Le sofferte vittorie contro Verona e Bologna hanno permesso al Milan di agganciare il Napoli in testa alla classifica e questa sera contro il Torino sperano di prendersi la vetta solitaria almeno momentaneamente. I granata stanno però trovando grande solidità grazie al bel lavoro svolto da Ivan Jurić e a San Siro venderanno molto cara la pelle. Le due sono tra le squadre più vincenti nella storia dellla Serie A e sono stati diversi i cambi di maglia, ma non tutti sono stati memorabili.
Valter Birsa
Trequartista dal grande talento e molto abile nei calci piazzati non è però mai stato in grado di sfruttare pienamente le proprie capacità. Valter Birsa iniziò nella sua Slovenia con il Primorje e soprattutto con il Gorica, squadra che gli permise di mettersi in luce ed essere acquistato dai francesi del Sochaux. In gialloblu andò molto bene, tanto che nel 2009 passò all’Auxerre e fu tra i protagonisti della favolosa cavalcata della squadra verso la Champions, poi giocata l’anno seguente. Le sue buone prestazioni in campo europeo convinsero il Genoa ad acquistarlo, ma con il Grifone non convinse. Si rifece parzialmente col Torino, dove trovò anche il suo primo gol italiano contro la Fiorentina, e grazie all’esperienza in granata venne acquistato dal Milan dove fu in grado di segnare due gol decisivi. Entrambi valsero il successo contro Sampdoria e Udinese, ma la scarsa continuità non gli garantì la conferma e così a fine anno passò al Chievo dove visse cinque anni estremamente positivi. Con la retrocessione dei veneti nel 2019 venne acquistato dal Cagliari dove però si rivelò un totale fallimento e dopo un solo anno lasciò la Sardegna senza più riuscire a trovare una nuova squadra.
Massimo Donati
Centrocampo dotato di ottime qualità, soprattutto nella visione di gioco, ha però completamente disatteso le grandi speranze che c’erano su di lui. Massimo Donati era considerato il miglior talento della sua generazione nel florido vivaio dell’Atalanta e dopo aver debuttato in prima squadra venne acquistato ventenne dal Milan per poter prendere il posto di Albertini. In rossonero le cose però non andarono per il meglio, venne spesso impiegato sia da Terim che da Ancelotti ma le diciassette partite totali bastarono per fargli iniziare una serie di prestiti. Prima il Parma e poi nel gannaio 2003 passò al disastrato Torino ormai già sicuro della retrocessione, con il quale però riuscì a realizzare quattro reti in metà anno, il suo record personale. Ancora in prestito a Sampdoria, Messina e Atalanta prima della cessione a titolo definitivo al Celtic dove divenne un idolo per due stagioni. Tornò in Italia al Bari, ma la sua carriera terminò in quella che ormai era la sua Scozia tra Hamilton Academical e Saint Mirren.
Cesare Maldini
Un’icona assoluta del Milan e del calcio italiano in generale, marcatore meraviglioso dotato di un carisma che gli ha permesso di diventare uno dei Capitani più amati di sempre. Cesare Maldini iniziò nella sua Trieste nel 1952 e con gli alabardati disputò due stagioni in Serie A e a essere molto positiva fu la seconda che gli garantì la chiamata del Diavolo a ventidue anni. Da quel momento fu un amore lunghissimo e immenso e in rossonero vinse tutto quello che si poteva vincere, con quattro campionati all’attivo e soprattutto la prima Coppa dei Campioni della storia di un club italiano. Maldini fu quindi il primo Capitano del nostro calcio ad alzare al cielo di Wembley il più importante trofeo continentale, ma gli anni iniziavano a passare anche per lui e nel 1966 i rossoneri dovevano rifondarsi. Cesarone però voleva ancora giocare un anno e così scelse il Torino come sua ultima tappa di una carriera splendida e con i granata lasciò un gran ricordo, disputando trentatre partite su trentaquattro e chiudendo l’annata con un punto in più del Milan.
Walter Novellino
Uomo tuttofare del centrocampo e dell’attacco è stato tra i più apprezzati nel suo ruolo tra gli anni ’70 e ’80 per la sua grande dedizione al lavoro. Walter Novellino lasciò ben presto la sua Irpinia per intraprendere la carriera da calciatore professionista nel Legnano e i suoi bei esordi convinsero il Torino ad acquistarlo quando aveva solamente diciannove anni. Con i granata riuscì a debuttare in Serie A contro il Napoli, ma non convinse l’ambiente e così, dopo un prestito in C alla Cremonese, venne definitivamente ceduto a Empoli prima di esplodere nel Perugia. Furono proprio le tre stagioni umbre che lo fecero crescere esponenzialmente nella considerazione generale e nel 1978 il Milan lo acquistò facendone un punto cardine nella conquista dello Scudetto della Stella. Non lasciò il Diavolo nemmeno dopo la retrocessione d’ufficio in Serie B, ma cambiò aria dopo quella sul campo e tornò in provincia tra Ascoli, Perugia e Catania.
Massimo Taibi
Portiere esplosivo e dotato di grande reattività tra i pali, ha pagato qualche incertezza di troppo nei momenti decisivi della sua carriera. Massimo Taibi partì dalla sua Sicilia con il Licata, ma fu a Trento che fece vedere tutto il suo talento, prendendosi da giovanissimo la porta gialloblu e attirando su di sé le attenzioni del Milan che cercava un sostituto di Giovanni Galli. Nel 1990-91 si alternarono spesso Pazzagli e Sebastiano Rossi, mentre il giovane siciliano rimase a fare il terzo e così l’anno seguente venne prestato al Como, prima di imporsi a Piacenza come uno dei migliori della Serie A. Le sue prestazioni convinsero proprio il Diavolo a ripuntare su di lui dopo qualche amnesia di troppo di Rossi, ma nel 1996-97 il Diavolo sprofondò. Tabárez e Sacchi portarono tante idee e confuse e nemmeno in porta ci fu una decisione chiara, dato che i due portieri giocarono esattamente diciassette partite a testa. Alla fine vennero acquistati Lehmann e Abbiati e a essere sacrificato fu Taibi che andò in prestito al Venezia prima della grande occasione con il Manchester United. In Inghilterra iniziò alla grande vendendo nominato migliore in campo contro il Liverpool, ma una clamorosa papera con il Southampton gli costò carissima e così venne accantonato. Tornò così in provincia, prima alla Reggina e poi all’Atalanta dove visse quattro grandi stagioni e nel 2005 fu il portiere della riscossa del Torino sotto la gestione Cairo. Fu il titolarissimo della promozione giocando tutte e quarantasei le partite dell’anno, ma in Serie A dovette accontentarsi di fare la riserva di Abbiati scendendo in campo solo tre volte e così scelse di chiudere carriera all’Ascoli.