Immagine di copertina: l’esultanza di Pietro Anastasi
50 anni fa, stessa domenica di sport. Avvengono tre fatti consegnati alla storia. Due sono concatenati e riguardano il calcio. L’altro ha a che vedere con la Formula 1…al femminile. In due casi sono fatti, nell’altro sono parole. Anzi, un’inaspettata parolaccia in diretta che farà storia. Ma raccontiamo in ordine sequenziale una giornata di sport fatta di inediti assoluti.
Il programma della domenica
27 aprile del 1975, la Juventus si sta avviando a vincere lo scudetto. Quel pomeriggio al Comunale i bianconeri affrontano la Lazio campione in carica. Quasi in contemporanea al circuito di Montjuïc, Barcellona, è di scena il GP di Spagna di Formula 1. Cronaca diretta sul Secondo Canale RAI. La Ferrari di Niki Lauda è lanciata verso il titolo mondiale ma il percorso è denso di insidie ed è solo il quarto GP della stagione.

Sul fronte della Serie A, alla quartultima giornata i biancocelesti rappresentano per Causio, Bettega e gli altri forse l’ultima montagna da scalare prima di riprendersi il titolo. La squadra viene da una cocente delusione: in Coppa UEFA la Juventus è stata appena eliminata dagli olandesi del Twente in semifinale. Nel doppio confronto il gioco a zona del Twente, quarta forza dell’Eredivisie 1974/75, risulterà letale. Non sembra un problema di organico ma di organizzazione, di visione degli spazi. Di mentalità.
Alla corte dell’avvocato Agnelli, la concorrenza in avanti non manca, c’è sempre una punta costretta a sedere in panchina. L’allenatore è Carlo Parola, tecnico preparato ma forse non abbastanza fermo nel gestire i rapporti all’interno dello spogliatoio bianconero.
C’è in particolare un attaccante con il quale il tecnico sembra non avere feeling: Pietro Anastasi. Il tandem d’attacco con il maggior numero di presenze è Altafini-Bettega, con il giovane Damiani e gli esperti Causio e Capello a supporto. Eppure, Anastasi ha una sua storia calcistica di spessore, in qualsiasi altra squadra italiana sarebbe titolare.
Anche quel 27 aprile “Pietruzzo” è tra le riserve. Nello stesso momento in cui le formazioni di Juventus e Lazio scendono in campo per il secondo tempo parte la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Occhio non vede ma orecchio ascolta. Enrico Ameri siede in cabina RAI per commentare in diretta radiofonica la ripresa del big match del Comunale, Sandro Ciotti descriverà il confronto casalingo del Napoli (principale inseguitrice della Juventus) con l’Inter.
Intanto i motori della Formula 1 sono già fuori giri. Tra i concorrenti, c’è una donna: si chiama Maria Grazia Lombardi detta Lella, non ha nulla da invidiare a nessuno. Avrebbe solo bisogno di una macchina più competitiva della March.

Calcio d’inizio, motori in partenza
Anastasi è seduto in panchina e non è difficile immaginare quali pensieri lo attraversino. Lui, campione d’Europa 1968 all’età di 20 anni e goleador di razza, al quale viene preferito uno che è ancora un ottimo giocatore, ma che è ormai sul viale del tramonto: il trentasettenne José Altafini.
La partita è iniziata bene per la Juventus ma male per l’attaccante in panchina. Dopo 10 minuti del primo tempo, calcio d’angolo di Causio, testa di Altafini che sovrasta Oddi e palla in gol. Ed è proprio il gol del “vecio” a rendere i pensieri di Anastasi, se possibile, ancor più cupi. La Lazio sembra in stato confusionale.
All’allenatore Tommaso Maestrelli è stato riscontrato un tumore e ha dovuto lasciare la panchina al vice Bob Lovati. La notizia ha tagliato completamente le gambe alla squadra, incapace di reagire al più nefasto degli eventi. Ma la Juventus è incontenibile e se il primo tempo si chiude sul minimo vantaggio per i bianconeri è dovuto soltanto all’imprecisione degli attaccanti. Ameri prende appunti e si prepara a commentare.
Nel frattempo, anche la prima frazione di Napoli-Inter è terminata 1-0 per la squadra di casa, come testimonierà Sandro Ciotti. A fine primo tempo, Anastasi rientra con gli altri nello spogliatoio. Sono anni che vive al Nord ma è catanese di nascita. Sette fratelli, famiglia d’origine poverissima. Cambia vita grazie al calcio.
Per molti Pietro è una sorta di eroe proletario, lo stereotipato paradigma dell’emigrato che riscatta lontano da casa una condizione sociale, economica e quasi esistenziale. Nel palmarès non ci sono trofei internazionali per club, ma qualche soddisfazione individuale non gli manca. Per esempio, è capocannoniere (con 10 reti) della Coppa delle Fiere 1970/71. È sua l’ultima rete in assoluto segnata (contro il Leeds) in un trofeo poi dismesso e che oggi l’UEFA non riconosce ai fini delle certificazioni europee.
Superare il Twente avrebbe dato possibilità di ampliare la bacheca, è andata come è andata. Ma al Comunale le squadre sono appena rientrate in campo. La Juventus è sempre in vantaggio per 1-0 sulla Lazio. A Barcellona la gara è iniziata: i ferraristi Lauda e Regazzoni occupano le prime due griglie di partenza ma l’inglese Hunt e l’italoamericano Mario Andretti sono pronti ad approfittare di qualsiasi possibile indecisione avversaria allo start.
Lella Lombardi è in terzultima fila e non può fare molto di più. Tuttavia, la gara ha un andamento poco lineare, possono succedere cose strane e bisogna sempre farsi trovare pronti. A volte costanza e regolarità sono armi vincenti. Anche più della macchina super competitiva.

Scusa Ameri…
La Juventus continua a dominare una Lazio quasi assente, però il gol del raddoppio non vuole arrivare. Nel mentre, il risultato di Napoli-Inter cambia in continuazione. Al dodicesimo della ripresa Clerici, bissando il gol del primo tempo, porta il Napoli sul 2-0. Poi Mariani accorcia le distanze per l’Inter.
A metà ripresa Braglia porta a due i gol di distanza, ma poco dopo l’interista Boninsegna accorcia di nuovo le distanze. Nemmeno a farlo apposta, tutte le volte che allo Stadio San Paolo c’è un gol, in quel momento Enrico Ameri sta commentando in diretta Juventus-Lazio. Motivo per cui Sandro Ciotti è costretto a interrompere regolarmente il collega, come da prassi di “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Non c’è premeditazione ma tanto basta per fare innervosire il collega, il quale conclude la descrizione di un’azione della Lazio in fretta e ripassa la linea a Napoli. Piccolo problema tecnico, il potenziometro del microfono non è chiuso e si sente in modo abbastanza una frase stizzita: “Ma come si fa a essere così co***oni?”.
Nel sentirsi apostrofato Sandro Ciotti ha un sussulto ma l’autocontrollo è sovrano. Un po’ perché è un professionista, un po’ perché i due, malgrado qualche scaramuccia ogni tanto, sono amici. Ameri cerca di riparare dicendo di aver dovuto respingere un tifoso che stava cercando di entrare nella cabina RAI. È la prima e ultima parola fuori posto nella carriera di un cronista radiofonico che ha fatto e farà sempre scuola.

Mezzo punto con tragedia
Quasi in contemporanea, a Barcellona il Gran Premio è entrato nel vivo e sta accadendo di tutto. I due ferraristi Niki Lauda e Clay Regazzoni, si sono eliminati a vicenda a inizio gara. Alla partenza Mario Andretti su Parnelli-Ford colpisce infatti il retro della Ferrari di Lauda, che a sua volta finisce contro Regazzoni.
Lauda è costretto al ritiro immediato, Regazzoni torna ai box poi ci riprova. Passa in testa James Hunt davanti ad Andretti, con il nordirlandese John Watson terzo, il tedesco Rolf Stommelen quarto, il nostro Vittorio Brambilla quinto, e il brasiliano Carlos Pace sesto. Più avanti Hunt perde il controllo su una macchia d’olio e va a sbattere.
I tre di testa diventano Andretti, Watson e Stommelen. Al giro 26 si verifica la tragedia che segna la gara: si stacca l’alettone dalla Hill-Ford Cosworth di Stommelen, facendo urtare violentemente la vettura contro le barriere. Di conseguenza la macchina carambola in mezzo alla pista, colpisce le barriere sul lato opposto, s’impenna e vola dove c’è pubblico assiepato. Stommelen si rompe le gambe ma quattro persone perdono la vita.
Uno spettatore, due giornalisti iberici e un commissario antincendio. Al giro 29, la gara viene definitivamente interrotta, l’ordine d’arrivo è congelato: vince il tedesco Jochen Mass, il belga Jacky Ickx secondo, con l’argentino Carlos Reutemann a completare il podio. Jean-Pierre Jarier quarto, Brambilla quinto, e, per la prima volta nella storia del mondiale, una donna, Lella Lombardi, giunge a punti. Sesta.
La gara è stata bloccata prima del raggiungimento del 75% della lunghezza prevista, da regolamento viene attribuito metà punteggio. In luogo dell’unità destinata a chi arriva sesto, Lella Lombardi ottiene 0,5 punti. Non c’era riuscita Maria Teresa De Filippis negli anni ’50, non ci sarebbero riuscite anni dopo l’inglese Divina Mary Galica e la spagnola Maria De Villota.

Dentro Anastasi, fuori Altafini. E poi…
La partita di Torino prosegue. Mancano venti minuti alla fine e Parola fa segno ad Anastasi di togliersi la tuta. In teoria dovrebbe uscire Altafini ma Bettega è in giornata negativa. Al 71° la punta catanese, numero 13 alle spalle, va a fare coppia con il vecchio José. La Juventus continua ad attaccare e Ciotti non ha più motivi per interrompere il collega.
Napoli-Inter resta sul 3-2 e così finirà. Minuto 80, Anastasi è in campo da meno di dieci minuti e ha toccato pochissimi palloni, a parte un tiro dalla tre quarti abbastanza insidioso. Ha meno di un quarto d’ora per creare dubbi di formazione al suo allenatore per le partite a venire.
Con un’azione ubriacante Causio semina tutti sulla fascia destra e punta l’area di rigore avversaria. Sul cross rasoterra all’indietro interviene Anastasi a centro area. Anticipo pieno sul marcatore avversario, giusta torsione con il corpo e nulla da fare per il portiere della Lazio Pulici. Per la parte bianconera del Comunale è una liberazione.
Passano due minuti. L’azione parte da un calcio d’angolo. Su un cross dal fondo di Capello irrompe il numero 13, sempre a centro area. La conclusione è perfetta e imparabile. Sul primo gol viene preso d’anticipo Oddi, sulla rete del 3-0 il malcapitato è Wilson. Potrebbe bastare ma non è finita. Passa poco più di un minuto e l’esterno Viola, in campo con il numero 7, recupera palla in area avversaria e calibra un pallonetto che si stampa sulla traversa.
Il primo ad arrivare sul pallone è ancora una volta Anastasi e stavolta il pallone finisce sul palo. Sulla ribattuta è lo stesso centravanti a siglare il gol del 4-0 definitivo. Con tre reti segnate in poco più di quattro minuti e per giunta da subentrato, l’attaccante bianconero stabilisce un record mai superato e del quale non vi è memoria nella storia del campionato italiano.
Un “unicum” come la parolaccia di Enrico Ameri e il mezzo punto sull’ordine di arrivo per una pilotessa, Lella Lombardi. Tutto nella stessa data. Domenica 27 aprile 1975.