Immagine di copertina: il Feyenoord campione d’Europa nel 1970
Uno dei club più prestigiosi della storia del calcio europeo è forse anche uno dei meno seguiti dal grande pubblico: per la stragrande maggioranza degli appassionati, Olanda nel calcio significa Ajax, capelloni al vento, un calcio che evoca i Pink Floyd e Miles Davis. Eppure, come noto, sono stati gli acerrimi rivali di Rotterdam i primi non solo a imporsi sui grandi palcoscenici internazionali, vincendo la Coppa dei Campioni nel 1970, ma anche – forse – i primi a tradurre in una sistema coerente le idee e la logica di fondo di quello che chiameremo calcio totale, per merito del demiurgo visionario Ernst Happel, forse l’allenatore più importante della storia del calcio, un rarissima combinazione di propositi rivoluzionari e propensione al miracolo (ripetuto). Esplorare la lunga storia del Feyenoord (qui il resoconto della finale di Coppa dei Campioni vinta nel 1970) è stato un viaggio complesso ma di grande fascino, anche perché ci sono grandissimi giocatori che l’Olanda tratta come veri e propri monumenti e che fuori dai confini orange non vengono celebrati quanto meriterebbero: ma ci ho provato, ed ecco quindi a voi la formazione ideale della storia (moderna) del club di Rotterdam, un club che viaggia “mano nella mano”, come racconta il suo splendido inno, composto da un musicista olandese nei primi anni ’60 e tuttora in voga.
Portiere: Eddy Pieters Graafland
Eddy PG è una delle figure chiave della lunga fase evolutiva che porta il calcio olandese dalle sabbie del dilettantismo ai vertici planetari. Eroe dei due mondi (Amsterdam e Rotterdam), Eddy è stato un portiere poco canonico per la sua epoca, rinomato soprattutto per le uscite e l’abilità sui calci di rigore. La Eredivisie e la Coppa Campioni vinte nelle ultime due stagioni da professionista, dopo diciotto anni, sono state il meritato coronamento di una splendida carriera. Titolare quanto lui dovrebbe essere Eddy Treijtel, uomo simbolo del Feyenoord nel corso degli anni ’70 e forse sul piano delle pure abilità il portiere più dotato tra i biancorossi. La loro alternativa più credibile è Ed de Goeij, gigantesco portiere di Gouda che veste per sette stagioni la maglia biancorossa, prima di emigrare al Chelsea e confermarsi un ottimo elemento, titolare fisso anche della nazionale olandese.
Terzino destro: Wim Rijsbergen
Il roccioso Wim è a mio parere il miglior laterale destro della storia dei biancorossi. Difensore completo ed eclettico, gioca a Rotterdam per sette stagioni, vincendo un titolo nazionale e la Coppa UEFA. Nel contempo, è uno dei perni difensivi dell’Arancia Meccanica.
Colonna portante del Feyenoord a cavallo tra anni ’80 e ’90, Ben Wijnstekers è la sua prima alternativa: è stato un fluidificante di spessore, abile in entrambe le fasi e titolare per diverse stagioni anche della nazionale, seppur durante un periodo per lei piuttosto difficile. Con 352 presenze e 14 reti, è uno dei recordman della storia del club; la sua posizione di rincalzo è contesa anche il valido Sjaak Troost, perno del Feyenoord degli anni ’80 e titolare della nazionale campione d’Europa nel 1988.
Difensore centrale: Rinus Israël
Iron Rinus è una delle bandiere del Feyenoord e forse il difensore più importante della storia del club. Fisicamente fortissimo, estremamente dotato nel gioco aereo nonostante la statura normale, Rinus ha portato Rotterdam in cima al mondo, vincendo da protagonista tre campionati nazionali, una Coppa dei Campioni e una Coppa UEFA, nonché giocando da titolare i mondiali di Germania. Con 219 partite da titolare e un rendimento che gli guadagnò l’ammirazione dei tifosi, Rinus non può che essere il centrale difensivo titolare della squadra. Al suo fianco, come prima alternativa di lusso menziono l’amico e compagno Theo Laseroms, l’altra fettuccia dentata della cerniera difensiva biancorossa a cavallo tra anni ’60 e ’70; meno fortunato in nazionale, Theo rimane un tassello importante del miglior Feyenoord della storia. Menzione d’onore per Johan Cruijff: esatto, proprio lui. Come noto, gioca a Rotterdam (consumando l’ennesimo tradimento della sua carriera) solo una stagione, a 37 anni, ma si dimostra ancora uno dei migliori giocatori del suo paese, reinventandosi libero e regista arretrato (potrei inserirlo anche tra i centrocampisti, volendo) e contribuendo con le sue sagacia, intelligenza e visione di gioco a vincere l’Eredivisie del 1984, ultimo grande trionfo della sua leggendaria carriera.
Difensore centrale: Guus Haak
Il primo Feyenoord capace di imporsi in patria e di dare una sbirciata alle partite che contano in Europa è stato telecomandato in difesa dal magistero di Guus Haak, solido centrale classe 1937 e perno difensivo della squadra nel corso degli anni ’60, capace di vincere – da uomo di rincalzo, causa età avanzata – anche la Coppa dei Campioni del 1970, a San Siro. La sua riserva è il poderoso John De Wolf, statuario centrale gira-Olanda che per sei stagioni milita nel Feyenoord, incamerando da colonna della difesa diversi trofei nazionali; giusto menzionare, anche se è molto difficile descriverne le caratteristiche, uno dei giocatori di maggior spessore del primo Feyenoord dotato di una dimensione europea, ovvero Hans Kraay Sr., che veste la maglia della squadra di Rotterdam per otto stagioni nel corso degli anni ’60, disputando 192 partite.
Terzino sinistro: Giovanni Van Bronckhorst
Grande cursore dotato di gamba, piedi da olandese e una rara capacità di fare male dalla distanza (basti pensare al capolavoro che sblocca la semifinale mondiale del 2010), Van Bronckhorst ha fatto le fortune anche di Arsenal e Barcellona, ma ha legato il suo nome e le sue gesta anche alla maglia Feyenoord, vestita da ragazzino e poi per alcune stagioni a fine carriera. Laterale di qualità e di quantità dei biancorossi per diverse stagioni, Paul Bosvelt meriterebbe quanto Giovanni il posto da titolare: è stato un giocatore duttile (aveva esordito come centrocampista e spesso sarà impiegato come centrocampista nel corso della carriera) e uno deli elementi di spicco dei biancorossi pluricampioni d’Olanda a cavallo tra i due millenni. Protagonista anche in nazionale, chiuderà la carriera al Manchester City.
Centromediano: Wim Jansen
Fondamentale per agonismo e doti temperamentali, il piccolo Wim Jansen, a torto ritenuto l’anello debole dell’Arancia Meccanica, a dispetto dei 165 cm di statura è stato uno straordinario guerriero e recupera palloni, nonché una bandiera del Feyenoord per oltre quindici anni, i più gloriosi della storia del calcio a Rotterdam. La sua riserva di lusso è Theo De Jong, giocatore forse più dotato sul piano tecnico, che però gioca a Rotterdam per cinque stagioni.
Mezzala destra: Franz Hasil
Giocatore di grande intelligenza, qualità e tempra, ritenuto da molti opinionisti il miglior straniero della storia dell’Eredivisie, l’austriaco Franz Hasil è stato un grande campione tuttofare, uno dei giocatori chiave del miglior Feyenoord della storia e un giramondo che lascia un segno profondo sul calcio degli anni ’60 e ’70. La sua alternativa più credibile, almeno nell’era moderna, è la mezzala/trequartista giapponese dai sette polmoni Shinji Ono, un giocatore che – benché penalizzato da ricorrenti guai fisici – ha incantato le tribute del De Kuip per diverse stagioni, vincendo da protagonista anche la Coppa UEFA del 2002 (a oggi, l’ultimo successo europeo di una squadra olandese).
Mezzala sinistra: Willem Van Hanegem
Siamo ai pezzi da novanta: Van Hanegem, regista sopraffino ma anche ruvido e deciso negli interventi, è forse (Moulijn permettendo) il giocatore più dotato e importante della storia del Feyenoord. Willem era il calciatore di trama e ordito dei suoi e un superbo cervello/direttore d’orchestra, l’uomo chiave della squadra campione d’Europa e uno dei fuoriclasse della grande Olanda, al cui gioco spumeggiante seppe riadattare il proprio passo cadenzato. In Olanda, non manca chi lo reputa addirittura il terzo miglior giocatore della storia del calcio dei Paesi Bassi, per la completezza di repertorio e la straordinaria carriera. La sua gloriosa e decennale militanza con i biancorossi lo rende un nome chiave di questa formazione, Willem vestirà in ogni caso anche altre maglie, dall’Az Alkmaar all’Utrecht, passando per i Chicago Sting. Difficile nel suo caso individuare un’alternativa valida.
Ala destra: Ruud Gullit
La caratura tecnica del giocatore mi impone di preferirlo a una nutrita e valida concorrenza, anche perché nessuna tra le ali destre (vere o più che altro “adattate”) della storia biancorossa veste molto a lungo la maglia del club, e quindi il valore tecnico diventa determinante. Ruud, prima di traslocare a Eindhoven e quindi a Milano per scrivere la storia del calcio, è il giocatore totale del Feyenoord che nel 1984 vince a sorpresa il titolo di campione d’Olanda: un sublime Cruijff, a un passo dalla pensione, si reinventa libero di fatto e regista arretrato della squadra, mentre Ruud è l’uomo che con la sua falcata “impossibile” e la completezza tecnico/atletica semina il panico nelle difese avversarie. Con 45 reti in 109 partite, deve accomodarsi sulla poltrona del titolare, a mio avviso, ancorché nei primi anni ’80 fosse giovanissimo. La sua alternativa più valida è il capellone Peter Ressel, classico eclettico olandese degli anni ’70 che disputa la maggioranza delle gare come ala destra nominale, ed è forse l’uomo più spettacolare (il cavallo pazzo) della squadra che vince titolo nazionale e UEFA nel ’74. Con 97 reti e 43 presenze, il ruolo di riserva di lusso gli spetta di diritto. Da ultimo, trovo giusto ricordare anche gli assoli sulla fascia destra, conditi da qualche preziosismo, di Salomon Kalou, forse il giocatore di maggior talento del Feyenoord di metà anni 2000, un attaccante eclettico in grado di giocare in ogni posizione, che ha figurato il più delle volte come nominale esterno destro.
Centravanti: Ove Kindvall
Centravanti svedese normolineo e piuttosto tecnico, Kindvall è a mio avviso il miglior attaccante puro della storia biancorossa. Il suo senso del gol, dovuto a capacità di lettura non comuni (in orbita Pippo Inzaghi) e a una notevole velocità di esecuzione, l’hanno reso uno degli uomini copertina del grande Feyenoord di Happel, e con 129 reti in 144 partite uno dei massimi cannonieri della storia del club e uno dei migliori giocatori svedesi degli anni ’70, se non il migliore. Kindvall era rinomato non solo per il grande fiuto del gol, ma anche perché ha saputo segnare numerosi gol pesanti, sia nel campionato olandese che in Coppa dei Campioni, non ultimo quello decisivo nella finale del 1970. Giocatore quasi antipodico rispetto a Ove è Pierre Van Hooijdonk, colosso del Feyenoord dei primi anni 2000 noto soprattutto per i suoi letali calci di punizione, che gioca a Rotterdam solo due stagioni ma regala ai suoi tifosi 52 reti in 61 partite, vincendo nel 2002 il premio di giocatore olandese dell’anno, nonché i titoli di capocannoniere della Eredivisie e della Coppa UEFA vinta da uomo decisivo.
Ala sinistra: Coen Moulijn
A Rotterdam si contrappongono due linee di pensiero, entrambe dotate di solide fondamenta argomentative: la prima individua in Van Hanegem il giocatore cardine della storia del Feyenoord, la seconda invece preferisce il talentuoso Moulijn, spettacolare ala sinistra che veste la maglia biancorossa dal 1955 al 1972, colui che traghetta il calcio olandese nell’era del professionismo (nel 1955, è il primo professionista della storia dei biancorossi), un uomo dal dribbling mortifero e un discreto bomber, come documentano le 84 reti in 487 partite. Nei primi anni ’60, Moulijn diventa l’idolo dei tifosi che si assiepano sulle tribune della “Vasca”, per le sue giocate estrose e spettacolari; le sue umili origini, che ricordano quelle del club (fondato da manovali e contrapposto al più “borghese” Sparta Rotterdam) contribuiscono a renderlo l’idolo incontrastato della tifoseria. Prima di ritirarsi, e benché forse gli anni migliori fossero alle spalle, Coen fa in tempo a vincere Coppa Campioni e Coppa Intercontinentale da coprotagonista. Alle sue spalle, come riserva di lusso, ritengo sia giusto inserire il poliedrico Kuyt, giocatore di grande sostanza e di buone qualità che può giocare quasi in ogni posizione tra centrocampo e attacco, corridore dai sette polmoni che farà le fortune anche di Liverpool e nazionale olandese. Visti l’inizio e il finale di carriera, credo infine di dover regalare un momento di gloria anche al celebre Robin Van Persie, che a Rotterdam debutta come prorompente ala sinistra dai piedi notevoli e chiude da centravanti mobile, disputando nel complesso quattro stagioni con la maglia del Feyenoord.