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Field of Dreams – Come da un villaggio di Hong Kong nacque la nazionale cinese

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(Originariamente pubblicato su Zeta Vision)

Non sarà stata una formazione vincente. Anzi, lo è stata ma solamente a livello nazionale e continentale, e proprio a causa di ciò non gode di grande popolarità. Ma la nazionale cinese tra i primi anni del ventesimo secolo e quelli dell’anteguerra di certo è stato un caso unico: una selezione quasi interamente proveniente da un villaggio di poche anime, Tai Hang. Tai Hang si affaccia sul lato orientale dell’isola di Hong Kong – a sud di Hong Kong – e comincia a popolarsi attorno al 1840, quasi in concomitanza con l’inizio del dominio britannico sulla regione e la comparsa del calcio nel Paese. In realtà il nome intero è Thai Hang Lo Wai, dal ruscello che scorre tra North ed East Point. Qui si insediano cinque famiglie Hakka, un popolo Han che affonda le sue radici nel sud della Cina. Una delle tante incredibili coincidenze di questa storia è che sono stati proprio gli Han, 2300 anni prima, ad inventare il primo sport in cui si calciava un pallone. L’avevano chiamato Cuju da Cu – calcio – e Ju – palla – e, come documentato da alcuni classici dell’epoca, la disciplina presentava diversi punti in comune col calcio contemporaneo: era vietato l’uso delle mani e chi segnava più gol vinceva.

Le famiglie arrivate a Tai Hang sono i Cheung, i Chu, i Wong, gli Ip e i Lee. Si trattava di famiglie di allevatori, pescatori e lavandai, come testimoniato dal nome di una via della cittadina, Wun Sha, traducibile in “panno per il lavaggio”.

Si trattava di famiglie di allevatori, pescatori e lavandai, cme testimoniato dal nome di una via della cittadina, Wun Sha, traducibile in panno per il lavaggio

A parte le loro abitazioni, a Tai Hang c’è ben poco: praticamente solo un tempio Lin Fa (Tempio del Loto) dedicato alla Dea della Pietà, Kuwn Yam, costruito nel 1864. Una quindicina di anni dopo la costruzione del tempio la cittadina fu colpita dalla peste, che portò alla nascita della Danza del Dragone, volta  supplicare il Buddha di alleviare gli effetti della malattia. E solo quattro anni dopo sarebbero stati costruiti una diga ed un canale per far convogliare l’acqua verso il porto, con conseguenti opere di bonifica. Così Tai Hang divenne una cittadina dell’entroterra e vasti terreni sorsero tra il villaggio e la baia. E proprio a Tai Hang, poi ribattezzato “la culla del calcio di Hong Kong”, si giocano le prime partite di pallone.  Nel 1896, quando i primi Giochi Olimpici moderni furono organizzati ad Atene, la Cina aveva snobbato la manifestazione: l’imperatrice Dowager Cixi, della dinastia Qing, non aveva nemmeno risposto all’invito ricevuto dal IOC (International Olympic Committee).

La ragione, probabilmente, fu che tale manifestazione non fu del tutto compresa, anche se all’interno del paese non in pochi, studenti soprattutto, caldeggiavano la partecipazione cinese. Ma nel 1912 lo scenario era mutato drasticamente: la Cina era diventata una Repubblica e l’anno seguente sarebbero nati i Far Eastern Olympic Games – Giochi Olimpici dell’Estremo Oriente – nei quali la Cina, tra il 1913 ed il 1934, avrebbe fatto presenza fissa. Contrariamente ai Giochi Olimpici nei quali il calcio comparirà come disciplina sportiva alla terza edizione, quella del 1904, nei Far Eastern Olympic Games appare da subito: nel 1913 l’oro olimpico va alle Filippine, che si aggiudicano il confronto casalingo proprio contro la Cina. Tuttavia, da lì al 1934, anno in cui la manifestazione si terrà per la decima ed ultima volta, sarà sempre la Cina – che ospiterà per tre volte i Giochi – a trionfare.

Durante tutto questo lasso di tempo la nazionale cinese è stata rappresentata da una formazione locale, la South China A.A., che guarda caso è nata – col nome iniziale di Chinese Football Team – nel 1904 a So Kon Po, una valle a due passi da Tai Hang. La formazione ha disputato le sue prime partite contro formazioni britanniche quali i Royal Engineers, i Buffs e i Royal Garrison Artillery e sebbene queste ultime avessero dominato i primi campionati di Hong Kong in qualche occasione erano anche riusciti a batterli. È stata fondata da degli studenti. Uno di questi, il più influente, si chiama Tong Fuk Cheung ed accumulerà alcuni interessanti primati: sarà il primo capitano della nazionale cinese ed il primo marcatore a livello internazionale, essendo andato in rete nel match di ritorno contro le Filippine del 1913.

Durante gli anni in cui si tengono con cadenza biennale – eccetto in un paio di occasioni – i Far Eastern Olympic Games, in Cina l’ interesse verso lo sport lievita considerevolmente, come testimoniato da uno degli scritti più influenti sul tema a livello nazionale. Si intitola Uno Studio della Cultura Fisica, è stato pubblicato nel 1917 dalla rivista Nuova Gioventù, fondata dall’ideatore del Partito Comunista Cinese Chen Duxiu, e reca una firma importante: quella di un allora 24enne Mao Zedong. Mao riprende un concetto precedentemente espresso da Duxiu, quello di shouxing zhuyi, la cui traduzione a noi più fedele è “natura bestiale dell’uomo”. Mao denuncia la scarsa propensione dei cinesi allo sport con particolare riferimento alle arti marziali, ed evidenzia l’importanza dell’attività fisica – non saranno pochi i provvedimenti a favore dello sport emanati dal governo Maoista nei decenni a seguire – in quanto da questa dipenderà poi la forza e la salute dell’esercito. E anni dopo, nel 1929, la Cina varerà la prima legge della sua storia in materia secondo la quale I ragazzi e le ragazze devono prendere parte ad attività sportive. L’obiettivo è quello di sviluppare i corpi dei giovani per il bene del Paese.

Nel frattempo, la South China A.A. ha accumulato diversi titoli nazionali: ha vinto cinque campionati locali e cinque Senior Shields, la coppa ad eliminazione diretta che si disputa tra le formazioni di Hong Kong. Questi successi, congiuntamente a quelli ottenuti nei Giochi Olimpici dell’Estremo Oriente, portano la CAAF a convocare la South China A.A. quasi al completo in vista dei Giochi che si terranno a Berlino. Sul capitano nessuno nutre dei dubbi: con Tong Fuk Cheuk fuori causa – si è ritirato da qualche anno -, la scelta cade sull’astro nascente del calcio cinese: Lee Wei Tong, un altro dei ragazzi cresciuti a Tai Hang. 

Tong, oltre ad essere considerato uno dei più forti calciatori cinesi di tutti i tempi, ha avuto un impatto che è andato ben oltre il terreno di gioco. All’età di dieci anni aveva frequentato la Queen’s College, l’istituto dove anni prima diversi intellettuali locali, come ad esempio Sun Yat-sen, filosofo e primo Presidente della Repubblica Cinese, si erano formati. Fu proprio in questo contesto che il ragazzo sviluppò il suo pensiero, ovvero “servire il proprio Paese attraverso la dedizione”. Un insegnante inglese, William Kay, che aveva lavorato presso la scuola tra il 1915 ed il 1929, parlando delle partite di pallone che si disputavano tra ragazzi aveva sottolineato il talento di cinque ragazzi, ed uno di questi era proprio Lee. A soli 18 anni il ragazzo in seguito ad una tournée in Australia, diventa un’icona del calcio cinese e appena due anni dopo accetta un’offerta da Shanghai motivato dalla possibilità di diffondere il calcio anche nella Cina continentale che a quel tempo non vanta ancora un campionato di prima divisione. Quello stesso anno risulta decisivo ai Far Eastern Olympic Games mettendo a segno una tripletta nel match decisivo contro le Filippine.

Si laureerà capocannoniere della competizione e nel 1931 tornerà a giocare per il South China A.A. Il giorno in cui la partecipazione della Cina all’olimpiade tedesca viene ufficializzata, si pone un problema: chi finanzia la spedizione? In un’era nella quale gli investimenti sullo sport non erano paragonabili a quelli odierni bisognava arrangiarsi come si poteva. In questo, la squadra di calcio cinese diede un contributo non da poco: organizzò una tournée continentale con partite in Cina, Vietnam, Singapore, Indonesia ed India. Vennero disputati 27 incontri disputati in 62 giorni: una faticaccia che comunque sortì gli effetti desiderati sia da un punto di vista economico – erano stati raccolti 20.000 HK$ – che da quello sportivo, dato che quella serie di incontri – che registrarono 26 vittorie, un pareggio e 0 sconfitte – aveva aumentato la popolarità di alcune stelle della nazionale: Lee Wei Tong, naturalmente, che concluse la serie di incontri con 18 gol all’attivo e Tam Kong-pak, denominato Ironhead per le sue capacità nel gioco aereo, che ne mise a segno altrettanti. La tournée si concluse a Bombay, oggi Mumbai, e proprio qui i giocatori cinesi attesero dil transatlantico italiano Conte Verde, a bordo del quale avrebbero incontrato i membri della loro delegazione.

Lee Wai Tong, icona del calcio cinese

Il viaggio – estenuante, come avrebbe in seguito raccontato il velocista Cheng Jinguan, sottolineando i diversi casi di mal di mare registrati fin dai primi giorni – durò in tutto venti giorni, al termine dei quali la delegazione arrivò a Venezia. Due giorni dopo avrebbe raggiunto il villaggio olimpico di Elstral-Doeberitz, “una meraviglia per gli occhi”, come lo definì un atleta statunitense. Gli avrebbero fatto eco diversi giornalisti ed addetti ai lavori, fornendo maggiori dettagli tra i quali la presenza di una palestra enorme, bagni turchi, piscine, un teatro, un lago coi cigni e una notevole diversità di animali selvatici. La polizia era onnipresente: questo imponeva la grandezza dell’evento, un evento trasmesso in diretta in diversi cinema del Reich e per il quale sarebbero stati venduti 4,5 milioni di biglietti per i 129 eventi complessivi. 

Tre stadi furono scelti per ospitare le partite: il Post Stadium, lo stadio dell’Herta-BSC e il Mommsen, che è proprio quello in cui la nazionale cinese avrebbe disputato gli ottavi. La fortuna, purtroppo, non ha assistito Lee e compagni: il rivale è l’Inghilterra, la formazione favorita per il titolo nonostante, come avrebbe poi ricordato il capitano Bernard Joy, era arrivata poco preparata: solamente il 14 luglio, tre settimane prima che iniziassero i Giochi. Gli allenamenti erano stati pochi, e la forma dei giocatori britannici era precaria. La partita si disputa il 6 agosto, alle 17.30 ora locale e 00.30 ora cinese. La formazione di partenza, oltre a Lee Wai Tong, include altri otto giocatori di Hong Kong: quattro poliziotti stradali, un impiegato di banca, un venditore di polizze assicurative, un assistente avvocato ed il proprietario di una flotta di camion. 

Le condizioni meteorologiche sono ideali: clima secco, 15 °C e un leggero venticello. Fin dall’inizio, il pubblico si dimostra entusiasta delle giocate esibite dalla formazione asiatica, del suo possesso palla e dell’abilità nel gioco aereo. Qualcuno sostenne di aver colto alcuni tratti caratteristici del cuju: passaggi precisi e scambi aerei in spazi ravvicinati. Era il risultato di ore ed ore trascorse a giocare a pallone sui terreni di Tai Hang.  La partita è inaspettatamente combattuta e nella prima parte si evidenziano entrambi i portieri con parate decisive. Poi la Cina passa in vantaggio! Suen approfitta di una mischia e deposita la palla in rete, ma l’arbitro ravvisa un fallo di Ip – un altro ragazzo di Tai Hang – e annulla, tra la rabbia di giocatori e giornalisti cinesi che nei giorni seguenti avrebbero espresso il loro disappunto. Le cose si complicano all’improvviso quando Chui Ah-pei è costretto ad uscire per infortunio: il giocatore rientra, ma è come se non lo avesse fatto, dato che non è nelle condizioni di continuare. E cambi non se ne possono fare, dato che le sostituzioni sarebbero state introdotte una trentina di anni dopo. La Cina continua ad attaccare, ed il portiere Hill è chiamato a sventare una punizione dai 30 metri di Fung King-Cheun.

Il primo tempo si chiude sullo 0-0. Alla fine dell’incontro Bernard Joy si sarebbe complimentato con la formazione cinese sostenendo che a livello di possesso palla e gioco aereo la Cina era stata superiore alla formazione britannica. Ma i venti minuti iniziali del secondo tempo le erano risultati fatali: l’Inghilterra aveva accelerato ed era andata a segno due volte, con Dodds e Finch. E in virtù di quel 0-2 si sarebbe conclusa l’avventura della nazionale cinese nel calcio. Un’avventura di 90 minuti a fronte di 40 giorni di viaggio, tra andata e ritorno. In seguito a quell’esperienza, tuttavia, la selezione cinese avrebbe disputato una tournée europea con incontri a Francoforte, Vienna, Ginevra, Parigi, Le Havre, Amsterdam e Londra. Vinse una sola partita, contro il Servette, ma destò una grande impressione in un incontro terminato 2-2 contro i Red Star di Parigi al termine del quale a Lee Wei Tong fu offerto un contratto con la formazione locale che il giocatore rifiutò.

Qualora avesse accettato, sarebbe diventato il primo giocatore cinese a firmare un contratto professionistico con un club europeo. A riprendere la storia di Tai Hang, che oggi conta circa 13,000 abitanti ma che al tempo, quasi cent’anni fa, erano molti meno, sarebbe stato il musical Field of Dreams, prodotto nel settembre del 2008 ad opera di Anthony Chan, direttore artistico dell’Hong Kong Repertory TheatreSebbenela versione dell’opera sia romanzata, Field of Dreams ha comunque rappresentato un’opera utile per riscoprire le origini del calcio della regione ed una storia che in molti ad Hong Kong non avevano mai conosciuto. Per certi versi, è possibile paragonare l’opera al film del 2010 Montevideo, basato sulla partecipazione della nazionale di calcio al primo mondiale disputato in Uruguay.

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