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1996-1997: il Canto del Cigno di Roberto Mancini con la maglia della Sampdoria

Roberto Mancini ha rappresentato un qualcosa di unico ed irripetibile per la storia della Sampdoria. Ripercorriamo insieme la sua ultima grande stagione in blucerchiato.

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È il primo giugno del 1997 e a Genova sponda blucerchiata si respira, dopo ben 15 anni, l’aria di addio per un qualcosa che non potrà più ripetersi negli anni a seguire della storia della Sampdoria. È una giornata piovosa, nella quale si fatica anche solo ad alzare il pallone dal terreno di gioco pregno d’acqua. In un pareggio nel quale, al di fuori dei gol di Robbiati e Montella, non viene proposto uno spettacolo esaltante per l’ultima sfida di campionato tra Sampdoria e Fiorentina, a prendersi la scena è il numero 10 doriano, che si esibisce negli ultimi numeri prestigiosi dalla sua ultima presenza dopo 15 anni gloriosi indossando una sola maglia, quella blucerchiata.

Quell’uomo, che durante quel piovoso pomeriggio di giugno dice addio alla sua amata Sampdoria è Roberto Mancini, il giocatore che per 15 anni, più di tutti gli altri, ha rappresentato i blucerchiati nel loro periodo di massimo splendore. Un vero e proprio simbolo della tifoseria doriana dice dunque addio ai colori che più gli avevano donato la gloria, per inseguire nell’immediato i trionfi che raggiungerà successivamente con la Lazio dal 1997 al 2000.

Il 1996-1997 è l’ultima stagione blucerchiata di un Campione

Il 1996-1997 è una stagione particolare per la Sampdoria, perché non solo rappresenta il glorioso canto del cigno del giocatore più importante della sua storia, ma è anche l’ultimo anno di Sven-Göran Eriksson nella panchina blucerchiata. È dunque un’annata che vede i doriani ben distanti dai grandi successi dell’epoca di Boskov, ma allo stesso tempo è un’annata che lancia futuri campioni e volti noti del calcio italiano come Juan Sebastian Veron (futuro campione d’Italia, da grandissimo protagonista, con la maglia della Lazio nel 1999-2000 insieme a Sinisa Mihajlovic, pure lui militante nella Sampdoria) e Vincenzo Montella (dannatamente determinante per la vittoria dello scudetto della Roma di Capello nel 2001), nonché futuri campioni del Mondo come Christian Karembeu (fondamentale nello scacchiere dei Blues per il successo del 1998). Nonostante questi giocatori di assoluto livello e nonostante l’immancabile leadership del Mancio, la Sampdoria non è attrezzata per lottare per lo scudetto contro l’inarrestabile Juventus di Lippi e il coriaceo Parma di Ancelotti, ma aspira a tornare in Europa dopo tre anni di assenza, potendo disporre di un’ottima rosa e cercando di proporre un calcio propositivo che Eriksson riproporrà nella Lazio, portandosi dietro il suo fidato Numero 10.

L’inizio difficile

La stagione per la Sampdoria non inizia nel migliore dei modi: infatti, la compagine blucerchiata incappa in una stordente sconfitta contro il Perugia in terra umbra. Ma a destare non poche preoccupazioni non è solo il risultato infelice, ma anche i meccanismi offensivi non ancora perfettamente oliati. Il povero Mancini, più che mai predicatore nel deserto tattico della compagine genovese, non può nulla per evitare la sconfitta, nonostante metta in mostra dei colpi di grandissimo livello che non possono fare altro che confermare la sua sconfinata classe, mai perduta nonostante i quasi 33 anni d’età.

Un risultato pessimo per la Sampdoria, che non sembra portare speranza nei propri tifosi in vista dell’imminente sfida di campionato contro i pluricampioni d’Italia del Milan che, seppur sia sotto la gestione di Tabarez e non più di un totem di Capello, appare abbastanza favorito ai nastri di partenza della sfida.

La svolta della stagione blucerchiata

La sfida contro i rossoneri si tiene allo Stadio Luigi Ferraris di Genova e la sfida sembra elettrizzante, quando Mancini decide di prendersi subito la scena, con un destro a giro a dir poco chirurgico che si spegne sul palo dopo aver battuto il malcapitato quanto fortunato Sebastiano Rossi. Al minuto 14, però, è Weah, con un destro violentissimo, a segnare il gol del vantaggio del Milan. Si ha dunque la sensazione che il Milan stia per rispettare i pronostici della vigilia.

La Sampdoria, però, reagisce, più per la forza mentale del proprio leader che per effettivi meriti tattici e con una punizione di Veron – conquistata dal Mancio e deviata dalla schiena di Rossi – riprende la parità della sfida. La Sampdoria è ormai sulle ali dell’entusiasmo quando al minuto 76 il suo capitano, con un perentorio colpo di testa, insacca per il gol vittoria dei doriani, per il primo successo stagionale della compagine blucerchiata. Un successo tanto sofferto quanto meritato per gli uomini del Mancio, che possono finalmente trovare nuove motivazioni.

Una settimana dopo, allo stadio Olimpico, va in scena la sfida tra Roma e Sampdoria, per un duello che sembra essere avvincente per il dualismo Bianchi – Eriksson in panchina. I giallorossi passano in vantaggio grazie al gol di Abel Balbo e la strada per i blucerchiati sembra essere in salita quando i loro avversari sfiorano ripetutamente il raddoppio che chiuderebbe anzitempo la contesa. Ma è la Sampdoria a reagire prontamente ed è proprio il Mancio a propiziare l’autogol di Aldair, insinuandosi nell’area di rigore giallorossa. Eriksson decide dunque di inserire Montella per dare maggiore spinta offensiva alla squadra ed è sempre il 10 blucerchiato a prendersi la scena, che dalla fascia serve proprio il suo centravanti per il sorpasso blucerchiato.

Ma i colpi del fuoriclasse non sono ancora finiti, perché Roberto Mancini sta per tirare fuori dal cilindro l’ennesimo capolavoro della sua carriera: riceve palla in profondità, salta con un tocco vellutato il malcapitato Cervone e, dopo aver addomesticato alla perfezione il pallone, lo fa spegnere sul palo più lontano. Un gol da antologia, uno dei più belli della sua carriera, che si prende gli applausi scroscianti dell’Olimpico, per quella che è stata una delle migliori prestazioni della carriera del Campione di Jesi, che subito dopo innesca Montella per il definitivo 4 a 1.

Da tanto tempo non si vedeva un Roberto Mancini così in forma.

I risultati altalenanti

In seguito alle due vittorie prestigiose contro Milan e Roma, la Sampdoria sembra aver ritrovato un entusiasmo che mancava da troppo tempo, ed invece arrivano, per l’ennesima volta, i risultati altalenanti per i blucerchiati. Infatti, nella quarta e nella quinta giornata, la Sampdoria incappa in due sconfitte dolorose contro il Napoli in casa e contro il Bologna in trasferta, per poi ottenere due vittorie contro Atalanta e Piacenza (nella prima Mancini propizia il secondo gol di Veron, mentre nella seconda firma una doppietta straordinaria) nelle successive tre partite (nel mezzo, un pareggio in trasferta contro la Reggiana).

Le grandi prestazioni di Roberto Mancini non mancano ma a mancare è la continuità dei risultati della Sampdoria, che tra l’ottava e la dodicesima giornata incappa in tre pareggi consecutivi contro Parma, Lazio (contro la quale il Mancio si è esibito in uno splendido colpo di testa) e in una sconfitta contro la Juventus. La Sampdoria brancola ormai nella metà della classifica, nonostante un Mancio da 6 gol e 3 assist nelle prime 12 partite che fa ingolosire i Top Club come l’Inter di Moratti, che sembra voler puntare su di lui per tornare a vincere.

Ad un passo dalla vetta

Arriva dunque la sfida contro l’Inter che tanto vorrebbe assicurarsi le sue prestazioni, e proprio i nerazzurri passano sul 3 a 1 a seguito di uno strepitosa prima parte di partita che vede i blucerchiati più che mai tramortiti. Ma è Capitan Mancini a caricarsi sulle spalle il peso di una squadra in difficoltà, che grazie al solito Montella (autore di una doppietta), Franceschetti e grazie al gol vittoria del suo 10 riesce a timbrare una storica rimonta a San Siro che lancerà i blucerchiati ai vertici della classifica del campionato più competitivo al mondo.

I risultati successivi, infatti, si rivelano a dir poco strabilianti per la Sampdoria, con 5 vittorie su 6 contro Vicenza (2 – 1, con il secondo gol di Montella che nasce dalle retrovie proprio dal passaggio in profondità del Mancio per Veron), Udinese (tripletta di Mancini e doppietta di Montella in un pirotecnico 5 a 4), Cagliari (un 4 a 1 senza storia), Perugia (5 a 2 con doppiette di Mancini e Veron) e Milan a San Siro (un rocambolesco 3 a 2 che vede il Mancio mettere la firma in un gol e un assist per il gol vittoria di Carparelli).

Articolo de “La Stampa” sulla vittoria della Sampdoria contro il Milan.

La Sampdoria è dunque diventata un rullo compressore da sei vittorie e un pareggio, per un totale di 19 punti su 21 conquistati tra la 12° e la 19° giornata. Un filotto di risultati che consente dunque alla Doria di stanziarsi a -2 dalla Juventus di Lippi.

Roberto Mancini è in una forma fisica e mentale che non si vedeva dai tempi di Boskov e in quel momento sta viaggiando ad un ritmo prestazionale notevolmente alto, condito da 13 gol e 6 assist nelle prime 19 partite (contributo di una rete a partita tra gol e assist!), formando insieme a Montella (12 gol in 13 partite per lui) una delle coppie offensive più esplosive del campionato, per un attacco da 40 gol, il più prolifico fino a quel momento.

Il Mancio, in quel preciso momento, è senza dubbio il miglior giocatore del campionato italiano, ma proprio contro il Milan incappa in un cartellino giallo che lo priverà della sfida di ritorno contro la Roma per squalifica.

La classifica della Serie A al termine della 19° giornata.

Il declino in classifica

Proprio quando la Sampdoria sembra lanciata in una sorprendente quanto inaspettata corsa scudetto, cade contro la Roma senza il suo Capitano e neanche il suo ritorno è sufficiente per rilanciare la Doria in classifica, in quanto incappa in altri tre risultati negativi che allontanano la squadra dai vertici della classifica, portando di conseguenza i genovesi a puntare solo ed esclusivamente alla qualificazione in Coppa UEFA, l’obiettivo prioritario sin dall’inizio della stagione, in virtù dell’incapacità di tenere il ritmo della corazzata bianconera di Lippi.

Le ultime splendide pagine blucerchiate del Mancio

I successivi 17 punti nelle ultime 11 partite (4 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte) sono più che mai sufficienti per la squadra blucerchiata per raggiungere il suo obiettivo, con Capitan Mancini che mette a segno “solo” 2 gol e 4 assist nella seconda metà di campionato, con prestazioni ancora notevoli che suggellano il sesto posto in classifica della Doria (valevole per la qualificazione in Coppa UEFA) e che consentono alla sua squadra di consacrarsi come squadra più prolifica del campionato con 65 gol segnati, tra i quali figurano anche le reti (22) di Vincenzo Montella, a lungo in lotta per il titolo di capocannoniere con Inzaghi (poi vinto, con 24 centri, del centravanti piacentino).

Da consegnare ai posteri è senza dubbio lo splendido assist in lob con cui Mancini serve Veron per il provvisorio vantaggio della Sampdoria contro l’Inter, ma a lasciare il segno dal punto di vista emotivo per i tifosi blucerchiati sono indubbiamente i suoi ultimi due gol contro il Vicenza (destro a tu per tu col portiere avversario) e Cagliari (perentorio colto di testa).

Si è ormai ai preludi per la sua ultima partita, già citata precedentemente, contro la Fiorentina, in uno stadio Luigi Ferraris gremito di tifosi pronti a celebrarlo per ciò che è stato e ha rappresentato dentro e fuori dal campo in 15 anni di Sampdoria.

I riconoscimenti individuali della stagione di Mancini

L’annata del Mancio, che l’ha visto totalizzare 15 gol e 10 assist in 33 partite, è semplicemente celestiale, una delle sue migliori con la maglia della Sampdoria, nonché della sua intera carriera. Una stagione memorabile dal punto di vista prestazionale, che l’ha visto primeggiare tra i migliori giocatori del campionato a tal punto da essere premiato dai neonati Oscar del Calcio AIC, che non esiteranno a premiarlo come miglior giocatore italiano oltre che come miglior giocatore
in assoluto
della stagione 1996-1997.

Premiazioni che per Roberto Mancini valgono come un riconoscimento alla sua leadership e alla sua classe immensa e intramontabile, rivelatasi fondamentale per il ritorno in Europa della Sampdoria dopo tre anni di assenza e lasciando gli ultimi ricordi magici alla tifoseria doriana, conscia più che mai, dopo 15 anni a dir poco memorabili, di aver vissuto un qualcosa che difficilmente potrà essere replicato nella sua storia.

Roberto Mancini, una Leggenda della Sampdoria

Cercare di descrivere Roberto Mancini per ciò che ha rappresentato, dal 1982 al 1997 per la Sampdoria è assai complicato, in quanto le mere statistiche, per quanto lusinghiere con 566 presenze e 171 gol che lo consacrano come il giocatore con più presenze e più reti segnate nella storia blucerchiata, non rendono sufficientemente giustizia a questo straordinario campione.

Roberto Mancini è stato anche estro puro, per uno dei talenti più cristallini della storia del calcio italiano, una virtù che non può essere calcolata in alcun modo da freddi numeri che decontestualizzati non concretizzerebbero la grandezza del 10 di Jesi. Il Mancio è stato un vero e proprio genio del calcio italiano, con colpi di una bellezza a dir poco abbacinante che lo consacrano di diritto non soltanto come uno dei migliori assist-man della storia del nostro calcio, ma anche come uno dei migliori fantasisti ad aver calcato i campi dello stivale italico. Un genio tanto brillante quanto sregolato nel suo difficile rapporto con la nazionale italiana, la sola divisa con la quale non è riuscito a trovare le giuste fortune.

Roberto Mancini è stato anche un grandissimo Leader della Sampdoria, in grado di vincere da MVP uno storico scudetto nel 1990-1991 (da autore di 12 gol e 14 assist in 30 partite, probabilmente la sua miglior stagione), nonché quattro Coppe Italia (1984-1985, 1987-1988, 1988-1989 e 1993-1994), una Supercoppa Italiana (1991) e una Coppa delle Coppe (1989-1990), oltre che disputare una storica finale di Coppa dei Campioni nel 1991-1992 da autentico trascinatore con 4 gol e 5 assist in 9 partite, venendo sconfitto solo dalla stordente punizione di Koeman che ha regalato il successo al Barcellona di Cruijff.

Un Fuoriclasse che, però, nonostante la partenza di Vialli alla Juventus nel 1992 non ha mollato il timone della propria squadra, vincendo un’altra Coppa Italia in coppia con Gullit e lanciando future stelle del calcio italiano come Chiesa, con il quale formò una splendida coppia offensiva nel 1995-1996. Inoltre, le sue prestazioni stratosferiche contro l’Arsenal hanno permesso ad una Sampdoria modesta di sfiorare una storica finale di Coppa delle Coppe nel 1994-1995, uscendo ai rigori solo grazie ad una superba prova di Seaman.

Di conseguenza, il contributo di Roberto Mancini nella storia della Sampdoria è stato di fatto incalcolabile e il fatto che i blucerchiati, dal 1997 in poi, non siano più stati in grado, neanche lontanamente, di replicare simili trionfi (retrocedendo addirittura nel 1999, due anni dopo l’addio del suo capitano), certifica la Leggenda del Mancio, perché mai nessuno è stato più iconico, rappresentativo e determinante per la storia del Club.

Mai nessuno come Roberto Mancini, nemmeno nella sua ultima strepitosa stagione con la maglia della Sampdoria.

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