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Tifo da professionisti: tra tradimenti inaspettati e cambi di maglia improvvisi

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Immagine di copertina: Lukaku in maglia Inter e Cuadrado in maglia Juve. Lo “scambio di maglie” pare vicinissimo…

Si parla molto in questi torridi giorni di calcio mercato di tradimenti inaspettati (lo sono tutti i tradimenti) e di giuramenti falsi. Campeggia su tutti il caso Lukaku, ma non è mia intenzione aggiungere un’opinione su una questione tanto clamorosa quanto, peraltro, consueta. I voltafaccia imprevisti come questo hanno popolato l’ambiente del calcio e di tutto lo sport da che mondo è mondo. Dichiarazioni di amore eterno e di rifiuto di indossare la maglia di rivali storici ne ho sentite a decine. Quasi tutti i giocatori della Fiorentina, Baggio e Chiellini compresi, che giuravano di non traghettare mai dall’Arno al Po bianconero, Capello quando allenava la Roma, persino Miccoli del Palermo, il grande Pablito (ma qui la storia si fa incerta…) e tanti altri: quante volte abbiamo sentito il ‘lì mai!!’ come quello di Romelu al povero Barzaghi a caccia di scoop del secolo! Solo il grande Gigi Riva è rimasto fedele a se stesso, ma quello era proprio grande grande. Grande.

Poi ci sono state miriadi di trasferimenti clamorosi tra rivali concittadine e non, da Pirlo a Seedorf, da Aldo Serena, che fu ottimo giocatore per le due torinesi e le due milanesi, a Leonardo che passò in pochi giorni dalla scrivania rossonera alla panchina interista. E poi ancora Altafini dopo la parentesi partenopea o Manfredonia e Peruzzi, giocatori di entrambe le sponde del Tevere o Maresca che ‘incornò’ il Toro, tra mille polemiche, dopo averci giocato. E poi, e poi, e poi… miriadi, appunto. Personalmente, ci rimasi male la prima volta che mi capitò di notare questa ‘stranezza’. Fu quando il grande Picchi, il capitano interista che aveva alzato le Coppe, divenne allenatore della Juve. E ci restai anche peggio quando lessi che quello era il suo sogno avendo cuore bianconero da sempre…

Seedorf e Pirlo: dall’Inter al Milan

Ma il fenomeno non riguarda solo il mondo del calcio. Personalmente, essendo stato, mille anni fa, dirigente di società di basket in posizione vicina alle prime squadre, ho visto e sentito giocatori baciare la maglia e giurare fedeltà assoluta sui suoi colori davanti ai tifosi mezzora prima di legarsi a quelli nuovi e tanto attesi. Appartenenti quasi sempre agli acerrimi rivali.
Forse l’analisi più interessante intorno a queste sorprese spesso spiazzanti è quella che riguarda, in generale, il rapporto tra professione e tifo. In particolare il tifo calcistico, dal momento che è figlio spesso di scelte inconsapevoli, quasi ‘ancestrali’, e che provoca moti di spirito a volte del tutto incontrollabili. Difficilmente uno sceglie la squadra del cuore: se la trova dentro, ingombrante e insostituibile, indipendentemente dalla famiglia, dall’ambiente o dalle prime amicizie. È così, punto. E quando si dice è romanista come lo zio, si intende che il soggetto adulto abbia influenzato il piccolo, ma io ritengo più verosimile il contrario: è il piccolo, per ragioni misteriose, che ha scelto quel parente già grande. Lui e più che lui, la sua squadra.

Recentemente, ho avuto modo di ascoltare, sul rapporto tra tifo e professione, le parole molto interessanti di un noto telecronista e commentatore di Formula 1 su Sky. Egli diceva che se i tifosi pedatori sapessero per quale bandiera batta il cuore dei vari suoi colleghi del calcio, rimarrebbero a bocca aperta o farebbero fuoco e fiamme. Perfino quelli che seguono giornalmente sempre la stessa squadra anche nei ritiri, nelle tournée e sui campi di allenamento, non è detto siano suoi tifosi. Anzi, non lo sono quasi mai! Personalmente, avevo avuto modo di saperlo già da mio fratello, talmente interista da andare spesso a seguire il ritiro a Pinzolo. Un anno ebbe occasione di conoscere di persona con uno di questi inviati Sky che era, ovviamente, uno dei suoi idoli e scoprì con sommo sconcerto che costui, bravissimo giornalista, fosse romanista sfegatato. Potenza del professionismo, del grande professionismo!

Aldo Serena: l’unico ad aver giocato con Juventus, Torino, Milan e Inter

Tornando al nostro commentatore di F1, egli diceva, difendendo giustamente la categoria, che appunto, uno più è bravo più sa celare i propri sentimenti, a meno di non scegliere di dichiarare pubblicamente le proprie inclinazioni calcistiche. Portava gli esempi di due suoi colleghi di pista, Valsecchi e Bobbi, rispettivamente interista e milanista. E che dire, restando nell’automobilismo, di una trasmissione bellissima e magistralmente condotta come ‘Race anatomy’ in cui ciascuno degli ospiti fissi, con eleganza e autoironia, si dichiara senza infingimenti. Si pensi, per chi conosce il programma, a uno come Leo Turrini… Ma, seguendo il ragionamento del nostro commentatore, è più facile confessare il proprio tifo calcistico seguendo professionalmente un altro sport. E infatti, il conduttore di ‘Race Anatomy’ essendo un jolly, incredibilmente bravo e sempre competente, che spazia su tanti sport, calcio compreso, è l’unico che tace sull’argomento. Mi viene in mente che l’unico che sfugge alla regola del riserbo è l’inarrivabile Nicola Roggero, tifoso granata, che però, oltre a seguire l’atletica leggera, si limita nel calcio a quello inglese.

Ovviamente, ne ho già accennato, anche i giocatori e gli allenatori italiani sono stati e rimangono spesso tifosi di una squadra diversa da quella in cui operano o militano e spesso si è portati a credere che almeno lo siano della squadra in cui hanno fatto la gavetta giovanile. Ma, ovviamente, non è nemmeno così. È vero invece che, da anziani, optano per dimostrarsi legati ai colori con i quali hanno avuto più lustro. Ma saranno proprio sinceri? Infine ci sono, spesso tra gli allenatori, quelli cha fanno outing pallonaro. È prassi lo facciano, solitamente, quando approdano alla squadra corrispondente. Fu così per il povero Picchi, è stato così per il Pioli e lo Spalletti interisti, per l’Allegri o il Conte juventini e così via. Poi, parlo da nerazzurro, Pioli ti soffia uno scudetto già vinto, Spalletti già campione d’Italia gioca contro una gara con il coltello tra i denti nell’ultimo torneo e mi impedisce il secondo posto, per vincere il campionato devo affidarmi a Conte… valli a capire, sti professionisti!

Lo juventino Antonio Conte, ultimo allenatore a portare lo scudetto… all’Inter


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