Immagine di copertina: il Milan 1991-92
Non è un mistero che il calcio italiano, ritrovatosi improvvisamente con le tasche gonfie di miliardi, attraversi tra anni ’80 e anni ’90 un’irripetibile Belle Époque che lo colloca sopra la concorrenza del resto del continente per almeno un quindicennio, a volte anche con un margine importante. Per anni serpeggia nel nostro Paese la convinzione che, salve pochissime eccezioni, tutti i fuoriclasse in circolazione sul pianeta militino in serie A, e in alcuni periodi la convinzione non è così priva di fondamento.
Nella seconda puntata della serie dedicata alle migliori squadre del decennio, ho dunque deciso di prendere in considerazione quello che, dati e risultati europei alla mano, è il nostro periodo migliore. Un’epoca che si apre dopo l’amarezza lasciata in eredità da Italia ’90 e con la brusca interruzione della storia d’amore tra Diego Maradona e Napoli, e che si chiude con la folle e imprevedibile stagione delle sette sorelle.
10) Manchester United 1993-1994
La Premier League negli anni ’90 avvia quel percorso di crescita, soprattutto economica, che la porterà a primeggiare a lungo nel nuovo millennio. L’ultima decade del secolo breve rappresenta pertanto per il calcio inglese un momento di transizione: terminata la squalifica seguita agli atroci fatti dell’Heysel, i sudditi di Sua Maestà tornano ad affacciarsi sull’Europa e conquistano subito un seguito di pubblico importante, con il loro calcio tutto ritmo, forcing, ribaltamenti di fronte; un calcio dove sono ancora legittimi interventi ai limiti del codice penale, che oggi sarebbero sanzionati senza esitazione, e dove hanno corso legale autentici spaccaossa come Duncan Ferguson, Vinnie Jones e Paul McGrath – compagnia al cospetto della quale Roy Keane sembra quasi un’educanda.
Il Manchester United del 1993-1994 subisce un’eliminazione abbastanza assurda in Champions, vittima della regola del gol in trasferta e di un clima infernale a Istanbul (annunciato dal famoso e profetico cartello Welcome To Hell) che rende impossibile disputare una partita in condizioni decenti (si ricorda il famoso pestaggio di un poliziotto ai danni di Cantona prima della gara), ma in patria confeziona una stagione pressoché immacolata: lo United domina la Premier e incamera un titolo mai in discussone, porta poi sulle sponde dell’Irwell FA Cup e Supercoppa d’Inghilterra, perdendo la sola finale di Coppa d’Inghilterra ma dimostrandosi uno dei collettivi più forti e spettacolari del mondo (anche alla luce del fatto che la Premier del tempo era infinita, le giornate erano 42 e le squadre faticavano a gestirsi su tutti i fronti). Il pass and move viene trasformato dalla squadra di Ferguson in una forma d’arte che inietta qualità in un calcio ancora dominato da un agonismo e da una cattiveria esasperati.
9) Juventus 1997/1998
Non è facile stabilire quale sia la miglior Juventus di un’era che ha potuto ammirare – tra le altre cose – un Baggio stellare (e il suo validissimo supporto) e la straordinaria esuberanza fisica e la personalità della prima Juventus di Lippi. Benché abbia conquistato la Champions nella stagione ’95/’96, a mio parere la Juventus è stata la miglior squadra d’Europa soprattutto nelle due stagioni successive. Nel campionato avvelenato dalle polemiche infinite con l’Inter di Ronaldo, la Juventus esibisce un calcio granitico e di grande qualità, forte di un Del Piero in versione aliena, di uno Zidane in grandissima crescita, della miglior difesa del mondo, di un centrocampo cubico e in cui la personalità straborda. La doppietta scudetto-Champions sfuma nel corso di una serata grigia sotto il cielo di Amsterdam, al cospetto di un Real Madrid individualmente eccellente ma leggermente inferiore alla Juventus come squadra, ma ciò non toglie che i bianconeri meritino di figurare in questa graduatoria.
8) Stella Rossa di Belgrado 1990-1991
Gli ex jugoslavi sono i campioni del mondo di autosabotaggio, come noto: se avessero la continuità e la solidità mentale di italiani o tedeschi sicuramente vanterebbero una bacheca di dimensioni diverse, ma pare che il destino si sia divertito trasformando una specifica popolazione nell’archetipo dell’abusata definizione di genio e sregolatezza.
C’è fortunatamente una parziale eccezione, che riscatta un’intera nazione giusto un momento prima che un conflitto assurdo la sventri, decretandone la scomparsa: la Stella Rossa di Belgrado, a partire da fine anni ’80, sempre fedele al suo motto “mettiamo in campo tutti i talenti e vediamo che succede”, si affaccia sui maggiori palcoscenici d’Europa, fa tremare il Real Madrid della Quinta e il grande Milan in fase di ascesa, ma le manca sempre qualcosa per affermarsi in pieno. Fortunatamente, nel 1990-1991 le stelle si allineano e la squadra di Belgrado, complici alcuni episodi che per una volta girano per il verso giusto, domina il campionato jugoslavo e riesce nell’impresa di portare a Belgrado la prima, agognata Coppa dei Campioni. Gli jugoslavi sono una squadra un po’ anarchica ma dal talento debordante, e grazie soprattutto a due “geni” come Robert Prosinečki e Dejan Savićević superano con merito ogni avversario, fino all’agonica finale di Bari che li vede prevalere ai rigori. Sarà il canto del cigno di una squadra e di una generazione meravigliose, ma la bellezza di quel calcio e il talento puro dei suoi singoli migliori, quasi tutti destinati a una fortunata carriera anche in Italia, mi impone di inserirla in questa esclusiva selezione.
7) Real Madrid 1999-2000
I Blancos suggellano il percorso di crescita avviato a metà decennio, dopo qualche stagione a marca blaugrana, con il campionato vinto in volata nel ’96/’97, quindi con la Champions ’97/’98 e soprattutto con quella di due anni dopo, a mio parere conquistata in modo più convincente. In campionato il Real si concede qualche distrazione e termina quinto, anche se a poche lunghezze dai vincitori in una classifica cortissima, ma in Europa cambia marcia e supera con merito ogni avversario, dimostrandosi la squadra migliore del Vecchio Continente. Memorabili il 3-2 dell’Old Trafford contro i campioni d’Europa così come una finale – un derby spagnolo con la sorpresa Valencia – controllata in scioltezza e di fatto mai in discussione. Roberto Carlos, Redondo e Raúl sono gli uomini chiave di un collettivo straordinario sul piano tecnico, che in estate si arricchirà anche della classe di Luis Figo.
6) Barcellona 1991-1992
Sul piano individuale, il Barcellona del decennio è probabilmente quello del 1993-1994, ma ho ritenuto di escluderlo in quanto nella Liga fatica molto più del dovuto, superando solo per la differenza reti il Deportivo, e in Champions conclude malissimo il suo cammino, con la celebre nottataccia di Atene e un 4-0 indimenticabile. Non capita tutti gli anni di vedere in campo insieme Romario e Stoichkov, ma la non sempre facile coesistenza con Laudrup, figlia della regola che limita a tre il numero di stranieri in campo, e appunto un finale di stagione poco convincente su tutti i fronti mi fanno preferire la squadra del 1992, forse leggermente meno dotata di talento ma più efficace sul piano collettivo. Nel corso della stagione 1991-1992, accomodarsi al Camp Nou significa in molti casi assistere a uno spettacolo, anche perché i fuoriclasse danese e bulgaro sono al loro meglio e questo assicura tecnica, velocità e idee. Il perno difensivo della squadra è quel Rambo Koeman che decide anche la finale di Wembley, interrompendo il lunghissimo digiuno spagnolo in Coppa dei Campioni.
5) Milan 1993-1994
Fabio Capello, così come il suo più illustre epigono Massimiliano Allegri, viene accusato dai detrattori di essere un superbo gestore, che però difficilmente trasforma la squadra, limitandosi ad amministrarne le risorse nel migliore dei modi. La tesi può avere un fondamento, ma la stagione 1993-1994 dei rossoneri si adopera per smentirla: il Milan, impoverito dalla partenza di tutti gli assi olandesi, riesce nel miracoloso double sfuggitogli quando schierava una rosa ancora più completa e competitiva. Nonostante un attacco che segna con il contagocce, affidandosi praticamente al solo Massaro in stato di grazia, il Milan ammazza la concorrenza in Serie A grazie a una solidità difensiva incomparabile, e in Europa cambia passo nei momenti decisivi, trascinato dallo stesso Genio Savićević balbettante in campionato. Il dominio di Atene suggella una stagione immacolata che rappresenta, con lo scudetto di Roma, il capolavoro massimo di Don Fabio.
4) Manchester United 1998-1999
Il primo treble della storia del calcio inglese è quello targato Alex Ferguson a fine anni ’90, un treble che conclude nel modo più eclatante il decennio della riscossa dei Diavoli Rossi. Metabolizzato l’allontanamento di quello che Ferguson reputa tuttora il giocatore chiave della sua carriera (Cantona) con una stagione di alti e bassi, in cui soccombe all’Arsenal in casa e non fa il salto di qualità in Europa, il Manchester United ritrova equilibrio, efficacia e motivazioni nella stagione 1998-1999. Si tratta del classico momento magico in cui tutto ciò che viene sfiorato da Ferguson diventa oro: la combo Cole-Yorke si guadagna un appellativo esotico (Calypso Boys) e riempie di palloni le reti avversarie, il centrocampo riesce in un salto di qualità intravisto ma non ancora giunto a piena maturazione nelle stagioni precedenti, e la difesa trova nello statuario Jaap Stam la colonna da affiancare al veterano Peter Schemichel. Lo United in casa si immola in una guerra senza esclusione di colpi con l’Arsenal di Wenger e prevale nelle ultime due giornate, per un solo punto. La finale di FA Cup è decisa ai supplementari da un assolo palla al piede di Giggs, ed quasi superfluo ricordare come i Diavoli Rossi ribaltino la situazione e sconfiggano il destino prima a Torino e poi, soprattutto, a Barcellona, in finale di Champions. Lo United del treble era una squadra che per esaltarsi e dare il meglio doveva trovarsi messa all’angolo e così succede praticamente in tutte le competizioni che conclude con un successo. Se altre formazioni sono state più continue e anche brillanti, ivi compresi forse anche il Manchester del ’93-’94 e del ’96-’97, il trionfale finale di stagione e un record che vanta pochi eguali nella storia mi obbligano a posizionare la squadra di fine millennio molto in alto in questa graduatoria.
3) Juventus 1996-1997
Se mi chiedessero quale squadra incarna lo spirito dei tempi – appunto, gli anni ’90 – più di ogni altra, citerei la Juventus del 1996/1997, uno dei collettivi più organizzati, oliati e completi, un collettivo che eleva alcuni dogmi del periodo (anche quelli teoricamente meno nobili: le tonnare a centrocampo, il forcing) ad arte. La Juventus 1996/1997 è un mix letale di personalità, forza fisica, automatismi, organizzazione, gregari di lusso che si ergono a protagonisti e fuoriclasse. Del Piero non è sempre al meglio a causa di problemi fisici, ma Zidane nella seconda parte di stagione comincia a ridefinire il concetto di trequartista moderno, Vieri e Amoruso sono due nove complementari che segnano gol pesanti, Deschamps e il suo cast di supporto sono l’anima della squadra e Bokšić sembra preconizzare i Kakà e Bale che verranno, per mole e progressione palla al piede. I bianconeri fanno a pezzi quasi ogni avversario, con risultati spesso roboanti (le celebri sestine rifilate a Milan e PSG), ma vincono il campionato solo di un soffio, e dopo varie polemiche, perdendo poi in modo assurdo e poco fortunato la finale di Champions. Per questi motivi, se il podio non glielo toglie nessuno (anche per la Coppa Intercontinentale), non riesco ad andare oltre il terzo posto.
2) Ajax 1994-1995
Confesso che a inizio settembre del 1994 non pensavo all’Ajax come a una potenziale candidata per la vittoria in Champions: le favorite erano il Milan, un Barça assetato di vendetta, un PSG in crescita, lo United. Le due lezioni di calcio impartite ai rossoneri in un girone dominato mi hanno però costretto a rivedere ogni pronostico: l’Ajax 1994/1995 giocava un calcio superlativo, fedele ai canoni che avevano nobilitato la sua storia più di vent’anni prima, e se non c’erano Cruijff, Neeskens e Krol al loro meglio, gli ajacidi della stagione 94/95 portano nell’Empireo il concetto di collettivo. L’organizzazione dell’Ajax esalta i singoli anziché recidere con le sue lame affilate le loro potenzialità e il loro estro, e così una squadra giovanissima, trascinata da un Litmanen che pare destinato a ben altra carriera e da un Rijkaard tornato a volteggiare ad altezze siderali, surclassa praticamente ogni avversario, sia in Olanda che in Europa. A Vienna gli olandesi pagano per la prima volta l’emozione e l’inesperienza, ma riescono comunque a prevalere sui più navigati rossoneri, giunti alla terza finale consecutiva (peraltro, la quinta in sette anni). Sul piano della pura qualità collettiva e corale, il 3-4-3 di Van Gaal regala a mio parere i risultati più alti dell’intero decennio.
1) Milan 1991-dicembre 1992
Faccio uno strappo alla regola che mi imporrebbe di individuare una sola stagione, perché la squadra miglior degli anni ’90, per pura bravura di singoli fuoriclasse che si amalgamano in un superbo collettivo, è probabilmente il Milan che si vede dall’autunno del 1991 sino al dicembre dell’anno successivo. Lo strappo è giustificato dal fatto che a dicembre del 1992 deve purtroppo salutare il calcio tale Marco Van Basten, e il Milan, pur rimanendo la squadra migliore in circolazione, perde un po’ di smalto (un’Inter non irresistibile recupera vari punti) e poi anche la finale di Champions.
La squadra ammirata nel 1992 è però di un altro pianeta: Van Basten disputa la stagione della vita e fa semplicemente un altro sport, specie in autunno; fuoriclasse come Baresi, Maldini e Donadoni sono al loro meglio, Albertini si impone come uno dei migliori registi in circolazione, Massaro è uno splendido uomo di supporto, e tale Frank Rijkaard è in condizioni di forma strepitose, tanto da fare il vuoto nel ruolo. Nell’estate del 1992, peraltro, approdano a Milanello due giocatori che l’anno prima erano sul podio nella graduatoria del pallone d’oro (Papin e Savicevic) e che ciononostante spesso si accomodano in panchina: in altre parole, la rosa del Milan del 1992-1993 è forse la più completa e ricca di ogni epoca. Il campionato più difficile del mondo viene controllato in maniera disarmante e la stagione successiva i rossoneri si ripeteranno, fallendo solo la finale di Monaco, battuti dal genio sardonico di Raymond La Science Goethals; ciò non toglie che la squadra ammirata soprattutto nel corso dell’anno solare 1992 sia, a mio parere, la migliore di tutto il decennio.