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Fiorentina 1955-56: il primo storico squillo della Viola

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Il calcio internazionale cambiò completamente volto nell’estate del 1955 perché dall’Uefa nacque una nuova competizione: la Coppa dei Campioni. Un torneo nuovo e che permetteva alle grandi realtà del calcio europeo di sfidarsi in gare leggendarie che avrebbero scritto la storia del calcio e le uniche a parteciparvi sarebbero state le squadre vincitrici del precedente campionato. Il Milan dunque partecipò al primo storico torneo continentale e questo non gli permise di rimanere perfettamente concentrato sulla Serie A e questo favorì la Fiorentina, una grande realtà emergente che in quella stagione realizzò una delle grandi imprese della storia pallonara italiana.

Il cammino dei campioni

In quel di Firenze vi era da qualche anno la voglia di emergere dimostrando come la squadra potesse finalmente uscire dall’anonimato del centro classifica per diventare una delle prime realtà del campionato. Il Presidente Enrico Befani si era affidato a Fulvio Bernardini per un progetto che fosse a lungo termine nel 1953 e dalla sua esperienza al Mondiale del 1954 riuscì a convincere la dirigenza ad acquistare un’ala favolosa: il brasiliano Julinho. L’eterno aveva dimostrato con il Portuguesa di essere uno dei migliori al mondo e fu lunghissima la trattiva che gli permise di approdare in Toscana.

Non fu però l’unico grande colpo dal Sudamerica e in quel caso ci fu a tutti gli effetti la mano di Dio. Il prete Don Volpi si era trasferito da tempo a Santiago ed era molto amico del direttore sportivo gigliato Luciano Giacchetti e consigliò fortemente un ragazzo dell’Universidad Católica che veniva dall’argentino, un certo Miguel Montuori. La scelta non convinse nessuno, già allora il Cile era visto quasi come il refugium peccatorum per diversi giocatori argentini, ma la convinzione del sacerdote della bontà dell’operazione convinse il Presidente a spendere cinquantamila dollari, una cifra decisamente importante per l’epoca. In estate però se n’era andata quella mente sopraffina di Gunnar Gren e per molti quella era stata una scelta discutibile, tanto che le critiche arrivarono già alla prima giornata.

La Fiorentina infatti basava soprattutto sulla fortissima difesa le sue fortune e contro la Pro Patria un pericoloso e inatteso calo di tensione portò alla rimonta lombarda. Il centravanti Virgili aprì le danze e Julinho battezzò con gol il suo debutto italiano, ma Danova e Orzan decretarono il 2-2 finale. Partenza quindi a rilento e davanti al pubblico di casa il Padova fu avversario tremendamente insidioso, con Cervato che risolse la sfida solo nel finale grazie a un calcio di rigore, ma le gare della svolta stavano arrivando. Alla terza giornata il Comunale di Torino aprì le proprie porte per l’attesissimo scontro diretto contro la Juventus e fin dalle prime battute fu una sinfonia viola. Dopo soli quattro minuti il sinistro di Gratton venne perfettamente deviato in corsa da Montuori che proprio quel giorno realizzò il primo di una lunga serie di gol nel massimo campionato e poco dopo un palo di Julinho, arrivò anche il raddoppio con Vrigili che ribadì in rete una difficoltosa respinta della difesa della Vecchia Signora.

Tutto risultava facile e senza problemi per i toscani che nella ripresa continuarono la loro splendida prestazione con Magnini che calciò un gran destro dal limite dell’area per il tris e a tempo quasi scaduto fu Virgili a sfruttare con una bella girata di sinistro una sgroppata dell’instancabile Gratton sulla fascia. Quella vittoria poteva essere solamente una casualità, ma imporsi in quella maniera in casa dei bianconeri non era assolutamente facile per nessuna squadra e da quel momento qualcosa si capì sulle reali intenzioni dei ragazzi di Bernardini. Non c’era però il tempo di rilassarsi perché già la domenica seguente vi era da sbrogliare il difficilissimo ostacolo chiamato Inter che in estate era stata la regina del mercato grazie all’acquisizione del nuovo Presidente Angelo Moratti. I nerazzurri erano capolisti a punteggio pieno, ma a Firenze dovettero ricorrere al vecchio e fedele catenaccio per strappare un punto prezioso.

Ghezzi si superò in diverse circostanze con parate prodigiose che gli permettevano di aumentare ancora di più la sua fama di portiere leggendario, eppure lo 0-0 non lasciava dubbi. La Fiorentina aveva messo con le spalle al muro una delle più forti squadre del campionato dopo aver umiliato la Juventus e non poteva più essere un caso, quella squadra aveva intenzione davvero serie. La trasferta di Bologna venne risolta nel finale grazie a Cervato e Virgili e l’Atalanta venne travolta da quattro reti in soli trenta minuti al Comunale, peccato per il passo falso di Vicenza con un un 1-1 che portò comunque all’aggancio in classifica al primo posto, data la sconfitta dell’Inter a Genova con la Sampdoria.

Quel primo ko fu deleterio per i nerazzurri che iniziarono a perdere sempre di più il terreno dalla vetta e l’aria d’alta quota piaceva ai viola. La doppietta di Montuori piegò il Torino permettendo così di prendersi il primo posto solitario in classifica e da quel momento sarebbe partita un’inarrestabile corsa verso l’oro. Dopo il pareggio in trasferta a Novara vi era da affrontare l’ultimo delicatissimo test del girone d’andata, ovvero la trasferta di San Siro contro i campioni in carica del Milan. In quel freddo pomeriggio del dicembre meneghino si poté vedere ancora di più come Padre Volpi ci aveva visto giusto nel consigliare l’acquisto di Montuori e infatti fu l’argentino di origine italiana a distruggere il Diavolo con una doppietta dopo pochi minuti dall’inizio della partita, permettendo così ai gigliati di sbancare la Scala del Calcio. L’Inter intanto perse all’Olimpico con la Roma scivolando a tre punti, ma la prestazione di forza dei ragazzi di Bernardini li aveva fatti diventare da piacevole Cenerentola a vera e propria squadra simbolo della Serie A.

I toscani avevano preso sempre più consapevolezza nei propri mezzi e non vennero fatti sconti ai giallorossi a domicilio venendo battuti per 2-0 e Julinho tornò al gol la settimana seguente permettendo così di battere per 1-0 la Triestina nel giorno di Natale. A chiudere in bellezza il 1955 ci pensò la trasferta con il Napoli sul campo neutro di Roma, con Montuori e Vrigili che stesero il Ciuccio con una doppietta a testa, portando così il vantaggio in classifica a ben cinque punti sulla sorpresa Torino, mentre le grandi annaspavano con il Milan a sette, la Juventus a otto e l’Inter in confusione totale a nove. Questa grande tranquillità portò a un momento di rilassatezza a inizio 1956 con Spal e Sampdoria che strapparono due bei 0-0 a Firenze e con la Lazio che rimontò nel finale un doppio vantaggio nato dai gol di Julinho e Virgili, ma la paura venne scacciata con l’ultima gara del girone d’andata. Nei freddi giorni della Merla ci pensarono i viola a scaldare l’animo dei tifosi fiorentini con un secco 3-1 al Genoa dell’ex di turno Gren permettendo di rafforzare il proprio titolo di campioni d’inverno, chiudendo così la prima parte del campionato con ben cinque punti di margine sul Milan divenuto secondo.

Non tutti erano ancora convinti della bontà del percorso della Fiorentina, fatto di un meraviglioso andamento che aveva portato a undici vittorie e sei pareggi, ma nel girone di ritorno ammutolì qualsiasi potenziale critica ammazzando senza discussioni il campionato. Il ritorno infatti iniziò con un prorompente 4-1 casalingo ai della Pro Patria, poi Gratton fu decisivo nella trasferta di Padova prima del doppio scontro con Juventus e Inter che mostró ancora di più a tutto lo Stivale perché quello era l’anno di Firenze.

Contro la Signora un fortissimo vento condizionò tutta la partita che non riuscì a essere spettacolare come secondo le previsioni, ma nel finale i padroni di casa riuscirono a sbloccare il risultato, prima con Montuori, che deviò da pochi passi un tiro cross di Bizzarri, e poi con Prini che anticipò di testa Viola e mise in porta il punto del 2-0. Era dal marzo 1947 che la Fiorentina non batteva a domicilio la Juventus e nella propria storia era stata in grado solo in quattro occasione di battere i bianconeri e quell’anno ci era riuscita in entrambi i casi senza mai nemmeno subire gol. Il campionato ebbe di fatto la sua conclusione la settimana seguente, già alla ventunesima giornata perché il Milan unico inseguitore era scivolato a meno sei e sperava nell’aiuto dei cugini nerazzurri.

L’Inter partì effettivamente alla grande nei primi minuti, passando anche in vantaggio grazie allo splendido destro a incrociare di Veleno Lorenzi, ma fu solo un’illusione. Virgili si scatenò con due conclusioni violentissime assolutamente imparabili per il pur fenomenale Ghezzi e poco dopo il vantaggio gigliato fu Prini a deviare da posizione ravvicinata la solita grande azione di Julinho. Mentre la Fiorentina banchettava trionfante a San Siro il Milan perdeva per 2-0 a Napoli scivolando così a otto lunghezze di distacco, un margine davvero impossibile da recuperare visto la straordinaria superiorità mostrata dalla Fiorentina. Nemmeno i due pareggi consecutivi con Bologna e Atalanta permisero al Diavolo di accorciare e dato che la banda di Bernardini dopo aver concesso un piccolo bonus non sfruttato, si ricominciò a vincere mostrando grande calcio.

Il 2-0 casalingo con il Vicenza venne seguito da un grande successo esterno contro l’ottimo Torino, grazie al centro del solito grande Montuori, con l’oriundo che realizzò la sua prima tripletta italiana nel 4-2 al Novara. Il segnale al campionato era stato mandato forte e chiaro e lo scontro diretto contro il Milan doveva essere semplicemente un modo per ribadire ancora di più come il Tricolore stesse passando da Piazza Duomo a Piazza della Signoria. La partita fu estremamente piacevole e godibile e venne sbloccata già al quarto d’ora, con Gratton che se ne andò sulla fascia destra e crossò al centro per Prini che stoppò e calciò una sassata di sinistro sul primo palo che risultò assolutamente imparabile per Buffon.

Chi non voleva arrendersi alla superiorità viola era Juan Alberto Schiaffino e, nonostante una carica subita, rimase in piedi, superò Sarti in uscita e appoggiò in rete la palla del pareggio, ma inspiegabilmente l’arbitro Orlandini annullò per fischiare la punizione in favore dei rossoneri. Non fu l’uncio gol non convalidato perché da quel momento iniziò lo spettacolo di GiuseppeVirgili che si vide togliere due gol, ma ne segnò altrettanti. Meraviglioso il collo destro sul secondo palo per il raddoppio e davvero magistrale il punto del 3-0, con il cannoniere capace di superare in dribbling anche Buffon per poi batterlo a porta vuota. Era il trionfo assoluto e a sette giornate dalla fine era addirittura undici i punti di vantaggio della Fiorentina e quella sconfitta fu un macigno per il Milan. La viola aspettava solamente il giorno per festeggiare e dopo il pareggio di Roma arrivò il momento della grande festa.

Era il 6 maggio 1956 e allo stadio Giuseppe Grezar di Trieste i toscani scesero in campo per affrontare i giuliani padroni di casa con la consapevolezza che con una vittoria si sarebbero laureati matematicamente campioni d’Italia con ben cinque giornate d’anticipo. Quel giorno a sbloccare il risultato ci pensò quel giocatore che era stato in grado di far compiere il reale salto di qualità alla squadra, quel Julinho che ancora una volta pennellò calcio e a fine primo tempo superò Nuciari per lo 0-1, ma gli alabardati volevano continuare a ben figurare dopo un bel campionato passato sempre ben lontani dalla zona retrocessione. Fu Brighenti a pareggiare dopo soli due minuti lo svantaggio, ma a Torino il Milan non riusciva a sbloccare il risultato contro la Juventus. In Piemonte lo 0-0 non si schiodò e così bastò quel pareggio per poter far gridare a tutta Firenze che era diventata campione.

Una stagione dominata dall’inizio fino alla fine, un successo meritato che aveva consacrato finalmente la Fiorentina al vertice del calcio italiano con la prima storica vittoria del campionato. Il finale di stagione fu ancora glorioso, peccato solamente per quella sconfitta contro il Genoa che tolse l’imbattibilità alla squadra proprio all’ultima giornata, ma i dodici punti di vantaggio sul secondo posto rappresentavano un record per la Serie A.

La formazione


La Fiorentina creata dal Presidente Befani era una squadra forte in ogni reparto e che allenata da Fulvio Bernardini divenne in grado di rappresentare al meglio quello che il calcio italiano degli anni ’50 poteva esprimere, ovvero con una profonda attenzione alla difesa e una spietatezza in attacco. In porta il titolare divenne il giovane Giuliano Sarti, debuttante in Serie A solamente l’anno precedente che tolse il posto al neoacquisto Riccardo Toros che dopo si confermò campione d’Italia ancora da secondo dopo il titolo con il Milan dell’anno precedente. I terzini erano sinonimo di solidità e forza con a destra l’insuperabile marcatore Ardico Magnini e a sinistra uno dei primi laterali difensivi fluidificanti come Sergio Cervato.

Al centro si alternarono Francesco Rosetta e il jolly Alberto Orzan, mentre divenne estremamente strategica la mediana. Giuseppe Chiappella divenne fondamentale come raccordo tra i reparti, coprendo anche le sortite offensive di Armando Segato e un ruolo fondamentale lo ebbero i due esterni di centrocampo. Guido Gratton sapeva essere un esterno d’attacco di grande rapidità e con facilità nel cross, ma Bernardini ne limitò spesso le incursioni offensive per trasformarlo quasi in un tornante basso e lo stesso fece a sinistra con Maurilio Prini, vera arma a in più dei viola. L’attacco era infine una sinfonia di grandi campioni capaci di segnare in ogni situazione, con Giuseppe Virgili che visse un’annata d’oro e non poteva essere diversamente quando si è serviti da gente come Julinho e Miguel Montuori.

Il capocannoniere


Esistono delle stagioni dove si vive un vero e proprio stato di grazia assoluto e quando tutto fila alla perfezione, per gli attaccanti diventa anche molto facile segnare ed entrare nella storia come fece Giuseppe Virgili. Il cannoniere di Udine visse a Firenze le sue annate migliori e nell’anno dello Scudetto fu un’autentica macchina da gol. Già alla prima giornata trovò la prima marcatura nella trasferta contro la Pro Patria e ancora meglio fece a Torino mettendo in porta una doppietta contro la Juventus. Gol decisivi con Bologna e Atalanta, prima di tornare protagonista con il Milan nell’attesissimo scontro diretto di San Siro.

Il suo splendido girone d’andata continuò con le reti alla Roma, la doppietta al Napoli, il punto con la Lazio e infine la marcatura al Genoa, prima di proseguire il suo splendido ruolino di marcia anche nel ritorno. Con la Pro Patria arrivò un’altra doppietta e fu il mattatore della gara di San Siro contro l’Inter quando ribaltò il vantaggio di Lorenzi. Ancora in gol con il Vicenza, con il Novara e il sigillo sullo Scudetto con quella magnifica doppietta di Firenze contro i campioni in carica del Milan, prima di arrivare a quota ventuno con i gol a Roma e Lazio.

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