Sette nomination agli Oscar e quattro statuette vinte, un capolavoro del cinema che si iscrive di diritto tra le migliori pellicole dedicate allo sport. Inoltre, una colonna sonora, composta dal greco Vangelis, divenuta da allora inno delle grandi imprese olimpiche.
Momenti di gloria è tutto questo e tanto altro. Innanzitutto un film storico che riporta agli VIII Giochi disputati a Parigi nel 1924. Olimpiadi lontane anni luce da quelle odierne come mostrato nella scena nella quale gli atleti sono intenti a scavarsi ‘la fossetta’ in assenza dei blocchi di partenza.
Ma è anche un omaggio al valori dello sport e all’amicizia che lega i protagonisti della competizione a cinque cerchi lungo tutta la narrazione.
Il film presenta due giovani studenti di Cambridge che coltivano lo stesso sogno, vincere i 100 metri alle Olimpiadi.
I loro nomi sono Eric Liddell e Harold Abrahams. Entrambi velocisti, ottengono il pass per i Giochi che si disputano in Francia nel ’24.
Corrono per ragioni differenti. Il primo, fervente cattolico, per glorificare la grandezza del Signore. Il secondo, invece, ebreo, figlio di un facoltoso uomo di finanza, per riscattare la sua origine, se non osteggiata certo non particolarmente gradita all’ambiente snob di Cambridge.
Lo snodo del film sono le gare di qualificazioni dei 100 metri che devono disputarsi la domenica. Liddell, per rispetto ai precetti della fede, non intende in alcun modo infrangere la sacralità della giornata del Signore. Un amico e compagno di squadra, gli cede il posto per i 400 metri.
È la sua fortuna e allo stesso tempo quella di Abrahams. Liddell vince così la medaglia d’oro nei 400, mentre Abrahams trionfa nei 100.
Momenti di gloria si chiude con la stessa scena iniziale, i funerali di Abrahams, spentosi in età avanzata dopo essere divenuto, terminata l’attività agonistica, giornalista di successo ed aver commentato lo sport per 40 anni per la radio della BBC. Decisamente più breve e tormentata la vita di Liddell – che prima delle Olimpiadi aveva vestito anche la maglia della nazionale scozzese di rugby – morto da missionario per un tumore al cervello in un campo di prigionia giapponese. Nel 2002 è stato votato come il più grande sportivo scozzese di sempre.