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4 settembre 1955: il giorno in cui nacque la Coppa dei Campioni

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La Coppa dei Campioni iniziò di domenica

È il 4 settembre 1955 e quel pomeriggio d’estate all’Estadio do Lumiar di Lisbona, Portogallo, scendono in campo i padroni di casa dello Sporting e gli (allora) jugoslavi del Partizan Belgrado. Evento del tutto inedito, la partita segna l’inizio dell’era moderna per il calcio europeo. Per la prima volta viene messa in palio la “Coppa dalle grandi orecchie” riservata alle migliori squadre delle singole federazioni europee. Ma SportingPartizan rappresenta anche la fine di una serie di ostracismi reciproci fra Inghilterra e resto d’Europa (Francia in primis) e la messa a regime di un meccanismo che nel corso degli anni verrà perfezionato fino a divenire l’attuale Champions League. Ma come si è arrivati a una sorta di “pax continentalis” che nel 1955 mette le principali federazioni nella condizione di interfacciarsi in maniera produttiva e di creare un torneo che prima non c’era?

Sporting Lisbona-Partizan Belgrado, prima partita nella storia della Coppa dei Campioni
[sport660.files.wordpress.com]

LONDRA VS PARIGI Tutto nasce, neppure a farlo apposta, dall’eterna quanto malcelata inimicizia fra inglesi e francesi. Alla metà degli anni 50 i “masters of soccer”, da sempre gelosi della paternità del calcio, sono ancora restii a confrontarsi con l’esterno e la stampa inglese è il perfetto riflesso di una ben precisa “way of thinking”. Sul versante opposto, la controparte francese sta lavorando da anni per formare un campionato nel Vecchio Continente. Una competizione in grado di stabilire sul campo – e non per tradizione – quale sia ogni stagione la squadra di club più forte. Sono gli anni in cui si stanno ponendo le basi della Comunità Europea e del Mercato Comune, è normale che il calcio segua il proprio tempo.
Così come a suo modo è normale l’atteggiamento bifronte dell’opinione pubblica inglese rispetto a tutto ciò che esula dalla superficie geografica del Regno Unito. La creazione della Coppa dei Campioni sarà il frutto di una battaglia, prima d’opinione poi organizzativa, fra il prestigioso quotidiano francese L’Equipe e la stampa d’Oltremanica. Da anni si sta pensando a una competizione continentale periodica fra le Nazionali europee, ma nell’attesa di un punto d’arrivo così alto, mettere a confronto le migliori squadre per club sembra una soluzione intermedia concreta e nel contempo intrigante.

Gabriel Hanot, padre della competizione

LO SCHEMA DI PARTENZA è quello a eliminazione diretta già adottato dalla Coppa Mitropa, la cosiddetta Coppa dell’Europa Centrale, creata nel 1927 (trofeo riservato alle squadre dell’ex Impero asburgico con l’aggiunta dell’Italia) e soppressa a titolo definitivo soltanto nei primi anni 90. Per tutti gli anni 30 la Mitropa ha un prestigio raggiunto solo dalla Coppa Latina (riservata a formazioni di club italiane, francesi, spagnole e portoghesi) decenni più tardi. Prima della Seconda Guerra Mondiale il calcio danubiano è ai vertici europei ma quello italiano è il più forte e, in assoluto, il più vincente. Gli Azzurri si sono laureati Campioni del mondo nel 1934 e nel 1938 e tra un titolo iridato e l’altro hanno vinto anche ai Giochi Olimpici del 1936. È una fase storica in cui il calcio degli altri Paesi latini, dei Paesi nordici e soprattutto quello tedesco è di livello decisamente inferiore. Negli anni 30 il calcio che conta parla italiano, austriaco, ungherese e – in tono più soffuso – cecoslovacco. Gli unici esponenti di alto livello rimasti fuori dalla Coppa (per propria scelta) sono gli inglesi. All’inizio del 1955 la neonata UEFA sembra essere dalla parte degli inglesi ma l’Equipe intende trasformare la battaglia in una guerra culturale: in anni in cui si cerca di abbattere progressivamente i confini geografici, anche il calcio deve dare il giusto contributo. All’interno della testata sportiva francese si distingue su tutti la figura di Gabriel Hanot, oggi considerato il padre (e non soltanto putativo) della Coppa dei Campioni. Hanot è stato un buon calciatore che al termine della carriera si è messo a scrivere di sport. È uomo intelligente e sa che con le buone maniere si ottiene poco, specialmente quando si chiede agli inglesi di mettere da parte tradizioni e smanie di potere.

DIES IRAE. È il 3 aprile del 1955 e quel giorno il vulcanico giornalista-organizzatore invita a Parigi i delegati di 16 fra le migliori squadre europee. Il rischio è quello di uno scisma continentale con la creazione di una competizione privata. Motivo per cui l’UEFA decide di gestire la situazione in prima persona. Per l’Equipe e per Gabriel Hanot è più di un round vinto. Se l’idea è quella di far disputare la Coppa Europa, il nome viene cambiato in Coppa dei Campioni. La prima edizione, una sorta di progetto pilota, è su invito. L’idea di riservare il trofeo a tutti i vincitori nazionali è rimandata di un anno.
A rappresentare l’Italia è il Milan, vincitore del campionato 1954/55. L’esordio della prima squadra italiana in Coppa dei Campioni non è dei migliori. I rossoneri, opposti ai tedeschi del Saarbrücken, rimediano una sconfitta casalinga per 3-4. Va agli atti il gol di Frignani, la prima rete mai segnata da una squadra italiana in campo continentale. Al ritorno la situazione si capovolge con un perentorio quanto agevole 4-1 esterno. Superati agevolmente gli austriaci del Rapid Vienna (la gara di ritorno a San Siro finisce addirittura 7-2 per i padroni di casa), la corsa del Milan si interrompe in semifinale di fronte al più quotato Real Madrid. Nella capitale spagnola i rossoneri, sospinti dal vecchio Nordahl e da Pepe Schiaffino, devono scontare le lune storte del portiere Buffon (Lorenzo).
Due fuoriclasse come lo svedese e l’uruguagio non bastano, finisce 4-2 per le Merengues. Per il ritorno a San Siro il Milan è malridotto. Malgrado la febbre alta, Schiaffino scende in campo. Per di più il Real applica un catenaccio che farebbe impallidire il più italianista degli italianisti. Il resto lo mette l’arbitro, negando nel primo tempo un rigore evidente che potrebbe cambiare le sorti dell’incontro. Il 2-1 finale, con un penalty regalato a Schiaffino quando ormai non serve più, sancisce una vittoria di Pirro che fa più rabbia che piacere.

Un’azione di Frignani [da “Il Calcio Illustrato” – http://www.magliarossonera.it]

È COSI’ CHE IL REAL MADRID si ritrova in finale, pur senza aver brillato. A contenderle la “Coppa dalle grandi orecchie”, chiamata così per via di due manici simili a orecchie a sventola, è la rappresentante francese, lo Stade Reims. Alla metà degli anni 50 la squadra della regione della Champagne alza il proprio livello tecnico grazie alla presenza di due giocatori di origine polacca: Glowacki e Kopa. Kopa è il diminutivo di Raymond Kopaszewski, futuro attaccante del Real Madrid e Pallone d’oro nel 1958. A integrare il peso specifico dei due franco-polacchi c’è Michel Hidalgo, centrocampista di classe e futuro CT della Nazionale transalpina nei decenni successivi.
Il 13 giugno del 1956 Stade Reims e Real Madrid si incontrano al Parco dei Principi di Parigi. La sede della partita è un altro evidente segno della vittoria politica dei francesi. La critica dà per favoriti gli spagnoli ma dopo 10 minuti il Reims è avanti per 2-0. Per ristabilire la parità è necessaria la grinta di un fuoriclasse che non tutti ancora conoscono: Alfredo Di Stéfano. Alla fine del primo tempo il risultato è 2-2 ma a metà ripresa è proprio Hidalgo a riportare avanti i francesi. Sembra fatta ma è proprio allora che chi già possiede una televisione in casa può saggiare il carattere delle Merengues. Prima il difensore Marquitos porta il risultato di nuovo in parità, poi è l’ispano-argentino Rial a segnare il gol del sorpasso definitivo.
Il Real Madrid è così la prima squadra a vincere la Coppa dei Campioni ma la cosa più importante è un’altra. Il meccanismo della competizione funziona bene, va soltanto affinato. E così sarà. A partire dall’edizione 1956/57 prenderanno parte al torneo le squadre campioni nel proprio Paese. Come stabilito all’inizio. Insomma, per certi versi il 4 settembre del 1955 il calcio crea uno dei primi passi verso l’Unione Europea non soltanto calcistica.
Ah, quasi passava di mente: 66 anni fa, Sporting Lisbona-Partizan Belgrado finisce 3-3.

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