Champions League, ritorno semifinali: PSG-Arsenal 2-1

Condividi articolo:

Immagine di copertina: Fabian Ruiz festeggiato dai compagni dopo il gol

Sarà Inter – PSG dunque la finale di Champions League 2024-2025. Una finale giusta, tra due squadre che hanno dimostrato di essere arrivate all’ultimo atto con pieno merito. Due squadre equilibrate, per certi versi simili e per altri meno, ma entrambi di valore, solide, con elementi di qualità e quelli che probabilmente oggi sono i due reparti di centrocampo migliori d’Europa: tre giocatori completi per parte (Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan da una parte; Vitinha, Joao Neves e Fabian Ruiz dall’altra) capaci di interpretare la partita in tanti modi diversi.

Dopo la straordinaria affermazione dell’Inter di martedì sera, il mercoledì ha visto il successo del PSG sull’Arsenal, un 2-1 (e 3-1 complessivo) che ha confermato la solidità dei parigini, che hanno rischiato davvero nei primi 20 minuti dei Gunners, ma poi sono usciti alla distanza e hanno di fatto controllato e gestito il gioco nella seconda parte.

Ancora una volta il PSG ha confermato inoltre di avere un super portiere, quel Gigio Donnarumma autore finora di una Champions stratosferica e che anche nella doppia sfida contro l’Arsenal ha effettuato alcune parate straordinarie: il duello a distanza tra lui e Sommer è uno dei temi più intriganti dell’ultimo atto del 31 maggio a Monaco di Baviera (l’amico Carlo Rinaldi per altro, come nota statistica mi faceva notare che l’unica volta che una squadra francese ha vinto la Coppa dei Campioni è successo proprio a Monaco di Baviera e contro una squadra di Milano… Premettiamo che sono comunque superstizioni che fanno sorridere e basta).

Altra doppia sfida da cuori forti si giocherà sugli esterni, perché sia Inter sia PSG possono fare leva su giocatori di fascia di grande dinamismo, qualità e intraprendenza: sulla destra ci sono il treno Dumfries (sponda Inter) e il grande ex Hakimi (PSG), ceduto dai nerazzurri ai parigini per una vagonata di soldi, uno dei tanti colpi di genio di quel genio di Marotta; sulla sinistra Dimarco (Inter), che nella semifinale di ritorno contro il Barcellona ha riscattato le difficoltà dell’andata tenendo al minimo sindacale lo spauracchio Yamal fino a quando è rimasto in campo e il frizzante Nuno Mendes (PSG), giovane ma già oggi uno dei grandi terzini sinistri del calcio continentale e mondiale.

Come dicevamo, poi, tutte e due fanno leva su difese solide. L’Inter difende a tre, ha la retroguardia più performante d’Europa, erede in tutto e per tutto della vecchia BBC della Juventus, e non a caso: perché Marotta, che nel luglio 2018 lasciò la Juve (peggior mossa di mercato mai fatta dai bianconeri in tempi recenti) e passò all’Inter per costruire un nuovo progetto vincente sulle rive del Naviglio, si è portato dietro tutto il suo know how, il suo taccuino, il suo bagaglio di esperienze, le sue conoscenze in sede di mercato, dirottando su Milano tutte le scelte che altrimenti sarebbero state fatte su Torino. Così dalle ceneri della Juventus è nato questo nuovo e straordinario ciclo dell’Inter.

Il PSG difende invece a quattro e poggia sul sempreverde Marquinhos, da anni uno dei migliori centrali d’Europa, leader carismatico come mostravano anche le immagini del pre-partita contro l’Arsenal, giocatore che sa guidare il reparto con autorevolezza e tempismo.

Diversa la concezione dei due reparti offensivi: l’Inter poggia su una coppia splendidamente collaudata e che si amalgama alla perfezione come quella formata dall’intelligentissimo Thuram e dal determinante capitano Lautaro; il PSG su un terzetto anomalo, senza veri centravanti, ma con Dembelé che è fondamentale perché è l’unico che dà verticalità e calcia dritto per dritto, mentre Doué e Barcola si specchiano troppo, hanno tecnica e talento, ma ancora poca concretezza. C’è poi la variabile Kvaratskhelia, che ha dei colpi impressionanti, ma per compiere l’ultimo step deve diventare maggiormente continuo nell’arco delle partite.

Potrebbero essere decisive anche le due panchine, quella del PSG è un po’ più profonda, ma quella dell’Inter ha dimostrato – soprattutto contro il Barcellona – che sa essere importante e cambiare volto all’andamento degli incontri.
Sarà nel complesso una finale equilibrata, senza un vero favorito: di certo, nessuna delle due ha rubato nulla e a Monaco potranno chiudere in gloria un percorso che già così ha saputo regalare grandi e meritate soddisfazioni.

Donnarumma, ancora superlativo

Il tabellino

PSG-ARSENAL 2-1
Marcatori:
pt 27′ F. Ruiz (P); st 27′ Hakimi (P), 31′ Saka (A).
Psg: Donnarumma; Hakimi, Marquinhos, Pacho, Nuno Mendes (st 43′ Gonçalo Ramos); Joao Neves, Vitinha, Fabian Ruiz; Doué (st 29′ Hernandez), Barcola (st 25′ Dembélé), Kvaratskhelia. All. Luis Enrique.
Arsenal: Raya; Timber, Saliba, Kiwior, Lewis-Skelly (st 23′ Calafiori); Odegaard, Partey, Rice; Saka, Merino, Martinelli (st 24′ Trossard). All. Arteta.

Le pagelle

PSG

IL MIGLIORE DONNARUMMA 8
Da Sommer a Donnarumma. Altra serata, altre grandi parate. Ferma Odegaard con un intervento prodigioso di puro istinto in cui rischia di farsi male, si ripete su Saka in una riedizione quasi del salvataggio del portiere svizzero dell’Inter su Yamal della sera prima, fiacca ogni tentativo di rimonta dei Gunners. Se il PSG dovesse alzarela Champions, lui vincerà il Pallone d’oro? Sarebbe sicuramente un candidato forte…

Fabian Ruiz 7,5 Splendido gol a parte, corre ovunque, fa qualsiasi cosa Luis Enrique gli chieda, tampona, riparte, si inserisce. Un centrocampista a volte poco appariscente, ma preziosissimo in tanti aspetti del gioco.

Hakimi 7 Qualche sbavatura, ma mette in calce la sua firma: sgroppate e corsa, sale di colpi con il passare dei minuti, si procura un rigore e chiude i conti con la rete del 2-0. Ritroverà in finale la sua ex squadra e il duello a distanza con l’erede Dumfries promette scintille.

Kvaratskhelia 6 Fa tremare il palo con un tiro a giro improvviso che scuote il Psg, poi lavora molto dietro le quinte e al servizio della squadra, anche se l’Arsenal lo contiene bene. Un po’ nervoso nel finale.

Vitinha 5 Una delle sue peggiori performances annuali. Sbaglia il rigore, ma non è solo quello: la pressione dei centrocampisti inglesi gli toglie l’aria, non ha spazio per costruire e vedere le solite genali linee di passaggio che gli sono consone. Messaggio importante per Inzaghi da Arteta: così si ferma il cervello del PSG.

ARSENAL

IL MIGLIORE SAKA 7
L’Arsenal, offfensivamente, è praticamente solo lui. Quando ha la palla tra i piedi e punta l’uomo, hai spesso la sensazione che possa portare dei pericoli. Mette alcuni invitanti palloni in mezzo non sfruttati dallo sciagurato Merino. Chiama Donnarumma al grande intervento. Timbra la rete che riaccende una flebile e inutile fiammella di speranza. Isolato.

Odegaard 6 Partenza al fulmicotone, nel primo tempo è l’uomo che crea la superiorità numerica in mezzo, detta i tempi e si inserisce in zona pericolosa. Nella rirpesa rimane molto più confinato nelle sue lande.

Rice 5 Sembra lontana la gloria del Real. Semifinali poco brillanti per lui, che arrivava a questa doppia sfida con i galloni di stella principe dei Gunners. Rimandato, non bocciato, perché è un centrocampista di valore e sicura affidabilità.

Merino 5 Un po’ come il Ferran Torres visto al ritorno contro l’Inter, gli arrivano pochi palloni e non fa nulla per meritarseli. Non è una punta e si vede. Disinnescato dalla difesa parigina.

Seguici

Altre storie di Goals

1988 Girone B: URSS-Olanda 1-0

Immagine di copertina: Mychajlyčenko, vanamente inseguito dai difensori olandesi È un’autentica beffa per l’Olanda il debutto all’Europeo 1988. Gli olandesi costruiscono moltissime palle-gol, ma vengono

Inter-Barcellona, la “Guerra dei mondi”

Ungheria-Germania Ovest 1954, Olanda-Germania Ovest 1974, Italia-Brasile 1982, Inter-Barcellona 2010, e volendo possiamo aggiungere Ajax-Tottenham 2019 e ovviamente Inter-Barcellona 2024, l’ultima puntata di quello che

1998 Finale: Real Madrid Juventus 1-0

La zampata di Pedrag Mijatovic regala al Real Madrid il suo settimo trionfo in Champions League, nella cornice dell’Amsterdam Arena. La Juventus di Marcello Lippi