Friedrich Nietzsche nella “Gaia Scienza”, in “Così parlò Zarathustra” e in altre opere parlava di “eterno ritorno dell’uguale”. Rifiutando ogni teoria sulla linearità del tempo e della storia, il filosofo dell’Oltre-uomo sosteneva che ogni azione, ogni emozione, ogni attimo fosse destinato a ripetersi nell’eternità, in una visione ciclica e ripetitiva delle cose. È nella ciclicità delle cose che la Volontà diventa eternità. Anche il napoletano Giambattista Vico, che ispirò gran parte della filosofia europea (Marx ed Hegel su tutti), nei suoi “corsi e ricorsi storici”, rifiutava l’idea che la storia fosse una linea retta, abbracciando invece l’idea che gli eventi storici fossero ciclici, destinati dunque alla ripetizione di se stessi in forme simili ma non uguali, tra momenti di crescita e momenti di decadenza delle varie civiltà umane.
Solo una decina di anni fa noi appassionati di calcio di tutto il mondo ci interrogavamo chi fosse il migliore tra Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, in un duello che si rinnovava di partita in partita, tra campionati, coppe, tornei con le nazionali, mese dopo mese, anno dopo anno, per circa quindici anni. La contrapposizione tra i due era pressoché totale: dalle caratteristiche di gioco – il calcio “apollineo” del portoghese fatto di razionalità e completezza contrapposto all’estro “dionisiaco” della Pulce e alla sua genialità irrazionale – alle squadre di militanza (Barcellona contro Real Madrid, in tutti i suoi significati estetici, politici, ideologici), passando per il carattere ed il rapporto con i media e con la mondanità.
Da tempo quel dualismo che ha segnato un’epoca è terminato, tra le spiagge della Florida e le sabbie dell’Arabia Saudita. Il calcio europeo ha visto l’alternarsi di vari protagonisti in una manciata di anni: da Vinicius a Rodri, da Haaland a Mbappé a Parigi, in un campionato dove ha fatto il vuoto per anni.
Quest’anno, però, qualcosa sembra essere cambiato: l’agognato trasferimento del 7 del PSG alla Casa Blanca e la rapida ascesa di Lamine Yamal nella città catalana sembrano i segnali di un nuovo dualismo, che dividerà nuovamente gli appassionati negli anni a venire. La volontà di Mbappé di fare la storia nel club più prestigioso del mondo, dopo che la Francia era diventata troppo piccola per lui, unita all’ascesa di Yamal nella casa che fu di Lionel Messi, unita ad un progetto calcistico ben chiaro di Flick che ha costruito una squadra di giovani di estremo talento destinati a crescere e ad imporre il proprio gioco nella migliore tradizione filosofica barcellonista con elementi nuovi ed evolutivi, sembrano aprire ad una nuova Età dell’Oro che bussa alle nostre porte.
Tra i due ci sono circa sette anni di differenza – Mbappé è nato al crepuscolo del ventesimo secolo, mentre Lamine è classe 2007, figlio del nuovo millennio – e una storia calcistica non certo “sincrona” come poteva essere quella tra Messi e CR7. Mbappé lo conosciamo da anni, ha già due mondiali da protagonista nel carniere ed anni da dominatore assoluto in Francia e diverse notti da protagonista anche nelle coppe europee, e ora è entrato nell’età in cui normalmente un giocatore raggiunge la piena maturazione. Yamal è solamente alle soglie della maggiore età ed è alla sua seconda stagione in prima squadra.
Kylian Mbappé ha chiuso la sua prima stagione al Real Madrid con 31 reti in 34 partite in Liga, che gli sono valsi il titolo di Pichichi. I gol stagionali sono invece 43, in virtù dei quali si è aggiudicato la Scarpa d’Oro. Nonostante la Coppa del Re ed il campionato siano finiti nella bacheca degli odiati blaugrana e nonostante la sciagurata notte di Champions League in cui le prodezze balistiche di Declan Rice hanno eliminato la squadra di Carlo Ancelotti dalla coppa dalle grandi orecchie, la stagione del fuoriclasse francese può ritenersi pienamente soddisfacente sul piano personale. La vittoria (con gol) nella Supercoppa Europea e nel mondiale per club (gol in finale) sono solo una piccola consolazione per non aver vinto nessuno dei tre trofei che si assegnano a maggio, ma ciò che è emerso di positivo sta nell’impatto del giocatore nella sua nuova realtà: dopo un’iniziale difficoltà, acuitasi nei mesi autunnali con prestazioni molto negative in Champions League contro il Liverpool e nel primo Clasico, Mbappé ha iniziato a prendere per mano il Real Madrid, non solo in termini di mere timbrature, ma proprio con le armi proprie del giocatore stesso: capacità di vedere la porta, capacità di strappare e di fare la differenza in maniera travolgente.
C’erano dubbi – ed in parte ci sono ancora – sulla sua capacità di convivenza con Vinicius, che a sua volta ha vissuto una stagione spegnendosi di partita in partita, ma non c’è dubbio che a livello di prestazioni complessivamente abbia fatto nettamente meglio il francese rispetto al brasiliano.
Di Yamal invece abbiamo già parlato in questo articolo (lo trovate qui) e non mi dilungherò troppo, ma una cosa voglio scriverla: la sua seconda stagione di Barcellona a mio avviso non è lontana come dimensioni da quella mitica (e mitizzata) di Ronaldinho, per capacità di gioco, per impatto, partita dopo partita, e chi ha seguito regolarmente il Barcellona lo sa.
Oltre ad una continuità impressionante, di partita in partita, non tanto in termini in reti realizzati, quanto più in termini di giocate-chiave, di assist e di momenti in grado di cambiare l’esito della partita, Yamal è stato decisivo nei due Clasicos che hanno deciso la stagione: la finale di Coppa del Re e soprattutto quello di maggio, lo scontro diretto alle ultime battute che di fatto decide la Liga all’ultimo respiro o quasi: al Real non sono bastati i gol di Mbappé nella sua versione più travolgente, perché il calcio superiore di Yamal e del Barcellona di Flick hanno avuto il sopravvento.
Premettendo il fatto che di Mbappé abbiamo già, presumibilmente, la sua versione “completa”, essendo un giocatore di quasi ventisette anni, mentre non conosciamo ancora l’evoluzione tecnico-tattica di Yamal, vorrei provare a confrontare le caratteristiche dei due, almeno nelle voci principali.
Senso del gol
Mbappé é sicuramente superiore: i suoi sette titoli di capocannoniere tra Ligue 1 e Liga Spagnola (senza dimenticare il titolo di capocannoniere della Champions League 2023/24) parlano per tutti. Kylian vede la porta come e quando vuole, sa segnare di potenza e di precisione, con il destro e con il sinistro. Da un lato sa essere un rapace, dall’altro sa costruirsi e crearsi un’occasione.
Yamal su questo deve ancora crescere: 18 reti stagionali, di cui “solo” 9 in campionato, non sono un demerito, ma è anche vero che stiamo parlando di un giocatore che non è ancora maggiorenne: neanche Messi e Cristiano erano straordinari uomini-gol nei primi anni di carriera.
Tiro
Entrambi due grandi tiratori, di Mbappé abbiamo già detto sopra, di Yamal impressiona la sua naturalezza e la sua capacità di calciare senza sforzo, dipingendo arcobaleni impossibili: penso al gol contro l’Inter al Camp Nou, al gol contro l’Espanyol che è valso il titolo del campionato, alla sua rete contro la Francia nella semifinale europea. Quel mancino che gira beffardo sul palo più lontano pare già il suo timbro. Sta migliorando anche la sua capacità di tirare con il “piede debole”, e credo che crescerà ancora.
Dribbling
Forse una delle doti che sottolinea più di tutti la loro diversità. Mbappé dribbla in velocità, sfruttando la sua forza atletica e muscolare. Sicuramente sa giocare con i tempi e la tecnica nei piedi non gli manca – giocando così tanto in velocità, senza tecnica e sensibilità nei piedi non sarebbe in grado di controllare e condurre il pallone -, ma il suo è un dribbling fatto di dinamite e di polvere da sparo, di elettricità e di scintille.
Yamal, invece, con le sue lunghe leve ed un fisico non certo da corazziere come quello del francese, dribbla giocando con il tempo, in uno spiazzante gioco delle ombre. Le sue finte spiazzano e mandano fuori tempo, ricordano quelle dei malandri brasiliani, sono leggere ed eteree. Non sono una scossa elettrica, sono un’illusione ottica.
Visione di gioco e ultimo passaggio
Mbappé non difetta nell’assist, anzi, non sono poche le volte in cui lo abbiamo visto servire i compagni e mandarli in porta, ma non è un creatore di gioco, come lo è Yamal. Il talentino spagnolo è l’epicentro, insieme a Pedri, delle azioni del Barcellona. E soprattutto possiede la straordinaria dote di mettere il compagno davanti alla porta: il suo straordinario colpo d’esterno, in una versione mancina che richiama i colpi di Modric e di Cruijff, è il suo marchio di fabbrica. Per dirla alla “portoghese”, la trivéla.
Personalità
Due giocatori con le spalle larghe, che emergono soprattutto quando la squadra è in difficoltà. Yamal è il giocatore a cui tutti si affidano nei momenti di difficoltà: vedi Francia-Spagna degli europei 2024, vedi le due semifinali contro l’Inter, dove era l’autentica luce per i suoi compagni di squadra, che affidavano al suo estro ed alla sua genialità le chiavi per la qualificazione alla finale, svanita all’ultimo respiro.
Di Mbappé ricordiamo tutti i suoi straordinari ultimi 40 minuti della finale dell’ultimo mondiale, quando dopo aver sonnecchiato per 80 minuti si è acceso e tra rigori guadagnati e glacialmente trasformati, terrificanti incursioni palla al piede che hanno infestato gli incubi di tutti coloro che simpatizzavano per l’Argentina e lampi improvvisi nel buio stava compiendo un’impresa che era alla portata solo degli dei.
Ruolo
Il giovane Mbappé nasce come ala funambolica d’attacco, ma con il tempo ha imparato ad essere più punta. Il suo ruolo ideale, anche in nazionale, è l’attaccante a sinistra del tridente – con un centravanti come punta centrale, vedi Giroud ai Mondiali – con la possibilità di accentrarsi e convergere per il tiro, ma Ancelotti gli ha fatto fare anche il centravanti, con movimenti da “nove” più classico, cercando di sfruttare il suo senso del gol e la capacità di vedere la porta.
Yamal d’altro canto è formalmente un’ala, anche se interpreta questo ruolo in maniera atipica: non è tanto il giocatore che va verticalmente sul fondo e scodella in mezzo, quanto più un trequartista mascherato che si muove come vuole e volteggia tra le linee. Solo il tempo ci dirà come evolverà nell’interpretazione del ruolo, rammento il Messi post 2014 assumere le caratteristiche sempre più da regista e da rifinitore, diverse dall’ala frizzantina e imprendibile degli inizi.
L’anno prossimo negli Stati Uniti, Canada e Messico ci sarà il Mondiale e sarà un’altra tappa di questo nuovo confronto tra le due stelle, che oggi sono, a detta di tutti, i migliori giocatori del mondo, che si contendono lo scettro.
E voi chi prendete? Kylian Mbappé o Lamine Yamal?