Immagine di copertina: la copertina del giornale francese L’Équipe che celebra Benzema
In attesa di assegnare il prestigioso Pallone d’Oro di Game of Goals alla fine dell’anno, ci limitiamo a commentare quello “ufficiale”, che verrà assegnato nella serata di lunedì 17 ottobre a Parigi dalla celeberrima rivista francese France Football. A partire da quest’anno, cambia anche la parentesi temporale di riferimento, ossia non più l’anno di calendario (da 1 gennaio al 31 dicembre), bensì l’anno stagionale (in questo caso la stagione calcistica 2021/22).
I trenta candidati per il premio finale sono: Thibaut Courtois, Rafael Leão, Christopher Nkunku, Joshua Kimmich, Trent Alexander-Arnold, Vinicius, Erling Haaland, Bernardo Silva, Robert Lewandowski, Casemiro, Heung-Min Son, Harry Kane, Fabinho, Mohamed Salah, Karim Benzema, Mike Maignan, Luis Díaz, Phil Foden, Sadio Mané, Sébastien Haller, Luka Modrić, Antonio Rüdiger, Riyad Mahrez, Cristiano Ronaldo, Kevin De Bruyne, Darwin Núñez, Dušan Vlahović, Virgil van Dijk, João Cancelo, Kylian Mbappé.
Il favorito all’unanimità non può che essere Karim “The Dream” Benzema, reduce dalla stagione più straordinaria della sua lunga carriera. Partiamo dai numeri, che nel calcio non sono tutto ma qualcosa dicono: 46 presenze stagionali e 44 reti, di cui 15 in 12 gettoni in Champions League. Numeri mostruosi, anche per il calcio di oggi dove si segna senza dubbio di più rispetto al passato. La cosa più significativa, però, è la pesantezza di queste reti, specialmente nella Coppa dalle Grandi Orecchie: dagli ottavi di finale, Benzema si ritrova a siglare reti che spesso ribaltano lo scenario: il PSG vincitore di misura all’andata e in vantaggio di 1-0 al ritorno e in pieno controllo della gara, viene travolto dalla tripletta del ciclone franco-algerino. A Stamford Bridge contro il Chelsea Karim ne sigla altri tre, e al ritorno sigla di testa il gol-qualificazione durante i supplementari al termine di una partita dove i terribili ragazzi di Tuchel hanno fatto vedere le streghe ai Blancos. Nella rocambolesca semifinale contro il Manchester City di Pep Guardiola, il Real Madrid perde all’andata per 4-3, ma viene tenuto in vita da un avversario che a tratti gioca meglio ma che spreca davvero troppo, e da una doppietta di Benzema, che nella gara di ritorno sigla il rigore decisivo che vale la finale contro il Liverpool, vinta dalla squadra di Carlo Ancelotti. Una cavalcata impressionante dunque, paragonabile in quanto a pesantezza delle reti a quella di Cristiano Ronaldo nella stagione 2016/17 e a quella di Diego Milito del 2009/10. Dopo una carriera ricca di trionfi, di reti e di vittorie, ma spesso sotto l’ombra ingombrante del fenomeno di Madeira, Karim The Dream merita il gradino più importante del podio.
Al di fuori del primo posto, che non sembra minimamente in discussione, ci sono diversi candidati per il secondo e terzo gradino del podio: c’è il portiere Thibaut Courtois, che disputa partite stellari nei momenti decisivi, e che tra semifinali e finale di Champions è decisivo tanto quanto Benzema con grandi parate in serie. Alcuni tra tutti: l’intervento su Grealish in semifinale e i miracoli su Manè e Salah nella finalissima.
C’è ovviamente Kylian Mbappé, che sigla due gol capolavoro contro il Real Madrid, prima di assistere senza colpe ai minuti di follia del tornado madrileno che sbattono il PSG fuori dalla coppa. La vittoria del campionato da parte del club parigino non è certo un’impresa roboante, ma colpisce la capacità con cui Mbappé, più dei suoi compagni Messi e Neymar: in ombra il primo, spesso infortunato il secondo, faccia il vuoto: gol, assist, accelerazioni brucianti e la sensazione di essere fuori categoria per il campionato transalpino.
Un altro nome che annovero tra i migliori della stagione è quello di Kevin De Bruyne, uomo-chiave del Manchester City di Guardiola che si porta a casa un’altra Premier dopo un eterno duello con il Liverpool. Assist al bacio, inserimenti, reti, cambi di gioco. De Bruyne disputa un’altra stagione di altissimo profilo (iniziano ad essere tante): inattaccabile in Premier League, più a lampi alterni in Champions, dove comunque non mancano giocate decisive, anche se manca ancora quell’ultimo gradino che significa vittoria, e non solo per demeriti suoi.Non dimentico il duo “Red” Mané-Salah, che pur arrivando quasi in fondo in tutte le competizioni alternano momenti di ingiocabilità ad altri di leggero appannamento, senza dimenticare le avventure in Coppa d’Africa che li hanno visti trascinare le proprie nazionali alla finale, vinta ai rigori dall’attuale giocatore del Bayern Monaco.
Permettetemi una menzione d’onore ad un eterno Luka Modric: dietro alle reti decisive di Benzema, ci sono spesso stati i fasci di luce del suo piede destro. In un’età in cui gestirsi è fondamentale e dove è impossibile giocare a mille all’ora tutte le partite, il faro croato si è tenuto il meglio per le partite più importanti e per i momenti più cruciali ed è stato decisivo per il trionfo dei ragazzi di Ancelotti, a completamento di una carriera che lo colloca senza alcun dubbio accanto a mostri sacri come Andres Iniesta, Xavi, Andrea Pirlo.