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Le migliori squadre di club europee degli anni ’70

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Immagine di copertina: l’Ajax 1972-1973

Gli anni ’70 sono forse il momento decisivo dell’era moderna, nel mondo occidentale, in quanto il percorso progressista e libertario avviatosi dopo la seconda guerra mondiale giunge a piena maturazione, con i suoi esiti più radicali (le Pantere Nere prima a Oakland e poi in tutta l’America, la banda Baader Meinhof nella Germania Ovest) e a volte proprio censurabili (Brigate Rosse, Ordine Nuovo), e sboccia l’epoca del neoliberismo, annunciata dai trionfi elettorali di Ronald Reagan e Margareth Thatcher.

Sul piano sportivo, gli anni ’70 sono un decennio che sviluppa quanto intravisto negli anni precedenti (il mondiale d’Inghilterra) e impone un calcio a forte trazione nord e mitteleuropea: le squadre latine faticano a imporsi nelle competizioni continentali, tanto che un lungo interregno protestante separa il trionfo del Milan di Rocco a Madrid dalla discussa finale dell’Heysel appannaggio della Juventus di Trapattoni.

Ho deciso di ripercorrere un po’ la storia sportiva degli anni ’70 selezionando quelle che reputo possano essere le squadre di club che hanno lasciato un segno più profondo nel calcio di quel decennio, nel Vecchio Continente. Per ragioni di comodità e per evitare ogni ambiguità, mi sono focalizzato sulla singola stagione, schivando il problema posto dai cicli, i cui confini sono spesso di difficile individuazione. Per convenzione, prendo le mosse dalla stagione 1970-71 e concludo con la stagione 1979-80.

10) Barcellona 1973/1974

Gli spagnoli, come noi italiani, osservano gli anni ’70 da una posizione leggermente defilata, faticando a imporsi nel calcio europeo e anche nelle competizioni per nazionali. Ciononostante, il Barcellona del 1973/1974 merita una menzione nelle posizioni di rincalzo di questa graduatoria, perché l’approdo di Cruijff e Michels in Catalogna è la svolta decisiva della storia dei blaugrana, e porta sulle Ramblas un titolo atteso da una vita, grazie a un collettivo spregiudicato ma solido, che replica i meccanismi e la filosofia del calcio totale trascinato da Cruijff e dal “gemello minore” Rexach. La squadra di Michels rifila otto punti di distacco a un Atletico Madrid che nel frattempo fa sudare sette camicie a uno squadrone come il Bayern Monaco, e questo la dice lunga sulla qualità e sulla continuità del Barcellona, che l’anno seguente approderà alle semifinali di Coppa dei Campioni e si confermerà poi per alcune stagioni una squadra di primo piano, anche nelle competizioni europee.

9) Leeds United 1973-1974

Billy Bremner, capitano del Leeds

Il Dirty Leeds, nel corso del suo decennio più glorioso, colleziona più sconfitte che successi, o meglio più piazzamenti d’onore e titoli sfiorati che vittorie. Rimane il fatto che il Leeds per diversi anni, specie nella prima metà della decade, rappresenta il club di riferimento in patria a uno spauracchio per tutte le potenze europee. La squadra a mio avviso raggiunge l’apogeo nel corso della stagione 1973-74, quando lascia la concorrenza a distanza siderale e domina la First Division, campionato come di consueto equilibratissimo e molto difficile, in cui si alternano più squadre ai vertici nel corso di poche stagioni. La stagione seguente, trascinato dai medesimi leader (su tutti, il piccolo Billy Bremner, tuttofare scozzese animato da una furia agonistica con pochi eguali), il Leeds darà del filo da torcere in finale di Coppa dei Campioni ai più blasonati tedeschi del Bayern Monaco, uscendone sconfitto anche a causa di alcune controverse decisioni arbitrali. Squadra per certi versi accostabile all’Estudiantes di Osvaldo Zubeldía e poi all’Atletico del Cholo Simeone (che rinuncia a certe asprezze perché lo impone il calcio di oggi), il Leeds passa alla storia per il suo gioco sporco e violento, ma rimane una delle formazioni più valorose dell’epoca.

8) Nottingham Forest 1978-1979

Ancora Inghilterra, ancora una squadra che illumina il firmamento europeo, ma per il resto la parabola dei garibaldini guidati dal sardonico e geniale Brian Clough differisce sotto quasi ogni aspetto da quella del Dirty Leeds. Il Nottingham, come noto, a metà anni ’70 galleggia nei bassifondi della seconda divisione inglese, quando Clough (reduce dall’infelice parentesi proprio a Leeds) lo aiuta a risorgere e lo porta nel 1978 a conquistare un titolo del tutto impronosticabile. L’anno seguente il Nottingham concede qualcosa in First Division ma si rende in compenso protagonista di una splendida cavalcata europea, durante la quale elimina con merito i due avversari più ostici (Liverpool e Colonia), portando a casa la Coppa. Al contrario del Leeds, il Nottingham non segue il classico canovaccio britannico, ma smussa gli spigoli e l’intensità del forcing in voga nel Regno Unito sino a metà anni ’70, assimilando la lezione degli olandesi (pass and move), e praticando un calcio decisamente meno ruvido e più tecnico. Pur quasi privo di fuoriclasse, il Forest del 1978 1979 è forse il miglior collettivo del mondo, e in giornata si dimostra capace di mettere in crisi qualunque avversario.

7) Borussia Mönchengladbach 1976-1977

Non può mancare una menzione per quella che è forse la formazione più continua nell’arco del decennio, in quella che probabilmente è la sua versione migliore, allenata da Udo Lattek. La squadra che nella stagione 1976/1977 conquista il campionato tedesco e raggiunge la finale di Coppa dei Campioni porta a compimento un percorso virtuoso avviato nel 1970, quando supera il Bayern dopo un duello lungo un’intera annata. Nel 1976 la squadra trascinata dal leader Berti Vogts, dallo stantuffo inesauribile Rainer Bonhof, da un duro di classe come Ulrich Stielike e da un bomber eccezionale come Jupp Heynkes, mette in mostra un calcio heavy metal che assomiglia in tutto e per tutto a quello che farà grande qualche decennio più tardi Jürgen Klopp, un calcio che affonda le radici nella tradizione renana, tutto forcing, sovrapposizioni, spregiudicatezza, corsa e qualità. La finale di Roma vede i renani contrapposti al Liverpool e li vede soccombere, ma senza demeritare. I Reds rappresentano per tutto il decennio la bestia nera della squadra di Mönchengladbach, in quanto la privano di almeno un paio di titoli, ma ciò non toglie che i renani, specie durante la stagione 76/77, siano una delle ssquadre migliori del pianeta.

6) Juventus 1976-1977

Gli anni ’70, come detto, vedono il nostro calcio accomodarsi in seconda fila, dopo gli splendori e i trionfi del decennio precedente. In ogni caso, non mancano le formazioni in grado di ottenere grandi risultati ovunque, su tutte credo la Juventus forgiata da Trapattoni nel 1976/1977, la prima che assimila alcuni degli insegnamenti degli olandesi (anche se principalmente sul piano agonistico), vince uno scudetto sudatissimo dopo un lungo duello fratricida con il Torino e porta in Piemonte la prima coppa europea, dopo una battaglia con l’Athletic Bilbao. Si tratta di una Juve tutta italiana, che regalerà l’ossatura alla nazionale di Bearzot, che pratica un calcio ibrido ed efficace, esaltata dal miglior Bettega della carriera e da un Gaetano Scirea che si impone con la sua classe silenziosa nel novero dei migliori liberi e anzi giocatori del pianeta.

5) Bayern Monaco 1971-1972

L’aria comincia a rarefarsi e credo sia giusto menzionare il primo grandissimo Bayern della decade, quello che, guidato dal genio di Franz Beckenbauer, dalla duttilità e dalla corsa di Paul Breitner e soprattutto da un Gerd Müller senza eguali, domina una Bundesliga rigogliosa e competitiva come mai, superando un ostico Shalke 04 e un Borussia M. che nel frattempo sta illuminando il firmamento europeo. Il Bayern in quella stagione si afferma come una delle formazioni più competitive, complete ed efficaci in circolazione, rinnovando e arricchendo di qualità la tradizione bavarese (molto attendista) e brillando per efficacia e concretezza. La Germania Ovest che demolisce gli avversari agli Europei è figlia anche e soprattutto di un Bayern stellare. In Coppa delle Coppe i tedeschi cedono in semifinale, ma questo toglie poco al valore di una squadra che non teme paragoni per valori individuali.

Gerd Müller e Franz Beckenbauer, stelle del Bayern Monaco degli anni ’70

4) Liverpool 1976-1977

I Reds, con buona pace della pur valorosa concorrenza, sono la squadra inglese del decennio, un decennio costellato di trionfi e in cui si intrecciano le carriere di due tecnici iconici come Shankly e Paisley. Se devo scegliere una stagione, opto per il 1976-1977, in quanto i Reds si confermano la formazione migliore d’Oltremanica, superando una concorrenza interna come di consueto estremamente rognosa (su tutti, il Manchester City di Brian Kidd, che dà del filo da torcere al Liverpool fino all’ultima giornata). La banda di Paisley avvia inoltre il lungo dominio inglese sulla Coppa dei Campioni, e lo fa in maniera magistrale, impartendo lezioni di calcio al SaintÉtienne e superando con merito il Borussia M. a Roma. Kevin Keegan disputa una stagione eccezionale ed è in quel momento, con ogni probabilità, il miglior giocatore d’Europa, ma il Liverpool è soprattutto un collettivo oliato, organizzato, fisicamente e anche mentalmente fortissimo.

3) Bayern Monaco 1973-1974

Se il Bayern ammirato due anni prima è forse il più spettacolare, la squadra che nell’anno dei mondiali di casa incamera Bundesliga e Coppa dei Campioni, portando per la prima volta il trofeo più ambito in Germania, merita a mio parere di figurare sul podio. Il duello con l’onnipresente Borussia in casa si risolve al fotofinish e vede le due squadre alternarsi al vertice, ma è un confronto che alla fine vede prevalere la squadra di Beckenbauer e di Müller, entrambi in condizioni di forma stratosferiche. In Europa, dopo lo scontro in odore di Guerra Fredda contro la Dinamo Dresda, i bavaresi demoliscono quasi ogni avversario grazie alla solidità e alle loro superiori individualità, sempre in grado di fare la differenza, fino alla finale vinta nella ripetizione contro l’Atletico Madrid. Il titolo mondiale conquistato in estate a Monaco di Baviera, superando gli acerrimi rivali olandesi, corona una stagione semplicemente straordinaria.

2) Ajax 1971-1972

Le prime due posizioni della graduatoria sono entrambe appannaggio della squadra più significativa del decennio, e per puro gusto ritengo di collocare la formazione che supera a Rotterdam l’Inter al secondo posto. Se nel 70-71 l’Ajax è ancora in parte una sorpresa, l’anno seguente il suo calcio totale, orchestrato da Ştefan Kovács, giunge a piena maturazione. L’Ajax domina l’Eredivisie, mai in discussione nonostante le contendenti siano di prim’ordine, e in Europa regala spettacolo. Se l’anno precedente, durante la finale di Wembley, i giornalisti accorsi in massa si accorgono di assistere a un cambiamento, alla storia che si trasforma sotto i loro occhi, l’anno successivo l’effetto sorpresa è più contenuto, ma il gioco innovativo degli ajacidi – tutto fraseggio, pressing, scambi di posizioni, un gioco che pare tradurre in sintassi calcistica le migliori eversioni sessantottine – conquista sempre più ammiratori. Gli olandesi dispongono di ogni avversario e dominano chiunque sul piano del possesso, del dominio territoriale e della qualità di gioco. In più, trovano sempre il modo di andare in gol, trainati da un Profeta del Gol in stato di grazia assoluto (vedi doppietta nella finale di Coppa dei Campioni contro l’Inter) e da un contorno di campioni.

L’Ajax: analisi di gioco

1) Ajax 1972-1973

Se possibile, l’Ajax del 1972-1973 è ancora più spettacolare, efficace e di fatto “ingiocabile” di quello della stagione precedente; si tratta di un Ajax che demolisce le squadre migliori d’Europa (il Bayern Monaco, cui rifila una sonora quaterna; il Real Madrid campione di Spagna; una Juventus già di statura internazionale), trasformando il terreno di gioco in una sorta di teatro e anzi di concerto rock. Quell’Ajax è l’apogeo, l’esito più alto di un’intera epoca e delle sue aspirazioni, e di fatto neutralizza ogni avversario con il pressing, la pura tecnica, un calcio collettivo e di qualità sofisticata che non rinuncia alla corsa e al podismo isterico di breriana memoria. Il sottoscritto non ha dubbi: l’Ajax del 1972-1973 è la squadra più bella ma anche più efficace del decennio, nonché la più iconica, la traduzione sul campo di gioco di ciò che furono il rock psichedelico, la Nouvelle Vague francese, la miglior letteratura americana, e vede molti dei suoi singoli chiave esprimersi al meglio.

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