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Artisti del pallone tra Mozart e Schubert: i 10 giocatori austriaci più grandi del dopoguerra

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Immagine di copertina: l’Austria del Mondiale 1954

Dopo il doveroso omaggio del nostro Jo Araf al calcio austriaco dell’anteguerra, celebriamo i giocatori austriaci più importanti del dopoguerra. Benché l’Austria abbia visto progressivamente ridimensionarsi il proprio ruolo nel panorama internazionale, non sono mancati anche dopo il 1945 i grandi campioni e i momenti di gloria.

1) Ernst Ocwirk

Ernst Ocwirk, con il suo calcio cerebrale e al tempo stesso vigoroso, con la sua sapiente regia e le sue movenze da centromediano metodista classico, è stato forse il giocatore più grande che l’Austria abbia regalato al mondo nel dopoguerra. Sublime cervello di tutte le squadre in cui ha militato, abile sia come diga che come regista, Ocwrik ha fatto innamorare, con le sue sinfonie palla al piede (chi scrive vede qualcosa di Redondo, qualcosa di Xabi Alonso, qualcosa di quel magistero all’apparenza lento ma di superiore intelligenza) prima i tifosi dell’Austria Vienna e quindi quelli della Sampdoria: non manca a Genova chi tuttora reputa Ernst il miglior straniero mai ammirato in maglia blucerchiata. Con la maglia della nazionale disputa 62 gare e il Mondiale 1954 da titolare, nella vicina Svizzera, al termine del quale la stampa specializzata lo annovera tra i quattro grandi del torneo (accanto a Fritz Walter, Víctor Rodríguez Andrade e Sándor Kocsis). La convocazione ricevuta in occasione della prestigiosa amichevole disputata a Wembley nel 1953 certifica la grande stima di cui godeva a livello internazionale.

2) Hans Krankl

Reputato da molti il miglior centravanti europeo a cavallo tra anni ’70 e anni ’80, il poderoso Krankl non può mancare quando si discute dei migliori calciatori austriaci – del dopoguerra e non. Attaccante mobile, fortissimo nel gioco aereo e con doti tecniche superiori alla media (sorprendente il suo dribbling sullo stretto), Hans ha prima collezionato reti con la maglia dell’Austria Vienna (con cui ha incamerato 4 titoli di capocannoniere) e poi si è regalato una breve ma gloriosa “vacanza” sulle Ramblas: a Barcellona Krankl vince la Scarpa d’oro e la Coppa delle Coppe, nonché il titolo di Pichichi. Con 34 reti in 69 partite Krankl è anche uno dei bomber più prolifici della storia della sua nazionale, e il grande Mondiale argentino gli consegna un secondo posto nella graduatoria del pallone d’oro che, con ogni probabilità, avrebbe dovuto essere un primo posto.

3) Ernst Happel

Il Picasso del calcio è stato, come noto, forse il tecnico più influente e rivoluzionario della storia, una combinazione irripetibile di idee avveniristiche e propensione al miracolo. La sua carriera di calciatore, in ogni caso, non sfigura al cospetto di quella da tecnico: Happel, talento precocissimo del Rapid Vienna soprannominato Der Zeuberer (il Mago) per le superiori doti di palleggio, per molti anni è stato il perno difensivo e la base portante del gioco della sua squadra di club (con tanto di breve escursione francese) così come della nazionale austriaca, con la quale ha conquistato la medaglia di bronzo ai Mondiali del 1954. Libero sui generis che sapeva abbinare la forza e la grinta del centrale classico alla tecnica del regista, Happel viene ricordato anche per aver segnato tre reti (sempre su calcio da fermo, alla stregua di Sinisa) al Real Madrid nel 1956.

4) Bruno Pezzey

Statuario stopper (e all’occorenza regista difensivo) dal tragico destino (morì di infarto a soli 39 anni), Pezzey – il Beckenbauer del Lago di Costanza – è il miglior difensore puro austriaco dell’era post-Happel. Grazie alla statura e alla forza dominava il gioco aereo ed era difficilissimo da superare nell’uno contro uno, tanto che a fine anni ’70 non mancava chi lo considerava uno dei migliori centrali difensivi dal pianeta, se non addirittura il migliore. Vincitore di quattro titoli in patria, Bruno viene celebrato anche e soprattutto per la lunga militanza nel campionato tedesco, con le maglie di Eintracht Francorte (con cui vince la Coppa UEFA del 1980) e Werder Brema. Pezzey ha inoltre vestito per 15 anni la maglia della sua nazionale, con la quale ha disputato da titolare due Mondiali, brillando in modo particolare in Argentina del 1978, laddove si è tolto quella che lui stesso ha definito la più grande soddisfazione della carriera, ovvero il successo per 3-2 sugli acerrimi avversari della Germania (per la verità, è da consegnare ai posteri anche la sua famosa doppietta contro gli inglesi nel 1979: Bruno nel gioco aereo sovrasta gli altrettanto poderosi centrali britannici e infila due reti). A conferma della grandissima considerazione di cui godeva anche a livello internazionale, è doveroso ricordare che tra 1979 e 1982 Pezzey viene sempre inserito tra i candidati al pallone d’oro, ottenendo anche un inatteso undicesimo posto nel 1981 e un dodicesimo posto nel 1982, traguardo eccezionale per un difensore.

5) Gerhard Hanappi

Centrocampista totale, modernissimo e versatile, Hanappi è da molti esperti considerato uno dei più grandi giocatori austriaci di sempre. Inquadrarlo in un ruolo specifico è complicato, perché poteva giocare praticamente ovunque: mediano, mezzala, ala. Oltre ad una grande intelligenza, Hanappi aveva tutto quello che dovrebbe avere il giocatore ideale: tecnica, visione di gioco, forza fisica, lettura dell’azione, tiro da fuori e spirito combattivo.
Talento precocissimo, a 18 anni è già la stella del Wacker e in due anni vince coppa e campionato. Franz “Bimbo” Binder, allenatore dei rivali del Rapid Vienna nonché ex leggenda del calcio austriaco, si innamora di lui e ne intuisce le potenzialità, facendo carte false per acquistarlo. Nell’estate del ’50 inizia la “telenovela” Hanappi, che alla fine si trasferirà in maglia biancoverde nonostante le numerosi e veementi protesti dei tifosi del Wacker.
Hanappi trascorre il resto della sua carriera in biancoverde prima di ritirarsi nel 1964 con sette campionati vinti da protagonista. Con il Rapid ha anche ottenuto un successo in coppa, vincendo la Zentropa Cup e facendo parte della squadra che ha raggiunto le semifinali della Coppa Europa (precursore della Champions League) nel 1961. Tra il 1950 e il 1960 Hanappi, che ha collezionato un totale di 382 presenze (condite dalla bellezza di 119 gol) con il Rapid, è stato eletto calciatore più popolare d’Austria in ben otto occasioni. Con il Rapid inoltre, è stato capitano per sette anni, tra il 1957 e il 1964; un ruolo che ha svolto anche per la nazionale, allora una selezione più talentuosa e solida (terzo posto al Mondiale Svizzero del 1954), dal 1955 al 1962. Fino al 1998 Hanappi, con le sue 93 presenze, è stato il giocatore austriaco con il maggior numero di presenze di tutti i tempi; fino ai primi anni 2000 solo Andreas Herzog (103) e Anton Polster (95) hanno indossato la maglia dell’Austria in un numero maggiore di occasioni. Nel 1953 fu persino selezionato nell’undici mondiale della FIFA. Dopo la sua tragica e prematura scomparsa nel 1980 a causa di una malattia cronica, lo Stadio del Rapid è stato ribattezzato in suo onore Stadio Gerhard Hanappi e nel 1999 è stato votato dai tifosi del Rapid come membro della loro squadra del secolo.

6) Herbert Prohaska

Regista elegante e raffinato, Prohaska è considerato è tra i migliori playmaker della sua generazione.
Cresce calcisticamente nell’Austria Vienna dove da protagonista fa incetta di trofei nazionali. Nel pieno della sua maturazione calcistica si trasferisce in Italia in concomitanza con la riapertura della frontiere. Nell’Inter di Bersellini disputa un biennio discreto seppur i risultati della squadra siano abbastanza deludenti (un quarto e quinto posto e la vittoria della coppa italia). Liedholm intravede nell’austriaco un tassello importante nella sua Roma fatta di piedi buoni e geometrie euclidee, ed è nei giallorossi che Prohaska trova la sua collocazione ideale. Conclusa la parentesi giallorossa Prohaska torna in patria nell’Austria Vienna, dove conclude la carriera a 34 anni, nel 1989.

7) Ernst Stojaspal

Attaccante e fromboliere dell’Austria Vienna per un decennio, il funambolico Stojaspal (170 cm di pura velocità e di dribbling mortifero) è un altro nome obbligatorio quando si parla di campioni austriaci. Bomber seriale in patria, il mancino di Vienna ha vinto per cinque volta la classifica dei marcatori del suo campionato nazionale (in dieci stagioni) e si è fatto rispettare anche nel campionato francese, dove ha militato per otto stagioni e quasi sempre con ottimi risultati. Con 15 reti in 32 presenze, rimane uno degli attaccanti di riferimento anche per la sua nazionale, la cui maglia indossa per diversi anni e sempre da titolare, disputando anche un ottimo mondiale in Svizzera nel 1954. A fine millennio, Stojaspal è stato inserito nella formazione austriaca del secolo, a conferma della longevità della sua gloria.

8) Andreas Herzog

Mancino purissimo nonché grande rigorista e calciatore di punizioni (quasi) infallibile, Herzog è stato il metronomo del Rapid Vienna (prima) e del Werder Brema (poi) con una breve parentesi nel Bayern Monaco.
Centrocampista completo e bravo anche in fase difensiva, nel corso della carriera ha dato il meglio di sé come playmaker avanzato, ma a fine carriera il suo raggio d’azione si è arretrato di 15 metri e in più di un occasione ha giostrato come vero e proprio esterno di fascia, grazie anche ad una naturale abilità nel cross.
Dopo Mirko Arnautovic è il secondo giocatore austriaco con più presenze in assoluto (ben 103) ed è figlio d’arte: il papà, Anton Herzog, è stato un ex giocatore e punto di riferimento dell’Austria Wien e del Wiener Sporting Club negli anni ’60.

9) Kurt Jara

Kurt Jara è stata una delle ali pure austriache più forti di sempre. Nasce come ala mancina purissima, ma nel corso degli anni grazie ad un’intelligenza tattica e una capacità di adattamento non comuni, si sposta in attacco prima (come seconda punta) e poi come trequartista purissimo a fine carriera, dove grazie ad un eccellente visione di gioco vive una seconda giovinezza in Svizzera, al Grasshoppers.
L’apice – tuttavia – Jara lo raggiunge a metà anni ’70 tra Valencia e Duisburg. Ala sinistra completa e tecnica, il suo punto di forza era il cross (potente, preciso ed “effettato”) e la sua visione di gioco e precisione nei passaggi, caratteristiche che poi gli hanno permesso – come dicevamo – di disimpegnarsi con egual efficacia in più ruoli. Da protagonista Jara vince campionati e coppe nazionali sia in Austria, nel Wacker, sia in svizzera a fine carriera, nel Grasshoppers. Con la nazionale disputa 59 presenze con 14 gol.

Kurt Jara

10) Toni Polster

Numero 9 classico, potente e reattivo, Polster è stato insieme a Krankl uno dei centravanti più forti che la scuola Austriaca ha prodotto nel dopoguerra e ha per anni rappresentato il prototipo del centravanti moderno, in grado di fare reparto da solo.
Talento precoce, inizia la carriera a suon di goal nell’Austria Vienna, e in pochi anni viene notato da diversi club europei. Il Torino di Radice ha la meglio e lo preleva: dopo un inizio folgorante però l’austriaco cala fisicamente e il suo calo si avverte soprattutto nel girone di ritorno. Chiusa la brevissima parentesi Italiana, Toni Polster continua a cercare fortuna all’estero: la sua esperienza successiva al Sevilla è però è ricca di soddisfazioni personali: è amato dalla tifoseria e dai compagni, e nella stagione 89-90 mette a segno ben 33 goal (superato solo dalle 38 reti del messicano Hugo Sanchez). Gli anni migliori in assoluto – però – almeno in termini realizzativi Toni lo vive in Germania, nel Colonia, dove ha una media di più di goal ogni 2 partite.
Con la nazionale austriaca disputa 95 partite segnando 44 goal, con una media goal eccellente di quasi 0,48 goal a partita.

Articolo scritto da FRANCESCO BUFFOLI e TIZIANO CANALE

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