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Saint Andrew’s vs Caledonians, storia del primo campionato mai disputato in Argentina

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Così come non esiste una data che coincide inequivocabilmente con il primo incontro tra Argentina ed Uruguay – come abbiamo osservato in un articolo pubblicato di recente –, esiste un campionato il cui vincitore è tutt’ora oggetto di discussione e fraintendimenti: quello del 1891. Secondo l’AFA, probabilmente per il fatto di non riconoscere l’AAFL – Argentine Association Football League – come sua predecessora, a vincere quel titolo sarebbe stato il Saint Andrew’s.

Tale narrazione si sarebbe propagata nei decenni a seguire a livello locale ed internazionale, godendo di un discreto risalto anche sul web. In realtà quel torneo fu vinto in coabitazione dal Saint Andrew’s, appunto, e dal Caledonians, dato che le regole prevedevano la spartizione degli onori in caso di arrivo a pari punti.

Al Saint Andrew’s sarebbero poi andate le medaglie messe in palio per chi avesse vinto lo spareggio tra le due. Quello del 1891 è inoltre un campionato finito nell’oblio per via del fatto che la federazione si sarebbe dissolta al termine del torneo e la competizione sarebbe stata riesumata due anni dopo. In questo articolo vi proponiamo la storia di questo campionato sconosciuto ai più attraverso un viaggio nei giornali e nelle pubblicazioni del tempo.

1891, il primo campionato argentino

Il primo campionato organizzato dalla AAFL si disputò tra il 12 aprile ed il 13 settembre del 1891. La mente principale dietro l’organizzazione del torneo era quella di Alec Lamont, calciatore del Saint Andrew’s AC, dipendente del Ferrocarril Sud e segretario della neonata federazione. Lui e F.L. Wooley, membro del Buenos Aires and Rosario Railway Athletic Club nominato presidente, sarebbero stati i factotum di quella competizione. Le squadre partecipanti erano cinque: il Saint Andrew’s, appunto, i cui giocatori erano soprannominati los santos per via della loro affiliazione all’omonima chiesa scozzese sita in calle Piedras 55, i Caledonians, dipendenti dell’azienda sanitaria Pearson y Bataume, il Buenos Aires & Rosario Athletic Club, l’unica squadra a provenire dalla provincia, precisamente dalla cittadina di Campana, il Belgrano Football Club ed il Buenos Ayres Football Club. Mancavano all’appello altre formazioni che nei piani iniziali avrebbero dovuto essere presenti: il Saint Lawrence, l’Hurlingham, che si sarebbe tirato indietro poco prima dell’inizio, la Buenos Aires English High School di Alexander Watson Hutton, che quasi all’unanimità viene considerato il padre del calcio argentino e che negli anni successivi sarebbe diventato pluricampione a livello locale, ed il Flores Collegiate del reverendo Joseph Henry Gybbon Spilsbury, le ultime due impossibilitate a partecipare in quanto disponevano soltanto di calciatori minorenni.

Nelle settimane precedenti all’inizio The Standard, una delle pochissime riviste che al tempo dedicava spazio al calcio – era, fondamentalmente, uno dei bollettini della comunità britannica di Buenos Aires –, scriveva che grazie ad una buona organizzazione il torneo sarebbe iniziato sotto i migliori auspici, e che il calcio avrebbe avuto un ‘impatto importante in questa parte di mondo’. Nonostante l’assenza della Buenos Aires English High School, Alexander Watson-Hutton avrebbe comunque preso parte al torneo in qualità di arbitro. Non sarebbe stato l’unico pioniere del calcio argentino a comparire: oltre a lui ed Alec Lamont avrebbe partecipato anche William ‘Guillermo’ Waters, conoscente di lunga data di Watson-Hutton, colui che cinque anni prima aveva portato sul Rio de la Plata i primi palloni da calcio direttamente dalla Scozia. Si sarebbe disimpegnato come centre-back proprio tra le fila del Saint Andrew’s.

Non sono molte le cronache delle partite reperibili sul The Standard, ciò a causa di tre ragioni principali: il calcio al tempo risvegliava l’interesse di pochi, la natura stessa della testata, che come abbiamo sottolineato era un bollettino della comunità britannica locale dove le aziende reclamavano un loro spazio promozionale e, soprattutto, il fatto che il lunedì, giorno successivo agli incontri, The Standard non usciva. Le regole prevedevano l’assegnazione di due punti a vittoria, uno a pareggio ed un format che contemplava un girone di andata ed uno di ritorno. In caso di arrivo a pari punti, avrebbe trionfato la formazione con la miglior differenza reti. Questo, almeno, fu ciò che venne stabilito in un primo momento.  Il calendario tuttavia avrebbe presentato un andamento irregolare per tutta la sua durata: in alcune giornate, anziché disputarsi due incontri, se ne sarebbe disputato uno solo.

Il 17 maggio, a campionato in pieno svolgimento ebbe luogo il primo big match della storia del campionato argentino. Il Saint Andrew’s sfidò i Caledonians. I santos, in virtù delle tre vittorie ottenute, si trovavano a punteggio pieno, mentre i rivali erano a soli due punti, in quanto avevano preso parte a un solo incontro. Le due formazioni si conoscevano bene dato che l’anno precedente si erano affrontate tre volte in amichevole, e i Caledonians avevano sempre avuto la meglio. A sorpresa, però, i 500 spettatori presenti al campo di giocò assistettero all’exploit dei santos, che vinsero 4-0 e si portarono così ad otto punti in classifica. Tra i marcatori della gara figurava anche Lamont. Tuttavia, nel proseguo del campionato i Caledonians avrebbero rimontato vincendo tutti gli incontri successivi alla sconfitta di quel giorno. Le due formazioni sarebbero così arrivate allo scontro decisivo l’ultima giornata del torneo, il 30 agosto, con tre settimane di ritardo sulla data prestabilita in quanto la pioggia si era abbattuta copiosa su Buenos Aires. La contesa terminò 3-3 con le squadre a pari punti. 13 a 13.

Quindi, chi fu il primo campione della storia del calcio argentino? Nove giorni dopo quell’incontro la commissione presieduta dal presidente Wooley si riunì e, contrariamente a quanto stabilito  prima dell’inizio del torneo, decise che i vincitori sarebbero stati due poiché quello stesso anno si era verificato un caso analogo in Scozia: Dumbarton e Rangers erano arrivati a pari punti ed erano stati dichiarati entrambi vincitori. Nonostante ciò venne organizzato uno spareggio – 90 minuti più 30 di eventuali supplementari – per stabilire chi avrebbe fatto suo il premio. Il premio consisteva in delle medaglie recanti su una faccia nome e cognome dei vincitori e sull’altra la dicitura Season 1891.

Il 13 settembre sul terreno del Polo Flores Club erano presenti 300 spettatori, meno di quelli che avevano presenziato ai primi due incontri tra le due a causa, stando a quanto scrisse una cronaca, della lontananza del terreno di gioco rispetto alla città. La prima frazione si concluse sull’1-1 e tale risultato, nonostante il dominio del Saint Andrew’s, non cambiò fino al 90º. Si dovette quindi ricorrere ai tempi supplementari, decisi da Charles Douglas Moffatt, insider derecho appena diciannovenne autore di una tripletta. I Caledonians avevano pagato la scarsa verve offensiva – si segnalarono, ad esempio, le tante occasioni sprecate da Sutherland, abile dribblatore ma poco concreto – e i santos avevano fatto loro le medaglie in gioco.

Charles Douglas Moffatt, primo crack del calcio argentino

Anni dopo, nel maggio del 1934, un giornalista de El Gráfico, Félix Frascara, avrebbe intervistato Charles Douglas Moffatt nella sua abitazione di Temperley. Moffat disse che parlare del calcio dell’epoca equivaleva a parlare della preistoria del pallone, e che in quegli anni nessuno poteva prevedere come quel gioco ad appannaggio degli ingleses locos sarebbe evoluto. Poi, rivolgendosi al giornalista, gli chiese: “ Sono certo che ora mi chiederà se era meglio il calcio del tempo o quello di adesso”. Il giornalista, però, mise in chiaro che i confronti non gli interessavano, e che era invece interessato a saperne di più riguardo all’epoca che Moffatt aveva vissuto da calciatore. Voleva conoscere più a fondo quelle partite pionieristiche che avevano visto l’attaccante ed i santos laurearsi campioni d’Argentina.

Charles Douglas Moffatt e famiglia nel 1934

Charles Douglas Moffatt era nato a Londra il 5 luglio del 1870 e si era trasferito a Buenos Aires nel 1889. Oltre a calcare con regolarità i campi da gioco della capitale – che al tempo gli emigrati britannici chiamavano Buenos Ayres – avrebbe lavorato per varie imprese locali prima di andare in pensione nel 1928. Raccontò che fin dall’infanzia aveva giocato a calcio in quanto era un’attività obbligatoria nel proprio istituto così come lo sarebbe diventata in Argentina anni dopo grazie, ad esempio, all’impulso dato da Alexander Watson-Hutton all’interno della scuola che gestiva.

Alexander Watson-Hutton è considerato all’unanimità il padre del calcio argentino. Aveva reso obbligatorio il calcio nella scuola da lui gestita

Moffatt sottolineò nell’intervista il ruolo, a suo dire poco conosciuto dai più, che il pallone aveva avuto nell’allontanare le persone dai vizi. Disse che alcuni uomini di chiesa, come il Reverendo Spilsbury di Flores o Fleming, un prete della Saint Andrew’s Church, lo utilizzavano per avvicinare i ragazzi alla religione, mentre in alcuni casi serviva per dissuaderli dal boliche, ovvero dalla vita sregolata. L’ex attaccante aggiunse inoltre che i ragazzi dovevano andare a messa per poi poter giocare, ma che lo facevano assolutamente volentieri, e che diedero al club – il Saint Andrew’s – il nome della chiesa nella quale operava Padre Fleming come ringraziamento per il suo aiuto.

Charles Douglas Moffatt, oltre ad essere stato compagno di squadra d Alec Lamont, era stato suo collega quando lavoravano per il Ferrocarril Sud. Raccontò della passione che Lamont nutriva per il calcio. Disse che trascorreva tutta la settimana a parlare della partita della domenica, e che era continuamente impegnato a preparare documenti e sentire gli avversari per organizzare le sfide. Era stato proprio Lamont a creare la squadra del Saint Andrew’s e a coinvolgere altre tre squadre nel torneo che stava progettando: il Caledonians, il Buenos Aires and Rosario Railway, ed il St. Lawrence, un’altra formazione che al pari del Saint Andrew’s era composta da impiegati inglesi la quale però, come abbiamo anticipato, alla fine non avrebbe partecipato.

Tra i cimeli che Moffatt mostrò a Frascara era presente una tessera del club recante il numero 17 oltre ai nomi delle cariche principali del Saint Andrew’s, tra le quali il capitano W. Waters, corrispondente a William Waters, che come detto viene ricordato in Argentina per aver importato i primi palloni da calcio, il Segretario Edward Morgan e gli stessi Moffatt e Lamont, che comparivano in qualità di soci. A. Grant era invece il presidente, colui che si faceva carico delle spese del club come quelle sostenute per le casacche da gioco e per i palloni. Lamont, sempre stando ai racconti di Moffatt, era così entusiasta di poter creare una squadra competitiva che decise di mettere sotto contratto – un qualcosa di straordinario se si considera che il calcio argentino sarebbe diventato professionistico molto tempo dopo, nel 1931 – due giocatori provenienti da Rosario, Penman e Francis.

Una foto di Charles Douglas Moffatt nel 1892 assieme alla medaglia vinta l’anno precedente

Moffatt parlò anche dello spareggio contro il Caledonians. Ricordava che a causa di un infortunio alla caviglia destra che gli aveva impedito di prendere parte all’ultima partita – l’unica che aveva saltato durante l’intero campionato – si era presentato all’ultimo incontro in condizioni non perfette, per cui non poteva tirare – utilizzò il termine shotear – dalla distanza, a causa del problema che continuava ad infastidirlo alla caviglia destra.

È però curioso notare come Moffatt abbia un ricordo diverso di quella sfida rispetto a quanto avrebbero raccontato le varie testate del tempo. Contrariamente alle cronache dei giornali, che riportarono all’unisono il risultato di 3-1 in favore dei santos e segnalarono l’attaccante quale autore di una tripletta, Moffatt ricordava che quell’incontro era terminato 1-0 grazie ad un suo gol di opportunismo siglato in seguito ad una mischia che si era generata nell’area dei rivali.

Alla domanda di Frascara se il pubblico fosse numeroso Moffatt rispose: “No, tutt’altro! Solo qualche inglese. Oggi a vedere le finali ci vanno le autorità nazionali, mentre al tempo non sapevano nemmeno che il calcio esisteva”. Riguardo ai campi da gioco – il Saint Andrew’s giocava nel quartiere di Barracas, lungo l’Avenida Monte de Ocas – Moffatt disse che sebbene fossero peggio di quelli degli anni ’30, per lui erano molto meglio, in quanto erano soffici, senza tribune né barriere. Non vi era nemmeno il rischio o la paura che qualche estraneo si infiltrasse, dal momento che non si pagava il biglietto. In ogni caso, a sapere di quelle partite erano in pochissimi.

Sempre stando al racconto di Moffatt le regole del gioco non erano cambiate nel tempo, così come erano simili le dimensioni del terreno di gioco nonostante i palloni avessero un peso decisamente maggiore.  Si giocava senza reti e con due arbitri, referees o linesmen, che vorrebbe dire guardalinee, ma nel linguaggio del tempo erano a tutti gli effetti due giudici di gara. Alla domanda circa le polemiche sui gol, Moffatt rispose che si riponeva fiducia assoluta nei referees, e di conseguenza veniva evitata qualsiasi tipo di polemica. Poi, più avanti, si sarebbe passati ad avere un solo referee e due linesmen.

L’ex attaccante sottolineò come al tempo era impossibile preventivare la popolarità che il calcio avrebbe acquisito nei decenni successivi. Per questo motivo non aveva mai messo nero su bianco particolari appunti o dettagli. Non ricordava, ad esempio – così come non sembrava ricordare esattamente l’esito dello spareggio – il perché non si era giocato l’anno successivo, e non era in grado di valutare il suo calcio rispetto a quello degli anni seguenti in quanto a partire dal suo ritiro aveva assistito ad una sola partita. Ricordava però perfettamente il trattamento riservato ai portieri. Disse che i forwards avevano due motti. Il primo recitava ‘passami la palla e tieni lontano l’avversario’, mentre il secondo diceva ‘lascia il portiere knocked out – KO – o fai si che finisca in rete con il pallone”.

I forwards avevano due motti. Il primo recitava ‘passami la palla e tieni lontano l’avversario’, mentre il secondo diceva ‘lascia il portiere knocked out – KO – o fai si che finisca in rete con il pallone”.

Le prime stella del calcio albiceleste

Moffatt mostrò poi a Frascara una foto del Lomas Athletic Club, squadra che avrebbe vinto diversi campionati durante gli anni seguenti. La foto presentava molte croci, in quanto diversi dei giocatori raffigurati nel frattempo erano passati a miglior vita, così come quasi tutti i protagonisti del 1891. Tra questi c’era Charles Reynolds, che Moffatt definì come un gran back – difensore –, e W.Leslie, che secondo Moffatt non avrebbe sfigurato in nessuna grande squadra degli anni ‘30 essendo un giocatore dotato di incredibile tecnica. Tuttavia il miglior giocatore che ricordava era Jack Sutherland, suo rivale nel 1891, dato che vestiva la maglia del Caledonians. Sutherland era un centre forward, ovvero un centravanti, che si era disimpegnato con eccellenti risultati in Scozia e che era risultato ancora più devastante in Argentina. Era un attaccante completo dotato soprattutto di gran dribbling. “I Caledonians erano la squadra più forte, vincemmo per caso”, aggiunse Moffatt.

Una nitida immagine del Lomas AC del 1893. Nella foto compaiono anche Reynolds e Leslie, secondo Moffatt tra i più forti giocatori del tempo

Tra i difensori ed i centrocampisti migliori del tempo, Moffatt citò tale M. Macadam, difensore del Saint Lawrence, contro il quale l’attaccante doveva però aver disputato soltanto incontri amichevoli, in quanto il Saint Lawrence non prese parte a quel campionato né avrebbe partecipato a quelli successivi. Allo stesso modo citò William Waters, dicendo che ogniqualvolta un avversario se lo trovava d fronte decideva di passare il pallone al compagno più vicino per paura di perderlo. Moffatt concluse parlando di sé: si definì come un giocatore la cui qualità più spiccata era la velocità, oltre al dribbling e la capacità di dialogare con i compagni. “Dicevano che quando acceleravo verso la porta avversaria era impossibile fermarmi”.

Quando nacque la seconda AAFL nel 1893 il Saint Andrew’s si dissolse. I suoi componenti virarono verso altre squadre. Moffatt, dopo aver disputato alcune amichevoli con il Lomas Athletic Club nel 1892, andò al Flores, squadra in cui avrebbe militato fino al 1899. Poi sarebbe passato al Banfield Athletic Club dove avrebbe vinto due campionati di seconda divisione. Avrebbe sempre conservato le medaglie vinte, e non avrebbe mai vissuto il passaggio alla seconda divisione come una battuta d’arresto, anzi. Era stata una sua scelta quella di scendere di categoria, in quanto viveva a Banfield e negli anni precedenti gli era spesso risultato scomodo il fatto di recarsi ogni volta a Flores per disputare le partite. Si sarebbe ritirato nel 1901 prima di dedicarsi ad altri sport quali il tennis, il nuoto ed il cricket.

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