Immagine di copertina: tutta la gioia degli australiani dopo la qualificazione
La conferma
Il calcio si conferma sempre più globale. Delle 16 qualificate agli ottavi, “solo” 8 sono europee, un record negativo: alle big designate Francia, Inghilterra, Portogallo e Spagna, si aggiungono l’indecifrabile Olanda, le sempre ostiche Croazia e Svizzera e la timida Polonia. Per il resto, due rappresentanti sudamericane (le immancabili Brasile e Argentina), gli ottimi (fin qui) Stati Uniti, due africane (Senegal e Marocco), due asiatiche dell’Estremo Oriente (Giappone e Corea del Sud) e la sorpresa assoluta Australia. Nulla nel calcio è scontato. E non lo sarà nemmeno negli ottavi…
La sorpresa
Le due sorprese più grandi arrivano dall’Est asiatico e dall’Oceania. Il Giappone rimonta una Spagna troppo narcisa e la punisce con due reti nella ripresa; la Corea del Sud in una gara-fotocopia dei “cugini giapponesi” va sotto contro il Portogallo, ma riesce a pareggiare e al 91′ ottiene il gol-qualificazione. L’Australia sorprende la Danimarca, trova il secondo successo consecutivo dopo quello con la Tunisia e torna agli ottavi a 16 anni di distanza da Germania 2006, quando uscì per mano dell’Italia. Al di là delle polemiche per le vittorie sorprendenti di giapponesi e sudcoreani, che hanno sfruttato la rilassatezza di due formazioni già qualificate (idem il Camerun contro il Brasile e la Tunisia contro la Francia) c’è da evidenziare il grande lavoro degli allenatori e l’organizzazione di squadre consapevoli di non avere grandi stelle del firmamento internazionale e per questo capaci di creare gruppi coesi e omogenei, in grado di lottare fino all’ultimo. Dimenticavamo una quarta sorpresa, non da meno… il Marocco, capace nel suo girone di arrivare addirittura primo precedendo Croazia e Belgio. In questo caso gli africani, oltre a un gioco intrigante, hanno presentato alcune ottime individualità, da Haikimi a En-Nesyri, passando per il fantasista Ziyech.
La delusione
Se si parla di squadre, su tutte, Belgio e Germania. Entrambe accreditate almeno di un posto nei quarti, sono evaporate. Il Belgio è apparso molle, inconsistente, a fine ciclo e con diversi big fuori fase. La Germania ha pagato il suo “specchiarsi troppo” e qualche scelta errata del ct Flick, che si è affidato eccessivamente alla vecchia guardia, oramai un po’ logora. Male anche Danimarca e Serbia, altre due squadre che godevano di una ottima considerazione alla vigilia, ma che hanno racimolato un solo punto, ultime dei rispettivi gironi. Tra i singoli la delusione assoluta, rispetto alle potenzialità e a quanto veniva accreditato alla vigilia, è senz’altro Kevin de Bruyne: l’arma totale di Guardiola al City ha disputato tre partite incolori. Un flop totale.
Il protagonista
Era già stato fondamentale contro la “sua” (gioca nel Friburgo) Germania. Si è ripetuto contro la Spagna, entrando nella ripresa con il Giappone in svantaggio. Ritsu Doan firma il pari e propizia la rete della vittoria, quella che spinge gli asiatici, clamorosamente, al primo posto in un girone che per loro pareva quasi proibitivo.
La top 11
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