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Champions League, ritorno semifinali: Real Madrid-Manchester City 3-1 dts

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Immagine di copertina: l’esultanza di Karim Benzema dopo il gol che ha deciso la partita

Il calcio non è solo un insieme di un bravo allenatore e di undici bravi giocatori. È qualcosa di più. È ambiente, storia, mentalità, DNA. Mettete gli stessi giocatori del Real Madrid in un club diverso dal Real Madrid e vedete se riusciranno a compiere le stesse, clamorose, rimonte che hanno messo in fila contro PSG, Chelsea e Manchester City. Il Real Madrid in Champions si sente a casa. E chi affronta il Real Madrid in Champions ha sempre un timore reverenziale a prescindere dai giocatori, quel miedo escenico tanto caro a Jorge Valdano.

Vale a tutti i livelli. Basta aver giocato a pallone per saperlo. Se gioco o alleno la squadra X e affronto la capolista Y che non ha però tradizione, blasone e nomea, ne ho paura solo perché in quel momento è più forte. Se affronto la squadra Z, che pure magari in quel momento è più debole, ma ha un pedigree storico che nella zona è nettamente superiore a tutte le altre, andrò in campo con una forma di timore diverso, dovuto a quello che rappresenta al di là di chi sono i giocatori e di come sia lo stato di forma. E potrò poi annunciare con orgoglio, qualora vincessi, che “ho sconfitto Z”. È l’abc del gioco capire e sapere che un club va oltre i singoli e oltre il momento. A maggior ragione se ti chiami Real Madrid.

È chiaro che per vincere nel calcio contino prima di tutto un bravo allenatore e dei bravi giocatori e il Real Madrid, come chiunque altro, senza quelli non va lontano. Ma a parità di condizioni ed equilibrio, aspetti come la storia, il DNA, la mentalità e l’ambiente contribuiscono a fare, inevitabilmente, la differenza. Non penso che Guardiola, se avesse sconfitto all’andata un’altra squadra, si sarebbe presentato al Bernabeu così guardingo, quasi a volte dando l’idea di attendere lui la prima mossa dei suoi avversari…

Real Madrid’s Rodrygo, third left, scores his side’s second goal during the Champions League semi final, second leg, soccer match between Real Madrid and Manchester City at the Santiago Bernabeu stadium in Madrid, Spain, Wednesday, May 4, 2022. (AP Photo/Bernat Armangue)

La frase che gira sui social in queste ore “non è un caso se il Real Madrid ha 13 Champions, City e PSG zero” un fondo di verità ce l’ha. La storia, il blasone, il nome, il rispetto, il timore, la consapevolezza non le ottieni acquistando giocatori e immettendo miliardi. Li ottieni con il tempo, la pazienza, la perseveranza. Li ottieni se costruisci qualcosa di duraturo, di consolidato che vada oltre il presente.

Il Real Madrid ha contribuito in prima persona a fondare la Coppa dei Campioni. Ha vinto le prime 5 edizioni. Ha cambiato la storia dell’Europa, nel calcio e non solo, se è vero che Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che nel 1941 avevano redatto il Manifesto di Ventotene, base di un’Europa libera dopo la guerra, scrissero che il Real Madrid ha unito l’Europa in largo anticipo sulla politica e Fernando Maria Castiella, ministro degli esteri spagnolo ai tempi di Francisco Franco, dichiarò che il migliore dei suoi ambasciatori era il Real, perché offrì ovunque un’immagine positiva e vincente della Spagna in un momento in cui la Spagna era isolata dal mondo.

Da allora il Real è diventato IL REAL, la squadra per eccellenza. Non ha più vinto la Coppa dei Campioni per 32 anni, ma è sempre stata la Squadra con la S maiuscola, quella per cui tutti nutrivano rispetto, ammirazione, paura, nonostante si siano alternati grandi cicli dell’Inter, dell’Ajax, del Bayern Monaco, del Liverpool, della Juventus, del Milan…

Pensare che a parità di giocatori affrontare dunque il Real sia come affrontare qualsiasi altra formazione in Coppa dei Campioni è da sprovveduti oppure è da gente che non comprende fino in fondo cosa sia il Real per la storia del calcio e del nostro continente. E chi gioca per il Real Madrid viene educato, più che altrove, a percepire e portare il peso della Storia.

Anche questo ha contribuito a plasmare questa serie di incredibili rimonte contro formazioni sulla carta e come organizzazione globale che in questo momento appaiono superiori (PSG e City) o non inferiori (Chelsea). La base sono state, ovviamente, i lampi di Modric, i gol di Benzema, gli spunti di Vinicius e Rodrygo, le parate di Courtois e la guida di Ancelotti. Ma poi tutti sanno che vestendo quella maglia e giocando per quel club hanno dalla loro una spinta in più. E anche gli avversari ne sono consapevoli. Perché nessuno avrebbe scommesso un euro, 30 secondi prima della “papera” di Donnarumma o dell’assist d’esterno di Modric per Rodrygo o di quello di Benzema ancora per Rodrygo, sulla qualificazione del Real. Eppure è sempre successo. Non è un caso. E le ragioni per spiegare simili imprese affondano non solo nel presente, ma anche nel passato.

Come amante di questo sport e del Real Madrid, dico che questo club non si può spiegare. Al secondo gol di Rodrygo mi sono commosso, è incredibile, bellissimo. Non voglio mancare di rispetto al City ma la storia non si crea in due anni e nemmeno in dieci. Al Real Madrid se esci agli ottavi non devi farti vedere in strada per 10 anni, al City non c’è invece quella pressione che crea poi responsabilità

Clarence Seedorf

Carlo Ancelotti esulta con il figlio Davide

Il tabellino

REAL MADRID-MANCHESTER CITY 3-1 dts
Marcatori:
st 28′ Mahrez (M), 45′ Rodrygo (R), 46′ Rodrygo(R); pts 5′ Benzema rig. (R).
Real Madrid (4-3-3): Courtois; Carvajal, Militao (sts 10′ Vallejo), Nacho, Mendy; Modric (st 30′ Asensio), Casemiro (st 30′ Camavinga), Kroos (st 23′ Rodrygo); Valverde, Benzema (sts 9′ Ceballos), Vinicius (sts 10′ Vazquez). A disposizione: Lunin, Fuidias, Alaba, Marcelo, Jovic, Diaz. Allenatore: Ancelotti. 
Manchester City (4-3-3): Ederson; Joao Cancelo, Ruben Dias, Laporte, Walker (st 27′ Zinchenko); Bernardo Silva, Rodri (pts 9′ Sterling), De Bruyne (st 27′ Gundogan); Mahrez (st 39′ Fernandinho), Gabriel Jesus (st 32′ Grealish), Foden. A disposizione: Steffen, Carson, Akè, Egan-Riley, Palmer, Mcatee, Lavia. Allenatore: Guardiola. 

Le pagelle

REAL MADRID

IL MIGLIORE RODRYGO 8
L’ingresso che cambia l’inerzia della partita e della qualificazione. Dà più vivacità e imprevedibilità all’attacco del Real, segna l’1-1 con un tocco da pochi passi e il bis di testa. La “variabile impazzita” che ribalta l’organizzazione sin lì quasi perfetta di Guardiola.

COURTOIS 7
Tiene in vita il Madrid nei 90 minuti con diverse parate fondamentali, da vicino e da lontano. Può poco sul gol. In questo momento è il miglior portiere in circolazione.

BENZEMA 7
Fino al 90′ è gravemente insufficiente: serata no, in cui ha la mira storta e la difesa del City lo argina senza problemi. Poi il lampo con cui firma l’assist a Rodrygo. E nei supplementari si procura e trasforma il rigore che chiude i conti. È al 15° gol in Champions. Oggi come oggi è il miglior giocatore del mondo senza discussione alcuna.

VINICIUS JR 6,5
Il più pimpante del Madrid nei tempi regolamentari, anche se manca un gol abbastanza evidente a inizio ripresa. Le sue accelerazioni brucianti sono comunque un imprescindibile valore aggiunto per questa squadra.

MODRIC 6
Uno dei più brillanti tra i Blancos in termini di regia e scelte, anche se non può tirare sempre fuori dal cilindro la giocata risolutiva.

KROOS 5
In ritardo di condizione e di gamba, viaggia a un ritmo troppo compassato e soffre il superiore dinamismo dei centrocampisti avversari. Champions negativa per lui.

allenatore Ancelotti 8 Tecnico straordinario, flessibile, grande gestore di uomini e di idee. Cinque campionati vinti nei cinque campionati principali d’Europa: primo a riuscirci. Va a caccia della quarta Champions della sua carriera e sarebbe un record. Evoluzione di Nereo Rocco. Ha coraggio nel togliere il faro Modric, ma ha ragione lui. Azzecca tutti i cambi, a partire da Camavinga e dal match-winner Rodrygo.

MANCHESTER CITY

IL MIGLIORE BERNARDO SILVA 7
Guizzante e propositivo, anima del centrocampo del City, sua la splendida discesa palla al piede con assist chirurgico per il gol di Mahrez che sembra poter indirizzare la contesa.

WALKER 6,5
Fino a quando regge, contiene egregiamente le scorribande di Vinicius. Solido e concentrato. Terzino destro di grandissimo livello.

GREALISH 5,5
Palla al piede è bravino. Potrebbe chiudere i conti, non lo fa. Buon giocatore, non oltre. Nel rapporto qualità-prezzo è il peggior acquisto di sempre?

FODEN 5
Tecnicamente molto bravo, ma lì si ferma. Gli manca ancora la continuità e la lucidità in certi frangenti per diventare un fuoriclasse vero. È giovane e ha tempo per completarsi.

DE BRUYNE 4,5
Un tiro che Courtois blocca nel primo tempo, poi si perde. Mai un guizzo o una giocata degna di nota. Ha quasi 31 anni e ancora gli manca l’ultimo step per la definitiva consacrazione internazionale. Grande giocatore, ma non (ancora o mai?) compiuto.

allenatore Guardiola 6 Tatticamente aveva impostato la gara con grande intelligenza: più basso per non concedere campo al Madrid, difesa attenta, organizzazione e grande proprietà di palleggio in gestione dopo il vantaggio. Ma manca il colpo del ko e contro il Real Madrid non puoi mai permettertelo. E mentre Ancelotti indovina le mosse in corso d’opera, lui non riesce a ricavare dai suoi sostituti lo stesso effetto.

Gli highlights della clamorosa rimonta madridista

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