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Cinque doppi ex che non ricordavi con le maglie di Juventus e Roma

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Grande partita questa sera tra Juventus e Roma, con i bianconeri che vogliono riprendere la loro scalata verso la vetta, mentre i giallorossi di Josè Mourinho devono ancora capire quale possa essere la loro vera realtà. A Torino il risultato sarà aperto a ogni possibile risultato, ma la banda di Allegri dovrà fare a meno di diversi giocatori importanti, soprattutto in attacco con la perdita di Morata e Dybala. Una grande classica del calcio italiano e per diversi giocatori sarà una sfida da ex, come lo fu per questi cinque che probabilmente non ricordate con entrambe le maglie.

Luigi Allemandi


Uno dei più grandi difensori della storia del calcio italiano, capace di creare una diga insormontabile al Mondiale 1934 entrando così nella leggenda Azzurra. Luigi Allemandi iniziò a Legnano dove giocò a centrocampo segnando anche un discreto numero di gol passando così alla Juventus venendo però squalificato per un caso di calcioscommesse. Rientrato dalla squalifica legò tutta la sua carriera successiva all’Inter con la quale vinse da protagonista il primo campionato a girone unico della storia, quello 1929-30 diventando un’icona. Nel 1935 passò alla Roma dove segnò l’unica rete in carriera in Serie A in un disastroso 5-1 subito in trasferta dal Novara e dopo due anni capitolini decise di passare al Venezia. Ormai a fine carriera rimase in laguna solo per un anno prima di tornare nella Capitale, ma questa volta in sponda Lazio giocando solo due partite contro Bari e Bologna prima di ritirarsi.

Alberto Aquilani


Centrocampista elegante e di classe, troppo spesso fermato da infortuni che ne hanno limitato una carriera che avrebbe potuto prendere un’altra piega. Alberto Aquilani cresce nella Roma, la squadra della sua città, e si impone ben presto in prima squadra dando la sensazione di poter creare una mediana tutta fatta in casa nelle fila giallorosse con Daniele De Rossi. Dopo un prestito molto positivo alla Triestina torna alla Lupa e mostra tutta la sua classe con giocate da campione, conclusioni dalla lunga distanza e una regia sopraffina, ma i continui acciacchi e la crisi economica nella Capitale lo fanno diventare la vittima sacrificale nel 2009 venendo ceduto al Liverpool. In Inghilterra fu un anno disastroso tanto che venne messo subito sul mercato e fu la Juventus a volerlo acquistare per rifondare la squadra dopo il settimo posto dell’anno precedente. È uno dei protagonisti del buon girone d’andata bianconero segnando anche un bel gol contro il Lecce, ma poi cala come tutta la squadra che si confermò ancora settima non venendo riscattato. La Vecchia Signora lo sostituì con Pirlo e lui venne chiamato proprio dal Milan per tappare il buco lasciato dal fenomeno bresciano, ma anche qui dopo un buon inizio, dove segnò anche al Napoli, si perse venendo rimandato al mittente. La sua fortuna fu la Fiorentina che lo rimise al centro del progetto prima di iniziare nel 2015 un lungo girovagare tra paesi iberici, vestendo le maglie di Sporting Lisbona e Las Palmas, e provincia italiana con Sassuolo e Pescara.

Simone Perrotta


Centrocampista duttile e facilmente adattabile in ogni situazione, si è fatto apprezzare sempre da tutti i vari allenatori che lo hanno avuto. Simone Perrotta nacque in Inghilterra ma iniziò nella sua Calabria debuttando tra i professionisti con la Reggina. Tre stagioni in Serie B di altissimo livello e nell’estate del 1998 l’inattesa chiamata da parte della Juventus. In bianconero giocò solamente cinque presenze in campionato, ma fu titolare in Coppa Italia dove trovò anche il suo unico gol torinese contro il Bologna. Non venne comunque riconfermato e andò prima al Bari e poi soprattutto al Chievo dove divenne uno dei migliori interpreti del ruolo di tutta la Serie A, tanto da meritarsi la chiamata della Nazionale, dove giocò anche l’Europeo del 2004, e poi della Roma. Nella Capitale fu una colonna per ben nove stagioni diventando uno dei giocatori più amati in maglia giallorossa vincendo Coppe Italia e Supercoppe Italiana, ma mancando sempre per poco lo Scudetto.

Luigi Sartor


Terzino destro dotato di buona capacità di spinta, ma assolutamente non all’altezza di grandi palcoscenici per una fase difensiva molto deficitaria. Luigi Sartor venne lanciato giovanissimo da Giovanni Trapattoni nella Juventus in una partita del 1992 contro la Fiorentina, ma purtroppo un suo autogol regalò il successo ai toscani. Fu la sua unica apparizione in Serie A prima di venire prestato alla Reggiana ed essere ceduto al Vicenza poi. In Veneto si guadagnò la maglia della Nazionale Under 21 dove divenne campione d’Europa nel 1996 e solo un anno dopo ecco la grande chiamata dell’Inter. I piani per lui erano di primo livello, ovvero accompagnare Beppe Bergomi alla conclusione della carriera per poi prenderne il posto, ma a Milano fu un disastro. Rimase nella storia per l’orrendo derby di Coppa Italia che costò alla Beneamata un’umiliante sconfitta per 5-0 dove collezionò svariati errori grossolani. Segnò una rete in nerazzurro contro la Sampdoria prima di essere ceduto già a fine anno al Parma dove vi rimase per quattro anni mostrando sempre una scarsa continuità di rendimento. Nel 2002 venne acquistato dalla Roma, ma Fabio Capello lo relegò ai margini della rosa vedendo il campo in sole dodici occasioni, causa anche la concorrenza di Cafu, senza lasciare il segno. Dopo un breve prestito all’Ancona completò la sua esperienza romanista nel 2004-05, ma anche con Del Neri giocò molto poco prima del prestito a gennaio al Genoa. Dopo la Lupa volò in Ungheria al Sopron, prima di chiudere con Verona e Ternana nel 2009.

Luca Toni


Uno dei migliori centravanti degli ultimi nella storia del calcio internazionale, che per qualche anno fu davvero un cecchino inarrestabile. Luca Toni non iniziò certamente con la carriera da predestinato, anzi per lui fu tutto fin da subito in salita. Dopo la sua Modena continuò ancora con tanta provincia tra Empoli, Fiorenzuola, Lodigiani e Treviso prima di trovare la Serie A con il Vicenza. Le ottime prestazioni convinsero il Presidente del Brescia Corioni a spendere trenta miliardi di lire per portarlo in Lombardia. In biancoblu disputò un’ottima prima stagione, ma nella seconda venne bloccato da un grave infortunio e così scese di categoria a Palermo, dove iniziò la sua scalata al successo. Una promozione e cinquanta gol in due stagioni in Sicilia, dove conquistò la Nazionale e la Fiorentina dove nel 2006 vinse la classifica marcatori con trentuno reti. La vittoria del titolo mondiale con l’Italia lo proiettò nell’Olimpo del calcio internazionale e nel 2007 fu il Bayern Monaco ad acquistarlo diventando re dei bomber anche in Germania. Il pessimo rapporto con Van Gaal lo costrinse nel gennaio 2010 a tornare in Italia e la Roma di Ranieri gli diede fiducia per la rincorsa allo Scudetto. La sua rete decisiva nello scontro diretto contro l’Inter sembrò essere decisiva, ma alla fine furono i nerazzurri a spuntarla. Non venne riscattato e in estate passò al Genoa, prima di andare alla Juventus nel gennaio 2011 come sostituto dell’infortunato Quagliarella. In bianconero visse però il suo periodo più nero, segnando solo due gol e sbagliando di tutto e di più, finendo per essere ceduto al Al Nassr. Quando ormai la sua carriera sembrava finita tornò alla Fiorentina dove riuscì a rilanciarsi e soprattutto fu straordinario a Verona dove vinse un’altra classifica marcatori.

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