Amato e odiato, incensato e demonizzato, pochi atleti sportivi hanno diviso il pubblico italiano come Gianluigi Buffon. Ci tengo subito a mettere in chiaro una cosa: se siete capitati su questa pagina per cercare materiale da haters su questioni extra campo, vi dico già che rimarrete delusi. In un mondo social dove un’accusa e uno scandalo valgono un pugno di clic e di visualizzazioni in più, preferiamo concentrarci sul rettangolo verde. E se è vero che chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio, è altrettanto pacifico che non sia questa la sede adatta per parlare di cose che non ci competono, né dal punto di vista giurisdizionale, né tanto meno dal punto di vista morale.
D’altronde non è facile neanche stabilire di quale Gianluigi Buffon bisogna parlare: del ragazzo prodigio che in tempi record debutta in Parma-Milan e tira giù subito la saracinesca? Del fuoriclasse che passa alla corte di Madama e che disputa annate da pallone d’oro? Del muro di Berlino? Del veterano che con esperienza e carisma difende la porta e guida giovani ragazzi in bianconero e in azzurro a giocarsi finali europee?
Gianluigi Buffon è stato tutto questo, in una lunga carriera ventennale e oltre, in cui si è innovato e trasformato più volte: dalla gioventù in cui era trascinato da un’esplosività fisica incredibile, all’eccellenza nel senso della posizione e nella capacità di essere nel posto giusto al momento giusto, esperienza affinata con gli anni, che si nota soprattutto dal 2011, quando risorge – dopo anni in cui il rendimento era stato minato e frammentato da ripetuti problemi alla schiena – e diventa un punto fermo di una tirannia bianconera.
Con questo pezzo, vogliamo individuare dieci “istantanee”, dieci momenti-chiave della sua carriera, che sono rimasti nella memoria degli appassionati.
Parma-Milan, Serie A 1995/1996
Il Milan di Fabio Capello era ospite al Tardini. Il portiere titolare del Parma Bucci quel giorno era assente, tutti si aspettavano che Alessandro Nista difendesse la porta dei ducali, ma Nevio Scala fece giocare il diciassettenne prodigio Gianluigi Buffon, che disputò una partita strepitosa per reattività, tempismo nelle uscite e riflessi. Fu proprio il tecnico di Pieris ai microfoni a fine partita ad eleggere Gigi come “migliore in campo”.
Nacque una stella, che da lì a breve si conquistò il nome di “Superman” per la sua capacità di compiere l’impossibile senza il minimo timore, e soprattutto nel giro di un paio d’anni arrivò anche la chiamata nella Nazionale maggiore allenata da Cesare Maldini, dopo la consueta trafila nelle nazionali giovanili, che lo videro trionfatore con l’Under 21 dello stesso Maldini agli Europei del 1996, nonché vincitore dei Giochi del Mediterraneo con la nazionale Under 23 allenata da Marco Tardelli.
Gli anni con il Parma furono ricchi di soddisfazioni: arrivò un onorevole secondo posto in campionato, una Coppa UEFA, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, ma soprattutto arrivò una sensazione di trovarsi di fronte ad una solida realtà di un portiere destinato a diventare tra i più grandi. Il suo compagno di squadra Hernan Crespo, in un’intervista al termine di un vittorioso Parma-Inter in cui Buffon aveva partecipato da protagonista parando un rigore a Ronaldo, lo definì «uno dei migliori portieri in circolazione» a soli 20 anni.
Russia-Italia, qualificazioni per i Mondiali 1998
La storia di Buffon con la maglia azzurra è una lunga storia d’amore, che lo ha portato ad essere il giocatore con più presenze nella storia (176), sorpassando mostri sacri come Paolo Maldini e Fabio Cannavaro, in 21 anni di presenze in nazionale. Un rapporto di fuoco, che si forgia nel gelo russo, il 29 ottobre 1997, durante gli spareggi per accedere al Mondiale francese dell’anno successivo. Il titolare Gianluca Pagliuca si fece male dopo mezzora, Cesare Maldini chiese al giovane portierone se si sentisse in grado di sostituirlo. La spavalderia e la sicurezza della gioventù furono più forti della paura del debutto, della delicatezza del momento, della neve che cadeva nello stadio di Mosca. Buffon sciorinò una grande prestazione, fatta di abilità nelle uscite e di istinti sulle conclusioni degli avversari. Ci pensò Vieri a segnare il gol del vantaggio parziale, anche se l’Italia staccò definitivamente il pass per i mondiali nella gara di ritorno a Napoli, che venne decisa da un gol di Casiraghi.
Italia-Paraguay, amichevole 1998
D’accordo, era solo un’amichevole di preparazione ai mondiali e, con tutto il rispetto per il Paraguay, non si parlava di avversari proibitivi. Tuttavia, quando si parla del meglio di Buffon, non si può ignorare l’intervento prodigioso che fece su un tap in di Brizuela da dentro l’area piccola, come se ci fosse un muro invisibile sulla linea di porta. A livello d’impatto visivo e di coefficiente di difficoltà è forse la più bella della carriera. Intervento da vedere e rivedere, come se fosse un gioco di prestigio, un’illusione degna del “Club Silencio” del celebre film “Mulholland Drive” di David Lynch.
Inter-Parma, Serie A 1999/2000
Per quanto i parmensi escano sconfitti dagli spareggi per conquistarsi un posto a sedere nell’élite della Champions League, questo confronto è rimasto scolpito nella storia secondo diverse linee narrative: la più nota è quella della “Provvidenza” di Roberto Baggio, che “salvò” il nemico Marcello Lippi con una doppietta d’autore. La seconda è l’incredibile parata che Buffon fece su una staffilata mancina dai venticinque metri del Chino Alvaro Recoba. Il tiro dell’uruguaiano era forte, carico d’effetto, inevitabilmente destinato all’incrocio dei pali, Buffon con la mano di richiamo riuscì a togliere la palla dall’incrocio alto. Una perla da vedere e rivedere, che è entrata a pieno titolo tra le migliori parate della carriera (e la concorrenza è davvero tanta!).
Juventus-Milan, finale di Champions League 2003
D’accordo, non c’è dubbio che l’esito della finale di Manchester è stato uno dei momenti più amari della carriera di Super Gigi. Tuttavia, è necessario fare un’analisi che vada al di là del mero risultato e non c’è il minimo dubbio che la prestazione di Buffon fu tra le migliori della sua carriera, a coronamento di un biennio dove si era affermato come uno dei migliori portieri del mondo, se non addirittura il migliore, in una concorrenza che vedeva protagonisti mostri sacri come Oliver Kahn e Iker Casillas, tanto da arrivare nono nella classifica del pallone d’oro del 2003. A seguito del passaggio a suon di milioni dal Parma alla Juventus, dopo qualche incertezza iniziale, Buffon tornò ad altissimi livelli e disputò due annate emozionanti, coronate da due scudetti consecutivi e da una finale di coppa, raggiunta anche con il suo pesante contributo di un rigore parato a Luis Figo nella splendida notte della semifinale di ritorno contro il Real Madrid al Delle Alpi. Nella finalissima contro i rossoneri, si esibì in parate cruciali – una tra tutte fu il miracoloso intervento in contro tempo sul colpo di testa a distanza ravvicinata di Inzaghi, tanto spettacolare quanto difficile – e neutralizzò ben due rigori nello show-down finale (bellissima la parata sul rigore angolato e teso di Seedorf).
Italia-Germania, semifinale Mondiali 2006
Se nella spedizione nippo-coreana di quattro anni prima, Buffon fu una delle poche luci degli Azzurri – parò un rigore ad Ahn nella contestata sfida degli ottavi di finale contro la Corea – in un un torneo gravemente macchiato e condizionato dagli errori arbitrali, il portiere juventino brillò ancora di più quattro anni dopo in Germania. Già decisivo ai gironi in una sfida tutta personale con l’amico Pavel Nedved, Buffon salvò la porta anche nella delicatissima sfida contro l’Australia e ai quarti contro l’Ucraina. Il meglio doveva ancora arrivare e si materializzò nell’infuocato catino di Dortmund contro i padroni di casa. Per noi italiani fu una delle notti sportive più belle della nostra vita e ben ci ricordiamo l’apoteosi dei gol di Fabio Grosso e Alessandro Del Piero nei minuti finali dei supplementari, così come ci ricordiamo quella sensazione di gelo, nonostante il caldo torrido del 4 luglio, quando vedemmo – durante un contropiede tedesco – Lukas Podolski controllare la palla dal limite dell’area e caricare il sinistro. Il colpo di reni di Buffon che respinse il tiro del futuro attaccante dell’Inter è rimasto nei cuori di tutti gli italiani e fu un tassello fondamentale nella strada verso la coppa.
Italia-Francia, finale Mondiali 2006
In malafede si rimprovera a Buffon di non avere parato nessuno dei cinque rigori tirati dai francesi in finale (quello di Zidane nei tempi regolamentari e gli altri quattro nella lotteria decisiva). Sono personalmente convinto, anche se nessuno potrà mai dimostrarmelo, che se Buffon ne avesse parato almeno uno, il pallone d’oro a fine anno sarebbe andato a lui, e non a Fabio Cannavaro, altrettanto titanico in quel mondiale. Tuttavia, anche in finale Gigi fece una grandissima prestazione, con diversi interventi importanti su un Thierry Henry vibrante e pericoloso. La parata che tuttavia valse il mondiale – e che per importanza del momento può essere tranquillamente definita “La parata della carriera” – fu quella ai supplementari sulla frustata di testa di Zinédine Zidane. Nonostante il tiro non fosse troppo angolato, il potenza del tentativo di Zidane, vista anche la vicinanza del rispetto alla porta, richiedeva un’incredibile dose di reattività, istinto e resistenza: ad un portiere ordinario si sarebbero piegate le mani, a Buffon no.
Barcellona-Juventus, finale di Champions League 2015
Anche qui il discorso è molto simile a quello fatto per la finale del 2003. L’esito infelice non pregiudica la grandezza della prestazione di Buffon e a parere di chi scrive prestazioni così pesanti in momenti così cruciali valgono tanto quanto un trofeo vinto, se concepiamo il calcio come uno sport fatto non solo di almanacchi, statistiche e albi d’oro. La Juventus arrivò in finale da outsider, dopo la prematura eliminazione dell’anno precedente nel pantano di Istanbul nell’ultima partita dei gironi. Se il dominio in patria, avviato sotto la guida di Antonio Conte e proseguito da Massimiliano Allegri, non era minimamente in discussione – la solidità difensiva è stato uno dei punti di forza e dietro il trio della BBC c’era ovviamente Buffon, in una sua lunga seconda giovinezza – l’avventura europea è stata vissuta sulle ali dell’entusiasmo, ponendosi l’obiettivo di spostare l’asticella sempre più in là, partita dopo partita. Superate le difficoltà crescenti delle prove contro Borussia Dortmund, Monaco e i primi della classe del Real Madrid, la Juventus ebbe la sfortuna di affrontare il Barcellona del terribile tridente Messi–Suárez–Neymar all’apice della loro forma. La finale si tinse di blaugrana, dopo una gara combattuta ed equilibrata, ma va ricordato che a Madama tremarono le gambe nel primo tempo e se non si andò all’intervallo con un ampio divario nel punteggio fu grazie a Buffon, che si esibì in diverse parate straordinarie, in particolare su Luis Suárez e su Dani Alves.
Italia-Germania, quarti di finale Europei 2016
Di nuovo sotto la guida di Antonio Conte, Buffon visse una tra le sue migliori avventure in azzurro durante gli Europei in Francia. Partita in un clima di scetticismo generale, per la poca qualità offensiva e per la mancanza per la prima volta di un fantasista con la numero 10 che accendesse i cuori, il CT azzurro riuscì a portare la nazionale quasi oltre i propri limiti, puntando sulla grinta, sul ritmo, sulla fame e sulla solidità difensiva. Superati in maniera convincente i gironi e liquidata con merito la Spagna agli ottavi, l’Italia riuscì a trascinare una super favorita Germania ai calci di rigore, che ebbero un esito sfortunato, nonostante Buffon riuscì a pararne uno a Thomas Müller. Il miracolo più importante di Gigi è però quello su Mario Gomez, che provò a beffare con il tacco il portiere a distanza ravvicinata, “sporcato” da un intervento di Chiellini. Intervento prodigioso e meno ricordato di altri.
Miglior portiere della Champions 2016/2017
La finale di Cardiff fu ancora una volta amara per la Juventus, che dopo un primo tempo equilibrato chiuso in parità, scompare dal campo nella ripresa, subendo la furia di Cristiano Ronaldo, Modric e compagni. Ancora oggi le cause di tale tracollo non sono chiare ed univoche, c’è chi parla di un repentino crollo psico-fisico – non una novità nelle finali europee della Vecchia Signora – e chi invece pone l’accento sui problemi di spogliatoio deflagrati nell’intervallo. L’esito deludente non cancella però lo straordinario cammino della Juventus e di Gigi Buffon, che prima dell’atto finale incassa solamente tre reti in tutto il torneo, di cui solo una nella fase ad eliminazione diretta, in semifinale contro l’enfant prodige Mbappé. Mi preme ricordare in modo particolare alcuni interventi su tutti: quelli sul rigore di Lacazette, Tolisso e Kekir nell’insidiosissima trasferta di Lione, e quella manona a tu per tu sul tiro di Andres Iniesta contro il Barcellona ai quarti, a trentanove anni suonati.