Immagine di copertina: per Mbappé prestazione illegale
Prima di questo playoff di ritorno, Pep Guardiola, nel corso della sua illustre carriera, era uscito sconfitto soltanto per due volte dal Santiago Bernabeu, entrambe in Champions League, ed entrambe contro Carlo Ancelotti, connubio mai casuale. Dopo aver mantenuto l’imbattibilità nel tempio dei Blancos nel corso dei 4 anni trascorsi al Barcellona infatti, il primo tonfo arrivò soltanto nella semifinale europea del 2014, alla guida del Bayern Monaco; in quell’occasione, il “tiki-taken” dei bavaresi si infranse contro un Real Madrid compatto e affilato, con Benzema nel ruolo del killer. Otto anni dopo, nel maggio 2022, l’attaccante franco-algerino lasciò le luci del palcoscenico a Rodrygo, ispiratore di una delle rimonte più impensabili della storia del calcio, ai danni di un Manchester City che già si vedeva prematuramente proiettato in finale.
Ricollegarsi con il passato era necessario per analizzare la disfatta del presente, e la sua discontinuità con gli episodi sopracitati; se nelle eliminazioni precedenti, ben più brucianti di questa, Guardiola era affondato con le sue idee al cospetto del pragmatismo del proprio collega (e, specie nel 2022, facendo i conti con la mistica europea del Real Madrid), il 3-1 incassato da Mbappé e soci ha un sapore diverso, meno amaro ma più insipido. La sola assenza di Haaland tra i titolari, del resto, lasciava ben poche speranze di rimonta dopo il 2-3 dell’andata, e il vuoto lasciato dal norvegese non era certo colmabile dal Savinho o dal Marmoush di turno.
Se poi, oltre ai più inesperti, ci si mettono anche i veterani a combinare un disastro dietro l’altro (vedasi la figuraccia rimediata da Ruben Dias sul primo gol del Real dopo appena 3′), il passaggio del turno diventa una vera e propria montagna da scalare per i Citizens. Questi ultimi non sembrano disporre minimamente delle energie fisiche e mentali per andare ad aggredire gli avversari, che, dal canto loro, non hanno certo bisogno di sbattersi in un pressing indiavolato per portare il match sui propri binari.
Un City che non riesce a imporre il proprio ritmo è una squadra che fa ormai paura davvero a pochi, in primis a un Real Madrid che, in serate come questa, sembra potersi poggiare unicamente sulla somma delle proprie eccezionali individualità. Il secondo gol di Mbappé, al termine di una splendida azione corale guidata dal trio Bellingham-Vinicius-Rodrygo, chiude virtualmente un primo tempo in cui l’output offensivo del Manchester ha toccato livelli di miseria mai visti prima: una sola conclusione di Gvardiol in 45′, peraltro nemmeno nello specchio della porta.
Anche nella ripresa, i felini in maglia bianca banchettano sui resti dei rivali, ritraendo gli artigli solo dopo il terzo gol del fenomeno francese, giunto a quota 28 centri stagionali. La timida reazione della squadra di Guardiola produce un paio di tiri da fuori area che ben rappresentano l’orgoglio ferito dei vari Foden e Bernardo Silva, prima del gol della bandiera di uno degli ultimi arrivati, ossia Nico González, decisamente ancora acerbo per fare le veci di un colosso come Rodri.
Ad attendere Ancelotti agli ottavi di finale, sarà dunque uno tra Xabi Alonso, suo potenziale erede sulla panchina delle Merengues, e Simeone, che come pochi altri sa come disseminare di trappole il terreno del Bernabeu. A Guardiola invece, non rimane altro che provare a vincere l’FA Cup per non chiudere la stagione senza major titles per la seconda volta in carriera; l’unica stagione in cui era rimasto a secco fu la 2016/17, il suo primo anno al Manchester City. Che il cerchio si stia ormai per chiudere?
Il tabellino
REAL MADRID-MANCHESTER CITY 3-1
Marcatori: 1t 4′ Mbappé, 1t 33′ Mbappé, 2t 16′ Mbappé, 2t 45′ + 2 González.
Real Madrid (4-3-3): Courtois; Valverde (90′ Alaba), Asencio, Rudiger, Mendy; Tchouaméni (83′ Modric), Ceballos (78′ Camavinga), Bellingham; Rodrygo, Mbappé (78′ Diaz), Vinicius Jr (90′ Endrick). A disposizione: Lunin, Mestre, Vazquez, Vallejo, Garcia, Guler. Allenatore: Ancelotti.
Manchester City (4-2-3-1): Ederson; Khusanov, Stones (8′ Aké), Dias, Gvardiol; B. Silva, N.Gonzalez; Foden (77′ McAtee), Gundogan (77′ Kovacic), Marmoush; Savinho. A disposizione: Ortega, Carson, Lewis, De Bruyne, Nunes, Grealish, Haaland, Doku. Allenatore; Guardiola.
Le pagelle
Real Madrid
IL MIGLIORE MBAPPÉ 9: in Champions League non realizzava una tripletta dall’ottavo di finale contro il Barcellona (giocato col PSG) nel febbraio 2021, e per farsi perdonare la lunga attesa decide di sfoderare il meglio del proprio repertorio. Nei suoi 3 gol c’è tutto, dall’attacco alla profondità a rapidità vertiginose al pallonetto beffardo, dal dribbling nello stretto alla freddezza sotto porta, dalla potenza fisica leonina all’ambidestrismo padroneggiato con naturalezza. È proprio in serate come questa che Mbappé e il Real Madrid sembrano essere fatti l’uno per l’altro.
RODRYGO 7: per chi scrive, tra i Fantastici Quattro del Real, il più dotato tecnicamente è l’ex bambino prodigio del Santos, che oltre alle consuete giocate da funambolo si sobbarca anche un lavoro oscuro apprezzatissimo da Ancelotti (che può permettersi di schierare una formazione ultra offensiva senza risultare friabile) e da Valverde, diventato di fatto il terzino destro titolare della squadra. Sul secondo gol di Mbappé c’è anche il suo delizioso zampino.
VALVERDE 7: Carvajal si è rotto il crociato e Lucas Vazquez non garantisce più l’affidabilità di un tempo? Poco male, a destra gioca Valverde, il passerotto diventato falco, che da terzino replica la grande prestazione già offerta nel match d’andata. Si propone sempre sul binario con puntualità, e non abbassa mai la guardia nemmeno sul 3-0; anche per questo, più di altri, incarna totalmente il madridismo in tutto e per tutto.
ASENCIO 7: il City si presenta con un attacco dal peso specifico talmente ridotto da fargli quasi il solletico, e in aggiunta a ciò, gli viene concessa ampia libertà di impostare l’azione dalle retrovie. Considerando che al suo debutto in maglia blanca a inizio novembre si era presentato al Bernabeu si era presentato con un assist al bacio per Bellingham, non sorprende dunque più di tanto vederlo lanciare Mbappé verso l’1-0 e verso gli ottavi di finale.
TCHOUAMÉNI 6,5: il ritorno di Rudiger è una boccata d’ossigeno enorme per il francese, non sempre impeccabile da difensore centrale, che può tornare ad essere schierato nel suo ruolo naturale di frangiflutti di centrocampo. Durante i picchi di gioco del Real Madrid, contraddistinti da una gran quantità di duelli vinti, Tchouaméni contribuisce al meglio alla causa, rubando palloni senza troppi complimenti agli esili dirimpettai del City, affidandoli poi alle sapienti cure dei suoi fenomenali compagni.
Manchester City
IL MIGLIORE KHUSANOV 5,5: se il migliore in campo di una squadra del rango del Manchester City è un ventenne difensore centrale uzbeko adattato come terzino destro alla terza partita in Champions League in carriera, significa che c’è decisamente qualcosa che non va. All’inizio patisce visibilmente il miedo escenico del Bernabeu, commettendo qualche errore di troppo, ma a differenza dei suoi ben più quotati compagni di reparto è bravo a riassestarsi e a non farsi travolgere da una situazione complicatissima, oltre che da Vinicius.
MARMOUSH 5,5: arrivato sull’onda lunga della tripletta casalinga contro il Newcastle, era oggettivamente una follia chiedergli di vestire i panni del salvatore della patria, specie considerando che viene servito abbastanza poco. Trova ugualmente il modo di mettersi in mostra, stampando sulla traversa il calcio di punizione da cui scaturisce il gol di Nico Gonzalez.
NICO GONZALEZ 5,5: come nel caso di Marmoush, l’aver realizzato il gol della bandiera gli alza leggermente il voto, ma per giocare su certi palcoscenici serve ben di più di quanto offerto dal ventitreenne galiziano, arrivato al City dal Porto per circa 60 milioni di euro. In diversi frangenti sembra impiegarci almeno un tempo di gioco in più rispetto al dovuto.
BERNARDO SILVA 5: uno dei pretoriani per eccellenza di Guardiola, che negli anni lo ha impiegato in ogni singolo ruolo possibile e immaginabile, è ormai da tempo alle prese con un vistoso appannamento. Inizia la partita nei 2 di centrocampo, come riferimento per la prima costruzione dei Citizens, ma risulta sostanzialmente invisibile, e cambia ben poco anche quando Pep lo sposta sulla fascia destra nel secondo tempo. Fa specie vederlo così impotente, proprio contro uno degli avversari che ne ha sempre ispirato alcune delle sue migliori prestazioni in assoluto (4 gol nei precedenti incroci col Real Madrid).
RUBEN DIAS 4: se la partita termina di fatto prima ancora di iniziare è anche a causa della sua sciagurata lettura sulla verticalizzazione di Asencio per Mbappé, dove perde il duello con irrisoria facilità. La situazione non migliora neanche nei successivi 86 minuti, in cui sembra rintronato dai continui tagli della delantera madrilena, e affonda insieme a una linea difensiva totalmente priva di aggressività e accortezza posizionale.