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You’ll Never Walk Alone – la top 11 all time del Liverpool

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La squadra più gloriosa d’Inghilterra – e, di conseguenza, una delle più gloriose del mondo – è anche per certi versi la più enigmatica, e la più vicina all’essenza britannica della concezione del gioco. Lontana dai vezzi tutti genio e sregolatezza della vicina e acerrima rivale Manchester, poco incline a innamorarsi di personaggi stravaganti come Best, Law o Cantona, la città dei Beatles ha puntato su coraggio, abnegazione, concretezza, ha spesso messo in mostra una determinazione quasi trascendentale (chi sta pensando a Istanbul?), e ha vinto, in molte occasioni, superando avversari tecnicamente più dotati e contro gli sfavori del pronostico. Dopo la lunga egemonia imposta in Inghilterra tra anni ’70 e ’80, il Liverpool è rimasto a digiuno di titoli nazionali per oltre trent’anni, fino al riscatto del 2020, ma ha sempre trovato in Europa una casa accogliente, un rifugio: anche durante i lunghi periodi di magra, i Reds hanno infatti saputo vincere e convincere quando dovevano giocarsi i titoli continentali, e il loro curriculum europeo rivaleggia con quelli di Milan, Barcellona e Bayern Monaco. Rispetto a questi dream team, il Liverpool ha puntato più spesso su organizzazione, agonismo e collettivo, ma non mancano nella sua storia i fuoriclasse e in giocatori in grado di imporsi nell’immaginario collettivo. Siamo andati a ripescarli per voi, per ipotizzare quella che potrebbe essere la formazione ideale della storia dei Reds, sempre con la precisazione che si prendono in considerazione solo i giocatori conoscibili in forma diretta.

Portiere: Bruce Grobbelaar

La scelta del portiere si è rivelata più difficile del previsto.
Non c’è un nome che spicca su tutti e alla fine abbiamo scelto Grobbelaar per una paio di fattori: 13 anni con i Reds in cui si è portato a casa 18 trofei e una certa iconicità che lo pone su un piano superiore rispetto al pur ottimo Ray Clemence, che menzioniamo in ogni caso come riserva di lusso. Come capacità tra i pali probabilmente Alisson è il migliore fra i tre, ma prendendo in considerazione anche l’impatto sulle rive del Mersey, abbiamo preferito il sudafricano.
Nei primi 5 al Liverpool, Grobbelaar mette in mostra una continuità di rendimento stellare, inanellando 5 stagioni di fila senza saltare una singola partita. Era un portiere tanto determinato e tenace quanto eccentrico e sui generis (chiedete ai tifosi giallorossi…). Stravagante, aveva uno stile unico e colorito e – se vogliamo – anche piuttosto moderno. Amava uscire dalla propria area ed era ottimo sui palloni alti grazie ad un eccellente tempismo. A volte era un po’ troppo sicuro di sé e aveva atteggiamenti un po’ provocatori che ne hanno un po’ minato l’immagine.

Terzino destro: Phil Neal

Ammettiamolo, l’Inghilterra non ha sfornato terzini di valore mondiale in grande quantità, essenzialmente perché, in linea di massima, il calcio inglese ha prodotto soprattutto laterali adatti al proprio calcio: forti, resistenti, aggressivi. La qualità? Non imprescindibile. Phil Neal forse è una delle poche eccezioni. Nato come terzino sinistro, nel corso dei primi anni di carriera viene spostato sulla destra, dove diventa pedina insostituibile del Liverpool nonché capitano di lungo corso. Fu terzino completo e bravo tanto a difendere quanto ad attaccare, quasi perfettamente ambidestro, è stato uno straordinario rigorista e soprattutto uno dei veri grandi leader del Liverpool negli anni ’80 (vedi qui la finale di Coppa Campioni ’84 contro la Roma in cui segna anche un gol). La prima alternativa a Neal può essere già oggi l’eclettico Alexander-Arnold, crossatore sublime (in orbita Kaltz) e stantuffo inesauribile, nonché sbocco chiave per lo sviluppo della manovra dei Reds di Klopp nel corso degli ultimi anni e stabilmente nominato quando si citano i migliori terzini del pianeta.

Difensore centrale: Alan Hansen

Il difensore scozzese è uno dei centrali difensivi più forti degli anni ’80: pedina fondamentale del Liverpool, era un difensore moderno e completissimo sotto ogni punto di vista. Bravo nel gioco aereo, molto reattivo e dotato di un innato senso tattico, il suo punto di forza era la straordinaria freddezza palla al piede e l’eccellente tecnica di base: a lui infatti era affidata la conduzione del basso e sovente si sganciava dalla linea difensiva per impostare il giuoco. Professionista esemplare, fu titolare indiscusso dei reds fino a 35 anni suonati, mentre in nazionale – chiuso dal duo Miller-Mcleish trovò relativamente poco spazio ed ebbe meno fortuna. La sua prima riserva, a nostro parere, è Steve Nicol, solidissimo e combattivo centrale del Liverpool degli anni ’80, campione d’Europa nel 1984 e giocatore dell’anno della First Division del 1989. La terza alternativa può essere il veterano Thomas Smith, classico centrale britannico grintoso e molto abile nel gioco aereo, nonostante la statura normale. Sedici stagioni in maglia rossa, impreziosite da una lunga collezione di trofei che culmina con la Coppa dei Campioni del 1977, lo rendono uno dei giocatori simbolo della storia dei Reds.

Difensore centrale: Virgil Van Dijk

Lo statuario centrale olandese non vanta il curriculum esteso di altre bandiere dei Reds, ma il ruolo cardinale che ha rivestito nel corso della epopea di Klopp, culminata nella Champions vinta nel 2019 da uomo chiave della squadra, ci suggeriscono di consegnargli il posto da titolare. Straordinariamente reattivo e veloce, specie alla luce della mole, insuperabile nel gioco aereo, Van Dijk per almeno due stagioni è stato il miglior difensore del mondo e globalmente resta un campione capace di rovesciare il destino di un reparto difensivo. Alle spalle del campione olandese scalpitano due ruvidi centrali d’Oltremanica, Mark Lawrenson, uno dei perni del Liverpool degli anni ’80, un prodigio dell’atletica costato pochissimo alla squadra del Merseyside e capace di imporsi come uno dei perni della squadra. Altrettanto se non più grande è stato Jamie Carragher, altra forza della natura insuperabile nell’uno contro uno, grintosa e carismatica. Jamie ha debuttato quale precoce laterale difensivo nel 1996, ma è diventato un giocatore di statura mondiale nel corso del decennio successivo, quando il Liverpool di Benitez ha spesso fatto affidamento sulla sua cattiveria agonistica e sul suo tempismo, specie nel gioco areo, per uscire dalla situazioni difensive più intricate.

Terzino sinistro: Emlyn Hughes

Probabilmente il nome di Hughes dirà assai poco a molti lettori. Non avrà l’eco di altri nomi presenti in questa selezione – lo ammettiamo candidamente – ma parliamo di un profilo interessantissimo sotto diversi punti di vista. Hughes inizia la carriera come centrocampista, ma grazie ad uno straordinario eclettismo, gioca praticamente in ogni posizione, esclusa quella del portiere. Pur essendo destro di piede disputa probabilmente le sue migliori prestazioni come terzino sinistro grazie a una grande sicurezza nei propri mezzi, a una capacità decisionale fuori dal comune (sbagliava davvero pochissimo) e a un grande carisma.
In nazionale gioca soprattutto come centrale difensivo e terzino sinistro e per diversi anni, specie sotto Joe Mercer, è anche il capitano della squadra. Emlyn è un punto di fermo del Liverpool per quasi un decennio e – secondo noi – non può mancare in una selezione come questa. La prima alternativa a Mr. completezza è già oggi, a nostro avviso, lo scozzese Andrew Robertson, Mr. sette polmoni, uomo chiave per gli sviluppi della manvora dell’ultimo, grande Liverpool, nonché notevole crossatore e uomo assist. Completiamo il podio dei terzini sinistri vestiti di rosso con Alan Kennedy, altro perno della retroguardia del Liverpool che vince tutto tra fine anni ’70 e metà anni ’80, titolare inamovibile della squadra che conquista il treble nel 1984, terzino dalla corsa notevole e più che discreto anche sul piano tecnico, passato alla storia anche per aver deciso la finale di Coppa dei Campioni del 1981.

Ala destra: Mohamed Salah

Obiezione accolta: Salah al Liverpool è stato nominalmente un’ala destra, ma di fatto un attaccante, uno dei numerosi esterni a piede invertito che hanno spopolato negli ultimi anni. Viste però la sua straodinaria progressione palla al piede e anche le esperienze italiane, riteniamo che non sia una forzatura adattarlo nel ruolo di ala classica, seppure sui generis. Momo, che in Italia era un grande talento discontinuo e comunque lontano dai vertici del calcio mondiale, in Inghilterra diventa un fuoriclasse in orbita pallone d’oro e forse il giocatore più decisivo del Liverpool di Klopp che raggiunge per tre volte la finale di Champions (vincendone una) e domina la Premier del 2020 (perdendone un paio sul filo di lana). Bomber implacabile, così veloce con il pallone tra i piedi da sfiorare la frenesia, Salah è uno dei massimi giocatori della storia dei Reds e merita i galloni del titolare. La sua prima e più credibile alternativa è il piccolo ed esplosivo Sammy Lee, titolare per una decade e “velocista” della formazione che ha vinto tutto nell’epoca d’oro dei Reds.

Centrocampista centrale: Graeme Souness


Se dovessero chiederci chi fosse l’anima e il cuore dei Reds negli anni ’80, sceglieremmo senz’altro Graeme.
Nelle sue sette stagioni con il Liverpool, il centrocampista scozzese ha vinto da protagonista cinque campionati, tre coppe europee e quattro coppe di Lega. I suoi punti di forza erano lo straordinario coraggio, il carisma e la determinazione che a volte sfociavano nell’eccessiva irruenza tipica del calcio inglese. Centrocampista dotato di ottimi mezzi tecnici, era bravissimo a impostare grazie ad un lancio lungo potente e preciso, e sovente concludeva anche a rete con tiri da fuori. Se vogliamo paragonarlo a qualcuno diciamo che potrebbe benissimo essere definito un antesignano di un altro eroe della squadra rossa, ovvero Steven Gerrard: entrambi centrocampisti completi, carismatici e senza punti deboli. Con la nazionale ha disputato tre buoni mondiali (’74, ’82 e ’86) per un totale di 54 presenze e 4 reti. La prima alternativa a Graeme, dal nostro punto di vista, potrebbe essere Jan Mølby, “il passatore più raffinato della storia dei Reds” secondo il sito ufficiale del club, artista danese dotato di due piedi da numero dieci e capace di essere per oltre un decennio (quello non semplicissimo del post-Heysel) l’uomo di trama e ordito della squadra.

Centrocampista centrale: Steven Gerrard

Quando si parla di Stevie, sulle rive del Mersey la gente si toglie il cappello: centrocampista universale capace di difendere come il più feroce dei mastini e di segnare come un attaccante (120 le sue reti con i Reds), Gerrard ha vestito la maglia rossa dal 1998 al 2015, riportando la squadra sul tetto d’Europa e affermandosi come uno dei giocatori più completi e carismatici del mondo, specie a metà degli anni 2000. Leader implacabile come Souness, Gerrard è stato per certi versi il capitano per eccellenza ed è ovviamente un titolare inamovibile di questa formazione. Alle sue spalle si accomoda un centrocampista di grande qualità e dallo spiccato senso del gol come Terence McDermott, raffinato tuttofare che, dopo un paio di stagioni da rincalzo di lusso, nel 1976/1977 diventa titolare della squadra destinata a dominare l’Inghilterra e l’Europa. Memorabile, in particolare, il suo contributo alla Coppa vinta nel 1981: Terence mette a referto sei gol ed è uno dei giocatori chiave della squadra che si impone per la terza volta come la regina d’Europa. Giusto infine mezionare, come seconda riserva, Jimmy Case, altro passatore notevole che aveva un cannone al posto del piede destro, altro perno della squadra che vince tutto negli anni ’70, decisivo spesso in prima persona (pensiamo al gol spettacolare che decine la finale di FA Cup del 1977). Da ultimo, merita di essere ricordata anche la carriera in rosso del grande metronomo spagnolo Xabi Alonso, campione giramondo e colonna della grande nazionale spagnola del ciclo 2008-2012, che veste la maglia rossa per cinque stagioni ed è il titolare e il cervello della squadra campione d’Europa del 2005.

Ala sinistra: John Barnes


“The Digger” è uno dei più grandi talenti di sempre del calcio inglese. Di origine giamaicane, inizialmente viene ritenuto uno dei tanti talenti inespressi britannici.
In maglia Reds – però – John Barnes ha dato prova delle sue straordinaria qualità. Dotato di un innato atletismo e di una notevole potenza fisica, aveva in un dribbling mortifero la sua arma migliore, e possedeva inoltre un’imprevidibilità palla al piede tutta sudamericana e un tiro potente e preciso. Mancino (ma usava benissimo anche il destro) ha dato il meglio di sé come ala pura, ma nel corso degli anni ha giocato anche come esterno di centrocampo più arretrato e addirittura come trequartista.
A Liverpool pochi giocatori sono più amati di lui: in dieci anni ha messo a referto oltre 100 reti, molte delle quali pesanti come macigni, mentre con la nazionale inglese ha disputato 79 gare.  A dimostrazione della grande considerazione di cui ha sempre goduto, nel 2016 il Times l’ha votato come il miglior giocatore inglese mancino nella storia, mentre il famoso magazine sportivo Fourfourtwo l’ha nominato il miglior giocatore di sempre del Liverpool e due leggende come Best (Barnes fu soprannominato anche il Best nero) e Maradona hanno elogiato le sue qualità. L’alternativa più credibile al colosso Barnes è il talentuoso, lo sgusciante Steve MacManaman, ala dribblomane e dallo spiccato senso del gol (66 le sue reti in 9 stagioni) del Liverpool degli anni ’90, nonché titolare della nazionale inglese nella seconda metà del decennio.

Attaccante: Kevin Keegan

Il reparto offensivo ci regala sempre lunghi e preoccupati grattacapi, quando si tratta di stilare le formazioni ideali all time, e la maglia del Liverpool ha avuto il privilegio di vestire una lunga serie di campioni, quindi i grattacapi con la squadra del Merseyside si sono moltiplicati. In ogni caso, per non farci fuorviare dal loro valore assoluto, ammesso che sia misurabile, abbiamo puntato i riflettori solo sulla carriera in maglia rossa, e allora escludere Kevin Keegan dalla cerchia dei titolari è diventato impossibile. KKK è stato un prodigio della natura, un attaccante mobile e straordinario sia con il pallone tra i piedi che nel gioco aereo, nonostante la statura non eccezionale (173 cm generosamente accordati dagli almanacchi). KKK, noto anche come Mighty Mouse, ha ricevuto due palloni d’oro quando giocava ad Amburgo, ma chi scrive ritiene che il giocatore inglese fosse uno degli attaccanti più decisivi del mondo soprattutto tra 1972 e 1977 (vedi qui il resoconto della finale vinta contro il Borussia MG), stagione quest’ultima in cui King Kevin Keegan avrebbe meritato il pallone d’oro. Protagonista della squadra che si issa fino ai vertici del calcio europeo, Keegan viene preferito di poco a un giocatore più vicino alla figura del centravanti classico, ovvero a Luis Suárez, il noto fuoriclasse uruguaiano che ha militato per tre stagioni con i Reds, affermandosi come uno dei massimi “one man team” della loro storia, specie nel corso della stagione 2013/2014, quando “da solo” (si perdoni l’iperbole) trascina il Liverpool a un passo da un titolo del tutto inatteso e forse fuori dalla portata tecnica della squadra. Altro nome che è un peccato collocare in panchina è quello di Michael Owen, velocista e bomber del Liverpool a cavallo tra i due millenni, nonché uomo chiave della Coppa UEFA vinta nel 2001. Con 158 reti, avrebbe forse meritato i galloni del titolare, ma riteniamo che Keegan fosse un giocatore leggermente superiore e che comunque rivesta un ruolo di maggiore importanza nella storia della formazione inglese.

Attaccante: Kenny Dalglish

La distinzione tra prima e seconda punta per i Reds sarebbe puramente un gioco linguistico: in realtà, né Keegan Dalglish sono stati dei centravanti, ma erano comunque due giocatori capaci di attaccare la porta come una prima punta vera e, d’altra parte, escludere uno dei due sarebbe stato un crimine. Kenny viene ritenuto da molti tifosi e appassionati il giocatore più dotato e importante della storia del Liverpool, e non senza qualche valida ragione: dopo una lunga e gloriosa carriera con i Celtic, l’attaccante scozzese trasloca a Liverpool con il difficile compito di non far rimpiangere Keegan, e riesce nell’impresa. Dalglish, soprattutto nel corso delle prime stagioni, è un attaccante universale e un bomber implacabile, che decide anche la finale di Coppa dei Campioni del 1978 (leggi qui) ed è l’uomo di punta della squadra che vince sei campionati inglesi in sette stagioni, nonché la corona riservata al miglior giocatore del campionato nel 1979 e nel 1983. Alle sue spalle, crediamo meritevole di una citazione l’elegante campione spagnolo Fernando Torres, che almeno per tre stagioni incanta l’esigente e appassionato pubblico di Anfield e regala prodezze in serie, forte di una qualità da giocatore spagnolo e di un senso del gol da bomber purissimo. Ancora, forse il principale antagonista di Daglish per il ruolo di titolare è il gallese Ian Rush, centravanti eccezionale in progressione e nell’attaccare la porta, miglior bomber della storia dei Reds, numeri alla mano, nonché uomo dell’anno in Inghilterra nel 1984. Ancora, vista l’abbondanza di talenti offensivi, si perdonerà l’ultima, sentita citazione, riservata a Robbie Fowler, eccentrico e spettacolare attaccante tuttofare degl Liverpool degli anni ’90, “l’uomo che ha sniffato Anfield Road” ma anche l’uomo che ha riportato i rossi nei posti che contano in Europa (la semifinale di Coppa delle Coppe del 1997) e più in generale un idolo della tifoseria e un campione in grado di mettere a segno quasi 200 reti con il club.

Con il contributo di TIZIANO CANALE

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