Uragano City e soprattutto uragano Haaland: gli azzurri di Guardiola demoliscono il malcapitato Lipsia, che pure in Germania aveva dato l’impressione di avere carte importanti da giocare, e raggiungono i quarti di finale della Champions League per l’ottava stagione consecutiva.
A dire il vero, nei primi venti minuti si assiste a un City arrembante, che crea subito diverse occasioni e fraseggia a meraviglia, ma anche a un Lipsia determinato e ben organizzato, che crea qualche grattacapo alla squadra inglese nelle ripartenze. Il rigore di Haaland sblocca la situazione e il suo immediato secondo gol, realizzato un’azione di prepotenza che ha evocato in chi scrive le schiacciate di Shaquille O’Neal, ha chiuso il discorso.
Da quel momento in avanti, il City ha trasformato la partita in un’esibizione e ha mandato in frantumi i già fragili sogni di rimonta del Lipsia, assediando i tedeschi, rinchiudendoli nella loro metacampo e segnando a ripetizione. Il giovane norvegese si è confermato una forza della natura, per l’appunto una sorta di Shaq prestato al calcio: la sua prepotenza fisica e la sua velocità di esecuzione l’hanno reso totalmente immarcabile e la sua cattiveria agonistica sotto porta ha fatto il resto, spalancandogli le porte del paradiso e di una cinquina che ha pochissimi precedenti nella storia della competizione. Haaland è il giocatore più giovane a raggiungere quota trenta reti in Champions ed è anche colui che ha impiegato meno partite per farlo, tanto che la concorrenza è quasi tutta a distanze siderali: abbiamo davanti una specie di Odino che sta riscrivendo i libri di storia.
Il tabellino
MANCHESTER CITY-LIPSIA 7-0
MARCATORI: pt 21′, 24′, 45+2′ Haaland; st 4′ Gundogan, 9′, 15′ Haaland, 47′ De Bruyne.
MANCHESTER CITY (4-3-3): Ederson; Akanji, Dias, Stones (st 18′ Gomes), Ake; De Bruyne, Rodri (st 18′ Phillips), Gundogan (Dal 55 st Mahrez); Bernardo Silva, Haaland (st 18′ Alvarez), Grealish (st 10′ Foden). A disposizione: Ortega, Carson, Walker, Phillips, Laporte, Álvarez, Sergio Gómez, Mahrez, Perrone, Foden, Palmer, Lewis. Allenatore: Pep Guardiola.
LIPSIA (4-3-2-1): Blaswich; Henrichs (st 35′ Klostermann), Orban, Gvardiol, Raum; Laimer, Kampl, Haidara (st 18′ Simakan); Szoboszlai (Dal 72 st Dani Olmo), Forsberg (Dal 63 st Andre Silva); Werner (st 18′ Poulsen). A disposizione: Nyland, Nickisch, Simakan, Olmo, Poulsen, Klostermann, André Silva, Halstenberg, Ba. Allenatore: Marco Rose.
Le pagelle
MANCHESTER CITY
Erling Haaland (il migliore) 9
Impossibile assegnare un voto più basso: testa, opportunismo, prepotenza, velocità. Haaland demolisce a picconate la difesa tedesca e peraltro segna i cinque gol in sessantatré minuti (!). Come dicevamo: Shaq, o se vogliamo essere più mitologici ancora, Odino.
Kevin De Bruyne 8
Il rosso belga, che sta vivendo forse la stagione meno continua della sua carriera inglese, si rimette il vestito migliore e regala al pubblico una serata di gala. Impostato quasi come mezzala se non ala adestra, De Bruyne vede calcio come pochi al mondo, e grazie al suo destro inventa assist e aperture illuminanti, colpisce la traversa da cui scaturisce il raddoppio, e dulcis in fundo mette la propria firma sul tabellino. Fuoriclasse.
Bernando Silva 7
Il portoghese, nell’arco della stagione, ha praticamente occupato quasi ogni posizione in campo, quasi fosse (mi si perdoni l’esagerazione) una sorta di Neeskens redivivo e latino, che ama intrufolarsi palla al piede nelle difese avversarie ma che sa anche difendere e impostare il gioco. Ieri, ennesima grande prestazione di un’annata maiuscola.
Gundogan, Grealish e Dias 7
Decisamente positiva e “in discesa” anche la prova del centrocampista turco, dell’ala inglese e del difensore portoghese. Gundogan contribuisce fativamente alla festa con un gol e Grealish (uno dei migliori del City 2022/23) si conferma in stato di grazia e regala diversi dribbling e aperture da gran giocatore. Dias, dal canto suo, è poco impegnato, dopo i primi venti minuti, e non sbaglia nulla, contribuendo anche al tre a zero.
LIPSIA
Blawisch (il migliore) 6
Paradossalmente, è il portiere è forse l’unico della banda di Rose a meritare la sufficienza, perché limita il passivo con tre o quattro interventi notevoli e non ha grandi colpe sui gol (anzi, sfiora con le dita il rigore di Haaland).
Dani Olmo 6
Il fantasista spagnolo entra solo al minuto ’73 ma conferma le proprie qualità. Putroppo, la partita è finita da un pezzo e le sue buone giocate sono una sterile predica nel deserto.
Forsberg 5
Abbandonato nella metacampo avversaria, il centrocampista svedese, un gran talento, vede pochi palloni e può anche farsene poco.
Gvardiol 4
La rivelazione del brillante mondiale croato, che a Lipsia aveva messo la museruola ad Haaland, stavolta è uno dei maggiori responsabili del naufragio tedesco. Il norvegese lo mette subito in difficoltà con la percussione che non si conclude in gol grazie a Blawisch, e da quel momento in poi lo demolisce senza soluzione di continuità. Serataccia che deve dimenticare al più presto.
Raum 4
Il valido laterale sinistro non prende mai né De Bruyne né Bernando Silva, e dalla sua parte piovono pericoli. Anche nel suo caso, partitaccia da dimenticare.