Questa non era una partita da tocchi fini e smoking bianco; questa era una partita dove invece bisognava sapere soffrire, serrare le file e colpire. L’Italia l’ha fatto, e ha avuto ragione: 2-1 al Belgio in quel di Monaco di Baviera e biglietto per le semifinali timbrato. Martedì 6 luglio ci sarà la semifinale contro la Spagna, fino a qui non troppo convincente ma che – di riffa o di raffa – è riuscita ad approdare tra le prime quattro, mentre alcune concorrenti illustri (Francia su tutte) non ci è riuscita e non ci è andata nemmeno vicino. L’Italia centra dunque la semifinale, 9 anni dopo l’ultima volta. Nel 2012 in Polonia ci aveva pensato Mario Balotelli, nella notte più assurda di tutta la sua carriera, a spalancarci le porte per l’ultimo atto. Dopo i mondiali in Brasile e il flop con la Svezia sembra davvero passata una vita calcistica.
L’Italia ha provato inizialmente a imporre il proprio gioco con il palleggio, facendo leva sulle qualità dei suoi due playmaker, unite all’ago e filo di Lorenzo Insigne, sempre alla ricerca di un compagno con cui dialogare per armare il destro a giro. I difensori belgi però chiudono bene ogni pertugio e risucchiano Immobile, togliendolo dalla scacchiera e dal gioco. La lentezza del ritmo azzurro concedeva il fianco ai contropiedi dei Diavoli Rossi, che sfiorano per ben due volte in pochi minuti il vantaggio: De Bruyne semina il panico palla al piede e dal limite scarica un sinistro sul quale Donnarumma si distende sulla destra e devia in angolo. L’ex portierone milanista si ripete poi su Lukaku, il cui sinistro di precisione all’angolino è respinto con la punta delle dita.
A sbloccare la gara non può che essere l’uomo in mezzo al campo che più di tutti incarna l’ardito con il pugnale tra i denti: Barella riceve in area da Verratti, resiste alla carica e scarica un destro di potenza pura alle spalle di Courtois. Alla potenza del dinamico sardo, si accompagna la dolcezza di Lorenzo Insigne, che con un arcobaleno da fuori area pennella sotto l’incrocio dei pali il pallone del raddoppio. Un rigore generosissimo concesso per un presunto fallo di Di Lorenzo su Doku (il contatto c’è, ma non è tale da giustificare il rigore, a mio avviso) e trasformato da Lukaku inquieta i tifosi azzurri, che si aspettano un secondo tempo di estrema sofferenza.
Così non è. Chiellini e Bonucci alzano la saracinesca, Donnarumma è puntuale nelle uscite alte, Barella e Jorginho lottano, corrono, non tirano indietro la gamba. Di fatto il Belgio ha solo due grandi occasioni, ma prima Spinazzola che salva a porta vuota su Big Rom, poi T. Hazard che sbaglia il tempo dell’intervento di pochi centimetri salvano gli Azzurri, che potrebbero fare addirittura il terzo gol con Spinazzola, splendidamente servito da Insigne, ma il terzino non trova lo specchio.
Leonardo Spinazzola è anche l’unica nota dolente in una notte di festa: non certo per la sua prestazione, abbondantemente positiva, quanto più per il brutto infortunio sul finale di gara. Pare che si tratti del tendine d’Achille, dunque europeo finito per lui, grande protagonista fin qui.
L’Italia, dopo il girone passato in carrozza e l’insidia degli ottavi contro l’Austria, miete la sua prima vittima eccellente, che addirittura qualcuno dava per favorita alla vigilia del torneo alle spalle della Francia campione del mondo. Non è più tempo di bassi profili e di “testa bassa e pedalare”. L’Italia deve mostrare il petto e godersela, perché è la sua storia che lo chiede. E soprattutto perché il campo parla e non mente mai: ad una difesa ferrea e ad un centrocampo d’alta qualità – il trio Verratti, Barella, Jorginho è perfetto in entrambe le fasi, abbina qualità a sostanza e capacità si soffrire – si accompagna anche la crescita dimensionale di Insigne e Chiesa. In attesa di Immobile, in estrema sofferenza nelle ultime due partite, dopo i due botti di inizio torneo. Roberto Mancini lo aspetta: sarebbe la ciliegina sulla torta.
Il tabellino
ITALIA-BELGIO 2-1
Marcatori: pt 31′ Barella (I), 44′ Insigne (I), 45+2′ rigore Lukaku (B).
Italia (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Spinazzola (79′ Emerson); Barella, Jorginho, Verratti (74′ Cristante); Chiesa (90+1′ Toloi), Immobile (74′ Belotti), Insigne (79′ Berardi). Ct. Mancini.
Belgio (3-4-2-1): Courtois; Alderweireld, Vermaelen, Vertonghen; Meunier (69′ Chadli – 74′ Praet), Witsel, Tielemans (69′ Mertens), T. Hazard; De Bruyne, Doku; Lukaku. Ct. Martinez.
Le pagelle
BELGIO
Il migliore DE BRUYNE 7
Sembrava che non stesse bene, invece per un tempo è davvero l’avversario più pericoloso. Palla al piede affonda come un coltello rovente nel burro e solo Donnarumma riesce ad arginarlo. Gioca a tutto campo, da giocatore totale. Nella ripresa calano i giri del motore e perde d’efficacia. Il voto sarebbe un 6,5, ma contando le condizioni in cui versava la sua caviglia solo pochi giorni fa c’è solamente da applaudirlo.
DOKU 7
Dopo KDB è l’uomo in più del Belgio. Costringe Di Lorenzo ad una serataccia e spesso affonda sulla sua fascia per mettere in area palloni velenosissimi. Si guadagna furbescamente un rigore e anche al tiro fa paura.
LUKAKU 6
Trasforma il rigore dell’1-2 ridando speranza ai suoi e costringe Donnarumma al grande intervento nel primo tempo, ma Chiellini e Bonucci lo prendono in consegna e gli tolgono ossigeno e spazio. E quando i due juventini non ci arrivano, ci pensa Spinazzola a murarlo.
T. HAZARD 5
Tanto decisivo agli ottavi con il Portogallo, quanto assente oggi. Non punge davanti, a differenza di Doku. Dietro è poco convincente. Bocciato.
ITALIA
Il migliore INSIGNE 7,5
L’arcobaleno del 2-0 è una perla rara, degna dei numeri 10 che l’hanno preceduto ad indossare quella maglia. Stasera è ispiratissimo: duetta con Verratti, segna, sfiora la doppietta e serve cioccolatini ai compagni. Dopo una mezzora “normale” dove cerca la quadra, sale di tono e fa ciò che vuole.
BARELLA 7,5
Fino ad oggi era stato il meno brillante tra i titolari a centrocampo, oggi si prende la scena. Gol stupendo per intensità ed esecuzione e prestazione di sostanza a tutto campo.
CHIELLINI-BONUCCI 7
La vecchia guardia bianconera ripete la stessa prestazione di cinque anni fa, dimostrando solidità e non facendo passare quasi nulla. Le primavere sul groppone di entrambi non sono poche, ma queste sono le loro sfide. Il secondo tempo dei due juventini è da applausi. Mourinho una volta disse che loro due dovevano andare ad Harvard a insegnare come si difende. Una volta di più ce lo confermano.
IMMOBILE 5
Oggi non era facile, contro difensori alti e rocciosi, ma Ciro non la vede quasi mai: cerca invano qualche sponda, deve arretrare per poter toccare palloni in zone dove però non può pungere. Con il passare dei minuti anche la lucidità viene meno e le palle perse iniziano davvero ad essere troppe.