Fin dagli albori del calcio il continente sud americano è stato un’incredibile fucina di talenti.
Probabilmente ancora più dell’Europa, dove il football è stato codificato, in Sud America ogni nazione ha sviluppato un suo stile di gioco ben definito, quasi unico, spesso riflesso dell’indole del popolo d’origine. Molti esperti ritengono che il numero di talenti puri nati tra le sponde del Rio de la Plata (e non solo) sia inarrivabile. La ragione è da ricercarsi probabilmente nell’amore viscerale che questi popoli hanno per il Fútbol, qualcosa che va oltre le banali regole e le tattiche.
Ma torniamo a noi: perché dall’epoca televisiva in poi ? Per due motivi, sostanzialmente. Il primo di natura documentaria. Più andiamo indietro nel tempo più è difficile reperire video parziali o interi di partite, primo strumento utile per valutare i giocatori. Ritengo determinante, poi, che negli anni ’50 inizi in Sud America l’epoca televisiva: gradatamente nel corso del decennio iniziano a vedersi le prime tv o partite intere trasmesse un po’ ovunque, di conseguenza ho decretato quest’anno come il primo utile per valutare i giocatori. Questo significa che giocatori che hanno raggiunto un apice o giocato la maggior parte della loro carriera prima del 1950 non verranno presi in considerazione.
Chi vedremo in questa top ten? I 10 migliori giocatori sud-americani – escludendo Brasile, Argentina e Uruguay – dall’epoca televisiva al giorno d’oggi. Ho scelto di escludere “i soliti noti” perché ritengo che un po’ tutti conosciamo la crème de la crème composta dai soliti noti brasiliani e argentini: vedere la solita lista riproposta può essere ripetitivo o banale.
E’ interessante vedere come invece anche nazioni o campionati minori abbiano prodotto fuoriclasse assoluti che nulla hanno da invidiare ai loro colleghi (sud-americani, ma anche europei!) più noti e vincenti.
Ma ora entriamo nel vivo!
1) Elias Figueroa (Cile)
Ammetto di essere un po’ di parte, qui, ma il primo posto credo gli spetti di diritto.
Ho visionato e letto il più possibile su di lui e credo di poter affermare con ragionevole certezza che parliamo di uno dei difensori più forti della storia del calcio. Di sicuro, insieme a Passarella, è il più forte difensore sud americano dagli anni ’50 ad oggi.
Forte fisicamente, implacabile in marcatura, bravissimo nel gioco aereo, dotato di ottima tecnica individuale, sbagliava di rado ed ha anche segnato goal pesantissimi. Ovunque abbia giocato, Internacional o Peñarol, ha lasciato il segno e non è un caso se ha stupito il mondo nel Mondiale del ’74, giocando sempre grandi partite contro attaccanti blasonati, come il tedesco Gerd Müller.
Ultimo ma non meno importante: quando un difensore cileno viene votato per ben tre anni (74,75 e 76) miglior giocatore sud-americano in assoluto, e vince 1 Bola de Ouro (premio assegnato al miglior giocatore del campionato brasiliano) beh…carta canta, direi!
2) Teofilo Cubillas (Perù)
Modernissimo trequartista e mezzapunta, esplosivo, con un gran tiro di fuori e bravissimo nelle punizioni.
Aveva anche uno straordinario fiuto del goal, non a caso è recordman della propria nazionale (45 goal) e autore di ben 10 goal nelle competizioni mondiali, che sono veramente tantissimi per un centrocampista di un nazionale minore.
Teo è un talento precoce: a soli 17 anni, alla sua prima stagione da professionista nell’Alianza Lima diventa subito capocannoniere con 19 goal in 23 partite.
Nei sei anni successivi diventa uno delle bandiere della squadra, segnando oltre 100 goal in 170 partite. La sua fama vola oltre i confini, e viene acquistato dal Basilea, in Svizzera, dove però ha grosse difficoltà di adattamento dovute alla lingua. Ecco allora l’arrivo in Portogallo, al Porto, dove diventa l’uomo simbolo della squadra venendo votato Miglior Straniero del campionato alla sua prima stagione. Nei tre anni al Porto non raccoglie grandi successi, ma è di gran lunga considerato uno dei giocatori più forti della squadra e del campionato.
El Nene (il ragazzino) ha formato insieme al difensore Chumpitaz (che trovate poco sotto) l’ossatura della generazione d’oro peruviana esplosa negli anni ’70. Trascinò la nazionale ai quarti di finale nel 1970 e nel 1978 e vinse a suon di grandi prestazioni la Copa América nel 1975.
3) Alberto Spencer (Ecuador)
Straordinario centravanti poco conosciuto al di fuori del continente sud-americano.
Spende la sua carriera quasi interamente nel Peñarol, una delle squadre più vincenti di sempre . E’ qui che raggiunge il proprio apice vincendo ben 3 coppe Libertadores (e sfiorandone almeno un altro paio), 2 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa Sudamericana e molto altro.
Ad oggi è ancora il miglior marcatore della Coppa Libertadores con ben 54 goal, molti dei quali segnati di testa. Non a caso il suo soprannome era Cabeza Magica, che non ha neanche bisogno di traduzioni.
In ogni caso parliamo di un centravanti modernissimo ed estremamente completo sotto il profilo tecnico: forte fisicamente, ambidestro, molto veloce e reattivo, imbattibile di testa e con un grandissimo fiuto del goal. Con tutta probabilità rientra sicuramente tra i 5 centravanti sud-americani più forti di sempre ed è un peccato non averlo potuto ammirare anche in nazionale in palcoscenici più importanti.
4) Arturo Vidal (Cile)
Uno come lui non ha bisogno di presentazioni, giusto ?
Centrocampista totale, versatile e completo, con tanta garra, bravo in interdizione e capace di trovare anche la rete con una certa facilità.
Arturo Vidal è’ stata la spina dorsale della Juventus e della nazionale cilena per molti anni. E’ il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere e che tutti i tifosi amano perché in campo è uno di quelli che dà tutto, fino all’ultima goccia di sudore. Ritengo sia imprescindibile in una classifica simile.
Dopo Alexis Sanchez è il giocatore cileno con più presenze, ben 127 ed è lui il giocatore simbolo del Cile nella doppia vittoria in Coppa America nel 2015 e 2016.
5) Héctor Chumpitaz (Perù)
Insieme a Cubillas è senz’altro il più grande calciatore peruviano di sempre.
Vero e proprio leader in campo era un difensore dotato di ottime doti tecniche e balistiche; non alto (solo 170 cm) ma con una muscolatura impressionante, era bravo nel gioco aereo e velocissimo sulle brevi distanze. Inoltre era un leader in campo grazie alla sua capacità di guidare la linea difensiva e di reggere bene alle pressioni. E’ tutt’ora considerato uno dei difensori sud-americani più forti e rappresentativi di sempre. A livello di club è stato la bandiera di due tra le squadre peruviane più vincenti di sempre, ovvero l’Universitario e lo Sporting Cristal. Nella vittoriosa spedizione in Coppa America del 1975 è lui, da capitano, ad alzare la coppa.
6) Radamel Falcao (Colombia)
Miglior marcatore della nazionale Colombiana, El Tigre è stato l’incubo delle difese di mezza Europa per diversi anni.
Fiuto del goal, incredibile reattività, bravissimo nel gioco aereo, le sue movenze fluide, stilisticamente perfette, lo hanno reso una vera e propria icona e non nascondo che mi innamorai follemente di lui all’epoca. Trascinò a suon di goal il Porto e l’Atletico Madrid alla vincita dell’Europa League. Purtroppo il suo rendimento cala vistosamente in concomitanza con il suo trasferimento al Monaco, in Francia, dove subisce un brutto infortunio che, purtroppo, ne condizionerà brutalmente la carriera.
Recentemente è tornato in Spagna, firmando per il Rayo Vallecano, ed ha esordito segnando 3 goal in 3 partite. Se il buongiorno si vede dal mattino…
7) José Luis Chilavert (Paraguay)
Quando si parla di portieri sud americani mi scende sempre una lacrimuccia.
Spesso infatti hanno rappresentato quel briciolo di sana follia che mi ha fatto avvicinare a questo sport. Penso a giocatori come Higuita, Campos, Hugo Gatti e via discorrendo, spesso conosciuti e citati più per il proprio comportamento bizzarro che per le proprie doti. Chilavert rappresenta un’eccezione in tal senso: la sua buona dose di follia ce l’aveva anche lui, dopotutto un portiere che nel corso della propria carriera segna ben 60 goal (54 con il club, 6 con la nazionale) non si può definire certo normale! Oltre ad avere un buon piede, però, José era anche un signor portiere! Saracinesca del Vélez, è stato considerato negli anni ’90 tra i migliori portieri del mondo: per 3 anni consecutivi è stato eletto miglior portiere dall’IFFHS, mentre nel 1996 disputa la sua migliore annata, vincendo la Supercoppa Sudamericana e anche il doppio premio come miglior giocatore del campionato argentino oltre che quello come miglior calciatore sudamericano dell’anno.
Chilavert era un portiere incredibilmente carismatico, un vero e proprio leader nato che comandava la squadra grazie alla sua voce potente e alla sua figura imponente. Tra i pali, nonostante la mole, era incredibilmente reattivo e anche piuttosto agile.
Con la nazionale è stato il portiere titolare per oltre un decennio, dove ha disputato due ottimi mondiali arrivando in entrambi i casi agli ottavi di finale.
8) Hugo Sotil (Perù)
Se Chumpitaz era il cuore della nazionale peruviana e Cubillas la punta di diamante, Hugo Sotil probabilmente rappresentava il talento nella sua espressione più pura. Pochi giocatori in Perù sono più amati di lui, e c’è un motivo. Centrocampista e mezzapunta rapida, esplosiva, aveva uno stile di gioco fantasioso, un tourbillon di finte, controfinte, assist al bacio.
Le sue grandi prestazioni gli valgono la chiamata di Barcelona dove forma, con il grande Johan Cruyff, una strana coppia di attaccanti.
In Spagna Sotil cambia il modo di gioco e – pur conservando il suo amore per la giocata – diventa un vero e proprio rifinitore. I suoi assist incredibili diventano un suo marchio di fabbrica e gli valgono la maglia numero 10, un onore concesso a pochi. Al Barça disputa tre stagioni di alto livello, vincendo subito un campionato e ben quattro trofeo Gamper. Nel 1974 l’arrivo di Neeskens, che occupa la casella riservata al calciatore straniero (la prima ovviamente era di Cruyff), lo esclude di fatto dalla rosa, suscitando le ire dei tifosi. Al suo ritorno in patria, all’Alianza Lima, ritrova i compagni di nazionale Cubillas e Cueto, con i quali forma un trio spettacolare e – soprattutto – vincente, raccogliendo due campionato nazionali e un terzo posto alla Coppa Libertadores nel 1978.
9) Carlos Valderrama (Colombia)
Ci sono giocatori il cui status di icona è dato più dal loro aspetto o dal modo di interpretare il football che dalle loro qualità intrinseche. Valderrama è uno di loro, ma solo in parte.
Sia chiaro, parliamo di un signor giocatore, un vero e proprio numero 10 vecchio stile, un enganche direbbero in Argentina, con enormi qualità tecniche, visione di gioco e precisione nei passaggi. Ma diciamoci la verità: quando pensiamo a lui la prima cosa che ci viene in mente non è tanto la sua tecnica, quanto la sua enorme zazzera bionda che spiccava su un campo da calcio. La nazionale Colombiana degli anni ’90, di cui Valderrama potremmo definire il metronomo, era in effetti un agglomerato di talento e follie: Higuita, Escobar, Asprilla, Leonel Álvarez e molti altri. Più fumo che arrosto, purtroppo.
Due volte Calciatore sudamericano dell’anno, El Pibe dalla sua ha anche una parentesi in Europa tra Montpellier e Valladolid dove ha lasciato tutto sommato ottimi ricordi: nonostante la proverbiale macchinosità e lentezza era comunque quel tipo di giocatore che detta i tempi della manovra, che fa giocare la squadra, la massima espressione dell’altruismo su un rettangolo da gioco. Il meglio di sé, però, lo dà con la nazionale, nonostante non abbia raccolto quanto meritava: disputa un ottimo Italia ’90 e, nel ’94, nonostante un brutto infortunio prima dei mondiali, è lui il leader della squadra. Nonostante le sue buone prestazione l’avventura della nazionale finisce solo ai gironi. Idem nel ’98, dove, nonostante le sue prestazioni eccellenti, l’avventura della nazionale finisce ancora ai gironi.
10) Leonel Sánchez (Cile)
Forse impopolare, immagino. Sì, perché Leonel è uno di quei giocatori molto poco conosciuti al di fuori dei confini del proprio paese.
Ala sinistra cilena, nonché capocannoniere del mondiale ’62 è considerato, dopo Figueroa, uno dei più grandi giocatori cileni della storia.
Bandiera dell’Universidad de Chile, Sanchez è un ala sinistra atipica e anacronistica: non velocissimo ma dotato di notevole intelligenza tattica, vedeva molto bene la parte ed aveva un sinistro potente e preciso. Era anche un eccellente tiratore di punizioni. Gioca sovente anche come centravanti e seconda punta. Con il club conquista da protagonista ben sei titoli nazionali, tanto da attirare l’attenzione di molti club europei. Conclude comunque la carriera in patria, prima al Colo Colo (con il quale vince un altro campionato) e poi in club minori.
Riserva di Lusso
James Rodríguez (Colombia)
Consentitemi questo piccolo strappo alla regola. Sono stato fino all’ultimo indeciso se inserirlo o meno.
Chiaramente ha tutte le qualità per esserci, ma nello stilare la classifica ho scelto di privilegiare per la maggior parte giocatori ritirati o comunque a fine carriera.
Esclusi (più o meno) eccellenti: Juan Joya, César Cueto, Willington Ortiz, Marcelo Salas, Carlos Gamarra, René Higuita, Ivan Cordoba, Julio César Romero, Faustino Asprilla, Mario Yepes.