei suoi anni di Milano era ben lontano dall’essere il giocatore funambolico dei migliori anni al Barcellona, ma la velocità perduta era compensata da assist sopraffini (30 in due anni e mezzo) e da una visione di gioco superiore.

Santos-Flamengo, Brasileirão 2011

Ronaldinho contro Neymar, il Vecchio e il Bambino, il passato e il futuro si incontrano e danno vita alla fiera del “futbol bailado”, fatto di dribbling, tocchi e danze, nel pieno spirito dell’essenza del calcio brasiliano, con il rovescio della medaglia di svarioni difensivi incredibili e impossibili da immaginare per noi europei. Di questa partita c’è poco da raccontare, gli highlights danno una minima idea di quanto avvenuto, ma credo proprio che vada vista. Neymar da 10 in pagella – in Brasile pensano da tempo di avere trovato l’erede di PeléRonaldinho non è da meno. Questa partita è assurda come un film di David Lynch, va vista, perché raccontarla è impossibile.

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