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Rivaldo vs Romário: 10 contro 9, un duello a ritmo di samba

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Un confronto tra due grandi brasiliani quello proposto da Gabriele Gilli.
Da una parte, un fantasista/seconda punta come Vitor Barbosa Ferreira detto Rivaldo, grande protagonista del Brasile che vinse la Coppa América del 1999 e il Mondiale 2002. Dall’altro, Romário de Souza Faria, meglio noto solo come Romário, centravanti di straordinarie qualità tecniche e innato senso del gol, campione del mondo nel 1994 e due volte sul trono sudamericano, nel 1989 e nel 1997.

Gabriele Gilli

Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di due giocatori molto diversi, in quanto Romário è un centravanti, mentre Rivaldo un trequartista/seconda punta.
Il primo è stato probabilmente il più autorevole erede di Gerd Müller, per il suo fisico brevilineo, per il suo bagaglio tecnico e per la sua capacità di riscrivere le leggi del caos all’interno dell’area di rigore avversaria. Rivaldo invece è un trequartista a tratti atipico, dotato di grandissimo estro e di un mancino semplicemente mortifero.
Se dovessi analizzare il periodo di massimo splendore di entrambi, avrei enormi difficoltà nel preferire l’uno all’altro, sia per quanto fatto nei club, sia per l’impatto avuto in nazionale (Romário nel Mondiale 1994 e Rivaldo nel 1999).
Tra i due, premio Romário al fotofinish, per aver dimostrato una maggior longevità rispetto ad un Rivaldo che dal 2002 in poi – ovvero intorno ai 29-30 anni – ha iniziato ad avere una preoccupante parabola discendente.
Restano due campioni di livello assoluto, che negli anni migliori della loro carriera sono arrivati a consacrarsi come i giocatori più forti del pianeta.

Tiziano Canale

Dico Romário.
Nel complesso ha spostato di più gli equilibri, ha un peso storico maggiore ed è durato di più ad alti livelli: solo a livello di club tra PSV e Barcelona ha spadroneggiato in Europa per quasi un decennio, mantenendo una grandissima costanza di rendimento e mettendo quasi sempre il timbro nei match che contano. Centravanti atipico, piccolino, agilissimo, tecnicamente sublime, poco incline al gioco di squadra ma fenomenale rapace d’area, aveva anche una grande intelligenza tattica e la capacità di sparire dal gioco per lunghi tratti del match per poi mettere la zampata decisiva.
Rivaldo grandissimo giocatore, trequartista/mezzapunta di grande eleganza e completezza tecnica, ma è durato meno (già nel 2001, a 29 anni, era calato vistosamente) e col passare degli anni tendeva sempre più ad estraniarsi dal gioco regalando solo lampi estemporanei, laddove invece Romário – seppur non meno egoista – riusciva sempre a mettere il timbro.

Lo straordinario 1999 di Rivaldo

Francesco Buffoli

Rivaldo nelle stagioni migliori era un 10 al tempo stesso anacronistico e modernissimo: aveva tecnica, stazza, grande visione di gioco e soprattutto la capacità di calciare in modo superlativo anche e soprattutto da fermo; in nazionale ha disputato diversi tornei da campione, vincendo tutto, e per qualche stagione si è meritato il soprannome di extraterrestre.
Romário era un nove atipico: O Baixinho non aveva le fattezze e la struttura del centravanti classico, ma era dotato di una tecnica sullo stretto degna dei grandi dieci brasiliani, di una superiore velocità di esecuzione e della capacità di segnare a raffica. Pur avendo un raggio d’azione più ristretto, sapeva essere altrettanto determinante. Le sue prestazioni a Usa ’94 hanno incantato tutti gli amanti del calcio.
E mentre Rivaldo a 30 anni fa subito un precoce declino, diventando la controfigura di se stesso, Romário è esploso da ragazzino ed è rimasto un giocatore importante molto più a lungo.
Per questo scelgo O Baixinho.

Tommaso Ciuti

Malgrado la diversità dei ruoli, credo che Romário sia stato un giocatore che al top decideva di più: la sua capacità di dribblare in un fazzoletto negli ultimi metri unita ad un istinto killer sotto porta come il miglior Baggio e Messi, rendono Baixinho il giocatore brasiliano per eccellenza degli anni Novanta, insieme a Ronaldo (che però dura di meno). Entrambi sono stati travolgenti con la nazionale e con i club sudamericani ed europei, ma Rivaldo a 28 anni praticamente finisce – ricordiamo l’incolore avventura milanista -, mentre Romário è stato un po’ più longevo (nel 1988 in Olanda cominciava a fare cose importanti e dieci anni dopo in Sudamerica a 35 anni era ancora decisivo).

Niccolò Mello

Due dei più grandi calciatori brasiliani degli ultimi 30 anni, ma voto Romário.
Al top è veramente difficile scegliere tra i due, per quanto avessero un ruolo diverso, ma la continuità ai vertici, i numeri, l’alone di grandezza, l’impatto storico mi portano a scegliere O Baixinho.
Rivaldo dal 1997 al Mondiale 2002 è stato davvero un top mondiale, uno dei 2-3 migliori del pianeta e a tratti (vedi 1999) il numero uno indiscusso, ma non ha avuto a conti fatti il valore complessivo di Romário.

Il favoloso Mondiale 1994 di Romário

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