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Cinque doppi ex che non ricordavi con le maglie di Napoli e Roma

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Il Napoli è la sensazionale rivelazione di questo campionato perché nessuno poteva immaginarsi i ragazzi di Spalletti ancora a punteggio pieno dopo ben otto giornate. Il Ciuccio vince e diverte e questa sera avrà una sfida estremamente complicata al Maradona, per il derby del Sole con la Roma. I giallorossi devono assolutamente rifarsi dopo la clamorosa sconfitta per 6-1 subita in Norvegia contro il Bødo/Glimt e dopo la strigliata di Mourinho sarà fondamentale dimostrare di essersi ripresi. Noi intanto facciamo un salto nel passato e andiamo a scoprire cinque doppi che in pochi ricordano.

Francesco Colonnese


Difensore dalle buone qualità che però non è mai stato in grado di dare continuità alle proprie prestazioni rimanendo così troppo nell’anonimato. Francesco Colonnese iniziò nella sua Potenza, ma fu alla Cremonese che mostrò tutte le sue qualità, ottenendo una promozione in Serie A e ben figurando nella massima serie. Le sue prestazioni in grigiorosso gli valsero la chiamata della Roma, ma Carletto Mazzona faticava a vederlo come un possibile titolare e così giocò solamente cinque partite in Serie A e venne così ceduto immediatamente al Napoli. In azzurro fu molto positivo fin da subito e fu soprattutto nella seconda stagione che diede il meglio di sé con Gigi Simoni in panchina. Dopo due ottimi anni in Campania seguì il suo mentore all’Inter dove vinse la Coppa Uefa. Dal 2000 in poi fu tormentato dagli infortuni, giocò poco o nulla nella Lazio e chiuse la carriera con due anni a Siena.

Giuseppe Giannini


Una delle più grandi figure legate alla Roma e alla romanità in generale, un centrocampista elegante che sapeva far appassionare gli appassionati giallorossi e non solo. Giuseppe Giannini è stato per tutti il Principe e nella squadra della sua città vi rimase una vita intera, entrando in prima squadra già da giovanissimo facendo parte addirittura della Roma che vinse lo Scudetto nel 1983, pur non scendendo mai in campo. Divenne un titolare dopo i vari cambiamenti legati alla sconfitta in finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool e dovette far dimenticare icone come Falcão e Di Bartolomei. Il suo massimo splendore lo toccò nel 1988 quando segnò addirittura undici reti e con Azeglio Vicini fu una colonna della Nazionale anche al Mondiale casalingo del 1990. In giallorosso fu tanto amato ma non riuscì a vincere trofei di rilievo, con la grande amarezza per la Coppa Uefa del 1991 persa in finale contro l’Inter. Il giovane Francesco Totti era diventato ben presto il nuovo Re della Capitale e nel 1996 il Principe lasciò la sua città. Un anno in Austria allo Sturm Graz, prima di tornare in Italia e vestire la maglia del Napoli dove giocò solo cinque partite ma riuscì a segnare in Coppa Italia guarda caso contro la Lazio, prima di chiudere la carriera al Lecce.

Francesco Moriero


Esterno d’attacco estremamente bravo nel dribbling, capace di grandi giocate ma anche di pause clamorose che ne hanno limitato la carriera. Francesco Moriero iniziò nella sua Lecce e con il club salentino vi rimase per ben sette stagioni, prima di passare nel 1992 al Cagliari. In Sardegna trovò la sua vera consacrazione, diventando determinante prima per la qualificazione europea dei rossoblu e poi per la cavalcata fino alla semifinale di Coppa Uefa. Le grandi prestazioni convinsero la Roma di Carlo Mazzone ad acquistarlo e nella Capitale vi rimase per ben tre anni, mostrando a tutti il suo valore ma anche le sue pause. La miglior stagione fu la seconda con sette reti stagionali e nel 1997 passò all’Inter dove si guadagnò anche la Nazionale. Gli infortuni però iniziarono a tormentarlo e così dopo tre anni a Milano passò al Napoli dove non brillò, ottenendo una retrocessione nel 2001 e l’anno seguente giocò in B le ultime dieci partite della carriera.

Domenico Penzo


Attaccante gira Italia, dotato di ottime qualità e in provincia è stato tra i cannonieri più apprezzati della sua generazione. Domenico Penzo crebbe nelle giovanili del Varese, ma fu tra Borgosesia e Romulea che si fece le ossa. Fu proprio in quest’ultima che si fece notare dalla Roma che lo acquistò per poter giocare assieme a Pierino Prati, ma il ragazzo di Chioggia deluse. Un solo gol alla Fiorentina e l’immediata cessione al Piacenza. Girò l’Italia da nord a sud, segnando sempre un buon numero di gol tra Benevento, Bari e Monza, ma fu soprattutto l’aria del lago di Garda a ispirarlo. Prima al Brescia e poi al Verona visse le sue stagioni migliori e nel 1983 si guardagnò la chiamata della Juventus e da riserva vinse campionato e Coppa delle Coppe. Dopo l’anno a Torino viaggiò verso sud in direzione Napoli dove poté giocare per un paio di stagioni con Sua Maestà Diego Armando Maradona, ricoprendo il ruolo di vice Giordano. Chiuse carriera nel 1988 al Trento.

Angelo Benedicto Sormani


Attaccante brasiliano di origine italiano molto amato e apprezzato negli anni ’60, venendo considerato uno dei migliori nel ruolo per almeno un decennio. Angelo Benedicto Sormani iniziò nel Santos facendo da spalla a un certo Pelé, ma a differenza di O’ Rei accettò ben presto le lusinghe che arrivavano dall’Europa, in particolare dal Mantova. Con i biancorossi segnò sedici reti già alla prima stagione, tanto da essere convocato per il Mondiale in Cile nel 1962, ma il fallimento della squadra portò a un sostanziale allontanamento degli oriundi. Nel 1963 venne acquistato dalla Roma e anche lui venne travolto dalla bella vita della Capitale, segnando solamente sei gol, un bottino davvero misero tanto che venne subito ceduto alla Sampdoria. A Genova andò ancora peggio, eppure il Milan ebbe fiducia in lui e venne ripagato da ben ventuno reti nel primo anno. Con il Diavolo vinse tutto quello che c’era da vincere e con la pancia piena nel 1970 decise di accettare la corte del Napoli, ma in azzurro arrivò un giocatore ormai a fine carriera. Sette gol in due annate prima di chiudere con Fiorentina e Vicenza.

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