Immagine di copertina: Platini, Kopa e Zidane
Non è facile selezionare i dieci giocatori transalpini più importanti, vista l’abbondanza di qualità e di talento sfornata dalla Francia a partire dal secondo dopoguerra e soprattutto, con maggiore costanza, dagli anni ’80. I criteri che presiedono la selezione sono molteplici e a mio parere meritano di essere brevemente riportati: in primis, focalizzo l’attenzione sulle qualità del singolo e su come queste qualità potevano rappresentare un valore aggiunto per la squadra, ai fini del gioco e dei risultati; in secondo luogo, valorizzo l’impatto nazionale e internazionale del giocatore, la sua longevità, la sua carriera con la maglia della nazionale e anche lo status che ha raggiunto quando giocava al meglio delle sue possibilità. Per comodità, ho escluso i giocatori la cui carriera è ancora in pieno svolgimento (Kante e Mbappé su tutti), mentre ho ritenuto di poter inserire giocatori tuttora in attività ma la cui parabola volge al tramonto.
1) Michel Platini
Credo che nessuno abbia nulla da obiettare: Michel Platini rimane il giocatore più importante che abbia vestito la maglia della nazionale francese. Rivisto oggi, Michel è una sorta di clone potenziato di Andrea Pirlo: stessa capacità di preveggenza, stesso tocco di palla, persino le movenze si assomigliano. Il francese, tuttavia, aggiungeva alle doti del genio bresciano una maggiore efficacia nelle percussioni palla al piede (simile a quella di un altro fuoriclasse, Andrés Iniesta) e soprattutto una regolarità nel bucare la porta avversaria degna di un Roberto Baggio. In un’epoca dominata dalle difese e da un calcio poco propositivo, Michel era un attaccante travestito da centrocampista che segnava con una facilità preclusa anche ai bomber di professione. Non credo infine sia necessario ricordare il contributo alla gloriosa epopea della Juventus (cinque stagioni, di cui quattro da leccarsi i baffi: è costato come un tozzo di pane, lui ci ha messo sopra il foie gras) e alla nazionale francese per delinearne ulteriormente la grandezza. Michel volteggia ad altezze siderali, è stato per diversi anni, con ogni probabilità, il giocatore più forte del pianeta, e il suo campionato europeo del 1984 torreggia ancora oggi come una delle prestazioni individuali più imperiose e dominanti di ogni epoca.
2) Zinédine Zidane
L’unico fuoriclasse transalpino che può essere nominato senza problemi nella stessa frase con Michel Platini è Zidane, l’uomo simbolo di quello che oggi rimane il ciclo più glorioso della storia di Francia. Meno efficace dell’illustre collega negli inserimenti offensivi, Zidane forse lo superava per la tempra agonistica e la corsa inesauribile; figlio della Marsiglia meno raccomandabile, di chiare origini algerine, Zidane ha personificato il trequartista moderno, dotato del fisico di un corazziere e della qualità pura del dieci classico. Leader encomiabile, ha saputo esaltarsi quando il clima della contesa lo richiedeva, ricalibrando la propria cilindrata davanti agli avversari più tosti e disputando diversi tornei da fuoriclasse con la maglia dei bleu. Chi ama il calcio non può che ricordare con ammirazione alcune sue esibizioni, su tutte la semifinale di euro 2000 (un Francia Portogallo da olio su tela), la celeberrima Francia Brasile del 2006 e il gol in semirovesciata con cui ha piegato il Bayer Leverkusen a Glasgow nel 2002, forse il più spettacolare della sua carriera.
3) Raymond Kopa
Nato Kopaszewski (chiare le origini polacche), piccolo e rapido, Kopa merita a mio parere di sedere sul terzo gradino del podio. Non è semplicissimo definire il suo ruolo, perché Raymond ha brillato sia come trequartista che come centravanti atipico, adattandosi anche al ruolo di ala destra. Fenomenale sullo stretto, abilissimo nella verticalizzazione, Kopa ha legato il proprio destino a quello dello Stade De Reims, la prima grande squadra d’Oltralpe, confermandosi poi degno compare di due che si chiamavano Puskás e Di Stefano durante gli anni trascorsi a Madrid. Anche sul suo caso, ci sono un mondiale da fenomeno e un pallone d’oro a coronare una carriera straordinaria.
4) Thierry Henry
Non ha sempre messo d’accordo tutti, specie in Italia, anche a causa della sua infelice esperienza juventina, ma Henry a mio avviso rimane uno dei calciatori francesi più dotati, spettacolari e bravi di sempre. Come Zidane, anche Titì è stato una sorta di precursore, un colosso di 188 cm che si muoveva con la grazia del numero dieci e che poteva allungare palla al piede come un’ala pura. I suoi piedi sembravano fatti di miele, alla stregua (o quasi) dei piedi di un Roberto Baggio. Henry è stato sensazionale soprattutto nella prima metà degli anni zero, quando ha fatto il vuoto in Inghilterra, segnando come il più prolifico dei centravanti e muovendosi come un giocatore universale, che era quasi riduttivo definire un attaccante. Due volte giocatore dell’anno della Premier, è stato grande protagonista anche in Europa, soprattutto nel 2006, quando l’Arsenal ha raggiunto la finale di Champions, e soprattutto in nazionale: se la corona di campione del mondo portata a casa nel 1998 vale quasi solo per le statistiche, l’Europeo di due anni dopo e in buona misura il mondiale di sei anni dopo lo vedono invece figurare quale deuteragonista del sublime Zizou. Il sextuple conquistato sulle Ramblas nel 2009, quando per molti era un giocatore bollito e lui si premura di smentire i detrattori, lo riscatta anche sul piano dei successi internazionali con i club.
5) Lilian Thuram
Lilian Thuram era talmente bravo che pareva aver mandato a memoria il manuale del difensore perfetto, e credo resti senza discussione il miglior giocatore che abbia vestito la maglia della nazionale, nel reparto difensivo. Francese di origini caraibiche, Thuram è stato un laterale destro completissimo, un centrale di grande rendimento e un leader, sia con la maglia del Parma e della Juventus che in maglia bleu.
Dopo alcune ottime stagioni a Monaco, Thuram si afferma come il difensore più bravo in circolazione negli anni di Parma, quando fa letteralmente il vuoto nelle varie graduatorie di rendimento in campionato, e si conferma fuoriclasse di statura mondiale con la Francia. Memorabile e decisiva la sua doppietta contro la Croazia nel 1998, impresa tanto più ragguardevole per un giocatore che non avrebbe mai più segnato con la nazionale e che, tra Spagna e Italia, ha marcato due reti in dodici stagioni. Impeccabile anche con la maglia della Juventus, specie nelle stagioni in cui lo allena Marcello Lippi, il Maldini francese non può che accomodarsi nelle posizioni più nobili di questa graduatoria.
6) Alain Giresse
Piccolissimo regista mobile, simile sotto molti aspetti a tale Luka Modrić, Alain Giresse è a mio avviso ancora oggi il miglior centrocampista puro mai nato in Francia. Il suo era un gioco tutto fosforo, mobilità, intelligenza pura. Gli anni ’70 e ’80 lo vedono ergersi una spanna sopra tutti i compagni di reparto, sia con la maglia del Bordeaux che in nazionale; in particolare, i mondiali di Spagna lo incoronano fuoriclasse del ruolo (tanto da regalargli il secondo posto nella classifica del Pallone d’oro), e la successiva, vincente campagna europea lo vede supportare il divino Michel nel migliore dei modi. Tre volte calciatore francese dell’anno, Motore e perno del quadrilatero magico di Hidalgo, Giresse è stato un giocatore immenso la cui presenza in questa graduatoria è obbligatoria.
7) Just Fontaine
Il funambolico uomo gol di origini marocchine non può essere escluso da una qualsiasi discussione sui giocatori francesi più bravi. Bomber sensazionale che colleziona cifre da capogiro prima a Nizza e poi a Reims, tuttora recordman di reti in una sola edizione del campionato del mondo, Fontaine è stato una cometa che ha illuminato il firmamento d’Oltralpe per poche stagioni, a causa di precoce e doloroso ritiro, ma ha rappresentato così tanto, anche per la gloriosa epopea dello Stade De Reims (che trascinerà in finale di Coppa dei Campioni, a suon di reti, nel 1959) che escluderlo sarebbe un crimine.
8) Karim Benzema
Spezzo una lancia a favore del centravanti di origine algerina e lo colloco, senza troppe esitazioni, in questa prestigiosa graduatoria. Benzema, a mio parere, è stato a lungo oscurato dalle scelte dei vari allenatori del Real Madrid, che comprensibilmente mettevano Cristiano Ronaldo al primo posto, sacrificando un po’ le doti realizzative di Karim ai bisogni del suo ingombrante compagno di reparto. Ciononostante, il fuoriclasse francese è uno dei giocatori più prolifici della storia madrilena, nonché, forse, il centravanti blanco più dotato sul piano puramente tecnico e uno dei più vincenti. Il trasferimento di Ronaldo a Torino l’ha esonerato da alcuni compiti tattici (essenzialmente, aprire a Cristiano ogni varco possibile in area di rigore), mettendone in luce la capacità di essere il primo violino in una squadra di fuoriclasse. Il suo rendimento in nazionale, complici alcune vicissitudini extra campo, è stato più discontinuo, ma tale lacuna a mio parere toglie poco a una carriera lunghissima, ricca di soddisfazioni e di giocate che pesano tonnellate (penso al gioco di prestigio con cui ha aggiustato il complicato derby di ritorno delle semifinali di Champions del 2017), una carriera che peraltro promette di regalare ancora soddisfazioni importanti.
9) Franck Ribery
Altro grandissimo giocatore di origini nordafricane, Ribery ha avuto la sfortuna – in nazionale – di attraversare l’epoca relativamente buia che si è collocata tra la generazione di Zidane e quella di Mbappé. Se quindi il suo apporto in maglia bleu si esaurisce in alcuni lampi ammirati a Germania 2006, la sua lunga militanza in Baviera e le sue qualità di suggeriscono di annoverarlo tra i massimi fuoriclasse francesi di ogni epoca. Rapido, dotato di un dribbling elettrico, superbo uomo assist, Ribery in Baviera ha rappresentato per molti anni uno degli uomini più determinanti, e tra 2011 e 2013 ha decantato un calcio sofisticato ed efficace che a mio parere l’avrebbe reso meritevole di un Pallone d’oro. Da non sottovalutare anche il suo crepuscolo italiano: superati ampiamente i trentacinque anni, Ribery è riuscito a sprazzi a ricordare a tutti di essere un grande campione, nonostante si sia trovato spesso a predicare nel deserto. I successi internazionali mi inducono a preferirlo, per questione di dettagli, a un giocatore forse ancora più spettacolare e affascinante come Dominique Rocheateau.
10) Eric Cantona
Già sento in sottofondo il rumore delle polemiche, ma d’altra parte un giochino come quello in cui ho deciso di cimentarmi obbliga a scelte a volte discutibili. Vagliando le sole qualità e l’impatto avuto su una singola squadra e su un singolo campionato, Cantona meriterebbe a mio avviso una posizione più prestigiosa in questa graduatoria. La longevità e una carriera internazionale fatta più di vuoti che di pieni avrebbero potuto però decretarne l’esclusione: ho quindi optato salomonicamente una posizione di rincalzo. Dopo l’apprendistato francese, quando suscita l’ammirazione di Platini ma anche il rancore di mezza Francia, con i suoi comportamenti sopra le righe, King Eric si trasferisce in Inghilterra e per sei stagioni dimostra di essere un giocatore eccezionale; vinto un titolo inaspettato con il Leeds, si sposta alla corte di Sir Alex Ferguson (che lo reputa tuttora il giocatore migliore che abbia allenato, dopo Cristiano Ronaldo) e – parole di Ryan Giggs – trasforma una buona squadra in un team epocale, grazie alla sua duttilità, alla sua forza fisica ma soprattutto alla sua superiore visione di gioco: Cantona è la pedina mobile dello scacchiere di Ferguson, la pedina cui il tecnico concede ogni libertà perché sa che ne vale la pena: ecco così che arrivano 5 titoli e due premi di giocatore dell’anno, conditi da comportamenti censurabili e polemiche a non finire. In Europa, complice un Manchester United ancora un po’ acerbo, Cantona regala solo scampoli di classe, esclusa la stagione 1996/1997, quando confeziona autentiche perle ma si arena in semifinale, prima di annunciare un prematuro e inatteso ritiro. Alterna e poco fortunata la carriera in nazionale (nonostante un ragguardevole numero di gol), che si chiude peraltro a seguito del noto colpo di Kung Fu del gennaio 1995.
Menzioni d’onore
Antoine Griezmann, Claude Makélélé, Dominique Rocheateau, Marcel Desailly, Didier Deschamps, David Trezeguet, Patrick Vieira, Jean Tigana.
Un giorno, naturalmete, ci saranno Kylian Mbappé e N’Golo Kanté.