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Maradona vs Messi: il maestro e l’allievo, uniti da un genio senza limiti

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La recente vittoria da protagonista assoluto in Coppa América ha riportato in auge uno degli eterni dibattiti del mondo del calcio. Che riguarda la sfida tra i due più grandi numeri 10 del calcio argentino: Diego Armando Maradona e Lionel Messi.
Chi sa di calcio è consapevole che oramai la distanza tra questi due mostri sacri sia oramai sottilissima, sempre che abbia senso parlare di distanza e non di un unico cerchio dove si trovano entrambi insieme a pochissimi altri eletti.
Che la sfida tra i due più grandi calciatori argentini della storia (insieme a Di Stéfano e, a giudicare dalle vecchie testimonianze, José Manuel Moreno) crei accesi dibattiti è testimoniato dal fatto che tutti i membri di Game of Goals abbiano voluto dire la loro, con analisi molto approfondite e ben strutturate.

Francesco Buffoli

Faccio il democristiano, voto per un pareggio. I numeri, la costanza e la straordinaria capacità di fare la differenza partita dopo partita premiano Messi.

Messi è uno di quei due o tre esseri soprannaturali nati con il pallone incollato ai piedi, e personalmente ho sempre trovato ingenerose le critiche rivolte alla sua carriera in albiceleste, almeno dal 2014 in avanti.

Se resto su una sostanziale parità è perché Maradona aveva un estro incontenibile e la capacità di inventare davvero soluzioni impensabili per i comuni mortali. Se è vero che da noi esiste una sorta di culto pagano che mistifica i fatti, io resto dell’idea che Diego anche a Napoli abbia ribaltato la storia a suon di colpi di genio.
Senza Messico ’86 voterei già Messi, ma quel torneo è forse la prestazione individuale più sbalorditiva della storia di questo sport, una cosa degna dei momenti Federer o delle irruzioni in una nuova realtà di Usain Bolt.

Quindi pari e patta, Messi però in prospettiva può definitivamente posizionarsi sopra, perché a 34 anni è ancora uno dei primissimi giocatori in circolazione.

Jo Araf

È dura, ma prendo Messi.

Messi ha dalla sua una continuità ad alti livelli – facilitata anche dal non essere caduto vittima della cocaina – che Maradona non ha avuto. Messi, oltretutto, ha a mio modo di vedere rivoluzionato l’idea che avevamo di fuoriclasse, abbinando quantità a qualità nelle giocate. È stato goleador, assistman e regista offensivo allo stesso tempo ed ha garantito una presenza nei 90 minuti strabiliante per un giocatore della sua qualità.

Il talento di Maradona non è stato inferiore a quello di Messi, anzi, ritengo che ci troviamo di fronte a due mostri sacri assoluti, e proprio per questo motivo premio la longevità di Leo, nonostante ammetto che mi piacerebbe davvero vedere qualcosa di Maradona durante i suoi anni argentini, a detta di molti addetti ai lavori locali, i migliori della sua carriera.

Tommaso Ciuti

Io credo che si possa tranquillamente mettere Messi sullo stesso piano di Maradona, ossia nel gotha degli eletti del calcio. La continuità delle prestazioni offerte dalla Pulce dal 2006 ad oggi e la necessità di dovere fare sempre e comunque la differenza in ogni partita, incalzato dal duello totale (anche da un punto di vista mediatico) con Cristiano Ronaldo, l’ha portato a decidere campionati in serie e a dominare semifinali e finali di Champions League.

Il suo talento non è inferiore a quello di Diego, che però compensa con un’attitudine da capopopolo che per la sua gente va in guerra contro il mondo, ribaltando la storia, come in Messico nel 1986. Il tempo lava via le delusioni e mantiene le gioie, forse le ingigantisce (certe imprese non le ha fatte da solo: la Coppa Uefa 1989 di Maradona è grande, ma Careca incide quanto se non più di lui; il Mondiale 1990 di Maradona non è esattamente un “torneo che stava per vincere quasi da solo”, ha momenti di luce ma anche momenti d’ombra), mentre il presente è sempre un giudice severo (c’è sempre QUELLA gara, QUELLA finale, QUELLA partita dove non si fa la differenza, e allora…).

Non credo che il valore dei compagni di squadra sia un elemento decisivo per arrivare a una sentenza sul confronto tra i due: Messi ha fatto sloggiare Ronaldinho, Eto’o, Ibrahimovic, tre fuoriclasse che sarebbero stati inamovibili in qualunque club, ma che a quanto pare non sono stati bravi quanto lui. Peraltro Xavi e Iniesta lasciano Barcellona nel 2015 e nel 2018, nel 2021 Messi è ancora trascinatore.

Maradona a Napoli ha portato la squadra partenopea a poter compiere acquisti di rilievo nel corso degli anni, nemmeno lui ha vinto subito. Il calcio è uno sport di squadra, con dieci “brocchi” e un fuoriclasse non si vince mai.

Lo strepitoso Mondiale ’86 di Maradona: il punto più alto della sua carriera

Alessandro Sartore

Un confronto affascinante e divisivo al massimo.

Fino a ieri, leggasi vittoria della Coppa America, a Messi veniva sempre rinfacciato di non aver vinto con l’Albiceleste e, per questa ragione, di essere inferiore al Pibe.
Personalmente, visto che ora anche Messi ha lasciato un’impronta in nazionale, e con compagni di squadra complessivamente di caratura inferiore a quelli che scortarono Diego alla vittoria della Coppa del Mondo, mi sento di poter dire che non sia una bestemmia mettere Messi un gradino sopra al Diez.

Chi scrive, da sempre, considera Don Alfredo Di Stéfano “el mas grande” di sempre.
Dopo di lui tanti si giocano il podio ma le sfumature li collocano ora tra i forti ora tra i grandi.
Qui i nomi sono tanti. Da Pelé a Messi passando per Puskás e naturalmente Maradona.

Rimanendo strettamente al tema del confronto Maradona vs Messi mi sento di poter serenamente esprimere un giudizio favorevole a Messi per svariate ragioni.
Partiamo dalla longevità agonistica e di vittorie di gran lunga a favore della Pulce. Messi ha fatto al Barça quello che la “mia” Saeta Rubia ha fatto al Real.
Ha scritto le più  belle pagine della storia del club, ne è stato, a seconda delle stagioni vissute, bambino prodigio, sovrano assoluto  e ora si accinge e diventare re saggio ed illuminato.
Ha vinto campionati e coppe in Spagna e Champions in Europa dando vita ad un dualismo con CR7 difficilmente ripetibile in futuro.
Ha segnato e fatto segnare caterve di gol.
Da dipinto calcio e saccheggiato con i Palloni d’oro gli aggettivi per definirlo.
Di lui si è parlato sempre peri suoi successi o le sconfitte sul campo. Poche le polemiche e poco il gossip.

Non è stato mai né re delle notti né capo popolo come invece è stato Maradona.
Il Pibe è stato tanto, a volte troppo.
Genio e sregolatezza. Giorno e notte.
Condottiero contro gli inglesi per riscattare la sconfitta delle Malvinas. Condottiero a Napoli contro le grandi società del nord d’Italia.
Questo corollario ha amplificato le sue vittorie.

Ma Maradona va con onestà giudicato anche per averci privato della sua totale grandezza.
La droga e ì doping non sono solo la macchia indelebile sulla sua storia, ma è il torto che ha fatto a se stesso e a tutti noi. Ha violato lo sport che per essere considerato tale deve poggiare sul rispetto delle regole e sulla lealtà. Un campionissimo per dirsi tale o lo è a tutto tondo o non lo è.
La condotta di Diego ne ha depotenziato il suo genio. Lo ha sfregiato e limitato.

Il Maradona più forte, si dice da più parti, è quello argentino.
Questo significa che abbiamo visto un genio frenato dai suoi stessi eccessi.
Ha vinto un Mondiale in Messico da autentico trascinatore ma proprio alla luce di quello sfavillante successo se avesse tenuto una condotta da sportivo avrebbe potuto durare più a lungo e vincere di più.

Di Stéfano e Puskás, tanto per citarne due a caso, hanno avuto carriere lunghe e vincenti.
Sono ricordati per i tanti successi regalati al Real divento grazie a loro Grande.
Maradona è stato forte ma, a mio avviso, non grande.
La Pulce, a dispetto del soprannome è forte e, sulla buona strada per diventare grande.

Ps: a proposito di Maradona, svelo un aneddoto. Durante la mia esperienza in tv, ho avuto modo di conoscere e incontrare Ruben Oliva, il medico che curò Diego dopo il terribile infortunio patito a Barcellona. Un personaggio veramente affascinante. Aveva occhi vivaci, direi da fanciullo, in un corpo ormai segnato dagli anni. Bevemmo insieme un Martini dry con oliva: il suo cocktail preferito. A proposito di Diego, mi raccontò che con l’infortunio che aveva avuto, se non avesse avuto una volontà di ferro avrebbe smesso. Mi disse anche che Diego aveva perso una certa mobilità comunque e che come per Del Piero certi movimenti non sarebbero più stati naturali.

Messi e Maradona durante il Mondiale 2010, quando il Pibe de Oro guidò la Pulce. Ma l’Argentina uscì nei quarti, travolta da una Germania irresistibile

Luca Ceste

Scelta difficilissima e imbarazzante, in quanto stiamo parlando di due tra i più grandi calciatori della storia, entrambi benedetti dagli dei del football i quali hanno donato loro, talento, tecnica innata e istintività calcistica fuori dal comune, inimmaginabili per la stragrande maggioranza dei pedatori del globo terracqueo.

Ciò premesso, se lasciamo parlare il cuore la scelta non può che ricadere su Maradona. Genio della pelota allo stato puro, ha deliziato le platee con giocate che hanno sfidato, battendole, le leggi della fisica, avvicinando il calcio all’arte e alla poesia.

Ha giocato in “quel” modo nonostante “quel” fisico e una carriera quasi interamente accompagnata dalla cocaina e da stravizi assortiti fuori dal campo.
Personaggio sempre contro, capopopolo generoso verso compagni e tifosi, ma allo stesso tempo “maledetto” e “truffaldino” (ah la mano de Dios), usato e poi scaricato dal carrozzone del calcio, ha lasciato un segno indelebile in campo e nei cuori dei suoi tifosi, pronti a perdonargli tutto e per i quali resterà sempre il numero uno. Gli eccessi, vissuti consapevolmente e pagati fino in fondo, l’hanno portato via prematuramente, limitandone la grandezza.

Se facciamo invece prevalere la razionalità, è abbastanza scontato preferire Messi. Dotato di altrettanta “grazia” calcistica, ha coniugato in maniera più “ortodossa” talento inarrivabile e fisico atleticamente costruito nel corso degli anni.

Anche per lui non si contano le giocate da cineteca e le competizioni in cui ha inciso con il Barcellona e ora, finalmente, anche con l’Albiceleste. La costanza di rendimento in un’invidiabile longevità agonistica, unite ad un comportamento sempre impeccabile sotto il profilo professionale, rappresentano un punto a suo vantaggio.

Premesso che in un’ideale classifica dei più grandi di sempre li considero un gradino sotto a Pelé e Di Stefano (entrambi a pari merito sul podio più alto) e sullo stesso piano di Cruijff, non me la sento, tuttavia, di preferire l’uno all’altro e lascio scegliere agli appassionati a seconda che siano guidati dalle corde del cuore o della ragione.

Gabriele Gilli

Il dualismo MaradonaMessi ha accompagnato la carriera della Pulce di Rosario sin dagli albori, ma credo che non sia necessario affermare che proprio lui sia l’erede del Pibe de Oro. Entrambi sono stati geniali, a tal punto da essere ascrivibili nella categoria di Geni supremi della storia del calcio insieme a Ferenc Puskás e Pelé, ma non si deve secondo me cadere nella convinzione che siano paragonabili.

Maradona è stato il Jimi Hendrix del calcio, un artista tanto geniale quanto primordiale nel suo amore viscerale per la palla, Messi invece è un poeta romantico, quasi solitario, che ha espresso il suo amore per il calcio in una forma pura e genuina. Entrambi hanno avuto un’importanza capitale nella mia passione per questo sport, in quanto il primo che mi ha aperto le porte della storia del calcio, mentre il secondo mi ha fatto proprio amare in generale il mondo del pallone.

Mi ritrovo a premiare Leo, per il merito di aver incarnato tutta l’essenza del suo genio negli ultimi 15 anni (dimostrandosi dunque più longevo anche di Maradona stesso), per essere stato l’ultimo poeta contemporaneo di questo sport meraviglioso, per il fatto di essere ancora il numero uno al Mondo a 34 anni d’età e per essere ai miei occhi come l’alternativa più credibile a Pelé per l’eterno dibattito sul titolo di GOAT del calcio.

L’ultima, meravigliosa, Coppa América giocata da Messi: la miglior competizione in nazionale mai disputata dalla Pulce

Francesco Domenighini

Messi vs Maradona è una rivalità che per me ha poco senso di esistere perché quando si parla dei primissimi del calcio bisogna solo goderseli e basta. Messi è stato un giocatore più centrale nel corso della partita, date palla a lui che qualcosa si inventerà sempre, Maradona quello che spesso si nascondeva, pensavi fosse in giornata no e poi partiva il guizzo geniale per segnare.

Due modi diversi di approcciarsi alla partita, un rendimento costante per oltre un decennio per tutti e due e il ruolo di leader con club e nazionale. Diego portato in trionfo a Città del Messico, Leo sommerso dagli abbracci dei compagni a Rio de Janeiro, due modi diversi di essere leader, ma comunque sempre centrali nei progetti. Chi ama il calcio non fa distinzione sui due e apprezza solamente il genio di due delle più grandi divinità calcistica della storia.

Niccolò Mello

È il classico arrivo in volata. Ma penso che grazie all’ultima affermazione in Coppa América Messi abbia acquisito un lievissimo vantaggio, che potrà confermare con più sostanza negli anni a venire, visto che parliamo di quello che – se sta bene ed è ispirato – è ancora il numero uno al mondo a 34 anni.

Io sono solito guardare sempre le prestazioni per valutare un giocatore, ma ritengo che ci siano vittorie e vittorie e che anche i successi (come i gol) vadano pesati. Il successo di Messi in Coppa América è pesantissimo per tanti motivi: perché arriva in capo a una serie di prestazioni eccezionali da parte sua (anche se in finale è stato poco brillante), perché l’Argentina ha interrotto il periodo di digiuno più lungo della sua storia (28 anni), perché il Brasile quando aveva organizzato la Coppa América in casa aveva sempre vinto e non perdeva una partita interna di Coppa América dal 1975 (1-3 con il Perù in una delle diverse edizioni itineranti di quel periodo).

Nel confronto Maradona vs Messi, essendo due Giganti Assoluti, ci sono aspetti più favorevoli all’uno e aspetti più favorevoli all’altro.

A vantaggio di Maradona il carisma (il suo vero valore aggiunto), un carisma nettamente superiore a quello di Messi, e il controllo di palla: per quanto Messi sia un drago, ritengo che Diego avesse davvero una mano al posto del piede mancino e se facessimo palleggiare tutti gli assi in cima a una torre, lui sarebbe l’ultimo a far cadere a terra il pallone.
Diego ha giocato in un periodo più difficile per i giocatori offensivi – anzi, il più difficile – ovvero gli anni ’80, ammorbati da un difensivismo spinto, con partite ricche di tatticismo esaperato e poche occasioni. Totalmente diverso dal calcio di oggi, che come gli anni ’50 o ’60 è invece maggiormente dominato dai predatori del gol.

A vantaggio di Maradona resta ancora il rendimento in nazionale, anche se Messi grazie all’ultima Coppa América ha limato molto il gap.
Più che altro, Diego rispetto a Leo fa valere in più un Mondiale giocato divinamente, quello del 1986, dove con 5 gol, 5 assist e partite magnifiche fu il trascinatore assoluto dell’Argentina sul trono mondiale. Messi un Mondiale così non ce l’ha e anzi: stridono quegli zero gol segnati in gare a eliminazione diretta, forse il fardello più pesante della sua carriera.

A vantaggio di Messi, la continuità, la longevità, la completezza di risorse: Messi in squadra fa davvero di tutto, è regista, incursore, fantasista, goleador, tocca più palloni di Diego, è più performante sui 90 minuti, segna anche di più.

Maradona è probabilmente il giocatore del passato che ho visionato di più: oltre cento partite intere in carriera dal 1977 al 1991, di cui circa una sessantina in maglia Napoli. Gare intere appunto, non highlights della Domenica Sportiva.
Dunque dal mio punto di vista affermo con assoluta cognizione di causa che il Maradona di Napoli era un giocatore che si accendeva spesso con lampi abbaglianti, ma non mostrasse quella grande continuità e costanza nell’arco delle partite (tesi che mi è stata confermata anche da addetti ai lavori del tempo), penalizzato senz’altro anche dalla vita dissoluta che conduceva. Il Maradona più performante e continuo è a mio avviso quello giovane in Argentina, quando ancora non aveva conosciuto la droga e il cui fisico era più integro.

A vantaggio di Messi anche il rendimento e l’incidenza nei club.
È vero che Messi ha vinto attorniato da compagni più forti e che Maradona, rispetto a Messi e bene o male a tutti gli altri fenomeni epocali, ha vinto con compagni meno bravi (che non significa scarsi).
Ma prendere questo aspetto come un parametro a favore di Diego è frutto di un’analisi superficiale. Innanzitutto perché Maradona, giocando per squadre meno forti, ha avuto di conseguenza un palmares più scarno di Messi e degli altri dei pallonari.
E poi il fatto di vincere in squadre meno competitive non è mica stata prerogativa solo di Maradona: nella storia è capitato non di rado di vedere giocatori bravi trascinare al successo formazioni non così eccezionali (da Robertson con le due Coppe Campioni di fila al Nottingham a Mahrez e Vardy nel Leicester 2016). Avviso ai naviganti: sono ben consapevole che Maradona sia di un livello calcistico superiore ai vari Robertson, Mahrez o Vardy, ma è il principio di fondo che conta e abbiamo analizzato in questo caso.

Che il Napoli di Maradona fosse meno forte del Barcellona di Messi è evidente. Ma bisogna poi anche guardare le epoche. Ai tempi di Diego gli stranieri in ogni squadra erano solo due, c’era molto più equilibrio tra grandi e piccole e di corazzate ce n’erano meno: il Napoli che va dal Mondiale di Messico ’86 al Mondiale di Italia ’90 aveva comunque una delle rose migliori d’Italia e d’Europa. Eppure, a parte il guizzo della Coppa UEFA 1989 (vinta per altro di squadra, con un Diego buono ma non supersonico), la squadra partenopea subì spesso eliminazioni clamorose da formazioni meno forti come Tolosa, Werder Brema e Spartak Mosca. Con un Maradona spesso ben poco brillante. Il tutto mentre nello stesso periodo formazioni con rose meno forti di quel Napoli, dallo Steaua Bucarest al Benfica, raggiunsero la finale di Coppa dei Campioni due volte…
Dunque se a livello di nazionale vince ancora Maradona, a livello di club vince Messi e a mio avviso con uno scarto complessivo superiore rispetto al vantaggio del Pibe in maglia Albiceleste.

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