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I Rey de Copas – la top 11 dell’epoca televisiva dell’Independiente

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Li chiamano i Los diablos rojos (i diavoli rossi) per il colore delle maglie. Ma anche i Rey de Copas (re di coppe), perché nessun altro club sudamericano ha vinto così tante Coppe Libertadores come l’Independiente: ben sette, di cui quattro consecutive. Ma anche in questo caso, forse non tanto come il River Plate, ma quasi, l’Independiente vanta una storia importante e calciatori di straordinario valore anche prima dell’epoca televisiva. Negli anni ’20, per esempio, il faro della squadra era Manuel Seoane, attaccante poderoso, tecnico, completo, grande finalizzatore, capace di segnare qualcosa come 241 reti in 264 partite con la maglia dei diavoli rossi, con il picco dei 55 (!) in 40 partite di campionato nel 1922. Fece grande anche la nazionale argentina, con cui vinse 3 volte la Coppa América con tanto di titolo di miglior giocatore e capocannoniere dell’edizione 1925. In quegli anni era considerato in Sudamerica la più credibile alternativa al Mago Héctor Scarone come miglior calciatore del continente, e probabilmente del mondo. Altro straordinario interprete di quegli anni era Raimundo Mumo Orsi, imprendibile ala mancina che onorò la maglia rossa per nove stagioni, totalizzando 110 gol in 249 incontri, prima di trasferirsi in Italia, prendere la cittadinanza italiana, e fare grandi la Juventus e la nazionale azzurra.

L’Independiente ebbe poi un ciclo straordinario soprattutto sul finire degli anni ’30, quando la squadra conquistò due campionati di fila facendo leva su un attacco atomico e capace di segnare 115 gol nel torneo del 1938 e 103 in quello del 1939. La squadra era formidabile, giocava un calcio meraviglioso e iper offensivo e annoverava campionissimi come la mezzala universale Antonio Sastre (che giocò in otto ruoli diversi nel corso della sua carriera e fece grande anche il San Paolo in Brasile in coppia con il Diamante Nero Leônidas da Silva); il guizzante attaccante Vicente de La Mata, 13 stagioni nel club con 151 centri, spesso protagonisti di devastanti assoli palla al piede in stile Messi; il fromboliere paraguaiano Arsenio Erico, il recordman di gol nella storia del campionato argentino con 293 reti (uno in più di Ángel Labruna), centravanti che per 12 vestì la maglia dell’Independiente con 3 titoli di capo-cannoniere, giocatore che abbinava tecnica, velocità, stile e inarrivabile senso del gol.

Ma nelle nostre top 11, come al solito, abbiamo scelto di concentrarci solo sui giocatori di epoca moderna, televisiva, dalla fine degli anni ’50-inizio anni ’60 in avanti. Quando l’Independiente è diventato il Rey de Copas e ha marchiato a fuoco la storia della Libertadores come nessun altro…

Portiere: Miguel Ángel Santoro

Santoro – il cognome rivela le sue origini italiane – è uno dei portieri più vincenti della storia e anche uno dei più sottovalutati: solido, affidabile, continuo come si conviene all’estremo difensore di una grande squadra, ha vestito la maglia roja per dodici lunghi anni, durante i quali ha incamerato tre campionati nazionali e tre Libertadores, oltre ad alcuni trofei “minori”. Meno fortunata la sua avventura in nazionale, che si esaurisce in quattordici presenze a cavallo tra anni ’60 e ’70. Portiere più votato all’intervento spettacolare rispetto al collega argentino, l’uruguagio Carlos Goyén è la più credibile alternativa a Santoro: ha vestito la maglia del club di Avellaneda per quattro stagioni, vincendo a sua volta da protagonista alcuni titoli internazionali, a inizio anni ’80; i tifosi lo ricordano soprattutto per l’ottima prestazione contro il Liverpool in Coppa Intercontinentale, nel 1984.

Laterale destro: Néstor Clausen

Classico e solidissimo laterale di scuola argentina, Clausen è uno dei tanti giocatori di spessore dell’Argentina degli anni ’80 il cui nome è ingiustamente finito nel dimenticatoio. Néstor ha giocato per l’Independiente per quasi un decennio, e l’ha fatto da titolare inamovibile, portando a casa tre campionati, una Libertadores storica e il leggendario titolo strappato al Liverpool nel 1984, a Tokyo. Felice anche la sua lunga avventura con l’albiceleste, che si chiude con 26 partite, 1 gol e il titolo mondiale (anche se vinto da riserva). Il suo predecessore Miguel Ángel López è un altro pezzo di storia dei Diavoli Rossi e un posto in formazione può reclamarlo senza timore: cinque stagioni da titolare gli valgono una marea di trionfi nazionali e internazionali, conquistati dopo 136 partite e un solo gol. Meno avventuroso di Clausen, più votato alla marcatura e alla pura fase difensiva, Miguel ha giocato saltuariamente anche in nazionale.

Difensore centrale: Rubén Navarro

Elegante centrale argentino capace di dettare i tempi della manovra, Navarro è stato la colonna della retroguardia dei Diavoli Rossi durante il primo, spettacolare ciclo vincente degli anni ’60, quello culminato nelle due finali perse contro la Grande Inter – nei video dell’epoca, si notano le sue notevoli qualità tecniche e la classica garra necessaria per trovare spazio nel calcio argentino del tempo. Rubén vanta anche 32 partite in nazionale, e la medaglia di bronzo conquistata nella Coppa America del 1963. Ruvido e grintoso centrale, classico prodotto del calcio sudamericano dell’epoca, merita una menzione El Vikingo Enzo Trossero, biondissimo giramondo (ha giocato anche in Francia, in Svizzera e in Messico) apprezzato anche per le sue incredibili doti realizzative (in carriera, ha messo a segno 115 gol solo con la maglia di club), e un vincente nato, la cui maglia è stata ritirata dal club d Avellaneda. Discreta anche la sua carriera con l’albiceleste: Trossero ha fatto parte della rosa di Spagna 1982 e giocato da titolare la Coppa America del 1983.

Difensore centrale: Francisco Pedro Manuel Sá

Eclettico difensore in grado di disimpegnarsi sia come centrale che da laterale destro, Francisco Pedro Manuel Sá è uno dei giocatori più vincenti della storia e una bandiera sia del Boca che, forse a maggior ragione, dell’Independiente; con sei Libertadores, tre Intercontinentali e una pletora di titoli nazionali, il difensore di Las Lomitas vanta un curriculum quasi impareggiabile ed è stato anche uno dei marcatori/fluidificanti più dotati e duttili della sua epoca. Meno fortunata – si esaurisce in soli due anni – la sua avventura con l’Argentina. Anche qui, la scelta del titolare è più che altro un dovere imposto dall’esigenza di selezionare undici nomi, ma il posto di potrebbe tranquillamente prenderselo Hugo Villaverde, che tra anni ’70 e ’80 ha costruito con il partner Trossero una delle cerniere difensive più forti e celebrate della storia del calcio argentino, vincendo letteralmente tutto da titolare inattaccabile – per lui, 380 presenze da in maglia Roja.

Laterale sinistro: Ricardo Pavoni

Il posto di laterale sinistro spetta a un’autentica bandiera come Ricardo Pavoni, piccolo e infaticabile stantuffo della fascia, di nazionalità uruguaiana, che gioca undici stagioni con i diavoli rossi, tra 1965 e 1976, vincendo di tutto da titolare fisso (per lui, 423 presenze e ben 57 reti, a conferma delle sue notevoli capacità di inserimento). In nazionale, Pavoni si alterna ad altri validi laterali, ma ha il pregio di disputare almeno un mondiale, quello giocato in Germania nel 1974, da titolare. La sua riserva è un giocatore di spessore internazionale come Carlos Enrique, fratello del Negro Héctor, un altro terzino di spinta piccolo ma molto veloce e discretamente tecnico, una colonna dell’Independiente degli anni ’80 e il titolare dell’Argentina che vince la Coppa America del 1991.

Mediano: Ricardo Giusti

Elegante e grintoso mediano di origini marchigiane, Giusti è uno dei nomi chiave di questa formazione, anche per la risonanza internazionale della sua carriera: in maglia roja, ha disputato 295 partite e segnato 34 reti, conquistandosi anche il posto da titolare della nazionale per un lustro, durante il quale ha vinto da protagonista il mondiale messicano. Claudio Marangoni è un altro pezzo di storia dei Diavoli Rossi: altro mediano o volante di scuola argentina, apprezzato anche per le abilità sul lancio lungo, vanta una decade scarsa di gloria ad Avellaneda, durante la quale ha vinto di tutto e da protagonista.

Mezzala destra: Jorge Burruchaga

Celebre nel nostro paese soprattutto per il gol che decide la finale di Città del Messico, Burruchaga è stato molto di più del “secondo violino” del Diego lunare ammirato nell’estate del 1986: Jorge è infatti uno dei centrocampisti più importanti e dotati della storia del calcio argentino, un anomalo trequartista/faticatore, bravissimo sotto porta (memorabile la sua abilità sui calci da fermo: le sue fucilate erano famose in tutto il continente sudamericano) e capace di disimpegnarsi anche come seconda punta, nonché un eroe dei due mondi, perché è un pezzo di storia dell’Independiente (e della nazionale) e anche uno degli stranieri più bravi ammirati nel campionato francese. Jorge vanta 53 reti in 147 partite con i Diavoli Rossi e 13 reti in 59 partite con l’albiceleste. Mediano e recupera palloni di classe superiore, Miguel Ángel Raimondo, la prima e più credibile alternativa di Burruchaga, è stato un giocatore di grande intelligenza, fisicamente molto forte, uno dei giocatori chiave dell’Independiente piglia-tutto degli anni ’70. Meno fortunata la sua avventura in nazionale: dopo due anni da titolare, tra 1970 e 1972, Raimondo viene escluso dal giro dall’Albiceleste, e nonostante sia nominato nel 1974 calciatore argentino dell’anno non partecipa alla poco fortunata spedizione in Germania.

Mezzala sinistra: Ricardo Bochini

“Iniesta è l’unico paragonabile a Bochini“, disse un certo Diego Armando Maradona. Alcuni appassionati argentini sostengono inoltre la tesi, per noi forse azzardata, che Bochini, rispetto al fenomeno di Villa Fiorito o a Lionel Messi, abbia poco/nulla in meno, forse solo il mondiale da protagonista assoluto. Perdoniamo l’esagerazione perché Bochini è stato un artista del pallone, un piccolo e fantasioso funambolo dotato da madre natura di due piedi magici e della visione di gioco degli eletti. Con 634 presenze e 97 reti, è il giocatore simbolo della storia dei Diavoli Rossi e probabilmente anche il più bravo di tutti, almeno nel dopoguerra. Nel suo carniere si trovano quattro titoli nazionali, ben cinque Coppe Libertadores e tre Coppe Intercontinentali, vinte tutte da protagonista – nel 1973, è un suo splendido gol in penetrazione a beffare la Juventus di Zoff.

Ala destra: Raúl Bernao

Il poeta della fascia destra (soprannome che evoca quello del nostro Claudio Sala, giocatore che per certi versi gli somiglia) è stato uno degli attaccanti più dotati e creativi del calcio argentino degli anni ’60: robusto e fisicamente molto forte, era un incantatore di serpenti dal dribbling morbido e letale, nonché un eccellente uomo assist e un discreto realizzatore. In Argentina i suoi duelli con Silvio Marzolini erano reputati il meglio che il calcio nazionale potesse offrire durante quel periodo. Agustín Balbuena ha raccolto l’eredità di Bernao nell’Independiente degli anni ’70, con il quale ha sollevato al cielo diversi trofei nazionali e internazionali, imponendosi come uno degli esterni offensivi più tecnici e completi della sua epoca.

Attaccante centrale: Eduardo Maglioni

Divenuto una star dopo aver messo a segno la tripletta più veloce della storia del calcio argentino, in meno di due minuti, nel 1973, Maglioni non è stato un fuoriclasse, ma un solido puntero capace di sobbarcarsi molto lavoro sporco e di segnare con una discreta continuità. Il contributo significativo a tutti i maggiori trionfi del club di Avellaneda nel corso degli anni ’70 ci suggerisce di regalargli il posto da titolare e di preferirlo a un altro centravanti di notevole spessore come Norberto Outes, colonna offensiva del club nella seconda metà degli anni ’70, autore di quasi cento gol in maglia Roja e giocatore in grado di imporsi come protagonista anche in Messico.

Seconda punta: Daniel Bertoni

Raffinato e potente ambidestro, attaccante di spola che abbiamo ammirato anche nel nostro campionato, Bertoni è stato uno dei campioni del grande Independiente degli anni ’70, con la cui camiseta ha messo a referto 79 reti in 179 partite, collezionando trofei e giocate decisive, specie nel corso delle sensazionali stagioni visste tra 1975 e 1977, che gli valsero il posto da titolare al mondiale di casa. Anteponiamo Bertoni a un altro attaccante di notevole catatura come Mario Rodríguez, uomo gol della squadra che vince due Libertadores (la prima, da capocannoniere e miglior giocatore, stando alla stampa dell’epoca) e che sfida poi la Grande Inter a metà anni ’60.

Con il contributo di NICCOLÒ MELLO

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