Immagine di copertina: l’Hakoah campione
Lo storico trionfo di Londra
Nei primi anni ‘20 le relazioni tra le nazioni vincitrici (come l’Inghilterra) e quelle sconfitte (come l’Austria) del primo conflitto mondiale non erano delle migliori. Il calcio servì come veicolo di cooperazione tra i popoli, e proprio con questo obiettivo il West Ham effettuò nei primi mesi del 1923 una tournée nell’Europa continentale. L’Hakoah si fece avanti per organizzare un match amichevole e vista l’occasione propose di giocare l’incontro all’Hohe Warte, l’impianto più capiente di Vienna. Il West Ham era un club in ascesa: aveva conquistato la promozione nel massimo campionato inglese e tre settimane prima aveva disputato la finale della FA Cup, persa 2-0 contro il Bolton a Wembley davanti a 200mila spettatori. All’Hohe Warte si presentarono in 40mila.
Tutti si aspettavano un successo degli inglesi, reduci da uno squillante 3-0 allo Slavia Praga. Invece l’incontro terminò 1-1: vantaggio degli austriaci con Häusler, pareggio del bomber inglese Watson. Alcuni evidenziarono come il West Ham non avesse voluto spingere troppo sull’acceleratore, ma questo non impedì allo Sport-Tagblatt di parlare di delusione in riferimento alla prestazione degli inglesi mentre il tecnico dell’Hakoah Hunter sottolineò: «Il West Ham non ha giocato bene come a Praga, noi diventeremo una grande squadra».
Sarebbe stato buon profeta: mesi dopo gli inglesi, per ricambiare il favore, organizzarono il ritorno dell’amichevole sul proprio campo, Upton Park. La partita venne disputata il 3 settembre 1923 di fronte a 15mila spettatori, segno che il match da parte inglese non era probabilmente molto sentito. Il West Ham, reduce da un incontro di campionato con il Sunderland, schierò solo quattro titolari, convinto che bastassero le riserve per avere ragione degli avversari.
Sul campo però i pronostici furono ribaltati. L’Hakoah cominciò in modo molto più spigliato e aggressivo, segnando tre gol tra il 24’ e il 36’ del primo tempo, due volte con Nemes – che nel frattempo aveva modificato il suo nome in Alexander Neufeld – e una con Alois Hess. Nella ripresa al 2’ Neufeld realizzò la quarta rete, poi Norbert Katz chiuse i conti con il quinto sigillo, a coronamento di una straordinaria azione di squadra costruita su una rete di dieci passaggi. Fu un successo di proporzioni clamorose, la prima vittoria di un club continentale in casa dei maestri. In Inghilterra diversi giornali esaltarono la prestazione dei giocatori austriaci, evidenziando dall’altra parte le lacune dei padroni di casa.
In Austria l’entusiasmo era alle stelle e il ritorno in treno nei giorni seguenti si trasformò per i giocatori di Hunter in una trionfale passerella: ad ogni stazione dopo il confine con la Svizzera la gente saliva sul convoglio per congratularsi. E quando i giocatori scesero alla stazione Westbanhof di Vienna, trovarono un’orchestra a suonare per loro. Per le strade in migliaia festeggiarono quell’impresa, che anticipava di due anni il secondo momento storico: la vittoria del campionato.
Il successo in patria
Il 1924 fu un anno chiave per il calcio austriaco: sotto la spinta di Hugo Meisl, che non fu solo il genio alla guida del Wunderteam ma anche un illuminato visionario (ideò sia la Mitropa Cup, antesignana della Coppa Campioni, sia la Coppa Internazionale che anticipò i campionati europei), l’Austria divenne la prima nazione europea del continente ad abbracciare il professionismo. Inizialmente alcuni soci dell’Hakoah erano contrari: lo statuto del club prevedeva come unico obiettivo quello di avvicinare più atleti possibili alla causa sionista. A convincerli fu la possibilità di costruire una formazione più forte e dunque di diffondere i valori del movimento con maggiore efficacia.
La stagione 1924-25 si aprì con un netto 3-1 sul Wiener Sportklub. La squadra mise in mostra una grande continuità e chiuse l’andata al primo posto. Come da pronostico, gli ungheresi si rivelarono gli elementi in più, in particolare Bela Guttmann, polmone e cervello della manovra. Durante la pausa invernale, l’Hakoah subì una pesante defezione: l’allenatore Hunter, che aveva dato al team un gioco brillante proseguendo nel lavoro di Gaskell, lasciò per ragioni economiche. Passò al Galatasaray in Turchia dove conquistò tre titoli nazionali. L’idea iniziale era di ovviare alla perdita del tecnico ingaggiando i due fratelli ungheresi Konrad, Jeno e soprattutto il fortissimo Kalman, un’ala destra dal dribbling irresistibile, considerato in quegli anni uno dei più forti calciatori d’Europa e del mondo. Tuttavia la dirigenza del club preferì aumentare lo stipendio dei giocatori in rosa e finanziare una tournée in Palestina.
Il campionato riprese il 28 febbraio. Trascinato dalle reti dell’acrobatico centravanti Max Grunwald, che aveva preso il posto dell’infortunato Norbert Katz, l’Hakoah consolidò la prima posizione. Per la conquista del titolo fondamentale fu il 3-2 con cui sconfisse il Wiener Sportklub. Il match era stato recuperato a causa di un’amichevole che l’Hakoah aveva giocato contro il fortissimo Bolton Wanderers, una delle compagini più quotate d’Inghilterra, che aveva espugnato Vienna per 2-1. Nell’incontro con il Wiener Sportklub la rete decisiva fu segnata dal portiere magiaro Sandor Fabian. In seguito a un infortunio, Fabian si era scambiato di posizione con Neufeld e nell’inedito ruolo di attaccante aveva realizzato il gol della vittoria. Mancava un solo turno alla fine e nell’ultima giornata all’Hakoah bastò pareggiare 3-3 con il Simmering. Il sogno si era trasformato in realtà: l’Hakoah, forte di un torneo da 10 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte, 43 reti fatte (secondo miglior attacco) e 30 subite (seconda miglior difesa) era riuscito nell’impresa di conquistare il primo titolo della sua storia.
Era la consacrazione finale di un gruppo che da anni si trovava ai vertici del calcio nazionale. Il progetto di Max Nordau era arrivato davvero a compimento: gli ebrei erano stati in grado di primeggiare anche nello sport e lo avevano fatto proponendo uno stile di gioco particolare e identitario.
5 – Continua