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I cavalieri di Sor… o meglio, Sir Claudio: la top 11 dei migliori giocatori allenati da Ranieri

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Sono bastati pochi minuti trascorsi sul grande schermo per permettere a Winston Wolf (personaggio secondario del magnum opus di Quentin Tarantino, “Pulp Fiction“) di entrare rapidamente nella storia del cinema. Non tutti, del resto, possono recare come biglietto da visita la seguente affermazione: “Sono il signor Wolf, risolvo problemi” senza risultare ridicoli o mitomani.

A differenza del misterioso uomo interpretato da Harvey Keitel, Claudio Ranieri non è diventato celebre in 10 minuti, tutt’altro; gli ci sono voluti decenni per costruirsi la reputazione di allenatore dalle doti taumaturgiche e riparatorie, un po’ sciamano e un po’ operaio, insomma, uno a cui affidarsi per risalire la corrente.

Deve averlo pensato anche la dirigenza della Roma, che dopo un avvio di stagione all’insegna dell’auto-sabotaggio (il peggiore da vent’anni a questa parte), lo ha sostanzialmente trascinato per la terza volta sulla panchina dell’Olimpico. Poco importa dunque, se lo stesso Ranieri aveva annunciato il proprio ritiro dalle scene proprio al termine della scorsa stagione, conclusa con la salvezza del suo Cagliari.

In vista dunque dell’imminente ritorno di uno degli allenatori più longevi della storia del nostro calcio, ecco dunque una formazione ideale assemblata con la macchina del tempo, selezionando i migliori giocatori avuti a disposizione da Ranieri nel corso di una carriera allenatore iniziata ormai quasi 40 anni fa. Unico criterio per la scelta: saranno selezionati soltanto 2 giocatori appartenenti alla stessa squadra.

Portiere: Gianluigi Buffon

Scelta alquanto ovvia, e a pagarne dazio sono portieri di altissimo livello come Toldo, Cañizares e Kasper Schmeichel. Quando si ha Buffon a disposizione tuttavia non si può non approfittarne, specie alla luce dei livelli espressi nella prima stagione trascorsa insieme a Ranieri, nel 2007/08. In un’annata di transizione per la Juventus, la prima in Serie A dopo i liquami di Calciopoli, al tecnico romano non viene ovviamente chiesto lo scudetto; l’obiettivo da non fallire è la qualificazione in Champions League, centrata con relativa facilità anche grazie all’importante contributo del portierone bianconero. Quest’ultimo, nel 2008, vede probabilmente chiudersi il periodo d’oro della propria carriera (iniziato nel 2002/03), in cui il connubio tra capacità di lettura e forza fisica animalesca lo aveva reso il miglior portiere al mondo per distacco. Già nella stagione successiva, alcuni problemi fisici mineranno il rendimento di Buffon, che tornerà a esprimersi a livelli davvero altissimi, pur con uno stile meno esplosivo e più incentrato sulle letture, nel 2011/12.

Ranieri e Buffon

Terzino destro: Ciro Ferrara

Impostiamo la difesa secondo dei canoni vintage, con un terzino bloccato a bilanciare le scorribande di un altro laterale più di spinta. A fare buona guardia ci pensa Ciro Ferrara, al servizio di Ranieri nel 1991/92 e per i primi mesi del 1992/93. Proprio come la sopracitata Juventus di fine anni 2000, anche il Napoli dei primi anni ’90 è una squadra in ricostruzione, obbligata a ripartire da ambizioni decisamente ridimensionate dopo la chiusura del ciclo Maradoniano. A ereditare la fascia di capitano appartenuta all’argentino è proprio Ferrara, che si impone tra i leader di un nuovo corso tecnico, destinato però a durare poco. Dopo una prima stagione più che soddisfacente, chiusa al quarto posto (valido per qualificarsi alla Coppa UEFA), il tragico avvio dell’annata successiva obbligò la dirigenza partenopea a sollevare Ranieri dal proprio incarico.

Difensore centrale: John Terry

Si potrebbero versare fiumi d’inchiostro sulle controversie legate alla figura di John Terry, uno dei bersagli preferiti dei tabloid inglesi per oltre 20 anni, motivo per cui ci soffermeremo unicamente sulle sue doti calcistiche. In quest’ambito, la bandiera del Chelsea teme pochi confronti con i migliori centrali della propria generazione, e in una formazione ideale che accetta di difendersi con un baricentro basso parliamo di un pilastro irrinunciabile. Terry è stato per quasi due decenni il volto di una squadra rocciosa e dannatamente solida, diventando un idolo di Stamford Bridge proprio nei 4 anni trascorsi al servizio di Ranieri, probabilmente il primo allenatore a credere davvero nelle sue capacità. In particolar modo dal 2002 al 2004, parallelamente al tramonto dell’anziano Marcel Desailly (tra i grandi esclusi di questa top 11), JT spicca il volo verso la Nazionale inglese, consacrandosi come uno dei migliori difensori della Premier League.

Ranieri e Terry

Difensore centrale: Ricardo Carvalho

La tentazione di riunire una delle migliori coppie difensive che il calcio inglese abbia mai ammirato era onestamente irresistibile, e abbiamo dunque colto l’occasione per includere anche Ricardo Carvalho in questa squadra dalla spina dorsale d’acciaio. Nonostante le annate migliori del longevo stopper portoghese siano state disputate nel granitico Chelsea di José Mourinho, con cui aveva appena vinto la Champions League giocando al Porto, abbiamo selezionato Carvalho in quanto giocatore del Monaco, allenato da Ranieri nel 2013/14. Arrivato a parametro zero dal Real Madrid, il trentacinquenne veterano si impone fin da subito tra i colonnelli dei monegaschi, capaci di issarsi da neopromossi al secondo posto della Ligue 1 alle spalle dell’irraggiungibile Paris Saint-Germain, qualificandosi in Champions per la prima volta dopo 10 anni. A fine stagione, Carvalho risulterà addirittura il giocatore col maggior minutaggio dell’intera squadra, a conferma del fatto che doti intangibili come il carisma non possono e non potranno mai invecchiare.

Terzino sinistro: Amedeo Carboni

A presidiare la fascia sinistra con un’interpretazione del ruolo decisamente più offensiva, abbiamo inserito uno dei pochi calciatori italiani ad aver scritto le pagine migliori della propria carriera lontano al di fuori della Serie A. Parliamo infatti di Amedeo Carboni, arrivato al Valencia a fari spenti nell’estate del 1997; di lì a poco, un suo connazionale (inutile specificare di chi stiamo parlando) lo avrebbe raggiunto al Mestalla, incaricato di risollevare i Murcielagos dopo l’esonero lampo di Valdano. Dopo una prima stagione non priva di problemi (in primis una condotta disciplinare non eccelsa, come testimoniato da qualche cartellino rosso di troppo), è nel 1998/99 che il terzino toscano, in barba a una carta d’identità che gli attribuisce 33 anni, tocca picchi di rendimento mai abbastanza ricordati quando si parla di fluidificanti mancini. Le strade di Carboni e Ranieri si sarebbero incrociate nuovamente nel 2004/05, stagione crepuscolare in cui, nonostante un Valencia giunto a fine ciclo, fecero in tempo ad aggiudicarsi la Supercoppa Europea ai danni del Porto, ultimo trofeo della longeva carriera dell’ormai trentanovenne Carboni.

Mediano: Daniele De Rossi

Se fosse Ranieri stesso a dover scegliere quale formazione ideale mandare in campo, non abbiamo alcun dubbio che Daniele De Rossi sarebbe probabilmente uno dei primissimi nomi a venire incluso nella distinta. Al di là della retorica sulla romanità e sul romanismo che da sempre li accomuna, se ci si limita a parlare del loro rapporto lavorativo, la collaborazione tra DDR e “Er Fettina” (soprannome appioppato in gioventù a Ranieri in quanto figlio di un macellaio) rimane indubbiamente di alto profilo. Nel settembre 2009 Ranieri arriva in una Roma in cerca di aria fresca dopo la rocambolesca chiusura della prima era di Spalletti, e contro ogni pronostico la trasforma nella rivale più credibile dell’Inter Tripletista del già citato Mourinho. I capitolini rimarranno amaramente a mani vuote, ma De Rossi vive una delle annate individualmente più dominanti della propria carriera, andando addirittura in doppia cifra di reti per la prima e unica volta. Parliamo dunque di un altro prototipo di giocatore rispetto a quello allenato per la seconda volta da Ranieri sul finire della stagione 2018/19 (l’ultima di Daniele in giallorosso), che già da diversi anni aveva arretrato il proprio raggio d’azione. A discapito di un gigante del ruolo come Makélélé, lo schieriamo dunque davanti alla difesa, con tanto di fascia di capitano al braccio, a coordinare le operazioni in sala macchine.

Ranieri con De Rossi

Mezzala destra: N’Golo Kanté

Non potevamo non includere l’ingrediente segreto della pietanza più buona mai cucinata da Claudio Ranieri. Nel corso della leggendaria annata 2015/16 infatti, vedendo un Leicester clamorosamente in fuga già in autunno, in molti iniziarono a interrogarsi su quali elementi di quella stupenda squadra sarebbero stati in grado di ripetersi ad alti livelli in futuro, magari in un top club. Ecco, già ai tempi, il giocatore su cui c’erano meno dubbi era proprio N’Golo Kanté, fondamentale per dominare un contesto come l’ultima Premier League pre-Guardiola. A farla da padrone, nel campionato inglese di quasi 10 anni fa, erano ancora l’assenza di controllo, la verticalità esasperata, e la tendenza di molte squadre ad allungarsi a più riprese. Insomma, tutti gli elementi necessari per mostrare al mondo le incredibili doti del piccolo centrocampista francese, che entra nella formazione titolare di Ranieri soltanto a fine settembre per poi non uscirne più fino al termine del campionato. In quei magici 8 mesi, Kanté non sembra avere eguali in Europa per la sua capacità di innescare transizioni a getto continuo, recuperando palloni a qualunque altezza del campo, il tutto nella sua prima stagione nel campionato fisicamente più esigente al mondo.

Mezzala sinistra: Frank Lampard

Bisogna iniziare ad aggiungere un po’ di gol nelle gambe di una formazione fin qui abbastanza abbottonata; ecco, l’ultimo tassello della nostra mediana è un campionissimo, capace di realizzare più di 300 gol in carriera, pur giocando sempre da centrocampista puro. Basterebbero dunque i numeri a immortalare la grandezza di Frank Lampard, venuto al mondo solo per mostrare a tutti come si fa il “box to box”. Nonostante un certo feeling con l’area di rigore lo avesse già sviluppato in gioventù al West Ham, sarà proprio l’incontro con Ranieri al Chelsea a rappresentare una prima svolta nella sua parabola professionale; Claudio, favorito dalla grande cultura del lavoro di “Lamps”, riesce a limare ulteriormente i difetti di quest’ultimo, rendendolo un giocatore più cerebrale e coinvolto nello sviluppo della manovra, oltre a fargli curare maggiormente anche la fase difensiva. Di sicuro non ne tarpa il rendimento sottoporta, come testimoniano i 30 gol realizzati nelle 3 stagioni disputate al servizio di Ranieri dal 2001 al 2004.

Trequartista: Gianfranco Zola

Qualcuno avrà probabilmente storto il naso leggendo della fascia di capitano assegnata a De Rossi, intuendo che ciò avrebbe comportato l’esclusione di Totti dalla Top 11. Ebbene, la scelta del trequartista è stata per distacco la più dolorosa da compiere, visto il livello sensazionale dei numeri 10 avuti a disposizione da Ranieri per oltre 30 anni. Oltre al Pupone, il casting includeva attori del calibro di Enzo Francescoli, Rui Costa, Alex Del Piero, Pablo Aimar, James Rodriguez e persino Riyad Mahrez, annoverabile tra i fantasisti pur partendo dalla fascia destra. A strappare la maglia da titolare tuttavia è un gigante del nostro calcio mai abbastanza menzionato come Gianfranco Zola, che con 186 presenze è il giocatore più impiegato da Sir Claudio tra quelli presenti in questa squadra. I due si sono infatti incrociati sia al Napoli che al Chelsea; vista la presenza di Terry e Lampard, occorre dunque specificare che in questo caso il campione sardo è selezionabile unicamente come calciatore azzurro. In Campania, Zola e Ranieri erano ancora rispettivamente una venticinquenne mezzapunta in rampa di lancio, ed un giovane tecnico alla prima esperienza in una big. A Londra invece, Er Fettina trova uno spogliatoio rivoltatosi contro Gianluca Vialli (episodio che ne segnerà il precoce declino da allenatore), in cui Zola si è già da tempo consacrato come uno dei volti per eccellenza della Premier League. Pur non avendo più lo spunto dei giorni migliori, Magic Box (suo iconico ed esplicativo soprannome) avrebbe continuato ad incantare il pubblico inglese fino alla veneranda età di 37 anni, tornando in Italia nel 2003 per riportare in Serie A il Cagliari.

Ranieri e Zola

Attaccante: Gabriel Batistuta

I 4 anni di Ranieri alla Fiorentina, uno dei club dove un girovago come lui si è trattenuto più a lungo, meritavano un degno rappresentante sul terreno di gioco. Uno che la maglia viola l’ha indossata piuttosto degnamente, per usare un eufemismo, è stato ovviamente Gabriel Omar Batistuta, la cui mitologia personale da eroe omerico del pallone è ben nota a tutti quelli che hanno avuto modo di ammirarne le prodezze “à-la Mark Lenders. Così come per l’indimenticabile centravanti-bullo di Holly e Benji, la brutalità negli ultimi 20 metri di Batigol lo rendeva quasi intimidatorio agli occhi delle migliori difese al mondo. Tra il 1993 e il 1997, Ranieri ha in mano una vera e propria arma letale, capace di realizzare 95 delle 208 reti complessive da lui segnate con la Fiorentina, in una lunga storia d’amore non priva di momenti difficili. L’ex allenatore del Napoli viene infatti ingaggiato per risollevare i Gigliati dalle secche della Serie B, ottenendo una promozione più che agevole. Nei 3 anni successivi, pur non essendo mai stata davvero competitiva per lo scudetto, la Fiorentina conquista ugualmente due titoli, marchiati a fuoco da Batistuta: una Coppa Italia vinta da capocannoniere, e una Supercoppa in cui l’argentino fa a brandelli il Milan di Tabárez a San Siro. La miglior stagione individuale del Re Leone tuttavia rimane quella del 1994/95, in cui si laurea per la prima volta top scorer della Serie A pur militando in una squadra arrivata decima. Insomma, semplicemente cose da Batistuta.

Attaccante: Jamie Vardy

In quel magico 1994/95, Batistuta partì letteralmente a razzo, andando a segno consecutivamente nelle prime 11 giornate di campionato, e stabilendo dunque un prestigioso primato per la Serie A. Lo stesso identico record, ma in questo caso in Premier League, sarebbe stato infranto poco più di 20 anni dopo da un altro numero 9 allenato da Ranieri, ma con caratteristiche ben diverse rispetto a Batistuta. Se lo stile di gioco di quest’ultimo era tuonante e iracondo, quello di Jamie Vardy è invece elettrico e frenetico, proprio come le lattine di Red Bull da lui consumate copiosamente prima di ogni partita. Una dieta un po’ sui generis, per carità, ma che, come gli spinaci per Braccio di Ferro, sembrava poter dare dei poteri sovrannaturali a quest’attaccante davvero unico. Ecco, è lecito dunque pensare che nell’anno domini 2015/16 Vardy ne consumasse in quantità industriale, visti i risultati suoi e di un Leicester capace di esaltarne al meglio le doti da autentico dominatore della profondità. Ispirato dalle manovre vertiginosamente dirette delle Foxes, Vardy realizza 24 gol pesanti come macigni nella folle corsa al titolo inglese, oltre a incoronarlo come miglior giocatore della Premier League. Proprio lui, che per debuttare in massima serie aveva dovuto aspettare di compiere 27 anni. Un antidivo davvero perfetto per completare l’11 dei sogni del più antidivo di tutti tra gli allenatori.

Jamie Vardy e Claudio Ranieri

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