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I “caudillos” del Sudamerica: Elías Figueroa vs Daniel Passarella

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Sono i due più grandi difensori sudamericani dell’epoca televisiva. Sono il cileno Elías Figueroa e l’argentino Daniel Passarella. Due colossi, dotati di personalità strabordante, capacità difensive straordinarie e carisma innato, capace di influenzare positivamente i compagni e innalzarne il rendimento. Due leader assoluti, che sarebbe riduttivo definire solo come “liberi”, capaci di segnare un’epoca e lasciare tracce indelebili nel panorama sudamericano e mondiale.

Francesco Buffoli

Passarella e Figueroa sono i migliori centrali difensivi sudamericani del dopoguerra. El Caudillo è stato una forza della natura, tra i giocatori più carismatici e grintosi – spesso si limiti della cattiveria e oltre – di ogni epoca. Eccelleva nel gioco aereo a dispetto della statura, alla maniera di Fabio Cannavaro, era spigoloso nell’uno contro uno e aveva un cannone al posto del piede sinistro, tanto da avere in carniere i gol di una mezzala se non, a volte, proprio lo score di una punta. Decisivo per il primo storico titolo argentino, sarà il migliore anche della spedizione in Spagna del 1982 e farà innamorare di sé i tifosi viola, stabilendo un record di reti impressionante per un difensore, specie alla luce dell’epoca in cui si è concretizzato.
Ciò premesso, Elias Figueroa se possibile è stato ancora più grande, tanto da rappresentare a mio parere il massimo difensore puro della storia – o comunque da meritare il podio. Fisicamente statuario e fortissimo, abbinava come solo Franco Baresi forse le doti del mastino a quelle del regista difensivo. Insuperabile nel gioco aereo, aveva nel tackle pulito e nel contrasto i propri punti di forza, cui abbinava piedi da centrocampista. La sua carriera ha del mitologico: si impone come centrale di statura planetaria a 20 anni in Uruguay e sarà poi a lungo protagonista nel calcio brasiliano, quando porterà a casa tre palloni d’oro e due volte la Bola de ouro, risultato tanto più incredibile per un difensore nella patria del calcio bailado. Gli europei si innamoreranno di lui durante i mondiali di Germania Ovest, quando riuscirà a inserirsi nella formazione ideale del torneo pur uscendo ai gironi. In Cile è celebrato anche per il secondo e il terzo posto conquistati in Coppa America, peraltro a 12 anni di distanza. Viste le qualità difensive praticamente senza pari, scelgo Don Elias.

Le qualità immense di “Mister Lujo” Don Elias Figueroa

Gabriele Gilli

Il confronto tra Elias Figueroa e Daniel Passarella vede contrapposti quelli che io considero i due interpreti sudamericani più forti nel ruolo di difensore centrale nell’era televisiva.
Daniel Passarella è stato un libero straordinario, tanto spietato nei suoi interventi difensivi quando carismatico nella sua capacità di guidare la squadra nei momenti di difficoltà. Inoltre, il suo incredibile senso del gol – 178 i gol segnati nella sua carriera – ne accresce il valore come giocatore nel complesso, nonostante per me rappresentino un surplus non necessario nella mia valutazione come difensore centrale.
Infatti, valutando le sole abilità difensive, vedo Don Elias un passo avanti rispetto a El Caudillo, per il suo merito di essersi consacrato per ben tre volte consecutive come Pallone d’Oro sudamericano, impresa mai riuscita a nessun pari ruolo nell’intera storia del calcio e che permette secondo me di delineare la grandezza del cileno.
Inoltre, la sua longevità è stata semplicemente straordinaria e gli ha permesso di essere decisivo sin dalla giovane età, in mezzo a campioni del calibro di Alberto Spencer e Pedro Rocha, per le sorti del Penarol, quanto di esserlo ancora di più per l’Internacional in Brasile e per il Palestino in Cile. E ha sfoderato prestazioni straordinarie in un Cile modesto nel Mondiale 1974, tanto grandi da consentirgli di figurare insieme a Franz Beckenbauer al centro della difesa della Top XI della manifestazione iridata, con appena tre partite disputate.
Come abilità difensive pure, percepisco Elias Figueroa come uno dei principali candidati al titolo di difensore centrale più forte di tutti i tempi, insieme a mostri sacri come Gaetano Scirea, Franco Baresi e Bobby Moore (escludo Franz Beckenbauer dalla questione, in quanto lo considero un mondo a parte).

Tiziano Canale

Splendido confronto tra i due più grandi calciatori sudamericani del dopoguerra.
Da una parte Daniel Passarella, libero con un cannone al posto del piede sinistro, grandissima personalità e ottime doti in marcatura, un difensore completo, bravissimo nel gioco aereo e nel comandare la linea difensiva. Bandiera del River Plate fu campione del mondo nel ’78 e punto fermo della Fiorentina.
Elias Figueroa in quanto a doti difensive però non ha rivali. Con tutta probabilità è stato uno dei migliori difensori in senso assoluto: forte fisicamente, veloce, bravo in marcatura e implacabile nel gioco aereo, era dotato di ottima tecnica individuale ed aveva il “vizio” di segnare goal pesanti come macigni. Le sue incredibili prestazioni gli hanno valso numerosi riconoscimenti a livello individuale raramente concessi a giocatori difensivi, specie nel continente sud-americano: 2 bole de ouro, 3 bole de prata, calciatore uruguaiano dell’anno per 2 volte e molto altro. È stato leader e trascinatore dovunque abbia giocato: in virtù di ciò lo considero superiore al pur fortissimo Passarella.

Il “Caudillo” Daniel Passarella: tempismo, forza fisica e carisma

Niccolò Mello

Se gli europei si dividono tra Franz Beckenbauer, Bobby Moore, Ruud Krol, Gaetano Scirea e Franco Baresi per stabilire il più grande libero della storia, i sudamericani rispondono con un pugno di nomi altrettanto autorevoli: José Nasazzi, leader mentale dell’Uruguay pigliatutto degli anni ’20, Elias Figueora e Daniel Passarella. Ma essendo che Nasazzi non è visibile, ma solo tramandabile ai posteri tramite testimonianze e letture, la scelta in epoca tv per stabilire il più grande difensore del calcio sudamericano ricade sugli ultimi due.
È un duello senza esclusioni di colpi, anche se proprio Passarella disse: «Beckenbauer e Figueroa sono stati gli unici difensori nella mia carriera a farmi sentire inferiore». Dunque la risposta al quesito tra i due sommi caudillos del subcontinente la fornisce già il capitano dell’Argentina campione mondiale nel 1978.
È curioso che tutti i 7 grandi centrali difensivi della storia del gioco in epoca tv siano emersi in un periodo circoscritto, nel ventennio compreso tra gli anni ’60 e gli anni ’80 e come anno di nascita si va dal 1941 dell’inglese Moore al 1960 dell’azzurro Baresi. In mezzo, il 1945 di Beckenbauer, il 1946 di Figueroa, il 1949 di Krol e il 1953 di Scirea e Passarella.
Passarella e Figueroa sono stati accomunati dalle doti difensive straordinarie (sia in marcatura sia nel gioco senza palla sia negli anticipi), da una fisicità clamorosa, dalla capacità di essere leader assoluti del reparto. Passarella ha avuto una carriera più vincente in nazionale, anche perché Figueroa ha sempre giocato in un Cile piuttosto modesto. In compenso Figueroa si è ritagliato un ruolo più incisivo a livello club, vincendo e convincendo in tutto il Sudamerica, dal Cile all’Uruguay, passando per il Brasile, e conquistando una quantità industriale di riconoscimenti individuali, come nessun altro difensore nella storia del gioco.
Avendoli visionati in più partite, se fossi costretto a scegliere uno dei due – premettendo che si parla di due giganti, lo sottolineo nuovamente – andrei su Don Elias.

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