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Unico grande amore: la top 11 all time dell’AS Roma

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Da sempre romanista, non potevo rinunciare a stilare la classifica dei migliori undici di sempre della mia squadra del cuore. Dopo aver assistito ad innumerevoli partite allo stadio, aver ascoltato per anni i racconti di mio nonno e aver approfondito in ogni modo possibile ed immaginabile, ho scelto i giocatori che hanno rappresentato al meglio la storia giallorossa dal dopoguerra ad oggi basandomi fondamentalmente su tre criteri, che cito in ordine di importanza: al primo posto ho valutato l’impatto in maglia giallorossa al secondo la romanità (ovvero l’attaccamento alla maglia) e per finire il valore assoluto del giocatore.
Ho quindi volutamente scelto di non inserire nel mio top undici giocatori che, seppur di altissimo livello, hanno vestito la maglia giallorossa per poche stagioni (es: Batistuta), preferendo invece premiare giocatori che hanno disputato più anni con la maglia della Roma, dimostrando un grande attaccamento alla squadra e una continuità di rendimento con la stessa maglia.
Senza ulteriori indugi, ecco la mia top 11!

Portiere: Franco Tancredi

Con tutta probabilità il portiere più amato di sempre dai tifosi giallorossi. Giallorosso per oltre un decennio, Tancredi era dotato di uno straordinario talento naturale: era agile, scattante, quasi felino nelle movenze e dotato di una reattività incredibile. La sua scarsa statura – non raggiungeva neanche i 180 cm – era quindi compensata da doti acrobatiche e atletiche fuori dalla norma. Era anche un portiere di sicuro affidamento e con un’ottima tenuta fisica. Il suo punto debole erano chiaramente le uscite alte; si parla invece poco della sua buona tecnica individuale che gli permetteva sovente di far ripartire l’azione dal basso, dote che lo rendeva un numero 1 ideale per Nils Liedholm.
Altri nomi? Se parliamo di talento e affidabilità non posso non citare altri due grandi portieri, ovvero l’austriaco Michael Konsel e il brasiliano Alisson, entrambi giallorossi per un solo paio di stagioni, ma che hanno lasciato un segno nel cuore di ogni tifoso. Altri nomi sono: Francesco Antonioli, Paolo Conti, Fabio Cudicini.

Franco Tancredi

Terzino destro: Cafu

Ok, qui ammetto di non averci pensato un secondo. E come potrei? Cafu è con tutta probabilità uno dei terzini destri più forti e vincenti della storia del calcio.
Pendolino” arriva a Roma a 27 anni, nel pieno della maturità calcistica, e nelle cinque stagioni in giallorosso raggiunse una dimensione internazionale che culmina con la vittoria del Mondiale 2002 e il successivo trasferimento in rossonero.
Nello scacchiere tattico di Capello gli viene concessa totale libertà sulla fascia destra: quando si proietta in avanti ha la tecnica, il piede e la visione di un’ala pura. In difesa è inizialmente carente, ma nel corso degli anni si abitua al calcio italiano e migliora anche le sue doti in marcatura e nel posizionamento. Cafu è un martello pneumatico sulla fascia, velocissimo, instancabile, sempre lucido e con un bel sorriso a trentadue denti costantemente stampato in faccia.
La prima riserva non può che essere Giacomo Losi, Core de Roma. Colonna giallorossa per buona parte degli anni ’50 e per tutti gli anni ’60, Losi è stato un terzino su entrambe le fasce dotato di eccellenti doti difensive e di grande cuore: rapidissimo sulla stretto, era eccezionale nell’anticipo e nel gioco acrobatico e anche dotato di un balzo felino nonostante non raggiungesse il metro e settanta.
Un altro nome è Christian Panucci: difensore tignoso, di sicuro rendimento e affidabilità, è una colonna della Roma di Spalletti per diversi anni: più bravo a difendere che ad offendere, quando arriva alla Roma Panucci è un giocatore con alle spalle una carriera internazionale di buon livello e – soprattutto – una grande determinazione.

Marcos Cafu

Difensore centrale: Agostino di Bartolomei

Consentitimi un piccolo strappo alla regola e una leggera forzatura tattica. Non potevo lasciar fuori lui, uno dei più grandi simboli della storia giallorossa. Giocatore che incarna la Romanità, grande capitano e uomo straordinario. Pur di inserirlo in questa formazione ho sacrificato Walter Samuel, e scelto Diba come difensore centrale/libero. Sì, lo so, il suo apice l’ha raggiunto come regista basso, ma inserito in un contesto giusto di Bartolomei sarebbe stato un eccellente libero d’impostazione, ruolo che comunque ha ricoperto: un po’ lento sicuramente, ma con piedi straordinari, grandissima visione di gioco, senso della posizione e carisma.
Altro nome importante è scelgo Sergio Santarini. Come Ago, Santarini sopperiva una scarsa velocità di base con una buona tecnica, un grande senso della posizione e – soprattutto – eccellenti doti da playmaker: seppur non al livello di Agostino, era un libero d’impostazione di tutto rispetto e di comprovata efficacia. Altro nome è senz’altro Luciano Spinosi. Romano de Roma, Spinosi raggiunge l’apice come giocatore con la Juventus, ma con la Roma disputa comunque diversi stagioni ad alto livello: centrale (ruolo che predilige) e terzino con ottime doti in marcatura, al top era un giocatore completo e quasi insuperabile. Menzione d’onore per il tedesco Thomas Berthold, eclettico difensore e centrocampista autore di due ottime stagioni in giallorosso.

Agostino di Bartolomei

Difensore centrale: Aldair

Scelto di Bartolomei, ho dovuto operare una scelta per l’unico altro slot di centrale difensivo: la scelta poteva ricadere sia su Walter Samuel che su Aldair, entrambi difensori di altissimo livello. Se valutiamo le doti di difensore puro, allora Samuel è una scelta obbligata, ma se invece valutiamo più criteri (stagioni in giallorosso, impatto nella maglia, doti etc) allora io scelgo Aldair. Pluto è stato un difensore simbolo in maglia giallorossa per oltre un decennio: bravissimo nell’anticipo e dotato di eccellenti doti tecniche, Aldair è stato una pedina insostituibile per oltre 10 anni. Dotato di carisma assoluto e di un’innata eleganza, è lui la mia prima scelta.
Come anticipato, la seconda scelta obbligata è quella di Walter Samuel, affettuosamente chiamato “The Wall”, il muro, dai tifosi giallorossi. Marcatore purissimo vecchio stile, l’Argentino è stato un centrale grintoso, determinato e veramente insuperabile con la giusta dose di cattiveria.
Il terzo nome è Juan, centrale di cui si parla troppo poco, ma che ho amato tantissimo. Denzel – come era soprannominato nello spogliatoio per la somiglianza con l’attore Denzel Washington – è stato un centrale poco vistoso, ma dotato di un senso dell’anticipo incredibile, di una calma serafica in campo, di potenza fisica e di una straordinaria professionalità e correttezza.
Come valore assoluto ovviamente ci sarebbe anche Pietro Vierchowod, Lo Zar, che in giallorosso disputa una sola stagione a 23 anni, sufficiente però a vincere uno storico scudetto.
Altri nomi sono Manolas, Zago, Mexès, Marquinhos e Righetti.

Terzino sinistro: Vincent Candela

Candela e Cafu sono stati – secondo me – la coppia di terzini più forti che la Roma abbia mai avuto. Il francese, seppur non al livello di Pendolino Cafu, è stato un vero e proprio esterno a tutto campo, pedina fondamentale per Fabio Capello. Destro di piede, era un esterno a tutta fascia con molte frecce al suo arco: cross dal fondo, doppi passi, tiri da fuori, spesso si accentrava per creare superiorità numerica e confondere gli avversari.
Appena dietro, anche se come livello assoluto se la gioca, c’è Sebino Nela: Sebo è stato un giocatore versatile, moderno ed eclettico, in grado di disimpegnarsi con egual efficacia in ogni ruolo della difesa. Mancino naturale (sarebbe dovuto essere il classico terzino a piede invertito nella Roma di Liedholm), rispetto a Candela era più giocatore di sostanza e di grande determinazione e coraggio: grazie ad una muscolatura incredibile e ad un baricentro basso, era praticamente impossibile da buttare giù, ma aveva anche una buona tecnica di base e un ottimo tiro dalla distanza. Un altro nome imprescindibile è quello di Francesco Rocca, chiamato Kawasaki per la sua rapidità e le sue celebri galoppate sulla fascia: sfortunatamente una serie di gravissimi infortuni ne hanno condizionato la carriera. Concludo con altri nomi interessanti: John Arne Riise, Christian Chivu e Amedeo Carboni.

Mediano: Daniele de Rossi

Capitan Futuro è una scelta quasi obbligata in un modulo che prevede un mediano puro davanti alla difesa. Ragionandoci De Rossi sarebbe stato un centromediano perfetto, in quanto abbinava ottime doti difensive a visione di gioco, tiro da fuori e una certa garra. Centrocampista completissimo e senza punti deboli (se non un facile irritabilità a tratti, diciamo così…) ha iniziato come un centrocampista puro con licenza di inserirsi e concludere a rete: nel corso degli anni ha gradualmente arretrato il proprio raggio d’azione diventato un mediano davanti alla difesa, conservando tuttavia importanti qualità tecniche, un ottimo tiro da fuori e un eccellente tempismo negli inserimenti.
La seconda scelta è Carlo Ancelotti: purtroppo i suoi migliori anni in giallorosso sono costellati da diversi gravi infortuni, ma quando gioca dimostra fin da subito di essere un centrocampista di alto livello: giocatore completo, ha forza fisica, senso della posizione, cattiveria e tiro da fuori. A lui Liedholm avrebbe voluto affidare subito le chiavi del centrocampo, cosa che gli riesce nell’anno dello scudetto e successivamente con l’arrivo di Eriksson, che in lui riconosce doti da leader.
La terza scelta è Emerson da Rosa: il suo arrivo a Roma inizia malissimo, con un bruttissimo infortunio che ne pregiudica la stagione (la Roma vincerà poi lo scudetto), ma una volta tornato in forma si dimostra un giocatore di tutto rispetto. Il Puma non brilla per dinamismo, ma in campo è una roccia: potente fisicamente, tignoso e con una buona tecnica individuale.
Altri nomi sono Damiano Tommasi, Kevin Strootman e Gigi Di Biagio, quest’ultimo altro romano e romanista (abitava di fronte casa dei miei nonni…), è stato anche lui un mediano con attitudini difensive ma con buone capacità di inserimento e un bel tiro potente.

Daniele De Rossi

Mezzala sinistra: Paulo Roberto Falcão

Pochi giocatori hanno lasciato un segno indelebile come Paulo Roberto Falcão, l’ottavo re di Roma. Arrivato in punta di piedi nella città Eterna (la tifoseria voleva Zico), si dimostra fin da subito un giocatore di classe cristallina e valore assoluto. Falcão ha caratteristiche atipiche, quasi uniche: ha l’eleganza e il tocco di palla dei più grandi playmaker brasiliani (in Brasile è considerato il miglior volante verdeoro di sempre) di sempre uniti ad una concretezza e ad un pragmatismo tecnico di scuola nord-europea. Non ama esibirsi in inutili virtuosismi, ed è questa la sua forza: difende, imposta, conclude a rete, si inserisce: è un centrocampista modernissimo, totale e quasi inarrestabile. Nelle sue stagioni in maglia giallorossa il suo rendimento è altissimo e diventa in pochissimo tempo un vero e proprio simbolo della squadra.
Il secondo nome sarà un po’ una sorpresa: scelgo infatti il belga Radja Nainggolan. Il suo impatto nella Roma è stato veramente devastante, ed è diventato da subito un beniamino della tifoseria giallorossa: in campo è un guerriero come pochi altri e dà tutto per la maglia, corre per tre, recupera decine di palloni a partita e finché la condizione fisica glielo permette è un vero e proprio centrocampista box-to-box.
Il terzo nome è Toninho Cerezo. Il Brasiliano è giustamente ricordato più con le prestazioni in maglia blucerchiata , ma a Roma disputa indubbiamente tre stagioni di alto livello. Mezzala e mediano completissimo, Cerezo ha un innato senso tattico, ottima tecnica individuale e colpi da fuoriclasse.
Menzioni per Egidio Guarnacci ed Eusebio di Francesco.

Falcão

Mezzala destra: Giuseppe Giannini

Il Principe deve starci, sia per meritocrazia che per motivi tattici.
Giocatore spesso sottovalutato, Giannini è stata indubbiamente uno dei migliori playmaker in Italia a cavallo degli anni ’80 e ’90. Parliamo di un vero e proprio regista all’italiana con i suoi pregi e difetti: non velocissimo e a volte un po’ morbido, aveva comunque una visione di gioco di livello assoluto, un eccellente tecnica individuale e un discreto fiuto del goal. Ha avuto un buon successo anche con la maglia azzurra, con la quale disputa un buon Mondiale casalingo nel 1990. A prescindere dai gusti, è innegabile che Giannini sia stato un giocatore simbolo in maglia giallorosso, e lo voglio premiare.
La seconda scelta ricade su un altro grandissimo giocatore, ovvero Picchio de Sisti: altro romano de Roma, è stato forse più simbolo della Fiorentina che della Roma, dove comunque disputa diversi stagioni di ottimo livello. Regista di livello assoluto, aveva un’eccellente visione di gioco, una grandissima concentrazione e pragmatismo tecnico. Come valore assoluto lo ritengo superiore a Giannini, ma se guardiamo a quanto fatto in maglia giallorossa allora la mia scelta ricade sul Principe.
Al terzo posto la lotta è dura, ma io voto Thomas Häßler, che nei tre anni in giallorosso è spesso uno dei migliori in campo grazie alle sue straordinarie doti di metronomo, alla sua rapidità di pensiero e alla grande tecnica individuale.
Appena un gradino sotto al tedesco ci sono Miralem Pjanic e David Pizarro: Entrambi playmaker di alto livello con visione di gioco straordinaria, sono stati meravigliosi metronomi in grado di dettare i tempi della manovra come pochi altri giocatori.
Altri nomi sono: Zibi Boniek (stesso discorso di altri giocatore: come valore assoluto sarebbe sicuramente più in alto, sia chiaro, ma visti i criteri scelti ritengo corretto inserirlo qui) , Herbert Prohaska e Franco Cordova.


Trequartista/Seconda Punta: Francesco Totti

Non credo ci sia molto da aggiungere in questo caso: con tutta probabilità il giocatore più forte e rappresentativo della storia dell’AS ROMA.
Romano nell’animo – nel bene e nel male – Totti è considerato anche uno dei più grandi numeri 10 della storia del calcio italiano: trequartista, seconda punta, ala, centravanti di manovra, Totti ha avuto uno standard di rendimento di livello assoluto a prescindere dal ruolo o dalla disposizione tattica. Visione di gioco di livello assoluto, fiuto del goal straordinario, tiro potente e preciso, i suoi lanci pazzeschi spalle alla porta rimarranno per sempre marchiati a fuoco nella memoria degli amanti di questo sport.
Il secondo nome è un po’ atipico: Simone Perrotta. Ok, a livello tecnico o di impatto internazionale sicuramente non è a livello di tanti giocatori presenti in questa lista, ma è innegabile che sia stata un’arma tattica di straordinaria efficacia nei suoi anni migliori: trequartista o mezzala instancabile, aveva due polmoni infiniti, una naturale predisposizione al sacrificio e una straordinaria capacità di inserimento sotto porta.
Il terzo nome è quello di Antonio Cassano: il talento di Bari vecchia è visto più come un talento sprecato che come un campione affermato ed è un peccato, perché nelle sue annate migliori vederlo giocare con Totti è stata una gioia per gli occhi: scambi di prima, colpi di tacco, filtranti telecomandati, la qualità non gli è mai mancata, al contrario della testa. Preferisco però premiare il rendimento e la dedizione di Perrotta.
Menzione d’onore per il giapponese Hidetoski Nakata.

Francesco Totti

Ala sinistra: Bruno Conti

Bruno da Nettuno è l’ala più forte della storia della Roma, su questo credo ci siano pochi dubbi. Ha giocato per motivi tattici (chiedere a Liedholm) su entrambe le fasce, ma le sue qualità sono rimaste inalterate: dribbling ubriacante, tecnica brasiliana, cross potenti e precisi e un’eccellente visione di gioco. È tra i migliori giocatore nella trionfante spedizione azzurra di Spagna ’82, periodo in cui è probabilmente l’ala più forte del mondo.
Il secondo nome è Alcides Ghiggia: ala destra di stampo sud-americano, è uno delle poche persone ad aver fatto piangere il Maracanà: è suo infatti il goal vittoria che consegna la coppa Rimet all’Uruguay nel 1950 in una partita passata alla storia. Ala purissima, rapida e guizzante, abilissimo nel saltare l’uomo e nel mettere palloni in mezzo, Ghiggia in maglia giallorossa disputa otto stagioni di alto livello.
Il terzo nome è quello di Marco Delvecchio: non esiste tifoso giallorosso che non abbia nel cuore Supermario…e la sua finta che mandava al bar nientepopodimeno che Alessandro Nesta. Prima punta, esterno d’attacco o di fascia, mancino purissimo, Delvecchio – un po’ come Massaro per il Milan – è stata un’arma tattica fondamentale per la Roma: abile negli inserimenti e nei ripiegamenti difensivi, ha segnato spesso goal decisivi grazie ad un ottimo gioco aereo, ad un dribbling secco e ad un buon fiuto del goal.
Altri nomi sono: Amantino Mancini, Rodrigo Taddei e Momo Salah (che chiaramente come valore assoluto dovrebbe essere lì in cima dietro Bruno Conti, ma parliamo comunque di due sole stagioni!).

Centravanti: Roberto Pruzzo

Ammetto candidamente di aver avuto grosse difficoltà nello scegliere un nome sopra agli altri nel ruolo di centravanti.
Questo perché la Roma – secondo me – non ha avuto un numero 9 di livello assoluto (come un Ronaldo o un Van Basten, per intenderci) ma tanti ottimi centravanti. Se proprio devo sceglierne uno, allora vado su Roberto Pruzzo che – come giocatore – ritengo inferiore a Rudi Völler o ad altri nomi, ma se valutiamo nel complesso anche altri fattori (continuità, incidenza in maglia giallorossa, etc.) allora deve essere lui il numero 9 titolare di questa squadra.
Parliamo comunque di un ottimo centravanti eh, sia chiaro: Pruzzo infatti, seppur tecnicamente non irresistibile, era un numero 9 coi fiocchi: reattivo e cattivo sotto porta, aveva nel gioco aereo ed acrobatico la sua arma migliore, continuità di rendimento e non è un caso se è stato per tre volte capocannoniere in Serie A.
Appena sotto di lui ci sta – appunto – Rudi Völler, che con l’Italiano condivide la grande abilità nel giuoco aereo, ma che in più aveva anche grandissima velocità e completezza.
Per gli altri nomi faccio anche in questo caso un piccolo strappo alla regole ed inserisco pari merito Vincenzo Montella, Abel Balbo ed Edin Džeko. Seppur con caratteristiche diverse tutti questi giocatori hanno avuto una grande carriera in giallorosso segnando molti goal. Menzione d’onore al mio centravanti preferito in senso assoluto, ovvero Gabriel Omar Batistuta, non inserito in questa formazione per chiari motivi (Se parliamo di valore assoluto sarebbe chiaramente lui il numero 9 titolare, chiaramente!). Altri nomi sono Dino da Costa e Ruggero Rizzitelli.

Roberto Pruzzo

Allenatore: Nils Liedholm

Nessun allenatore ha lasciato il segno in giallorosso come il Barone. Liedholm è stato un innovatore assoluto, quasi nessuno prima di lui remò contro la mentalità tattica tipicamente italiana basata sul concetto del non “prenderle”. La sua Roma, infatti, nel corso degli sviluppò una manovra avvolgente e una ragnatela di passaggi che favorirono un possesso palla organizzato e strutturato in assoluta controtendenza rispetto alle altre squadre della Serie A. Lo stesso dicasi per la zona e per le ali e terzini invertiti (la sua Roma per molto tempo gioca con due terzini sinistri). Con la Roma vinse 1 campionato italiano, tre Coppe Italia e sfiorò una storica vittoria in Coppa dei Campioni.
Altri nomi importanti sono Fabio Capello, Luciano Spalletti, Carlo Mazzone e a breve José Mourinho.

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