Nel corso di una trasmissione tv britannica cui partecipano tra gli altri Carragher e Neville, alcuni mesi fa è stata posta una domanda relativa alla storia della Premier: più precisamente, Carragher ha chiesto agli ospiti di nominare un singolo giocatore simbolo per ciascun decennio della storia del massimo campionato inglese, con decorrenza dal 1992 (l’anno in cui la First Division ha ammainato la bandiera ed è nata la Premier, quella di Murdoch e di Sky is the limit).
Negli anni ’90 il più quotato è stato Cantona (con Bergkamp a ruota), negli anni 2000 Henry (con Rooney e Cristiano Ronaldo a inseguirlo), negli anni ’10 si è invece registrato un consenso unanime in favore di Kevin De Bruyne. Mi aspettavo più equilibrio, magari con un Salah, un Luis Suárez, un Yaya Touré, un David Silva. Niente da fare: tutti i presenti si sono espressi, e senza esitazione, in favore del centrocampista belga, in ragione della sua capacità di sintonizzarsi sulle frequenza della squadra come nessun altro (Radio Kevin) e di farla funzionare come un meccanismo oliatissimo, oltre che di confezione decine di giocate pesanti. Kevin vede le cose prima di noi, dice un ammirato Walker nel corso di una nota intervista, ed è difficile dargli torto: il belga sembra leggere nel futuro, tanto che la stampa specializzata, un paio di anni fa, travolta forse da un perdona bile eccesso di entusiasmo, scomodò addirittura Johan Cruijff come termine di paragone.
Se ci fermiamo a riflettere sull’impatto di Kevin sul calcio inglese e su quello che, a conti fatti, è uno dei 3/4 cicli più importanti della storia del calcio d’Oltremanica, risulta difficile dissentire dagli ospiti sopracitati: Kevin De Bruyne è stato il deus ex machina di una delle macchine da calcio più spettacolari e vincenti di sempre, sul suolo inglese. Il campionato più equilibrato d’Europa rende storicamente complicata la costruzione di una lunga serie di vittorie, e anche per questo l’epopea trionfale del Liverpool a cavallo tra anni ’70 e ’80 risplende fulgida nel firmamento dei sudditi di Sua Maestà, così come la lunghissima e imperiale marcia del Manchester United di Ferguson negli anni ’90 e 2000. Il Manchester City ammirato nell’ultima decade merita di accomodarsi accanto a formazioni di questo calibro, a parere di chi scrive, perché sei titoli nazionali in sette anni, strappati peraltro d’autorità, in diversi casi, a un avversario di caratura mondiale come il Liverpool di Klopp (avversario che, per dire, non sempre lo United di Sir Alex si era trovato a fronteggiare), incidono il tuo nome nella pietra.
E come la mettiamo con l’Europa? Il Manchester City ha portato a casa, come sappiamo, uno dei due treble della storia del calcio britannico, al termine di una stagione senza precedenti, e ha raggiunto altre due semifinali e una finale, persa peraltro in modo rocambolesco contro il Chelsea. Qualcuno potrebbe storcere il naso davanti a questi risultati, ma, al netto di alcune prestazioni deludenti e di alcune eliminazioni indecifrabili, invito i lettori a riflettere su quanto sia complesso rimanere competitivi su tutti i fronti, per molti anni, senza soluzione di continuità: i treble sono traguardi da tramandare ai posteri anche e soprattutto perché implicano che una squadra sia competitiva per quasi dieci mesi in ogni contesto, e con le stagioni di oggi, intense fino al parossismo, è complicatissimo riuscire a farlo.
Arrivo al punto: se De Bruyne in Premier League fa quasi categoria a sé, nel corso dell’ultimo decennio, in Champions il discorso si complica un po’, ma a mio parere, forse a causa di un paio di finali non esaltanti e condizionate da problemi fisici, rischiamo di essere opachi all’evidente splendore della carriera europea del fuoriclasse belga. Ecco perché mi sembra giusto celebrarla ricordando alcune delle prestazioni più fulgide di Kevin sul palcoscenico dei grandi.
Manchester City – Paris Saint-Germain 1-0
Stagione 2015-2016
Primavera del 2016, quasi una vita fa. Kevin è sbarcato a Manchester da pochi mesi, dopo aver dominato le classifiche di rendimento della Bundesliga, oscurando giocatori del calibro di Robben e di Lewandowski, e i primi mesi sono stati imbronciati, tanto che qualcuno già grida al “sopravvalutato”. In Primavera le cose cambiano: Kevin decolla e in Europa inizia a fare la differenza. La sfida a tinte arabe con il PSG nei quarti di finale è forse il primo confronto ad altissima quota per il City (ancora di Pellegrini) di De Bruyne, e il belga alza i giri del suo motore: a Parigi marca un gol pesantissimo, ma è la partita di ritorno a incoronarlo come uomo chiave della formazione mancuniana. Kevin infatti si traveste da giocatore universale e incanta il pubblico dell’Etihad, inventando tre o quattro giocate da Radio Kevin. Quindi, a pochi minuti dalla fine, decide l’incontro con un destro dal limite dell’area, uno dei suoi marchi di fabbrica, coronando così una delle sue prima prestazioni da primissimo violino in Europa.
Manchester City – Barcellona 3-1
Stagione 2016-2017
Novembre 2016, e il Manchester City, guidato per la prima volta da Guardiola, alterna prestazioni da stropicciarsi gli occhi a clamorosi scivoloni. Al Camp Nou, poche settimane prima, è stato un massacro: un Messi immarcabile e un Neymar in versione lunatico prestigiatore hanno messo a nudo la fragilità di un Manchester ancora immaturo, punendolo con un severo 4-0. La partita di ritorno sembra seguire, inizialmente, il medesimo copione: Neymar detta i tempi di gioco e Messi, ispirato da una palla servita dall’amico brasiliano, fa ciò che sa fare meglio, ovvero segna con una facilità disarmante. Il City per qualche minuto sbanda e rischia di prendere un altro paio di gol, ma trova poi il pareggio con Gundogan. Nella ripresa De Bruyne cambia passo: chi scrive lo ricorda prendere in mano le redini del gioco, seminare il panico in almeno tre occasioni in progressione, quindi trovare il gol del vantaggio con una punizione dalla distanza e infine avviare l’azione del 3-1 con una verticalizzazione in pieno stile De Bruyne. Prestazione da applausi.
Manchester City – Tottenham 4-3
Stagione 2018-2019
Una serata maledetta, per la banda di Pep, che disputa una partita immaginifica, ma viene punita da alcuni episodi sfavorevoli, che includono un gol annullato per questione di millimetri e così a qualificarsi è un Tottenham che nel 2019 sembra l’ipostasi dell’abusato concetto di resilienza. Se però puntiamo i riflettori su De Bruyne, assistiamo a una delle sue partite più belle: Kevin è immarcabile, supera l’avversario diretto in una decina di occasioni, serve due palloni ai compagni con due fendenti che propiziano due gol (di Bernardo Silva e di Sterling), quindi si invola in una progressione di trenta metri palla al piede al termine della quale regala un cioccolatino ad Aguero (e il Kun non sbaglia). Ci sarebbe anche l’assist per il quinto gol, annullato appunto per un fuorigioco nella sostanza impercettibile e molto dubbio. Se devo indicare la partita della consacrazione, quella in cui De Bruyne ha veramente rovesciato il destino o provato a farlo per novanta minuti, disegnando un calcio superiore, quella partita è con ogni probabilità proprio City Tottenham del 2019.
Real Madrid – Manchester City 1-2
Stagione 2019-2020
2020, anno complicato per mille motivi, e il City in Premier, dopo due stagioni trionfali, non regge il passo del Liverpool. In Europa, prima dello scivolone sulla buccia di banana Lione, si assiste a una masterclass di Kevin, che viene premiato dalla stampa con voti altissimi (ricordo 8 a ripetizione, e anche voti più alti), perché al Bernabeu il belga gioca un altro sport rispetto a tutti. Isco porta in vantaggio i Blancos approfittando di uno svarione difensivo degli ospiti, ma a quel punto De Bruyne prende in mano la bacchetta magica e devia il corso della gara: dopo una veronica che gli consente di eludere l’intervento di tre avversari pennella sulla testa di Gabriel Jesus un cross che chiede solo di essere spinto in porta, e quindi regala la qualificazione ai suoi realizzando il rigore del 2-1. Tra le due giocate decisive, se ne contano molte altre di elevatissima fattura.
Paris Saint-Germain – Manchester City 1-2
Stagione 2020-2021
Se vogliamo essere onesti, il successo di Parigi del 2021 è uno dei meno guardioliani dell’epoca di Pep a Manchester: il PSG infatti, per larghi tratti, controlla la partita, e il City sembra in affanno. Il gol di Marquinhos sembra dare concretezza a una superiorità che sul campo è parsa netta. I fuoriclasse, tuttavia, sono i giocatori che a volte ti consentono di vincere le partite che non meriteresti di vincere, e questo fa De Bruyne in quella fredda serata parigina di quattro anni fa: con un cross velenoso trova il gol del pari, quindi sale in cattedra mettendo a nudo le insicurezze dei padroni di casa e si guadagna la punizione del 2-1. Prestazione meno imperiosa di altre, ma in cui De Bruyne ispira una rimonta complicata e anche fortunosa, giocando una ripresa di grande profilo.
Manchester City – Atletico Madrid 1-0
Stagione 2021-2022
La versione in assoluto più spettacolare del City si ammira, a mio avviso, nel corso della stagione 2021/2022, che si chiude con un successo faticoso in Premier e con un’eliminazione piuttosto sfortunata in semifinale di Champions. Ai quarti, il City affronta il sempre rognoso Atletico, e in casa domina per larghi tratti senza tuttavia trovare il pertugio che gli consenta di punire la banda del Cholo Simeone, sempre impeccabile quando si tratta di soffocare gli avversari e di chiudere gli spazi. Al minuto settanta, ci pensa il migliore in campo a risolvere la questione: Kevin si infila in area e punisce un Oblak sino a quel momento inviolabile con un destro chirurgico. Per il belga, si tratta dell’ennesima giocata che pesa tonnellate sul massimo palcoscenico continentale.
Manchester City – Real Madrid 4-3
Stagione 2021-2022
La storia infinita: City e Real hanno dato vita ad alcuni dei duelli più intensi e tecnicamente sofisticati degli ultimi anni, e l’apice, in tal senso, lo si vede nel 2022. All’Etihad il City scende in campo con l’intenzione di lasciare le briciole agli avversari, e dopo pochi minuti vince 2-0: De Bruyne è il factotum decisivo, perché sblocca la partita con uno spettacolare tuffo di testa e serve poi a Gabriel Jesus il pallone del 2-0. Negli ottanta minuti che restano, il belga continua a disegnare calcio e partecipa all’azione del temporaneo 4-2. In quel momento, considerare Kevin il giocatore più decisivo in circolazione non era una bestemmia.
Real Madrid – Manchester City 1-1
Stagione 2022-2023
Nell’anno del treble il QI superiore e anche la vocazione alla giocata decisiva di Kevin si sublimano soprattutto nel corso delle due semifinali contro il Real. A Madrid la partita galleggia su un equilibrio spezzato da una giocata meravigliosa di Vinicius Jr, che sembra mandare all’aria i piani di Pep. Per fortuna del tecnico, tuttavia, Kevin De Bruyne nella ripresa sale di colpi, inizia a vedere linee di passaggio che esistono solo per lui e pochi eletti e quindi trova il fondamentale gol del pareggio con un destro spettacolare dal limite. Ennesima prestazione da incorniciare.
Manchester City – Real Madrid 4-0
Stagione 2022-2023
L’apogeo del City del grande ciclo vede naturalmente De Bruyne dominare il centrocampo, dettare i tempi della manovra e servire ai compagni palloni che sono delizie da scartare, come in occasione del primo gol. Decisivo anche con la punizione da cui scaturisce il rocambolesco 3-0. Best Player in the world, dice a un certo punto il cronista, e non è lontano dalla verità.
Manchester City – Real Madrid 4-5 dcr (1-1)
Stagione 2023-2024
Reduce da un lungo infortunio, Kevin è meno brillante e universale che in altre occasioni, ma resta il leader della squadra e ha il merito di segnare il gol che regala ossigeno ai suoi, prima dello sfortunato esito, oltre che di creare altre numerose situazioni pericolose. Unico neo, che gli toglie un mezzo voto (per una partita che sarebbe da 7,5 pulito): la palla del 2-1, un campione come lui, deve spingerla in porta.