Immagine di copertina: una foto del Wunderteam austriaco
A livello calcistico, poche sono le nazioni finite nell’oblio come l’Austria. L’Austria, oggi considerata dai più una nazionale di secondo piano le cui formazioni non competono mai per vincere trofei importanti, ha però un glorioso passato alle spalle, un passato da molti sconosciuto e che oggi possiamo rivivere solamente attraverso la carta stampata di quasi cent’anni fa, dal momento che non disponiamo dell’ausilio di riscontri filmici. Ecco quindi a voi la nostra top 10 con tanti nomi eccellenti e qualche dolorosa esclusione.
10) Camilo Jerusalem
Un talento incredibile quanto sfortunato. Dotato di mezzi fisici e tecnici notevolissimi, l’apice della carriera di Camilo Jerusalem è stato con tutta probabilità la vittoria della Coppa Mitropa nel 1936, un successo condito da un suo gol nella finale di ritorno. Abilissimo sui calci da fermo – spesso li calciava lui e non Matthias Sindelar –, Camilo Jerusalem ha avuto la sfortuna di sbocciare in una fase storica e calcistica delicata, e non ha potuto godere dei suoi migliori anni da calciatore a causa della guerra e di un calcio che, in seguito all’invasione tedesca, era tornato ad essere amatoriale. Il suo club, in particolare, considerato un club ebraico, per qualche tempo venne anche sottoposto a straordinaria amministrazione. Così come Nausch, anche lui lasciò l’Austria dopo l’annessione nazista e scelse quale meta la Francia.
9) Karl Zischek
Karl Zischek ha dedicato la sua intera carriera al Wacker Wien, una formazione che non ha mai rivaleggiato davvero con le grandi. E non militando per una compagine del calibro di Rapid o Austria Vienna, ha concluso la carriera con la bacheca praticamente vuota. Nonostante ciò si è imposto come una delle migliori ali destre del continente e per diversi anni è stato un titolare inamovibile del Wunderteam. Capace di far impazzire qualunque laterale o difensore si trovasse nella sua zona – come ad esempio il malcapitato Umberto Caligaris, umiliato dalla brevilinea ala austriaca in occasione di un’amichevole tra Austria ed Italia del 1934 culminata con la vittoria della nazionale biancorossa e tripletta di Zischek –, il giocatore è stato tra i principali protagonisti di una delle più iconiche partite disputate dalla nazionale austriaca , ovvero l’amichevole persa a Stamford Bridge contro gli inglesi per 4-3. Anche in quell’occasione Zischek lasciò il segno, mettendo a referto una doppietta.
8) Walter Nausch
Capitano e bandiera dell’Austria Vienna, Walter Nausch era un giocatore noto per la sua serietà e duttilità, doti che lo avevano reso una colonna portante della nazionale di Hugo Meisl. Alle volte si disimpegnava da difensore, altre da centrocampista laterale. Era un giocatore definito da tutti come diverso: più acculturato e decisamente meno sanguigno di altri sul rettangolo di gioco. La sua assenza nella Coppa del Mondo del 1934, a dire dei giornali austriaci e non, fu pesantissima. Così come Matthias Sindelar si sarebbe laureato bicampione europeo con la maglia dei Violetti. In aperta opposizione con il regime nazionalsocialista – aveva anche sposato una donna ebrea, Margoth, una nuotatrice della polisportiva ebraica Hakoah – avrebbe lasciato il Paese nel 1938 per farci ritorno alla fine del conflitto iniziando una carriera da allenatore ed ottenendo un terzo posto al Mondiale del 1954, dal momento che a partire dal 1948 aveva accettato l’incarico di commissario tecnico della nazionale austriaca.
7) Franz Binder
Abbiamo deciso di premiare anche Franz Binder, sebbene si tratti di un giocatore che per colpe non direttamente ascrivibili a lui non ha mai avuto l’occasione di imporsi su palcoscenici rilevanti con la maglia della propria nazionale. Binder, nato nel 1911, non aveva il talento innato di Matthias Sindelar o Josef Bican, e di ruolo, difatti, faceva l’inside forward, che nel calcio mitteleuropeo era principalmente dedito alla realizzazione grazie al lavoro svolto dal centravanti arretrato. Conosciuto per la sua bravura nel gioco aereo e per la sua potenza di tiro, Binder sarebbe comunque diventato uno dei volti di spicco del Rapid Vienna, avrebbe messo a segno quasi 300 gol, vinto diverse volte il campionato locale ed anche quello tedesco, nel 1941, il giorno stesso dell’invasione dell’Unione Sovietica, quando il trionfo nella liga austriaca consentiva al vincitore di affrontare le migliori forze del Reich. Binder, però, non avrebbe mai disputato il Mondiale: nel 1934 aveva sofferto l’elevata concorrenza offensiva, nel 1938 il tecnico tedesco gli aveva preferito il centravanti dello Schalke Fritz Szepan e negli anni successivi non solo avrebbe giocato poco a pallone, ma fu anche inviato al fronte, sia su quello orientale che su quello occidentale. Sarebbe tornato a casa grazie ad un astuto stratagemma: avrebbe finto un infortunio.
6) Rudi Hiden
Hiden, Platzer, Zöhrer, Raftl. Sebbene il Wunderteam sia passato alla storia per la qualità tecnica di alcuni suoi interpreti e per la ricchezza dei propri talenti offensivi, nel periodo tra le due guerre l’Austria ha prodotto anche un’ottima generazione di portieri. Rudi – o Rodolphe, come sarebbe stato ribattezzato in Francia – è stato probabilmente il migliore ed il più iconico. Portiere del Wunderteam per alcuni anni, Hiden arrivò addirittura a catturare l’occhio di Herbert Chapman il quale fece carte false per portarlo con sé all’Arsenal. La trattativa non solo non andò in porto, ma ebbe risvolti abbastanza clamorosi: la federazione inglese, in un tentativo di tutelare il proprio calcio ritenuto all’avanguardia, decise di mettere il veto ai trasferimenti di calciatori esteri e di permettere ai giocatori non nati nel Regno Unito di miliare per i club locali a condizione che avessero vissuto per almeno due anni sul territorio inglese. Nel 1932, quando l’Austria aveva duellato a Stamford con gli inglesi, Hiden era parso incerto in più di un’occasione, ed i giornali lo avevano additato come responsabile per un paio di reti subite Probabilmente la pressione dell’evento, unitamente alla consapevolezza di essere l’osservato speciale di un guru del pallone come Chapman, gli aveva giocato un brutto scherzo. Il portiere, comunque, è passato alla storia per la sua personalità, la sua capacità di uscire a valanga e la sicurezza tra i pali. Non avrebbe però difeso la porta austriaca in occasione del Mondiale italiano, dal momento che nel 1933 sarebbe partito per la Francia, e come spesso capitava, i giocatori che sceglievano di militare all’estero non venivano più presi in considerazione in ottica nazionale.
5) Jan Studnicka
Di tutti i giocatori che abbiamo selezionato, Jan Studnicka è il più antico. Non ha mai potuto disputare né il Mondiale né la Mitropa, ma ha comunque lasciato un’impronta importante sul calcio del suo tempo: ha presenziato alle Olimpiadi di Stoccolma – segnando due reti –, ha contribuito alla vittoria del proprio club, il WAC, contro i tre volte campioni inglesi del Sunderland, ha siglato nel 1902 una tripletta nella prima partita di sempre tra nazionali non britanniche – Austria-Ungheria 5-0 – ed ha vinto per tre volte tra il 1901 ed il 1903 la Challenge Cup, un torneo nato come antesignano della Coppa di Vienna che sarebbe poi diventato internazionale nel momento in cui avrebbero iniziato a parteciparvi anche formazioni non austriache. Allo stesso modo ha alzato la Tagblatt Cup, un primo esperimento di campionato austriaco. A Vienna il calciatore di origini boeme è stato per molti l’inventore del dribbling, una giocata che gli riusciva particolarmente bene nonostante due gambe lievemente deformi spesso ritratte dai vignettisti del tempo.
4) Ferdinand Wesely
Leader del Rapid Vienna durante gli anni ’20 –in particolar modo nella seconda metà degli anni ’20 – Ferdinand Wesely, da non confondere con l’attaccante Franz Weselik, era un’ala sinistra tecnicamente dotatissima capace di saltare il diretto avversario a ripetizione e di andare spesso in gol, sebbene al tempo le ali avessero, eccetto alcune eccezioni, compiti che si limitavano alla rifinitura ed al cross. Una delle specialità della casa era certamente la punizione al limite dell’area. In una fase storica nella quale il Rapid veniva considerato dai più il miglior club europeo – questo ci raccontano ad esempio i giornali italiani alla vigilia del doppio confronto di Mitropa tra il Rapid e il Genoa –,il nome di Wesely era il più gettonato. Tra il 927 ed il 1930 disputò tre finali europee ed una semifinale laureandosi campione nel 1929. Per ragioni anagrafiche, però, non avrebbe mai calcato la passerella iridata.
3) Josef Uridil
Josef Uridil è stato a lungo considerato il miglior calciatore austriaco. Un mito a livello locale, un’autentica icona in campo così come fuori, al punto che una canzone a lui dedicata, Heute Spielt Der Uridil, ovvero Oggi Gioca Uridil, sarebbe diventato un ritornello conosciuto e canticchiato ben oltre i rettangoli di gioco. Fu uno dei primissimi giocatori europei a prestare il proprio volto per la promozione di prodotti ed a recitare sul grande schermo. Era un attaccante non molto alto ma estremamente forte fisicamente, dotato di una progressione inarrestabile la quale lo portò a siglare centinaia di gol, quasi tutti con la maglia del Rapid. Fu un attaccante ben diverso rispetto a Matthias Sindelar: decisamente meno tecnico ed elegante ma più potente e goleador. Tuttavia, lui e Cartavelina condividevano alcune caratteristiche: erano entrambi amati in tutto il paese ed erano di carattere riservato, non amavano i riflettori e ne stavano volentieri alla larga. Verso la fine della propria carriera Uridil avrebbe anche raccontato di come la fama gli aveva enormemente pesato. Purtroppo per lui, la sua carriera terminò poco prima che il calcio prendesse una svolta più internazione il che non gli diede modo di farsi conoscere oltre i confini patri.
2) Josef Bican
Josef Bican merita a pieno titolo di entrare in questa classifica, sebbene la sua posizione sia da contestualizzare. Il calciatore, nato a Vienna da genitori di origini boeme, in carriera ha giocato per tre nazionali diverse: quella austriaca, quella cecoslovacca e quella del Protettorato di Boemia e Moravia, uno stato satellite del Terzo Reich che ebbe vita breve. La divisa biancorossa fu quella che indossò più volte, seppure in poche occasioni. Rimangono tuttavia alcune imprese non da poco: 12 titoli da capocannoniere – il primo con la maglia del Rapid Vienna nel 1934, il che gli valse la convocazione ai Mondiali italiani – e gli altri undici in Cecoslovacchia. Bican, ad ogni modo, si è imposto su diversi palcoscenici: il campionato austriaco, quello cecoslovacco, le coppe nazionali e la Coppa Mitropa che alzò da capocannoniere nel 1938 con la maglia dello Slavia, una formazione che aveva preso parte a tutte le precedenti edizioni del torneo ma che non era mai riuscita a fare suo il titolo. Avrebbe concluso la propria carriera con più di 800 gol all’attivo messi a segno in poco più di 500 partite, registrando un record – oltre ad una media gol impressionante – che sarebbe resistito per diverse decadi.
1) Matthias Sindelar
Sulla prima posizione i dubbi tendono allo zero. E ci scuserete se non approfondiremo questa figura tanto quanto abbiamo fatto con altre meno conosciute in precedenza, ma a Sindelar, in arte Cartavelina, abbiamo dedicato non pochi approfondimenti che potrete trovare all’interno del nostro archivio. Matthias Sindelar, per noi, è senza dubbio il calciatore austriaco più forte ed iconico dell’anteguerra (e con tutta probabilità non solo). Lo è stato per le sue incredibili qualità tecniche, per la sua eleganza e per ciò che ha rappresentato tanto per la propria nazionale – fu il volto principale di quella meravigliosa squadra soprannominata Wunderteam – come per il proprio club, l’Austria Vienna, che Cartavelina prese per mano conducendola a due vittorie nell’allora massima manifestazione europea, ovvero la Coppa Mitropa. Sindelar, oltre ad essere stato l’icona principale della nazionale biancorossa, nel 1938 avrebbe potuto diventare un’icona del calcio tedesco e prender parte al suo secondo Mondiale. Ma in più di un’occasione rifiutò la convocazione del CT tedesco Herberger. Sarebbe morto l’anno successivo a soli 36 anni.
Menzioni d’onore
Abbiamo lasciato fuori diversi giocatori davvero importanti. Non ce ne siamo dimenticati, abbiamo semplicemente dovuto fare delle scelte dettate dalla natura di questa rubrica. Tra le figure che avrebbero meritato una menzione troviamo sicuramente i difensori Josef Blum e Karl Sesta, due tra i migliori terzini metodisti del tempo, Friedrich ‘Fritz’ Gschweidl, altissimo ma non per questo meno elegante centravanti del First Vienna che ebbe il merito di contendere il posto da titolare a Matthias Sindelar, Adolf Fischera, il quale assieme al citato Jan Studnicka contribuì a rendere l’attacco del WAC tra i migliori dell’Europa centrale ed Anton Schall, grandissimo goleador dell’Admira Vienna al quale si potrebbe rimproverare qualche pecca in ambito internazionale e Josef Smistik, giocatore chiave negli schemi di Hugo Meisl.