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Grandi stagioni quasi dimenticate: da Cantona 1996-Bergkamp 1998 a Zola e Mancini 1997

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Ecco a voi altre grandi stagioni i cui protagonisti giocano al livello (o quasi) dei migliori giocatori del pianeta e che forse non vengono ricordate né celebrate come meriterebbero.

Eric Cantona 1995/1996 e Dennis Bergkamp 1997/1998

Il capolavoro della carriera di King Eric, a mio avviso, non è il titolo con il Leeds (il francese ci mette una pezza, tuttavia con 12 presenze non può essere l’uomo decisivo e infatti a mio parere non lo è) ma la stagione 1995/96, al termine della quale, a mio avviso, il francese deve accomodarsi tra i primissimi giocatori del pianeta, perché in Europa solo Weah, che impatta sul nostro calcio come quasi nessun altro mai, può reggere il confronto – lasciando perdere per un momento la Champions. Dopo la nota squalifica dovuta all’episodio di Selhurst Park, Cantona vorrebbe ritirarsi, ma come noto Ferguson lo raggiunge e lo convince a non farlo, assegnandogli anche la fascia di capitano. A Manchester un ciclo è finito ed è giunta l’ora di Beckham, Scholes e altri ragazzini; riprendersi il titolo sembra però difficile (il Newcastle è il grande favorito) e la stagione 1995/96 ha tutto per essere un ponte verso una nuova epoca gloriosa. Come noto, tuttavia, lo United rivince il titolo, e lo deve in buona misura al miglior Eric della carriera: continuo come mai in passato, geniale rifinitore messo nel fisico di un corazziere, mette a segno tutti i gol decisivi sia in Premier League che in FA Cup, e per impatto sulla squadra e sull’esito del campionato merita di essere preso in seria considerazione quando si citano i giocatori più forti in circolazione.

Discorso analogo vale per Dennis Bergkamp due anni dopo: superata la grigia parentesi nerazzurra, Dennis trasloca a Londra e dimostra subito di sentirsi a suo agio in un calcio più aperto come quello inglese; le prime due stagioni vedono il fuoriclasse olandese alternare veri e propri colpi di genio (il suo marchio di fabbrica, specie in rifinitura) ad alcune pause. La storia cambia nel 1997/98: l’Arsenal è pronto a interrompere il regno dei Red Devils e se riesce a portare a termine l’impresa lo deve soprattutto a Bergkamp, protagonista della miglior stagione della carriera (se escludiamo forse l’ultima in maglia Ajax), condita da oltre 20 gol e 13 assist stagionali, ma soprattutto da una capacità di sparigliare le carte appannaggio dei grandi creativi della storia e da una determinazione che non sempre gli era appartenuta in passato. Il grande mondiale disputato in Francia è la conferma della statura planetaria del suo 97/98, stagione in cui di regola il dibattito sul “numero uno” coinvolge solo Ronaldo e Del Piero, ma forse erroneamente: al loro tavolo, a mio parere, anche se forse in posizione un pochino più defilata, merita di accomodarsi anche Dennis.

Gianfranco Zola e Roberto Mancini 1996/1997

BaggioDel Piero: a mio avviso, la stagione 96/97 vede altri due numeri dieci italiani issarsi in cima al mondo ed essere colpevolmente trascurati da ogni graduatoria seria dell’anno – giusto Magic Box rimedia un magro 15° posto nella classifica del pallone d’oro, magro per ciò che Gianfranco ha fatto vedere in campo.

Roberto Mancini, come abbiamo già evidenziato su Game of Goals qui, risorge con la sua maglia blucerchiata e disputa una delle stagioni migliori della vita, collezionando numeri degni della sua epoca d’oro in termini di gol e assist, trascina la Samp per larga parte della stagione (a un certo punto, i doriani sono in lotta per lo scudetto, ma poi declinano) e probabilmente è il miglior giocatore del nostro campionato (Thuram permettendo) nonché uno dei primi rifinitori del mondo. Nel corso della stagione, credo che – escluso il Ronaldo del 96/97 che fa un altro sport – ben pochi giocatori possano essergli preferiti.

Discorso simile per Magic Box: dopo le incomprensioni con Ancelotti Zola vola a Londra e si appresta a scrivere molte tra le pagine più belle della sua carriera. Nel 1996/97, Zola è probabilmente (con Mancini) il miglior giocatore italiano: in Premier fa innamorare tutti i palati fini, non segna raffiche di gol ma sembra ispirato da qualche spirito superiore e a fine anno viene riconosciuto come il miglior giocatore del campionato inglese (onore mai toccato a nessun altro italiano all’estero, neppure al Vieri di Madrid). Nel suo ruolo, nessuno probabilmente lo supera nel corso dell’anno solare, non solo in Inghilterra e non solo tra gli italiani.

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