La sfida tra Napoli e Juventus è sempre una di quelle più attese in tutto il campionato e anche quella di quest’anno non fa certamente eccezioni. Pur arrivando già alla terza giornata la posta in palio è altissima, con gli Azzurri che vogliono continuare a rimanere a punteggio pieno e i bianconeri che devono uscire da una crisi di risultati che continua dalla passata stagione. La rivalità tra le due squadre è enorme, ma questo non ha comunque impedito qualche cambio di casacca, qualcuno di grido, altri invece decisamente meno noti come questi cinque.
Amauri
Per qualche anno è stato considerato uno dei migliori cannonieri del campionato italiano per poi perdersi nell’anonimato più assoluto. Amauri partì quasi senza speranze dal Brasile per approdare in Svizzera, quando ormai aveva già vent’anni e i talenti sudamericani erano già esplosi. Nonostante tutto dimostrò grande abnegazione e forza fisica con il Bellinzona, tanto che venne acquistato dal Parma per poi essere prestato al Napoli nella seconda parte della stagione 2000-01. Fece di tutto per provare a salvare i partenopei e si mise in mostra con un gol anche al Verona, ma alla fine gli Azzurri vissero una cocente retrocessione. Fu breve ma intensa la sua parentesi sotto al Vesuvio e questa gli permise di girare lo Stivale tra Piacenza, Empoli e Messina, prima di trovare al Chievo la sua reale dimensione dove dopo tre stagioni divenne un idolo della tifoseria. Portò i gialloblu fino ai preliminari di Champions League, ma una sua doppietta non bastò per eliminare il Levski Sofia e passare ai gironi e così venne ceduto al Palermo dove visse gli anni migliori. In Sicilia venne fermato solamente da un grave infortunio, ma non gli impedì di passare alla Juventus e nei primi sei mesi a Torino non sentì minimamente il salto di categoria. Fu però solo la prima stagione a essere piacevolmente ricordata, perché successivamente entrò in un tunnel negativo con il popolo juventino che lo additò spesso come la causa dei mali della Vecchia Signora e iniziò prestiti tra Parma e Fiorentina. Gli emiliani lo riscattarono definitivamente prima di tornare a Torino nella sponda granata e chiudere la carriera a New York nei Cosmos.
Emanuele Belardi
Portiere spesso alla ricerca del colpo a effetto più che della concretezza, poco stilistico ma spesso efficace. Emanuele Belardi è stato uno dei portieri di provincia della Serie A di inizio nuovo millennio e il suo nome è sempre associato alla Reggina. Partì dalla sua Eboli a sedici anni e in Calabria trascorse undici anni consecutivi, intervallati solamente da un prestito annuale alla Turris. Fino al 2001 fu riserva ma divenne titolare in Serie B riuscendo a essere protagonista della promozione e per due anni fu decisivo per altrettante salvezze. Il suo modo di parare non dava però sempre grande sicurezza, ma il Napoli di De Laurentiis lo scelse per ripartire dalla Serie C1. Vi rimase soltanto per tutto il girone d’andata senza convincere e venendo spesso criticato, tanto che a gennaio venne ceduto in B al Modena dove fece il secondo senza mai scendere in campo e l’anno seguente fu il numero uno del Catanzaro. Dopo la triste annata con i calabresi venne incredibilmente chiamato dalla Juventus, inizialmente come terzo portiere in Serie B dietro a Buffon e Mirante, mentre in A venne promosso come secondo. Giocò ben nove partite con la Vecchia Signora, cinque in campionato e quattro in Coppa Italia, non sfigurando e mostrando un buon rendimento, ma non venne confermato per la stagione successiva venendo ceduto all’Udinese per diventare la riserva dell’emergente Samir Handanović. I rari infortuni dello sloveno gli permisero di giocare solo sette volte in quattro anni, prima di iniziare un lungo periodo dove girovagò per l’Italia finendo per chiudere nel 2015 ancora con la sua Reggina.
Tarcisio Burgnich
Uno dei difensori più forti nella storia del calcio italiano, un marcatore implacabile che ha saputo rendere grande l’Inter e la Nazionale. Tarcisio Burgnich era un friulano duro in campo e inizialmente anche molto sgraziato nei modi, tanto che ci mise molto tempo per esplodere. Iniziò da ragazzino con la sua Udinese dove fece gli esordi in Serie A, prima di passare nell’estate del 1960 alla Juventus. In bianconero vinse il suo primo Scudetto giocando però solamente tredici partite e non sembrando adatto al grande calcio, infatti a fine anno Carlo Parola gli diede il benservito. Fu Palermo che lo accolse tra le proprie fila e l’annata siciliana fu decisiva per la sua carriera perché per la prima volta giocò un’annata da titolare, segnando anche il primo gol tra i professionisti e risultando uno dei migliori marcatori del campionato stregando il Mago Herrera che lo volle all’Inter. Iniziò così il ciclo d’oro della Beneamata e di Tarcisio che giocò con i meneghini per dodici lunghe annate dove vinse tutto quello che si poteva vincere diventando un simbolo dei nerazzurri e della Nazionale. Al termine del deludente Mondiale del 1974 capì che era tempo di cambiare aria e così venne ceduto al Napoli dove vi rimase per tre stagioni. Fu molto positivo soprattutto il primo campionato, con la squadra di Vinício che giocava bene e divertiva e conquistò un secondo posto anche grazie all’eterna solidità della Roccia che dimostrò anche in Campania tutto il suo enorme talento.
Michele Pazienza
Centrocampista di fatica e sudore, buon recupera palloni e dotato anche di una discreta visione di gioco. Michele Pazienza iniziò nella sua Foggia in C2 e fu sorprendente vederlo fare il quadruplo salto di categoria nel 2003 quando venne preso dall’Udinese. A Spalletti piacque subito la sua disciplina e dedizione alla causa facendolo diventare ben presto un titolare, tanto che in due anni giocò più di cinquanta presenze diventando uno degli eroi della prima storica qualificazione in Champions League dei friulani. Non giocò mai la Coppa al Friuli perché in estate passò alla Fiorentina dove visse tre annate di luci e ombre prima di riprendersi alla grande quando passò al Napoli. Soprattutto sotto la guida di Walter Mazzarri dimostrò tutto il suo valore e nell’estate del 2011 venne acquistato dalla Juventus di Antonio Conte che lo voleva come pedina utile da inserire a gara in corso. Le otto partite con la Vecchia Signora gli garantirono il suo primo e unico Scudetto della carriera, ma purtroppo non festeggiò il titolo dato che già a gennaio venne considerato non più utile alla causa venendo prestato all’Udinese. Segnò all’esordio contro il Lecce il suo primo gol in bianconero, ma dopo sei mesi venne rimandato al mittente dove venne girato al Bologna, prima di chiudere la carriera tra Vicenza e Reggiana.
Leandro Rinaudo
Difensore centrale dotato di buone qualità, soprattutto legate all’ottimo fisico e un’importante statura, per qualche anno divenne uno dei più interessanti difensori del campionato. Leandro Rinaudo non nacque come un predestinato del calcio, ma fin da quando aveva otto anni legò la sua crescita al Palermo, squadra della sua città. Quando arrivò in età per essere arruolabile per la prima squadra, i rosanero erano in rampa di lancio per tornare in A e così iniziò vari prestiti tra Varese, Salernitana e Cesena, prima di debuttare nel massimo campionato nel 2005-06. Fu una riserva e venne prestato al Siena e proprio in Toscana visse probabilmente la sua annata migliore diventando determinante per la salvezza dei bianconeri. Tornò così a casa questa volta per essere un titolare e le sue prestazioni convinsero il Napoli di De Laurentiis ad acquistarlo, ma con Reja faticò a imporsi venendo considerato solamente una riserva. Andò meglio con Mazzarri che lo fece giocare con più continuità e trovò anche il gol in campionato a Bologna e alla fine del mercato 2010 passò in prestito alla Juventus. Giocò solamente una presenza contro il Cagliari a Torino nell’insolito ruolo di terzino destro, prima di essere continuamente fermato dagli infortuni che diedero il via a un problematico finale di carriera che si concluse nel 2016 a Vicenza.