Immagine di copertina: la straordinaria elevazione di Omam-Biyik, che dà al Camerun la vittoria contro l’Argentina
La Coppa del Mondo torna in Messico, 12 anni dopo la terza vittoria del Brasile. Siamo arrivati al Mondiale che consacra all’immortalità calcistica Diego Maradona, ma con la nostra rubrica dedicata ai primi marcatori di ogni edizione della kermesse iridata riavvolgiamo il nastro temporale a quasi un mese prima della vittoria dell’Argentina nella finale contro la Germania Ovest. Stesso stadio, siamo all’Azteca di Città del Messico dove l’Italia campione del mondo in carica affronta la Bulgaria nella partita inaugurale. E per la prima volta il giocatore che realizza il primo gol in una fase finale di Coppa del Mondo è un italiano, Alessandro Altobelli.
1986
Alessandro “Spillo” Altobelli a segno, ma l’Italia non punge

La prima gara dell’Italia illude i tifosi azzurri che possa essere un Mondiale diverso da quello che, in effetti, è stato. La squadra di Enzo Bearzot gioca un’ottima partita contro la Bulgaria e alla fine del primo tempo passa meritatamente in vantaggio con Alessandro Altobelli detto Spillo. L’attaccante dell’Inter realizza la prima marcatura il 31 maggio del 1986 e, praticamente, va in rete per la seconda gara di fila anche se a quattro anni di distanza visto che aveva segnato il terzo gol italiano a Madrid nel 1982 contro la Germania Ovest. Tuttavia se Spillo va a segno è il resto della squadra italiana che non punge: non riuscirà a chiudere la partita e, alla fine, subirà il beffardo pareggio dei bulgari che impatteranno 1-1. Altobelli è tra le poche note liete dell’Italia in Messico, segna anche contro l’Argentina su rigore nella seconda partita e realizza una doppietta contro la Corea del Sud nella terza gara del girone. Il torneo degli azzurri finisce poi negli ottavi di finale al cospetto della Francia.
Ritengo Altobelli uno degli attaccanti più continui e forti della sua epoca, uno che ha lasciato il segno nella storia dell’Inter. Di fatto è il secondo miglior cannoniere all times dopo Meazza e giocava in un’epoca in cui si segnava molto meno rispetto ai tempi di Meazza ma anche rispetto a oggi.
Sono 466 le sue partite ufficiali con l’Inter e 209 le reti, 61 le gare in nazionale e 25 i gol.
1990
Francois Omam-Biyik, l’uomo che sapeva volare

Quattro anni dopo ritroviamo l’Italia nel ruolo di padrona di casa ai Mondiali del 1990. Siamo alle ‘Notti Magiche’, ma la prima magia è quella di un pomeriggio milanese. Allo stadio Meazza di Milano, nel match inaugurale della rassegna iridata, si affrontano Argentina e Camerun e vincono a sorpresa i Leoni indomabili grazie a un’autentica prodezza di Francois Omam-Biyik (leggi la cronaca qui). Ciò che impressiona è l’elevazione dell’attaccante che all’epoca militava nel Laval in Francia, anche se c’è da dire che sul gol c’è la pesante complicità del portiere argentino Nery Pumpido che commette un grave errore e si lascia sfuggire il pallone che finisce alle sue spalle.
Le due nazionali avranno destini comunque positivi nel corso dei Mondiali del 1990: il Camerun sarà la grande rivelazione del torneo grazie anche ai gol del veterano Roger Milla mentre l’Argentina giungerà fino alla finale, contro qualsiasi pronostico sebbene fosse la squadra campione in carica, ma in quel torneo certamente non brilla.
Il gol è di quelli che ti identificano per tutta la carriera, non sarà una carriera eccezionale per l’attaccante camerunese che dopo aver militato in patria agli inizi della carriera con il Canon Yaoundé trascorrerà una lunga parentesi in Francia con Laval, Rennes, Cannes, Olympique Marsiglia e Lens senza mai strabiliare ma facendo comunque il suo dovere in termini di gol. Nel 1995 si trasferisce in Messico, indossa le maglie di America e Yucatan Merida prima di un’impalpabile esperienza italiana, alla Sampdoria nel 1998. Pochi mesi in quell’Italia che, in fin dei conti, gli aveva portato fortuna nel 1990 e poi il ritorno in Messico dove gioca per Atlante e Puebla. Nella stagione 1999-2000 torna in Francia dove colleziona una manciata di presenze in seconda divisione con lo Chateauroux. Si ritira per l’appunto nel 2000.
Ben diverso il suo apporto in nazionale dove gioca per 12 anni dal 1987 al 1999 con 77 partite e un bottino di 45 gol.
Ma per tutti rimane ‘l’uomo che sapeva volare’ dopo quello stacco con l’Argentina che viola davvero le leggi della fisica.
1994
Jurgen Klinsmann e il Mondiale sottovalutato

Voglio rendere innanzitutto giustizia al Mondiale strepitoso disputato negli Stati Uniti da Jurgen Klinsmann di cui nessuno parla: nella Germania campione in carica, squadra decisamente logora e a fine ciclo, l’ex attaccante dell’Inter – che in quel periodo militava nel Monaco ma sarebbe passato nel corso dell’estate al Tottenham – è davvero in gran spolvero ed è lui che tiene in piedi la baracca con i suoi gol.
Ed è Klinsmann che segna il primo gol contro la Bolivia nel match inaugurale, un gol pesante che permette a una Germania poco brillante di vincere 1-0. La gara si disputa al Soldier Field di Chicago il 17 giugno del 1994. Lo stesso Klinsmann metterà la firma sul passaggio del turno dei tedeschi, andando a segno contro la Spagna (risultato finale 1-1) e realizzando una doppietta nel 3-2 con cui la Germania batte la Corea del Sud. Andrà anche a segno negli ottavi di finale contro il Belgio, un altra girandola di gol che permette ai tedeschi di andare avanti (3-2). Germania che, come tutti ricorderanno, terminerà il suo cammino nei quarti al cospetto della Bulgaria. Klinsmann segna 5 gol in quel Mondiale, come Romario, Roberto Baggio e Kennet Andersson, ma a differenza dei tre citati viene dimenticato. Non è un gran Mondiale per i tedeschi e questo sicuramente incide, ma è un grande torneo per Jurgen.
Klinsmann che con la Germania aveva vinto il titolo nel 1990, giocherà complessivamente 108 partite in nazionale mettendo a segno 47 gol. Tra l’altro ci sarà anche quattro anni dopo in Francia, torneo dove l’ormai 34enne attaccante mette a segno tre gol. I suoi gol ai Mondiali, sommando le tre edizioni, sono 11: direi niente male.
Giocatore spesso sottovalutato a partire dai suoi anni all’Inter, sinceramente lo trovo straordinariamente generoso, con grandi doti fisiche e anche buone qualità tecniche. Alcuni gol sono assolutamente da cineteca.
Nella sua carriera ha vinto un solo campionato nazionale, la Bundesliga 1996-97 con il Bayern, e poi a livello internazionale ha vinto due volte la Coppa Uefa, una con l’Inter e l’altra con il Bayern.
Con la nazionale, come detto, ha vinto il titolo mondiale nel 1990. Ha chiuso la carriera nel 2004 all’età di 40 anni, con la formazione statunitense dell’Orange County Blue Star. Un percorso lunghissimo che era iniziato nei primi anni ’80 nella sua Stoccarda.


