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Cinque doppi ex che non ricordavi con le maglie di Roma e Lazio

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Il derby di Roma è da sempre una delle partite più emozionante e più intense della Serie A e anche questa sera l’attesa è alle stelle. Mourinho contro Sarri è anche lo scontro tra due idee e stili di gioco diversi e l’equilibrio sarà sbloccato solamente da episodi e soprattutto da chi non si farà bloccare dall’ansia. È difficile che i giocatori passino da una parte all’altra del Tevere, ma qualche volta è successo facendo grande scalpore anche se forse questi cinque non li ricordavate.

Luigi Allemandi


Uno dei più grandi difensori della storia del calcio italiano, capace di creare una diga insormontabile al Mondiale 1934 entrando così nella leggenda Azzurra. Luigi Allemandi iniziò a Legnano dove giocò a centrocampo segnando anche un discreto numero di gol passando così alla Juventus venendo però squalificato per un caso di calcioscommesse. Rientrato dalla squalifica legò tutta la sua carriera successiva all’Inter con la quale vinse da protagonista il primo campionato a girone unico della storia, quello 1929-30 diventando un’icona. Nel 1935 passò alla Roma dove segnò l’unica rete in carriera in Serie A in un disastroso 5-1 subito in trasferta dal Novara e dopo due anni capitolini decise di passare al Venezia. Ormai a fine carriera rimase in laguna solo per un anno prima di tornare nella Capitale, ma questa volta in sponda Lazio giocando solo due partite contro Bari e Bologna prima di ritirarsi.

Luigi Di Biagio


Centrocampista centrale dotato anche di una spiccata qualità nell’impostazione del gioco è stato un punto di riferimento per un intero lustro della Nazionale. Luigi Di Biagio, per tutti Gigi, iniziò fin da subito nella sua Roma ma ben pochi sanno che a dargli fiducia fu la Lazio. Con i biancocelesti riuscì anche a esordire in occasione di una gara di Torino contro la Juventus alla fine del campionato 1988-89, ma quella fu la sua unica apparizione con gli Aquilotti.

Tre anni a Monza senza lasciare grande traccia prima della chiamata del Foggia di Zeman che diedero di fatto il vero inizio alla sua carriera. Tre anni ad altissimo livello che gli valsero il ritorno nella sua città, ma questa volta difendendo i colori giallorossi. Con la Lupa ritrovò anche il suo maestro boemo e si guadagnò la convocazione per il Mondiale 1998 dove ben figurò ma venne ricordato solo per l’errore decisivo dagli undici metri contro la Francia. L’addio di Zeman dalla Roma lo convinse a viaggiare il direzione Milano per difendere per quattro anni i colori dell’Inter con alterne fortune, prima di concludere la sua carriera in provincia tra Brescia e Ascoli.

Diego Fuser


Centrocampista tuttofare, capace di unire corsa e qualità in mezzo al campo dimostrando di meritare a pieno titolo varie convocazioni in Nazionale. Diego Fuser iniziò da giovane nel Torino dimostrando subito le sue potenzialità, ma la retrocessione dei granata nel 1989 lo portò a cambiare squadra e fu Sacchi a valutarlo un elemento potenzialmente utile per il suo Milan. Con il Diavolo però non riescì a imporsi come titolare molto spesso, anche se scese in campo dal primo minuto nella finale di Coppa Intercontinentale contro l’Atético Nacional nel 1989. Vinse anche la Coppa dei Campioni, seppur da riserva e l’anno seguente venne mandato in prestito alla Fiorentina, dove segnò otto reti e meritò il ritorno a Milano. Anche con Capello in panchina le cose però non migliorarono e riuscì solo a riempire ancora di più la sua bacheca con uno Scudetto vinto da comprimario.

Nel 1992 passò alla Lazio e nella Capitale visse in assoluto le sue stagioni migliori, in particolar modo quella d’esordio dove riuscì ad andare addirittura in doppia cifra segnando la bellezza di dieci reti a fine stagione. In biancoceleste lasciò uno splendido ricordo ma riuscì a vincere solo la Coppa Italia nel 1998, perdendo la finale di Coppa Uefa in quella stessa annata contro l’Inter. Non vinse però gli anni d’oro degli Aquilotti e passò al Parma al termine di quella stagione, ma riuscì a vincere la Coppa Uefa al primo colpo giocando da titolare la finale di Mosca contro il Marsiglia. Passata l’esperienza emiliana ritornò a Roma, ma questa volta per vestire i colori giallorossi con i quali però fu poco più che una comparsa per due anni giocando solamente quindici presenze. Passò in Serie B al Torino prima di vivere diverse stagioni nelle categorie dilettantistiche piemontesi.

Roberto Muzzi


Attaccante dal grande senso del gol troppo spesso però frenato da un carattere irrequieto che lo ha spesso portato allo scontro con i suoi allenatori. Roberto Muzzi era considerato il giovane prodigio alla fine anni ’80 del settore giovanile della Roma e per tre stagioni venne spesso inserito a gara in corso e segnando anche sei reti, un numero non disprezzabile per uno alle prime arme ma che non gli consentirono di avere una totale fiducia. Dopo un anno in prestito a Pisa venne infatti ceduto al Cagliari dove disputò le migliori stagioni della sua carriera accettando anche di scendere in Serie B per riottenere la massima serie con i sardi.

Nel 1999 decise di cambiare e volare verso Udine per quattro anni ancora di buon livello e così nel 2003 a sorpresa venne chiamato dalla Lazio come attaccante di scorta. Nei due anni in biancoceleste non riuscì a lasciare il segno segnando solamente tre reti prima di un ritorno in B al Torino e la chiusura della carriera nel Padova.

Sebastiano Siviglia


Difensore non troppo appariscente ma molto essenziale nelle giocate ha saputo ritagliarsi un’ottima carriera senza dover essere un predestinato. Sebastiano Siviglia finì presto nei dilettanti con l’Audax Ravagnese, dopo essere stato scartato dalla Reggina, ma su di lui decise di puntarci il Parma. In Emilia rimase però sempre e solo nel settore giovanile prima di essere ceduto alla Nocerina e dopo tre anni si guadagnò la Serie A grazie alla chiamata del Verona. Con i veneti segnò il suo primo gol contro la Reggiana ma nonostante una buona stagione non riuscì a evitare la retrocessione. Rimase anche un anno in cadetteria prima di passare all’Atalanta e vivere grandissime annate.

Con i bergamaschi conquistò la promozione nel 2000 e si confermò molto bene nell’ottima stagione seguente in A, tanto che venne acquistato dalla Roma campione d’Italia. Chiuso da due mostri sacri come Samuel e Aldair scese in campo solamente in cinque occasioni in Serie A non riuscendo a incidere e iniziando un periodo negativo proseguito a Parma e con un deludente ritorno a Bergamo. Si riprese a Lecce con Delio Rossi e nell’estate 2004 tornò nella Capitale, questa volta sponda Lazio dove divenne una colonna e un punto fisso della squadra per ben sei stagioni finendo addirittura per essere il Capitano e la più grande soddisfazione fu la vittoria della Coppa Italia nel 2009.

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