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1988-1989: Barcellona-Real Madrid 2-1

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Immagine di copertina: José Mari Bakero, migliore in campo

Inauguriamo oggi un nuovo filone di “ricerca” e di approfondimento, che sarà gestito dal sottoscritto, da Tommaso Ciuti e da Francesco Domenighini e dedicato alla storia del Clasico, ovvero delle sfide tra Real Madrid e Barcellona, nell’epoca moderna, e segnatamente a decorrere dalla stagione 1988/1989, la prima con Cruijff che si è accomodato sulla panchina del Barcellona, per giungere fino ai giorni nostri.

Si tratta forse della rivalità più sentita nel panorama europeo, se escludiamo l’Old Firm, anche perché contrappone due regioni della Spagna che si sono sempre guardate con diffidenza, e profuma di guerra civile spagnola, di storia con la S maiuscola, di visioni del mondo tra loro, sulla carta, inconciliabili.

A modo loro, sia Real Madrid che Barcellona sono squadre che mettono la qualità al primo posto, e che non si “accontentano” di vincere, ma vogliono anche farlo dimostrandosi globalmente più bravi degli avversari.

La straordinaria capacità del Real Madrid di far convivere campioni e fuoriclasse e di armonizzarli in un sistema di gioco estremamente versatile è esaltata dalla sicurezza con cui i Blancos affrontano le partite decisive, specie sul proscenio europeo, e da un cinismo che non ha forse paragoni nel vasto mondo del football. Quando deve vincere, tendenzialmente, il Real lo fa, e sono pochi i momenti in cui ha reso al di sotto delle aspettative.

Il discorso Barcellona è più complesso e sicuramente meno convincente: i catalani hanno impiegato decenni a consolidare un ruolo di primo piano nel calcio continentale e hanno alternato brevi ma intense epopee luminose, quelle che “spostano qualcosa nel cuore delle cose”, a tonfi inattesi, sconfitte umilianti, scene mute imperdonabili, scivoloni inspiegabili, il tutto amplificato da una inguaribile vocazione al melodramma. Quando vince, il Barcellona si sente imbattibile, ma quando perde il mondo gli crolla addosso, e se il Real fa della capacità di gestire il momento buio uno dei propri punti di forza, il Barça arranca quasi sempre, quando la luce si spegne.

Se poi il Real fa della vocazione alla grandezza la propria filosofia, il Barça ha un’estetica in qualche modo più “costruita”, legata a una filosofia specifica che esisteva ai tempi di Kubala e che è diventata una sorta di manifesto con Michels e poi soprattutto con Cruijff e i suoi eredi. Non è facile dimenticare i successi del Barcellona perché proprio la sua ricerca del gioco, inteso come dominio della tecnica e della “cultura” sulla fisicità e sulla “natura”; è qualcosa che raramente si è visto altrove, qualcosa che con il suo radicalismo ha saputo sia esaltare che affossare i progetti blaugrana.

Il Real ha avuto meno problemi in tal senso, soffrendo solo quando ha accumulato le proprie stelle rinunciando un po’ alla logica e alla prospettiva, ovvero negli anni dei tardi Galacticos, quando ha sottovalutato il declino di molti dei propri fenomeni e l’importanza del concetto di squadra. Ma si tratta di brevi e infelici parentesi che non intaccano la sua complessiva e netta superiorità.

Non mancano le eccezioni e i momenti difficili anche in casa Blanca, ma per chi scrive è evidente lo squilibrio in termini di successi e di continuità a favore dei madrileni, nel confronto con i catalani. Ciò non toglie che il Clasico sia stato quasi sempre una sfida equilibrata e molto spettacolare, che ha toccato l’apogeo, in termini di intensità anche emotiva, probabilmente negli anni in cui sulle panchine delle due big di Spagna sedevano due guru e “geni” come Mourinho e Guardiola.

In ogni caso, bando alle ciance: diamo voce al campo e lo facciamo raccontando la finale di ritorno della Supercoppa di Spagna del 1988. Il 2 0 del Bernabeu, netto e indiscutibile, rende molto difficile la rimonta del Barcellona, ma la doppia finale del settembre 1988 passa alla storia soprattutto perché Johan Cruijff si è appena accomodato sulla panchina blaugrana, e anche se il resto del mondo ancora non lo sa, quella è una svolta decisiva per tutta la storia del calcio moderno, non solo a Barcellona.

Barcellona, Camp Nou, 29 settembre 1988

Barcellona-Real Madrid 2-1

Il Real Madrid perde la porta a casa il trofeo grazie al risultato della gara d’andata. Nel primo tempo, i Blancos si dimostrano una squadra superiore, più matura e più dotata: la formazione titolare è una piccola collezione di stelle (Butragueño, Michel, Schuster, Hugo Sánchez), mentre il blaugrana sono un cantiere aperto in cui i giocatori di statura internazionale sono davvero pochi. Quando hanno il pallone tra i piedi, i madridisti sono più bravi ed efficaci e il gol del vantaggio segnato dal Buitre ufficializza la loro superiorità. Nella ripresa si vedono sprazzi di cruijffismo e il Barça gioca molto meglio rispetto al primo tempo, rimontando la partita.

Le pagelle – Barcellona

IL MIGLIORE: José Mari Bakero 8
Giocatore universale appena sbarcato a Barcellona, Bakero è il leader della squadra, un centrocampista completo, tecnicamente validissimo e in grado anche di fare legna. La sua prestazione, già di per sé notevole, diventa eccellente grazie ai due gol che decidono l’incontro.

Francisco José Carrasco 6,5: Esterno e centrocampista di qualità, nel secondo tempo vivacizza la manovra e si rende pericoloso in diverse occasioni.

Julio Salinas 5,5: fa valere fisico e centimetri, ma tecnicamente non sempre è all’altezza della situazione e in area è parecchio impreciso.

Gary Lineker 6,5: la stella della squadra entra nella ripresa e cambia marcia all’attacco blaugrana, sfiorando il gol con una gran girata e con un destro velenoso dal limite, e giocando anche al servizio della squadra.

Le pagelle – Real Madrid

IL MIGLIORE: Emilio Butragueño 7
L’avvoltoio, con la sua tecnica nello stretto e la sua rapidità nell’uno contro uno, si erge una spanna sopra i compagni e non solo per il gol che di fatto decide la doppia sfida. Giocatore eccezionale.

Bernd Schuster 6,5: il grande ex della gara, passato a Madrid giusto due mesi prima, nel primo tempo regala perle in regia e anche in fase di interdizione. Cala un po’ nella ripresa, come tutto il Real.

Michel 6,5: valgono per lui le stesse parole spese per il compagno di reparto, centrocampista raffinato e tosto sul piano fisico che, specie nel primo tempo, è sempre nel vivo del gioco.

Hugo Sánchez 6,5: sulla carta Hugol sarebbe il centravanti del Real, ma nei fatti parte spesso ala sinistra e a volte gioca ala destra, per poi accentrarsi e puntare l’area di rigore. Colpisce il palo con una chilena spettacolare e in generale è sempre difficile da contenere per la difesa dei catalani.

Articolo a cura di
FRANCESCO BUFFOLI
TOMMASO CIUTI
FRANCESCO DOMENIGHINI

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